Da Marco Luscia
L’importante è amare oltre ogni differenza. Amare e basta nel rispetto di tutto e di tutti, aboliamo i confini tra le confessioni religiose, in quanto opinabilissimi prodotti umani.
Ho accettato la provocazione per vedere dove portano le idee, per cercar di capire se sia lecito ancora parlare di verità senza essere tacciati di fondamentalismo. In tempo di ecumenismo spinto, di “beatificazione” di Martin Lutero, di apertura all’ateismo e di rifiuto di ogni dogma in quanto elemento che divide, proviamo a far nostra questa tesi. L’importante è amare.
In ambito cristiano dovrà essere ovviamente il cattolicesimo, in quanto super istituzionalizzato, a fare passi in dietro, privandosi di tutte ” le costruzioni più o meno biblicamente fondate, frutto del tempo e delle interpretazioni”. La pensa così un tal “Grillo parlante”, teologo, convinto sostenitore della infondatezza dottrinale della transustanziazione. Via allora la presenza reale di Cristo nelle specie del pane e del vino; non è possibile mostrare la sostanza, filosoficamente parlando. Via ovviamente i sacramenti come strumenti di salvezza, via il ruolo del Papa, via il ruolo della dottrina ecclesiastica e del magistero, via la metafisica, resti solo la scrittura interpretata liberamente.
I gravami cattolici, infatti, così come tutta la sterile dogmatica sono divisivi, prodotto umano, quindi non certo, quindi relativo, quindi sacrificabile in nome dell’incontro.
Ma attenzione, una volta superate le divisioni in ambito cristiano, restano i confini tracciati dalle altre religioni.
Cristo non è compatibile con la reincarnazione, e neppure con la società divisa in caste, con i milioni di intoccabili e neppure con il karma.
Ancora. Nel rispetto dell’ebraismo dovremo evitate di chiamare Gesù con il titolo di Messia, vero uomo e vero Dio.
Per il vero certi ambienti cattolici progressisti da tempo hanno abbandonato l’idea del miracolo, del soprannaturale, dell’uomo Dio, giudicandoli incompatibili con la scienza.
Cristo, inoltre, non è in sintonia con l’idea del Dio musulmano, infatti, per l’Islam Gesù non può essere il figlio Dio. Per non dire della trinità che in ottica islamica finisce per essere confusa con il triteismo, cioè con il politeismo. Inoltre l’Islam non ha dogmi e classe sacerdotale, fatta esclusione per gli sciiti, che un loro ” clero” lo hanno.
Via dunque Cristo e ovviamente la Chiesa. In questo modo avremo abbattuto le barriere tra le grandi religioni mondiali.
A questo punto non resterà che l’idea di Dio, diversissima tra noi e “gli orientali”. Da una parte un’essere personale, dall’altra “un’energia” sempre nuova che permea il cosmo.
Meno aggressiva, quest’ultima idea d’energia positiva, più in sintonia con l’individualismo contemporaneo; priva di connotati morali, accogliente, sufficientemente vaga da potere essere accolta anche dagli atei.
Eccola la super religione senza dogmi, senza morale, senza confini, tanto simile al sogno massone di un mondo pacificato in nome della ragione e del vago spiritualismo.
Facciamo ora un passo indietro; torniamo a Cristo. Cosa ha fatto Gesù, ha forse egli “rotto” con una parte dell’ebraismo? Direi di si; due punti soltanto, a legge”, come presenza del Regno; “il regno di Dio è qui”, “Io illa ridefinizione del Sabato, Gesù si è posto come Signore del Sabato e ha posto se stesso oltre Mosè, ponendosi come “nuovo Signore del sabato, egli ha detto: ” io e il Padre mio siamo una cosa sola”, devo continuare?
Gesù dunque ha diviso, ha indicato una precisa direzione, ha posto in essere l’istituzione. Quella che noi riteniamo di dover abbattere. Tutto ciò che è venuto dopo di lui è umanamente relativo, ma non eliminabile, relativo non significa falso. Gli “interpreti umani di Cristo,” la prima tradizione, che nasce da loro prima dei Vangeli, ha fondato il proprio agire convinta di essere assistita dallo Spirito Santo; divisivo anche lui?
Cogliere l’essenziale nella storia della teologia e della Chiesa non significa sbarazzarsi del dogma e dei principi fondanti la Chiesa cattolica.
Il dialogo vero e fecondo non può e non deve fondarsi sulla rinuncia a se stessi, anzi, il dialogo fiorisce dove le identità restano tali.
Nel confronto ciascuno può purificare il proprio essere, crescere. Dal confronto con il mondo pagano e con l’ellenismo, il cattolicesimo ha tratto fecondi strumenti per meglio comprendersi.
Questa dovrebbe essere la via del vero ecumenismo. Quando si rimuovano le differenze che non possono essere rimosse, si danneggiano tutte le religioni. Gesù non accolse tutto l’Ebraismo, tanto per cominciare criticò la centralità del Tempio, l’ossessione della legge nominalisticamente intesa…
Altrimenti, come credo di aver dimostrato, in nome del rigoroso rispetto dovremmo giungere a non parlare più di Dio, sostituito dal termine amore. Ma quale amore? Lo spirito, l’ amore, senza la “carne delle istituzioni, senza la carne dei dogmi, senza la carne dei sacramenti”, cosa diventa? Un ecumenismo senza Dio, una lotta per il potere dentro quelle istituzioni che in nome dello spirito si vorrebbero negare.
(fonte Libertà e Persona)
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