La preghiera di riparazione ha tale scopo. Riparare significa ridare a Dio la gloria che gli viene tolta con il peccato. E poichè tutti pecchiamo, o gravemente o venialmente, tutti siamo tenuti a riparare. La preghiera di riparazione ha tre effetti: ripara la Divina Giustizia; consola il Cuore di Gesù amareggiato dal peccato; attira misericordia su coloro che hanno peccato.
“Il 13 maggio 1917 fu la Madonna a rivolgere ai pastorelli, un più intenso invito: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?». E alla loro risposta positiva replicò: «Allora, dovrete soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto»”.
PENITENZA E RIPARAZIONE SONO UN ATTO DI CARITÀ
Quello che conta primo di tutto è di amare. L´amore ci porta a volere riparare, a volere consolare i sacratissimi cuori di Gesù e Maria, e ci spinge a fare del bene al nostro caro prossimo. Noi sappiamo per propria esperienza ma ancor di più per fede, che pregare, e fare digiuni, fare penitenza, ci fa bene e fa bene anche al prossimo per cui preghiamo, offriamo e ci sacrifichiamo, fa bene al mondo intero e in più, fa bene al sacro cuore di Gesù e al cuore immacolato di Maria.
La penitenza non è una cosa "negativa", non è una cosa macabra!
Purtroppo la parola "penitenza" come anche "riparazione" suona per molti come una parola cattiva, dura, crudele e non positiva. Invece No, riparare, fare penitenza non è niente di negativo e non è macabro,
possiamo chiamarlo "un atto di caritá".
Forse chiamandola quel che è: un "atto di carità", suona meglio e non spaventa tanto.
Fare questo atto di carità ci rende felici, ci piace e ci fa bene. Fare penitenza significa riparare, è un atto di carità in confronto a Dio e al mondo intero. Significa essere al servizio della Chiesa in questo tempo drammatico dove pare che persino il suo capo visibile (il papa) abbia smarrito la fede; ed è servire Dio e il prossimo. Rende contemporaneamente bella la nostra anima e la nostra vita. Il Sacramento della penitenza (confessarsi) è riconciliarsi con Dio, ma è anche un servizio a Dio e alla sua Chiesa. Rende l'anima tutta unita a Dio. La penitenza è un atto di giustizia per riparare l'offesa, è una virtù sopranaturale che non tutti comprendono. Digiuni e astinenze non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, e se offerto per le anime in bisogno di riconciliazione con Dio e le anime del purgatorio, un vero atto di Carità fraterna.
Gesù cerca anime generose che si offrono e lavorano per la salvezza delle anime. Gesù è felice se lo serviamo come mezzano tra Lui e i peccatori! Non va di moda, questo è certo, e non si sente più parlare, di una vita di sacrificio e penitenza. Ma il bisogno che c'è di fare penitenza, non cambia. Dio non cambia! La verità non cambia! Non si tratta che Dio abbia voluto e apprezzato le penitenze solo nel Medioevo, questo è un errore. Amiamo: soffriamo!
Gesù non può più soffrire e viene a mendicare le nostre sofferenze.
Fare l´Ora Santa ha il valore di una peniteza eccezzionale, una a Dio molto gradita.
Non tutti si sentono portati a fare delle penitenze dolorose o a fare digiuni, esiste una penitenza che è anche gradita a Dio e che porta molto frutto:
Al terzo anno di noviziato, mentre S. Veronica Giuliani prega davanti al Crocifisso dell'infermeria, sente Gesù che le dice: "Mia Sposa, mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono in mia disgrazia, perciò ti confermo per mezzana tra me e i peccatori, come tu brami "!
Con la preghiera e la penitenza si aiuta tutta la Chiesa!
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