Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 31 agosto 2024

Camerun:L'Arcivescovo metropolita di Bamenda e Presidente della Conferenza episcopale nazionale del Camerun interviene su temi legati al Sinodo

 

Mons.Andrea Fuanya Nkea

Mons. Andrew Nkea Fuyana,Arcivescovo metropolita di Bamenda (dal 2019)e Presidente della Conferenza episcopale nazionale del Camerun (dal 2022)ha approfittato di una sessione di lavori preparatori al Sinodo sulla sinodalità, svoltosi il 23 agosto 2024, per fare il punto sulla posizione dell'Africa e della teologia dell'Unione Africana su una serie di questioni controverse temi sollevati dal Sinodo.

L’Africa parla con una sola voce…

Uno degli elementi centrali dell'intervento dell'arcivescovo di Bamenda, che è anche presidente della Conferenza episcopale del Camerun, è stato quello di sottolineare che i delegati africani si erano già espressi con una sola voce, durante la prima sessione del Sinodo, e che dovrebbero continuare a farlo per il secondo.

Secondo l'intervento, riportato da ACI Africa, il vescovo ha affermato che “quando siamo andati al Sinodo, era chiaro che l'Africa deve farsi carico del proprio destino. Sapevamo che dovevamo far sentire la nostra voce nella prima fase del Sinodo”, ha detto mons. Nkea.
Ha poi sottolineato che la posizione dell'Africa sulle questioni controverse del Sinodo in corso non ha nulla a che fare con la politica. “I membri che hanno partecipato al Sinodo non prevedono nulla nel contesto della creazione di una Chiesa africana: La Chiesa è la Chiesa di Cristo. E dobbiamo opporci ai politici che ci dicono che è tempo di creare una Chiesa africana. »

…secondo la Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa

Il secondo elemento su cui ha insistito, e che integra il primo, è che "nel far sentire la voce dell'Africa, i delegati hanno chiarito che il continente 'non parla solo da un punto di vista culturale'" .

L'arcivescovo camerunese ha chiarito: “Nel presentare le nostre posizioni al Sinodo, non abbiamo quindi voluto essere percepiti come presentanti posizioni dell'Africa, a causa della cultura da cui proveniamo. La nostra posizione non ha nulla a che fare con la cultura; si tratta di fedeltà alla verità, fedeltà a ciò che Cristo ha insegnato e a ciò che gli apostoli hanno trasmesso alle generazioni successive. »
Ha difeso la posizione dei delegati africani al Sinodo sulla questione del “matrimonio gay”, che secondo lui è stata sollevata nelle conversazioni sinodali a Roma, aggiungendo: “L’Africa non difende un’idea culturale. L'Africa ha difeso l'insegnamento della Chiesa per 2000 anni. »

Un rifiuto delle novità basate sulla Tradizione

Mons. Nkea Fuanya ha insistito, spiegando che il “veemente no” dell'Africa su temi scottanti come la benedizione delle coppie irregolari e omosessuali, così come l'ordinazione delle donne diacono, è stato guidato dalla Scrittura e dagli insegnamenti della Chiesa cattolica, e “non puramente " dalla cultura del continente, che, secondo lui, è stata definita "inferiore".

Per quanto riguarda i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ha affermato che l'Africa ha “respinto con veemenza” Fiducia supplicans , il documento pubblicato pochi mesi dopo la prima sessione dell'incontro sinodale di Roma. "Torniamo alla seconda sessione con lo stesso veemente rifiuto di questo documento", ha detto.

Sulla questione dell'ordinazione delle donne, altro tema caldo del Sinodo, l'arcivescovo ha dichiarato: “La nostra Chiesa ha una tradizione. » Ha concluso che queste ragioni spiegano perché l'Africa dovrebbe parlare con una voce chiara su temi scottanti e questioni controverse, non solo al Sinodo sulla sinodalità in corso, ma anche oltre.

(Fonti: InfoCatolica/ACI Africa – FSSPX.News)

venerdì 30 agosto 2024

Mentre la Cei e Bergoglio promuovono l'accoglienza, "i vescovi Africani non lasciate il vostro Paese"



Carissimi amici e lettori,
ha fatto un gran rumore l'udienza generale sul dramma dei migranti, tenutasi in Vaticano mercoledì scorso.Il gesuita, che risiede in Santa Marta, che si avvalla dell'aiuto della Comunità di Sant’Egidio, favorisce grazie a un giro mostruoso di denaro, l'invasione islamica della nostra nazione, che purtroppo noi italiani, stiamo subendo passivamente. Questo non è altro che una "Islamizzazione forzata", una "sostituzione etnica" senza precedenti.

Questi immigrati di religione islamica, rifiutano a prescindere i nostri usi, le nostre tradizioni,la nostra cultura,pertanto fanno fatica a integrarsi con noi ,ma pretendono di imporre a noi il loro modus vivendi. Tra non molto i musulmani, potrebbero costituire la metà della popolazione italiana e a sua volta imporre a noi le loro "barbare leggi,” come già avviene in altri paesi come in Gran Bretagna, in Francia e in Belgio, ecc...
Negli anni, grazie l'impegno della comunità di Sant'Egidio e a fondi elargiti dai governi di sinistra per l'accoglienza e l'integrazione il numero degli immigrati di religione islamica è cresciuto in Italia e nel mondo vertiginosamente, costoro vogliono che cresca ancora di più. Per bloccare queste traversate bisognerebbe bloccare le donazioni che vengono fatte con il 5x1000 alla Sant'Egidio e 8x1000 alla chiesa cattolica che sono conniventi, invece di aiutare gli italiani e il clero bisognoso, sovvenzionano sbarchi e traversate,c
on l'avallo benedicente di Bergoglio, ancora una volta ideologicamente schierato. Mentre la Cei a Guida Zuppi promuove l'accoglienza, monsignor Nicolas Djomo (Congo) chiede ai migranti che sognano "impieghi inesistenti in Europa" di non lasciare il continente africano la Chiesa si divide. Chi sponzorizza l'accoglienza dei profughi che lasciano i loro paesi in "fuga da guerre e violenze" e chi invece quell'emigrazione di massa dall'Africa vuole bloccarla.
Il fondatore della comunità di S.Egidio Riccardi  con il card. Zuppi fanno pressione su Antonio Tajani segretario di Forza Italia, forza politica di governo affinché venga concesso lo Ius Scholae, questa continua ingerenza e intromissione della Chiesa, suggerita dalla sinistra essa è pilotata dal gran burattinaio solo per mettere a rischio la tenuta del governo a guida Giorgia Meloni. 
Riconoscere la cittadinanza italiana ai minori che nascono e crescono nel nostro Paese rappresenterebbe un problema reale in caso che i genitori volessero rientrare nel loro paese di origine. 
I minorenni di origine straniera nati in Italia, secondo le norme vigenti, coloro che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese fino al raggiungimento della maggiore età possono divenire cittadini italiani se lo richiedessero.
Al di là della valutazione spirituale (siamo di fronte ad una vera e propria invasione di musulmani), le operazioni di recupero di migranti irregolari nel Mediterraneo con una nave finanziata dalla Fondazione Migrantes e inaccettabile, la Chiesa sta facendo dell' ideologia sgangherata. Questo continuo accogliere che sembra un mantra da parte dei vescovi e del gesuita vestito di bianco, sta risultando al quanto invadente, se Bergoglio ci tiene così tanto allo Ius Scholae e a dare la cittadinanza agli immigrati lo facesse lui stesso, visto che ne ha tutti i mezzi per farlo in quanto è un monarca assoluto e possiede uno stato con degli edifici vuoti che può tranquillamente utilizzare. La Chiesa possiede molti conventi e grandi seminari non utilizzati,ma non li mette a disposizione per nessuno tanto meno per i migranti. Preferisce trasformarli in hotel di lusso e le chiese in sale congressi visto anche che siamo alla vigilia del Giubileo 2025. L'anatema di Papa Francesco è fuori luogo visto che l'amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.) possiede un patrimonio immobiliare da far impallidire chiunque. Carissimo papa Bergoglio  l’accoglienza, la generosità è un dovere, ma va trovato un punto d’equilibrio per tutelare anche la popolazione che accoglie e soprattutto va rispettato il diritto dei Paesi a mantenere la propria identità l’accoglienza dei migranti dovrebbe essere limitata ai soli cristiani: Non è discriminazione è il tentativo di far valere il diritto alla propria identità pur ottemperando al dovere dell’accoglienza. Le conferenze episcopali africane invitano i giovani a non abbandonare la propria terra, in un messaggio dicono:
“Non lasciatevi ingannare dall’illusione ,di lasciare i vostri paesi alla ricerca di impieghi inesistenti, in Europa e in America, guardatevi dagli inganni delle nuove forme di distruzione della cultura di vita, dei valori morali e spirituali. Utilizzate i vostri talenti e le altre risorse a vostra disposizione per rinnovare e trasformare il nostro continente e per la promozione di giustizia, pace e riconciliazione durature in Africa”."La Chiesa africana si sente in dovere di smascherare, e il rischio che l’unico risultato concreto a cui si arrivi sia il gettare in pasto intere generazioni alla cultura relativista dell’Occidente, cloaca di immoralità". I prelati del continente Africano, invitano i Governi occidentali L'Europa gli Usa a investire in Africa e a battersi per migliorare le condizioni di vita degli africani nei loro paesi no a incoraggiarli a lasciare il proprio paese per seguire una pura illusione di impieghi questa diventa una scelta puramente egoistica. “L'accogliamoli tutti” semplicisticamente presentata all’opinione pubblica dai mezzi di comunicazione, spesso con la compiacenza di qualche prete “mediatico” che gioca a fare il buon samaritano sulla pelle degli altri.














giovedì 29 agosto 2024

S. Pietro del Morrone "Papa Celestino V"




Nella storiografia controversi sono i pareri sulle dimissioni di papa Celestino V; ancora oggi infatti, gli storici sono in disaccordo sul valore da dare al gesto del pontefice che visse nel XIII secolo 1215 circa.

Vita eremitica

Pietro da Morrone, penultimo dei dodici figli di Angelo Angelerio e Maria Leone, modesti contadini, nacque tra il 1209 e il 1215 (la fonte più accreditata è la cosiddetta Vita C ( Scritta dai confratelli del Papa, ne esistono tre redazioni la più antica delle quali è codificata con Vita C. Le redazioni A e B sono dei rimaneggiamenti successivi. CELESTINO V, in Enciclopedia dei Papi) che racconta che aveva 87 anni al momento della morte avvenuta il 19 maggio 1296 e ciò vorrebbe dire, come dicono altre fonti, che sarebbe nato nel 1209) in Molise. La sua nascita è tradizionalmente rivendicata da due comuni: Isernia e Sant'Angelo Limosano (dei quali è patrono). In seguito altre due località ne hanno anch'esse rivendicato i natali: Sant'Angelo in Grotte (frazione di Santa Maria del Molise) e Castrum Sancti Angeli de Ravecanina , nel casertano.

Da giovane, per un breve periodo, soggiornò presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli, chiesa abbaziale che, tra le dodici della diocesi di Benevento, era una delle più importanti. Mostrò una straordinaria predisposizione all'ascetismo e alla solitudine, ritirandosi nel 1239 in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona, da cui il suo nome.

Nel 1240 si trasferì a Roma, presumibilmente presso il Laterano, dove studiò fino a prendere gli ordini sacerdotali. Lasciata Roma, nel 1241 ritornò sul monte Morrone, in un'altra grotta, presso la piccola chiesa di Santa Maria di Segezzano. Cinque anni dopo abbandonò anche questa grotta per rifugiarsi in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella, in Abruzzo, dove visse nella maniera più semplice che gli fosse possibile.

Si era allontanato temporaneamente dal suo eremitaggio del monte Morrone nel 1244 per costituire una Congregazione ecclesiastica che fu riconosciuta da papa Gregorio X come ramo dei benedettini, denominata "dei frati di Pietro da Morrone", che ebbe la sua povera culla nell'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone, il rifugio preferito di Pietro, e che soltanto in seguito avrebbe preso il nome di Celestini.

Nell'inverno del 1273 si recò a piedi in Francia, a Lione, dove stavano per iniziare i lavori del Concilio di Lione II voluto da Gregorio X, per impedire che l'ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso. La missione ebbe successo poiché grande era la fama di santità che accompagnava il monaco eremita, tanto che il Papa gli chiese di celebrare una messa davanti a tutti i Padri Conciliari dicendogli che « [...] nessuno ne era più degno».

I successivi vent'anni videro la radicalizzazione della sua vocazione ascetica e il suo distaccarsi sempre più da tutti i contatti con il mondo esterno, fino a quando non fu convinto che stesse sul punto di lasciare la vita terrena per ritornare a Dio. Ma un fatto del tutto inaspettato stava per accadere.

L'elezione papale del 1292–1294 fu l'ultima elezione di un papa che non prese la forma di un conclave (in cui gli elettori sono chiusi in isolamento cum clave -con la chiave- e non possono andarsene fino a quando il nuovo Vescovo di Roma non è stato eletto). 

Dopo la morte di papa Niccolò IV avvenuta il 4 aprile 1292; nello stesso mese si riunì il conclave, che in quel momento era composto da soli dodici porporati. Numerose furono le riunioni dei padri cardinali nell'Urbe, ma sempre tenute in sedi diverse: a Santa Maria sopra Minerva, a Santa Maria Maggiore e sull'Aventino presso il monastero di Santa Sabina. Nonostante ciò, il Sacro Collegio non riusciva a far convergere i voti necessari su nessun candidato.

Sopravvenne un'epidemia di peste che indusse allo scioglimento del conclave. Nel corso dell'epidemia il cardinale francese Cholet fu colpito dal morbo e morì, per cui il Collegio cardinalizio si ridusse ad 11 componenti.

Passò più di un anno prima che il conclave potesse nuovamente riunirsi, perché un profondo disaccordo si era creato circa la sede in cui convocarlo (Roma o Rieti). Finalmente si riuscì a trovare una soluzione sufficientemente condivisa, stabilendo la nuova sede nella città di Perugia; era il 18 ottobre 1293. Nonostante le laboriose trattative, però, i porporati non riuscivano ad eleggere il nuovo Papa, soprattutto per la frattura che si era creata tra i sostenitori dei Colonna e gli altri cardinali. I mesi si susseguivano inutilmente e il permanere della sede vacante aumentava il malcontento popolare, che si manifestava attraverso disordini e proteste, anche negli stessi ambienti ecclesiastici.

Si giunse così alla fine del mese di marzo del 1294, quando i cardinali dovettero registrare un evento che, probabilmente, contribuì in maniera determinante ad avviare a conclusione i lavori del Conclave. Erano in corso, in quel momento, le trattative tra Carlo II d'Angiò, Re di Napoli, e Giacomo II, Re di Aragona, per sistemare le vicende legate all'occupazione aragonese della Sicilia, avvenuta all'indomani dei cosiddetti vespri siciliani del 31 marzo 1282. Poiché si stava per giungere alla stipula di un trattato, Carlo d'Angiò aveva necessità dell'avallo pontificio, la qual cosa era impossibile, stante la situazione di stallo dei lavori del Conclave. Spinto da questa esigenza, il re di Napoli si recò insieme al figlio Carlo Martello a Perugia, dove era riunito il Conclave, con lo scopo di sollecitare l'elezione del nuovo Pontefice. Il suo ingresso nella sala dove era riunito il Sacro Collegio provocò ovviamente la riprovazione di tutti i cardinali e il re fu cacciato fuori, soprattutto per l'intervento del cardinale Benedetto Caetani. Questa vicenda, con molta probabilità, indusse i cardinali a prendere coscienza del fatto che si rendeva necessario chiudere al più presto la sede vacante.

Nel frattempo, Pietro da Morrone aveva predetto "gravi castighi" alla Chiesa se questa non avesse provveduto a scegliere subito il proprio pastore. La profezia fu inviata al Cardinale Decano Latino Malabranca, il quale la presentò all'attenzione degli altri cardinali, proponendo il monaco eremita come Pontefice; la sua figura ascetica, mistica e religiosissima, era nota a tutti i regnanti d'Europa e tutti parlavano di lui con molto rispetto. Il Cardinale Decano, però, dovette adoperarsi molto per rimuovere le numerose resistenze che il Sacro Collegio aveva sulla persona di un non porporato. Alla fine, dopo ben 27 mesi dall'inizio del Conclave, emerse all'unanimità il nome di Pietro da Morrone; era il 5 luglio 1294.

L'elezione unanime da parte del Sacro Collegio di un semplice monaco eremita, completamente privo di esperienza di governo e totalmente estraneo alle problematiche della Santa Sede, può forse essere spiegata dal proposito di tacitare l'opinione pubblica e le monarchie più potenti d'Europa, vista l'impossibilità di eleggere un porporato su cui tutti fossero d'accordo.
È possibile che i cardinali fossero pervenuti a questa soluzione pensando anche di poter gestire, ciascuno a modo suo, la totale inesperienza dell'anziano monaco eremita, guidandolo in quel mondo curiale e burocratico a cui egli era totalmente estraneo, sia per reggere meglio la Chiesa in quel difficile momento, sia per vantaggi personali.

La notizia dell'elezione gli fu recata da tre ecclesiastici che, nelle settimane successive, poco prima dell'agosto 1294, salirono sul monte Morrone per comunicargli l'esito. Uno dei messi, Iacopo Stefaneschi, futuro cardinale, narra così la vicenda nel suo Opus Metricum: apparve « [...] un uomo vecchio, attonito ed esitante per così grande novità» con indosso « [...] una rozza tonaca». Alla notizia dell'elezione, gli occhi gli si velarono di pianto. Lo stesso Stefaneschi narra che quando i messi si inginocchiarono al suo cospetto, lo stesso Pietro da Morrone si prostrò umilmente davanti a loro. Tra la sorpresa e lo sconcerto per l'annuncio che gli recarono, fra' Pietro si volse verso il crocifisso appeso a una parete della sua cella e pregò a lungo. Poi, con grande apprensione e sofferenza, dichiarò di accettare l'elezione. Appena diffusa la notizia dell'elezione del nuovo Pontefice, Carlo II d'Angiò si mosse immediatamente da Napoli e fu il primo a raggiungere il religioso. In sella a un asino tenuto per le briglie dallo stesso re e scortato dal corteo reale, Pietro si recò nella città di Aquila (oggi L'Aquila), dove aveva convocato tutto il Sacro Collegio. Qui, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, fu incoronato il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V.

mercoledì 28 agosto 2024

SE IO NON FOSSI CATTOLICO E VOLESSI TROVARE LA VERA CHIESA DI CRISTO… di Fulton John Sheen



Carissimi amici e lettori,
il 9 dicembre 2024 saranno già trascorsi quattro anni dalla morte a Peoria, Illinois di mons. Richard R. Soseman. 
Per parecchi anni, officiale della Congregazione per il Clero,assiduo frequentatore dal 1993 della chiesa di Gesù e Maria al Corso a Roma, grande sostenitore della liturgia Gregoriana (messa Tridentina),che celebrava ogni giorno alle 07:00 nella Basilica Vaticana, e nei santuari o luoghi che visitava. Sacerdote molto attivo nell'apostolato tradizionale, quanto nel suo soggiorno romano sia poi durante il suo parrocato negli USA, a Peru, Illinois, Diocesi di Peoria
Di lui ricordiamo anche il fattivo impegno quale postulatore della causa di beatificazione del servo di Dio Mons. Fulton J. Sheen. La Provvidenza ha voluto che Mons. Soseman sia deceduto proprio lo stesso giorno di Mons. Sheen (9 dicembre),  in sua memoria pubblichiamo uno scritto del venerabile servo di Dio, Fulton John Sheen che speriamo di vedere presto alla gloria degli altari.
A.diJ.

Non ci sono più di cento persone negli Stati Uniti che odiano la Chiesa Cattolica. Tuttavia, ci sono milioni di persone che odiano ciò che credono erroneamente essere la Chiesa Cattolica – la quale, ovviamente, è una cosa completamente diversa.
Questi milioni di uomini, difficilmente possono essere accusati di odiare i cattolici perché i cattolici: “adorano le statue”; perché “mettono la Beata Madre Maria allo stesso livello di Dio”; perché dicono che “l’indulgenza è un permesso per commettere il peccato”; perché il Papa “è un fascista”; perché “la Chiesa è il difensore del capitalismo”.

Se la Chiesa ha insegnato o creduto una qualsiasi di queste cose, dovrebbe essere odiata, ma il fatto è che la Chiesa non crede né insegna nessuna di queste cose. Ne consegue, quindi, che l’odio di milioni di persone è diretto contro l’errore e non contro la verità. Infatti, se noi cattolici credessimo a tutte le menzogne e le falsità che sono state dette contro la Chiesa, probabilmente odieremmo la Chiesa mille volte più di loro.

Se io non fossi cattolico, e volessi trovare quale sia oggi, nel mondo, la vera Chiesa, andrei in cerca dell’unica Chiesa che non va d’accordo con il mondo; in altre parole, cercherei la Chiesa che il mondo odia. Infatti, se oggi nel mondo Cristo è in qualche Chiesa, Egli dev’essere tuttora odiato come quando era sulla terra in carne ed ossa.

Se oggi vuoi trovare Cristo, allora trova la Chiesa che non va d’accordo con il mondo. Cerca la Chiesa che è odiata dal mondo, come Cristo fu odiato dal mondo. Cerca la Chiesa che è accusata di non essere al passo con i tempi, come Nostro Signore fu accusato di essere ignorante e di non aver mai imparato. Cerca la Chiesa che gli uomini deridono come socialmente inferiore, come deridevano Nostro Signore perché veniva da Nazareth. Cerca la Chiesa che è accusata di avere un diavolo, come Nostro Signore fu accusato di essere posseduto da Belzebù, il Principe dei diavoli. Cerca la Chiesa che, in tempi di fariseismo, gli uomini dicono debba essere distrutta in nome di Dio come quando crocifissero Cristo pensando di aver reso un servizio a Dio. Cerca la Chiesa che il mondo rifiuta perché afferma di essere infallibile, come Cristo fu rifiutato da Pilato perché disse di essere la Verità. Cerca la Chiesa che è rifiutata dal mondo come Nostro Signore fu rifiutato dagli uomini.

Cerca la Chiesa che, nella confusione di opinioni contrastanti, i suoi membri amano come amano Cristo, e rispettano la sua Voce come la voce stessa del suo Fondatore, e crescerà il sospetto che se la Chiesa è impopolare con lo spirito del mondo, allora è ultraterrena, e se non è di questo mondo, è soprannaturale. Poiché è soprannaturale, è infinitamente amata e infinitamente odiata come lo fu Cristo stesso. Ma solo ciò che è Divino può essere infinitamente odiato e infinitamente amato. Quindi la Chiesa è Divina.

Se poi l’odio verso la Chiesa Cattolica di milioni di persone si fonda su credenze erronee, ne consegue che il bisogno fondamentale di oggi è l’istruzione. L’amore dipende dalla conoscenza, perché non possiamo aspirare né desiderare l’ignoto.

Il nostro grande Paese (U.S.A.) è pieno di quelli che si potrebbero chiamare cristiani marginali, cioè di coloro che vivono ai margini della religione e che sono discendenti di genitori cristiani viventi, ma che ora sono cristiani solo di nome. Essi conservano alcuni dei suoi ideali per indolenza e forza dell’abitudine; hanno conosciuto la storia gloriosa del Cristianesimo solo attraverso alcune forme isolate di esso, hanno sposato lo spirito del tempo e ora muoiono con esso. Del Cattolicesimo e dei suoi Sacramenti, del suo Perdono, della sua Grazia, della sua Certezza e della sua Pace, non conoscono nulla, se non alcuni pregiudizi ereditati.

Eppure sono brave persone che vogliono fare la cosa giusta, ma che non hanno una filosofia precisa al riguardo. Educano i loro figli senza religione, eppure sono irritati per la morale compromettente dei loro figli. Si arrabbierebbero se si dicesse loro che non sono cristiani, eppure non credono che Cristo sia Dio. Non sopportano di essere chiamati pagani, eppure non hanno mai avuto una conoscenza pratica dell’esistenza di Dio. C’è solo una cosa di cui sono certi ed è che le cose non sono giuste così come sono. È proprio quest’unica certezza che li rende come quelli che potremmo chiamare i grandi “potenziali”, perché sono pronti per essere spinti in una delle due direzioni.

Entro breve tempo dovranno schierarsi; devono riunirsi con Cristo o devono disperdersi; devono essere con Lui o contro di Lui; devono essere sulla Croce come altri Cristi, o sotto di essa come altri carnefici. Da che parte staranno questi cristiani marginali?

La risposta dipende da coloro che hanno la fede. Come le moltitudini che hanno seguito Nostro Signore nel deserto, essi sono come pecore senza pastore. Aspettano di essere pascolati o con le pecore o con i capri. Solo questo è certo. Essendo umani e avendo un cuore, vogliono più della lotta di classe e dell’economia; vogliono la Vita, vogliono la Verità, vogliono l’Amore. In una parola, vogliono Cristo. (…)

La Chiesa Cattolica è l’unica Chiesa oggi esistente che risale ai tempi di Cristo. La storia è talmente chiara che è davvero curioso vedere quante menti non sono obiettive su questo punto. Quindi, quando voi lettori del ventesimo secolo, desiderate conoscere Cristo e la sua Chiesa primitiva e i suoi misteri, noi vi chiediamo di andare non solo ai documenti scritti, ma anche alla Chiesa vivente che è cominciata con Cristo stesso. Quella Chiesa o quella Persona Mistica che ha vissuto tutti questi secoli è la base della nostra fede e a noi cattolici parla in questo modo:

“Io vivo con Cristo. Ho visto Sua Madre e la conosco come una Vergine e la più bella e pura di tutte le donne in cielo o sulla terra; ho visto Cristo a Cesarea di Filippo, quando, dopo aver cambiato il nome di Simone in Pietro, gli disse che era la Roccia su cui la Chiesa sarebbe stata costruita e che avrebbe resistito fino alla consumazione del mondo. Ho visto Cristo morire, appeso a una Croce, e l’ho visto risorgere dalla Sua tomba; ho visto la Maddalena correre ai Suoi piedi; ho visto gli angeli vestiti di bianco accanto alla grande pietra; ero nella sala del Cenacolo quando Tommaso, dubitando, ha messo la mano nel Suo fianco; ero sul monte Oliveto quando Lui è salito in Cielo e ha promesso di inviare il Suo Spirito agli apostoli per farne il fondamento del Suo nuovo Corpo Mistico sulla terra. Ero alla lapidazione di Stefano, vidi Saulo perseguitare i cristiani, e più tardi udii Saulo, come Paolo, predicare Cristo e Lui Crocifisso; assistetti al martirio di Pietro e Paolo a Roma, e con i miei occhi vidi decine di migliaia di martiri tingere di rosso le sabbie con il loro sangue, piuttosto che rinnegare la fede che Pietro e Paolo avevano predicato loro; Io vivevo quando Bonifacio fu mandato in Germania, quando Agostino fu mandato in Inghilterra, Cirillo e Metodio in Moravia e Patrizio in Irlanda; all’inizio del IX secolo, ricordo di aver visto Carlo Magno incoronato Re in materia temporale poiché il vicario di Cristo e successore di     Pietro era riconosciuto come supremo in materia spirituale; nel XIII secolo vidi le grandi pietre gridare in tributo a me, ed irrompere nelle cattedrali gotiche; nell’ombra di quelle stesse mura vidi sorgere grandi cattedrali del pensiero nella prosa di Tommaso d’Aquino e Bonaventura, e nella poesia di Dante; nel XVI secolo vidi i miei figli, ammorbiditi e addolciti dallo spirito del mondo, uscire dalla Casa del Padre e riformare la fede invece di riformare la disciplina che li avrebbe riportati di nuovo nel mio abbraccio; nel secolo scorso e all’inizio di questo ho sentito il mondo dire che non poteva accettarmi perché non ero al passo con i tempi. Non sono al passo con i tempi, sono solo dietro le quinte. Mi sono adattata ad ogni forma di governo che il mondo abbia mai conosciuto; ho vissuto con Cesari e Re, tiranni e dittatori, parlamenti e presidenti, monarchie e repubbliche. Ho accolto con favore ogni progresso della scienza, e se non fosse stato per me le grandi testimonianze del mondo pagano non sarebbero state conservate. È vero che non ho cambiato la mia dottrina, ma questo perché la dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. Io cambio le mie vesti che appartengono al tempo, ma non il mio Spirito che appartiene all’eternità. Nel corso della mia lunga vita ho visto così tante idee moderne diventare non moderne, so anche che vivrò per cantare un requiem sulle idee moderne di oggi, come l’ho cantato sulle idee moderne del secolo scorso. Ho celebrato il diciannove-centesimo anniversario della morte del mio Redentore, eppure non sono più vecchia di allora, perché il mio Spirito è Eterno, e l’Eterno non invecchia mai. Io sono il Personaggio costante dei secoli. Sono il contemporaneo di tutte le civiltà. Non sono mai fuori moda, perché senza data; mai fuori dal tempo, perché senza tempo. Ho quattro grandi segni: sono Una, perché ho la stessa Anima che avevo all’inizio; sono Santa, perché quell’Anima è lo Spirito di Santità; sono Cattolica, perché quello Spirito pervade ogni cellula vivente del mio Corpo; sono Apostolica, perché la mia origine è identica a Nazareth, alla Galilea e a Gerusalemme. Diventerò debole quando i miei membri diventeranno ricchi e cesseranno di pregare, ma non morirò mai. Sarò perseguitata come lo sono ora in Messico e in Russia; sarò crocifissa come lo fui sul Calvario, ma risorgerò, e infine quando il tempo non sarà più, e sarò cresciuta fino alla mia piena statura, allora sarò portata in Cielo come Sposa del mio Capo, Cristo, dove si celebreranno le nozze celesti, e Dio sarà tutto in tutti, perché il suo Spirito è Amore e l’Amore è il Paradiso”.

(Fulton J. Sheen, dalla prefazione al libro “Radio Replies 1938”)

Fonte in lingua inglese originale: http://www.radioreplies.info/vol-1-preface.php

domenica 25 agosto 2024

Che cos’è la Tradizione?di Mons. Lefebvre "Lettera aperta ai cattolici perplessi, cap. XVII"



Carissimi amici e lettori,
ai nostri giorni come ieri, il modernismo è davvero l’elemento che mina la Chiesa dall’interno. Prendiamo ancora dall’enciclica Pascendi qualche brano corrispondente a quello che stiamo vivendo ora. «Dal momento che il suo fine è del tutto spirituale, l’autorità religiosa deve spogliarsi di tutto quell’apparato esteriore, di tutti quegli ornamenti pomposi con i quali essa si mette in mostra come dando spettacolo. In questo essi dimenticano che la religione, se propriamente parlando appartiene all’anima, tuttavia non vi è confinata, per cui l’onore reso all’autorità si riflette su Gesù Cristo che l’ha istituita». Sotto le pressioni di questi «spacciatori di novità», Paolo VI ha abbandonato la tiara, i vescovi si sono spogliati della sottana paonazza e anche di quella nera come pure dei loro anelli, i preti si presentano in abiti civili e, la maggior parte del tempo, in abbigliamento volontariamente trasandato. Anche già prima delle riforme generali attuate o richieste con insistenza, san Pio X parlava del desiderio «maniaco» dei riformatori modernisti. Voi li riconoscerete nel seguente brano: «Per quanto riguarda il culto, (essi vogliono) che si diminuisca il numero delle devozioni esteriori o per lo meno che se ne arresti la crescita... Esigono che il governo ecclesiastico vada verso la democrazia; che una parte del governo venga data al clero minore e perfino ai laici; che l’autorità sia decentralizzata. Riforma delle congregazioni romane, soprattutto di quelle del Santo Uffizio e dell’Indice... Ci sono poi coloro che, facendo eco ai loro maestri protestanti, desiderano la soppressione del celibato ecclesiastico». Vedete che si formulano le stesse richieste, sicché non si nota alcuna nuova immaginazione. Per il pensiero cristiano e la formazione dei nuovi sacerdoti, la volontà dei riformatori del tempo di san Pio X puntava sull’abbandono della filosofia scolastica, che doveva esser relegata «nella storia della filosofia, fra i sistemi obsoleti» per caldeggiare l’idea «di insegnare ai giovani la filosofia moderna, la sola vera, la sola adatta ai nostri tempi..., sicché la teologia cosiddetta razionale abbia per base la filosofia moderna, e la teologia positiva per fondamento la storia dei dogmi». Su questo punto i modernisti hanno già ottenuto quel che volevano e anche di più. In quelle strutture che tengono il posto dei seminari, si insegnano l’antropologia e la psicanalisi, Marx invece di san Tommaso d’Aquino. I princìpi della filosofia tomista sono respinti a favore di sistemi incerti, che riconoscono essi stessi la propria inadeguatezza a render conto dell’economia dell’universo, perché mettono in primo piano la filosofia dell’assurdo. Un rivoluzionario degli ultimi tempi, prete confusionario molto ascoltato dagli intellettuali, che metteva il sesso al centro di tutto, non si peritava di dichiarare nelle riunioni pubbliche: «Le ipotesi degli antichi in campo scientifico erano asinerie pure, ed è su quelle bestialità che san Tommaso e Origene hanno basato i loro sistemi». Egli stesso cadeva subito dopo nell’assurdità, definendo la vita come «un concatenamento evolutivo di fatti biologici inesplicabili». Come lo sa, se sono inesplicabili? E io aggiungerei: come può un prete scartare la sola spiegazione che è Dio? I modernisti sarebbero stati annientati, qualora avessero dovuto difendere le loro elucubrazioni contro i princìpi del Dottore Angelico, le nozioni di potenza e di atto, di essenza, di sostanza e di accidente, d’anima e di corpo, ecc. Eliminando queste nozioni rendevano incomprensibile la teologia della Chiesa e, come si legge nel motu proprio Doctoris Angelici (San Pio X, 29 giugno 1914) «risulta che gli studenti delle sacre discipline non conoscono neppure più il significato delle parole con cui sono proposti dal magistero i dogmi che Dio ha rivelato». L’offensiva contro la filosofia scolastica è quindi necessaria quando si vuole cambiare il dogma, attaccare la Tradizione. Ma cos’è la Tradizione? Mi sembra che spesso la parola non sia esattamente compresa. La si assimila alle «tradizioni» come esistono nei mestieri, nelle famiglie, nella vita civile, al mazzo di frasche fissato sul culmine della casa quando è stata posata l’ultima tegola, al nastro che si taglia per inaugurare un monumento, ecc. Non è di questo che io parlo. La Tradizione non è il complesso delle usanze legate al passato e custodite per fedeltà a questo passato, anche in mancanza di ragioni chiare. La Tradizione si definisce come il deposito della fede trasmesso dal magistero di secolo in secolo. Questo deposito è quello che ci è stato dato dalla Rivelazione, ossia la Parola di Dio affidata agli Apostoli e la cui trasmissione è assicurata dai loro successori. Adesso si pretende di mettere tutti «in ricerca», come se il Credo non ci fosse stato dato, come se Nostro Signore non fosse venuto a portare la Verità una volta per tutte. Cosa si pretende di trovare con tutta questa ricerca? 
I cattolici ai quali si vogliono imporre delle «rimesse in discussione» dopo aver fatto «svuotare di contenuto le loro certezze», devono ricordarsi di questo: il deposito della Rivelazione è terminato il giorno in cui morì l’ultimo Apostolo. È finita, non si può più toccare fino alla consumazione dei secoli. La Rivelazione è irriformabile. Il Concilio Vaticano I l’ha ricordato esplicitamente: «La dottrina della fede che Dio ha rivelato non è stata proposta alle intelligenze come un’invenzione filosofica che esse avrebbero dovuto perfezionare, ma è stata affidata come un deposito divino alla Sposa di Gesù Cristo (la sua Chiesa), per essere da essa fedelmente custodita e infallibilmente interpretata». Ma, si dirà, il dogma che riconosce Maria Madre di Dio risale solamente all’anno 431, quello della transustanziazione al 1215, l’infallibilità pontificia al 1870 e così via. Non c’è stata un’evoluzione? Assolutamente no.

I dogmi definiti nel corso dei secoli erano compresi nella Rivelazione; la Chiesa li ha semplicemente esplicitati. Quando il Papa Pio XII ha definito, nell’anno 1950, il dogma dell’Assunzione, ha precisato che questa verità della traslazione al Cielo della Vergine Maria col suo corpo si trovava già nel deposito della Rivelazione, in quanto esisteva nei testi che ci sono stati rivelati prima della morte dell’ultimo Apostolo. Non si può apportare nulla di nuovo in questo campo, non si può aggiungere un solo dogma, ma solo formulare in maniera sempre più chiara, più bella e più grande quelli che già esistono. Questo fatto è talmente certo, da assurgere a regola da seguire per giudicare gli errori che ci propongono quotidianamente e respingerli senza alcuna concessione. Bossuet l’aveva già scritto con incisiva forza: «Quando si tratta di spiegare i princìpi della morale cristiana e dei dogmi essenziali della Chiesa, tutto ciò che non compare nella Tradizione di tutti i secoli, e specialmente nell’antichità è pertanto non solamente sospetto, ma cattivo e condannabile; ed è anche il principale fondamento sul quale tutti i santi Padri (della Chiesa), e i Papi più degli altri, si sono basati per condannare le false dottrine, poiché non c’è mai stato per la Chiesa romana niente di più odioso delle novità». L’argomento che si fa valere di fronte ai fedeli terrorizzati è questo: «Voi vi aggrappate al passato (fate del passatismo); invece dovete vivere nel vostro tempo!». Certuni, sconcertati, non sanno cosa rispondere. Eppure la replica è agevole: qui non c’è né passato, né presente, né futuro; la verità è di tutti i tempi, è eterna. Per controbattere la Tradizione, le si oppone la Sacra Scrittura alla maniera protestante, affermando che il Vangelo è il solo libro che conta. Senonché la Tradizione è anteriore al Vangelo! Quantunque i Sinottici siano stati scritti molto meno tardivamente di quanto si voglia far credere, prima che i Quattro avessero terminato la loro stesura erano passati molti anni; ora la Chiesa esisteva già, la Pentecoste era già avvenuta, determinando numerose conversioni, tremila nello stesso giorno dell’uscita dal Cenacolo. Cosa ha creduto la gente in quel momento? Com’è stata fatta la trasmissione della Rivelazione, se non per tradizione orale? Non è quindi lecito subordinare la Tradizione ai Libri Santi, né a maggior ragione ricusarla. Ma non stiamo a credere che facendo ciò abbiano un rispetto illimitato per il testo ispirato. Contestano persino che esso sia tale nella sua integrità: «Cosa c’è di ispirato nel Vangelo? Solamente le verità che sono necessarie alla nostra salvezza». Di conseguenza, i miracoli, il racconto dell’infanzia, i fatti e i gesti di Nostro Signore vengono relegati nel genere biografico più o meno leggendario. 
Al Concilio si è discusso su questa frase: «Solamente le verità necessarie alla salvezza». C’erano dei vescovi che volevano diminuire l’autenticità storica dei Vangeli, e ciò mostra fino a qual punto il clero sia infetto di neo-modernismo. I cattolici non debbono lasciarsi abbindolare: tutto il Vangelo è ispirato e coloro che l’hanno scritto avevano realmente la loro intelligenza sotto l’influsso dello Spirito Santo, di modo che l’intero suo contenuto è parola di Dio: Verbum Dei. Non è permesso scegliere e dire oggi: «Prendiamo questa parte, ma non vogliamo quell’altra». Scegliere significa essere eretici, stando all’etimologia greca della parola. Ne deriva logicamente che è la Tradizione a trasmetterci il Vangelo, e spetta alla Tradizione, al Magistero, spiegarci quel che c’è nel Vangelo. Se non abbiamo nessuno che ce lo interpreti, possiamo essere in molti a prendere in modi diametralmente opposti la stessa parola di Cristo. Si sfocia allora nel libero arbitrio dei protestanti e nella libera ispirazione del fermento carismatico attuale che ci trascina alla mera ventura. Tutti i concili dogmatici ci hanno dato l’espressione esatta della Tradizione, l’espressione esatta di ciò che gli Apostoli hanno insegnato. È materia irriformabile. Non si possono più cambiare i decreti del Concilio di Trento, perché sono infallibili, scritti e promulgati con un atto ufficiale della Chiesa, a differenza del Vaticano II, le cui proposizioni non sono infallibili, perché i papi non hanno voluto impegnarvi la loro infallibilità. Nessuno quindi può dirvi: «Vi arroccate nel passato, siete rimasti al Concilio di Trento». Perché il Concilio di Trento non è il passato. La Tradizione è rivestita di un carattere atemporale, adatto a tutti i tempi e a tutti i luoghi.

sabato 24 agosto 2024

La «Via Crucis» della Chiesa Cinese «Il comunismo non è civiltà ma barbarie»

Carissimi amici e lettori,
vi proponiamo due storie, esattamente la testimonianza e La «Via Crucis» di Gaetano Pollio, l’arcivescovo torturato dal regime cinese che non ha ceduto all’odio: «Perdonali» e quella di monsignor Ignatius Kung Pin-mei (1901 – 2000).

«Il comunismo non è civiltà ma barbarie, la più grande barbarie della storia»

di Chiara Pasqualin

«Nessuna civiltà può restare indifferente davanti alla religione; gli uomini potranno amarla o odiarla. I comunisti hanno scelto l’odio, perché il comunismo non è civiltà ma barbarie, la più grande barbarie della storia».
Così Gaetano Pollio, missionario del Pime, descrive il regime comunista instaurato in Cina da Mao Zedong a partire dal 1949. Dopo l’avvento del comunismo, l’arcivescovo di Kaifeng, nella provincia orientale dell’Henan, è stato arrestato con l’accusa di imperialismo e costretto ai lavori forzati per sei mesi, al termine dei quali è stato espulso dalla Cina nel 1951.

DIARI DI MARTIRI. La testimonianza inedita del missionario del Pime, insieme a quella di altri tre perseguitati dalla dittatura, è contenuta in un libro appena uscito: In catene per Cristo: diari di martiri nella Cina di Mao (ed. Emi). Curato da Gerolamo Fazzini, il testo raccoglie quattro testimonianze autobiografiche. Oltre a quella di Pollio, si raccontano le vicende di Domenico Tang Sj, gesuita e arcivescovo di Canton, Giovanni Liao Shouji, giovane catechista imprigionato in un laogai, e Leone Chan, imprigionato in carcere per quattro anni e mezzo, uno dei primi preti cinesi che riuscirà a fuggire in Occidente.

«LA CROCE CHE PORTO SUL PETTO». Croce d’oro tra le sbarre nel racconto del detenuto della cella n.4. È questo il titolo del diario inedito di Pollio, contenuto nel libro di Fazzini, e si apre così: «La croce che porto sul petto è la croce di un martire. E rappresenta quanto di più caro io possa avere, perché fu l’unico oggetto che potei salvare dalla bufera della persecuzione in Cina. […] Essa mi ricorda l’olocausto di un martire, mi ricorda il calvario di pene inflittemi da coloro che vogliono abbattere e distruggere la Croce di Cristo. Ma la sua Croce ha sempre trionfato e sempre trionferà». Queste parole che Pollio pronuncia rendono prova della sua grande fede: la croce a cui allude, che ritrova miracolosamente e lo accompagnerà sempre, è quella del martire monsignor Antonio Barosi. Il 12 dicembre 1946 il missionario viene nominato arcivescovo di Kaifeng e si ritrova subito ad affrontare un periodo molto difficile. Nel giugno del 1948, infatti, in Cina scoppia una guerra civile tra nazionalisti e comunisti che porterà all’ascesa del regime comunista.

L’ACCUSA DI IMPERIALISMO.
Presa la città di Kaifeng, i comunisti si schierano da subito contro il missionario, avendo come obiettivo quello di annientare la religione cattolica, “oppio del popolo”. Inizialmente il regime lo forza a staccarsi dall’autorità della Chiesa cattolica per aderire alla Chiesa riformata, cioè al “Movimento della triplice indipendenza”. Monsignor Pollio si oppone, perché questo Movimento nega alcuni dogmi della Chiesa, prevede la separazione dal Papa e strumentalizza politicamente il Cattolicesimo. Nel Natale del 1950 iniziano le persecuzioni contro i cattolici e nazionalisti, giustificate dalla frase di Lenin: «Tre quarti dell’umanità possono morire, purché il restante quarto diventi comunista». Il primo aprile 1951 il missionario del Pime viene arrestato e condotto in carcere con l’accusa di essere imperialista, invasore e nemico del popolo.

«LE TORTURE SONO TERRIBILI».
La sua detenzione durò sei mesi, durante i quali il missionario subì 32 processi penali. L’arcivescovo racconta di come vennero mosse contro di lui accuse inventate e pronunciate da falsi testimoni per portarlo a confessare delitti che non aveva mai compiuto. Le colpe più gravi che gli vengono attribuite sono due: quella di avere istituito la “Legio Mariae” che, secondo i maoisti, sarebbe un’organizzazione sovversiva con lo scopo di abbattere il regime del popolo nell’interesse degli imperialisti; e quella di avere sospeso dai sacramenti gli aderenti alla chiesa nazionale. «Le torture dei comunisti cinesi sono terribili; le confessioni, con la morte che ne segue o con la condanna ai lavori forzati, sono l’unica via per mettere termine a una vita impossibile. I giudici stavano fiaccando il mio fisico».

«PERDONALI TUTTI».
Tuttavia la volontà e la fede di monsignor Pollio non vengono annientate e l’arcivescovo riesce a celebrare clandestinamente la Messa per 52 volte. Nell’agosto del 1951 il regime, a causa della sua resistenza, decide di trasferirlo nel carcere del tribunale militare, dove le torture sono disumane e dove vengono rinchiusi i peggiori criminali. La testimonianza dell’arcivescovo si conclude con il racconto dell’umiliante giudizio popolare, a cui è sottoposto insieme a due altri suoi compagni missionari e che avrà come esito il suo esilio da Kaifeng e dalla Cina nell’ottobre del 1952. «Davanti a quel furore popolare, nel sentire tante infami calunnie, e alla vista di quei pavidi cristiani, nel mio animo prevalse un sentimento: quello del perdono. Perdonali tutti».

VIA CRUCIS.
Di fronte agli insulti, le sassate, le ingiurie e gli sputi, l’arcivescovo di Kaifeng scrive di essere stato costretto a subire una vera e propria «Via Crucis». Nonostante la sofferenza e le umiliazioni patite, monsignor Pollio conclude così il suo diario: «Ora sono in patria» in Italia. «E, pur sentendomi circondato da affetto e stima, il mio cuore è rimasto laggiù; è rimasto a Kaifeng. È un cuore che piange sulle distruzioni, sulle chiese profanate, sulla sanguinosa bufera che ha travolto le nostre missioni mettendo a dura prova i cristiani. Un’unica speranza mi sostiene nell’esilio; riprendere il cammino, varcare di nuovo i mari, ritornare laggiù a Kaifeng per vivere il resto della vita fino all’ultimo respiro per la ricostruzione della missione, per l’espansione del regno di Gesù».


Una pagina di storia della Chiesa. Metà degli anni Cinquanta del secolo scorso: un vescovo coraggioso resiste in faccia agli scherani di Mao Tse-tung. Il prelato, uno dei tanti ecclesiastici vittime del regime comunista cinese, è monsignor Ignatius Kung Pin-mei (1901 – 2000), vescovo di Shanghai (primo vescovo cinese nativo della città) e futuro cardinale, il cui primo processo da parte del “tribunale del popolo” in un sobborgo della sua città episcopale, nel 1955, ci viene descritto in un articolo del 1974. Arrestato in quello stesso 1955, il vescovo restò in carcere in isolamento fino al 1985. Anche dopo il Concilio Vaticano II, continuò a celebrare la messa secondo il vetus ordo. Giovanni Paolo II lo creò cardinale in pectore nel 1979, ma solo nel 1991 la nomina poté essere resa pubblica.

Chissà che cosa avrebbe pensato un vescovo come Ignatius Kung Pin-mei dell’accordo fra Vaticano e Cina del 2018…

***

Una folla di circa quattromila cattolici, per lo più studenti, si riunì nella piazza dove si sarebbe svolto il processo.

In abiti civili e con le mani legate dietro la schiena, il vescovo fu costretto a salire su una piattaforma, dove avrebbe dovuto ascoltare la lettura delle accuse mosse contro di lui dai comunisti. Poi i rossi lo misero davanti a un microfono e gli ordinarono di confessare tutti i suoi “crimini” e di chiedere perdono al popolo.

Senza perdere un minuto, monsignor Kung, con voce forte, gridò tre volte: “Viva Cristo Re!”.

La folla, entusiasta di tanto coraggio, rispose in coro: “Viva il nostro vescovo!”.

Per evitare violenze popolari a favore del prelato, i comunisti lo fecero subito salire su un’auto della polizia, che lo riportò in prigione (l’Annuario pontificio del 1972 riporta la gloriosa formula “in carcere per la Fede” dopo il suo nome).

E oggi, nella Cina di Mao, la Chiesa cattolica romana ha ufficialmente cessato di esistere.

Ma Dio permette queste apparenti sconfitte, perché la Chiesa possa manifestare bellezze ed eroismi mai visti prima. Ieri, oggi, sempre, il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani!

Fonte: Catolicismo, n. 285, settembre 1974

Nell’immagine, foto con autografo di monsignor Kung Pin-mei per la sua consacrazione episcopale (1950)

venerdì 23 agosto 2024

Il Concilio Vaticano II e la crisi della concezione tradizionale della scuola cattolica




di Matteo D’Amico
Premessa
Nella grande traversata nel deserto che è diventato il post-Concilio non c’è un solo aspetto della vita della Chiesa che non sia entrato in una crisi profonda e sempre più grave.
La cattolicità infatti - intendendo con tale termine la vita concreta del Corpo Mistico di Cristo, che si distende nel tempo e nello spazio - è un tutto, un insieme di parti che si devono comporre armoniosamente fra loro, e dove ogni elemento è in una relazione strettissima e profonda con tutti gli altri.
Ciò che regge e fonda questo organismo unitario è la fede, l’adesione alla stessa dottrina, allo stesso insegnamento, alla stessa Tradizione e la sottomissione al papa nel suo ruolo di autorità che ha il compito di confermare nella fede i credenti dell’unica vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, la Chiesa cattolica; ciò che lo anima è la carità soprannaturale, l’amore di Dio e l’amore dei fratelli per amore di Dio.
È in virtù di questa profonda unità, organica e originaria, che la sofferenza di una parte della Chiesa, diventa sofferenza, ammaloramento di ogni altra parte.

giovedì 22 agosto 2024

PROFER LUMEN CÆCIS OMELIA NELL’ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA


Carissimi amici e lettori,
vi proponiamo oggi, 22 agosto  memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria, a conclusione di quella che un tempo veniva chiamata ottava dell'assunzione della B.V.Maria al cielo, l'omelia tenutasi durante il solenne pontificale celebrato da S.E.R.mons.arcivescovo Carlo Maria Viganò. 
La memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria  fu voluta fortemente da papa Pio XII nel 1944 , in ricordo della consacrazione del mondo  da lui compiuta il 31 ottobre 1942, alla Vergine Santa. A essa si uniscono anche le richieste fatte da Alexandrina Maria da Costa (beatificata il 25 aprile 2004), con quella fatta da Suor Lucia di Fátima.Secondo quanto narrato da Lúcia dos Santos, la Madonna, nell'apparizione del 13 giugno 1917, le aveva detto:
«Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.»

Lucia riferì anche che il 10 dicembre 1925, in un'altra apparizione insieme a Gesù Bambino, la Vergine le aveva portato un nuovo messaggio:
«A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa comunione, reciteranno il rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza.»
Si tratta della cosiddetta "Grande promessa del Cuore Immacolato di Maria", da cui ha avuto origine la devozione dei "Primi cinque sabati del mese". A voi tutti buona lettura e santa Festa.

Di Mons. Carlo Maria Viganò

Il grande Pontefice Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria

Santissima il 1° Novembre 1950 con la Bolla Munificentissimus Deus:

«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la

luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in

Maria Vergine la Sua speciale benevolenza a onore del Suo Figlio, Re

immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria

della Sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per

l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e

Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio

rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato

il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.»

Queste parole solenni costituiscono l’ultimo dogma definito dalla Santa Chiesa,

prima della dolorosa eclissi che da ormai più di sessant’anni oscura la Sposa

dell’Agnello. La fine di quel glorioso Pontificato segnò l’inizio di un Calvario che

oggi si avvia al proprio epilogo. La passio Ecclesiæ, la passione del Corpo Mistico sul

modello della Passione e Morte del suo Capo divino, è un mistero che credevamo

riguardasse le singole membra della Chiesa – secondo le parole dell’Apostolo,

completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo per il suo corpo, che è

la Chiesa (Col 1, 24) – ma che gli eventi cui assistiamo ci mostrano nella sua

dimensione sociale ed ecclesiale. È l’intero Corpo Mistico che deve soffrire, morire

e risorgere, per poter trionfare assieme al Re immortale dei secoli.

La Vergine Maria è misticamente associata alla Passione del Suo divin Figlio: nuova

Eva, ha sofferto e patito i dolori di Cristo, nuovo Adamo, meritando il titolo di

Corredentrice. La Sua gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo è per noi

motivo di gioia e di consolazione, non solo per questo privilegio che il Signore ha

voluto riservare – tra gli altri privilegi – alla propria Madre; ma anche perché Ella,

Madre e Regina della Chiesa, è figura di quella Gerusalemme celeste, beata pacis

visio, che è la Chiesa stessa. In Lei noi vediamo compiuta la volontà di Dio,

nell’umiltà e nell’obbedienza che Gesù Cristo testimoniò all’eterno Padre, e che la

Chiesa fa proprie nella professione dell’unica Fede e nel vincolo della Carità.

La Vergine Assunta meritò di non conoscere la corruzione del corpo, come non la

conobbe Nostro Signore. La tradizione orientale sin dai primi secoli ci mostra

un’ininterrotta fede in questa verità: le raffigurazioni della dormitio Virginis ci

presentano la Madonna sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre la Sua

anima – un’anima giovane come di una bambina – è accolta nel grembo della

Santissima Trinità.

Ma se la Vergine Maria è figura della Chiesa; se ne è Madre al punto da averci

partorito alla Grazia nei dolori che Ella soffrì misticamente assieme alla Passione di

Nostro Signore Gesù Cristo; se ne è Signora e Regina per grazia, per averci

riscattati in virtù dei meriti della Corredenzione, possiamo sperare che la Chiesa

stessa si vedrà in qualche modo assunta al cielo, come nella visione di San Giovanni:

Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta

come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2). E chi è costei, pronta come una

sposa adorna per il suo Sposo, se non la Mater Ecclesiæ, la Vergine Immacolata,

Madre di Dio e Madre nostra? È Lei, nella potenza della Sua santissima umiltà e

intemerata purezza, che riassume in Sé la visione dell’Apostolo prediletto. È Lei, che

sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a

vessilli spiegati (Ct 6, 10). È Lei la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 3): la sposa

dell'Agnello (Ap 21, 9), il cui splendore è simile a quello di una gemma

preziosissima, come pietra di diaspro cristallino (ibid., 11); essa non ha bisogno della

luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua

lampada è l’Agnello (ibid., 23).

Anche la Santa Chiesa è, come la sua Regina, città santa che raccoglie da ogni parte

del mondo e da ogni epoca i suoi figli: Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi

commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita

dell’Agnello (ibid., 27). Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed

egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali,

i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco

e di zolfo. È questa la seconda morte (ibid., 7-8).

La visione di Patmos ci mostra la Chiesa trionfante, che in questo è simile alla

Vergine Maria. Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di

tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili

prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma

anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo

infierirà su di essa nell’illusione di vincerla. E mentre la Chiesa appare schernita,

umiliata e colpita a morte – come fu schernito, torturato e ucciso il Salvatore – i

suoi Ministri fuggono, si nascondono, negano di conoscere il Galileo. Sola, insieme

a San Giovanni, la Vergine Addolorata rimane ai piedi della Croce, a compiere nella

propria purissima carne ciò che manca ai patimenti di Cristo. E in questa

testimonianza silenziosa, in cui il dolore dell’anima supera incomparabilmente le

sofferenze fisiche, Maria Santissima è di esempio a quanti, in questi tremendi

frangenti di crisi e di apostasia, restano ai piedi della croce da cui pende,

moribonda, la Santa Chiesa. Anch’essi – e noi con loro – soffriamo nel vedere

crocifisso il Corpo Mistico, sulle orme del suo Capo. E tutti noi dobbiamo avere

nella Madre di Dio la nostra guida, il nostro modello, la stella che ci indica la via

dolorosa della Croce come unica strada verso la gloria della visione beatifica.

Non stupiamoci se i nemici di Cristo cercano di oscurare anche la Vergine Maria:

essi la temono più del Signore, perché sanno che è a Lei, e a nessun’altra creatura,

che la Provvidenza ha affidato la Chiesa e ogni battezzato – Auxilium

Christianorum – e che sarà Lei a distruggere la Sinagoga di Satana.

Preghiamo, cari fratelli, che questa passio Ecclesiæ apra gli occhi ai tiepidi ancora

intorpiditi nel loro sonno spirituale. Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la

vista ai ciechi – profer lumen cæcis, cantiamo nell’antico inno Ave, Maris stella –

perché vedano e comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere

pace con il mondo, perché non gli appartiene e anzi le è nemico. Perché vedano e

comprendano che i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i

fattucchieri, gli idolàtri e tutti i mentitori (Ap 21, 7) non possono aver parte al

banchetto dell’Agnello, se non convertendosi, pentendosi e riparando al male

commesso. E se l’inganno del Nemico ha forgiato una contraffazione di

quest’unica Arca di salvezza, la nostra risposta non può essere la fuga o il

nascondimento, ma il rimanere vicini al Signore agonizzante e alla Sua Santissima

Madre, come San Giovanni.

Attendiamo con fiducia il giorno benedetto in cui il Signore tornerà nella gloria per

ricapitolare in Sé tutte le cose, per restaurare definitivamente la Sua universale

Signoria. Egli ripeterà alla Chiesa le parole che ha rivolto a Maria Santissima:

Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della

roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce,

perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct 2, 13-14).

Sarà allora che vedremo la Vergine Immacolata, la Donna rivestita di sole e con la

luna sotto i Suoi piedi, coronata di dodici stelle (Ap 12, 1) scendere dal cielo come la

Gerusalemme celeste, a conculcare con il Suo calcagno virginale la testa dell’antico

Serpente (Gen 3, 15). La Sua umiltà vincerà l’orgoglio ribelle di Satana; la Sua

purezza schiaccerà lo spirito impuro; la Sua fedeltà vincerà sul tradimento e

sull’apostasia. E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

                                                                             15 Agosto MMXXIV a. D.ñi

In Assumptione B.M.V.

Al Cuore immacolato di Maria:Che ci generò nel dolore sul Calvario e ci ama in proporzione di quanto a Lei siamo costati.



Carissimi amici e lettori,
si celebra oggi la memoria del Cuore Immacolato di Maria, estesa da Papa Pio XII a tutta la Chiesa. L’iconografia rappresenta il Cuore della Beata Vergine circondato da una corona di fiori, emblema di purezza, e trafitto da una spada che simboleggia il dolore provato dalla Madre per la morte del Figlio.
La devozione al Cuore Immacolato di Maria è antica come il Cristianesimo. Lo Spirito Santo l’insegnò per mezzo di san Luca, l’evangelista dell’infanzia del Salvatore: «Maria conservava nel suo Cuore e meditava tutte queste cose ». « E la Madre di Gesù conservava tutte queste cose nel suo Cuore» (Lc. II, 19; 51). La devozione, che porta i fedeli a rendere a Maria l’onore e l’amore che a Lei si devono, ha qui la sua origine. I più grandi Dottori della Chiesa cantarono le perfezioni del suo Cuore: sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Leone, san Bernardo, san Bonaventura, San Bernardino da Siena, le due grandi monache sante, Gertrude e Metilde… Nel secolo XVII, san Giovanni Eudes « padre, dottore e apostolo del culto al Sacro Cuore » (Bolla di Canonizzazione) si fece dottore e apostolo del culto al Cuore purissimo di Maria e dal dominio della pietà privata, lo introdusse nella Liturgia cattolica.

Di questa devozione egli ci dice : « Nel Cuore santissimo della prediletta Madre di Dio, noi intendiamo e desideriamo soprattutto venerare e onorare la facoltà e capacità naturale e soprannaturale di amare che la Madre dell’amore tutta impegnò nell’amare Dio e il prossimo. Poiché sia che il cuore rappresenti il cuore materiale che portiamo in petto, organo e simbolo dell’amore, o piuttosto la memoria, la facoltà d’intendere con cui meditiamo, la volontà, che è radice del bene e del male, la finezza dell’anima per la quale si fa la contemplazione, in breve, tutto l’interno dell’uomo (noi non escludiamo alcuno di questi sensi) intendiamo e vogliamo soprattutto venerare e onorare prima di ogni cosa e sopra ogni cosa, tutto l’amore e tutta la carità della Madre del Salvatore verso di Dio e verso di noi » {Devozione al Sacro Cuore di Maria, Caen, 1650, p. 38 e Cuore ammirabile, 1. I, c. 2). – La cosa più dolce per un figlio è onorare la madre e pensare all’amore di cui è stato oggetto. San Bernardo, parlando del Cuore di Gesù, ci dice: « Il suo Cuore è con me. Il Cristo è mio capo. Come potrebbe non essere mio tutto quello che appartiene alla mia testa? – Gli occhi della mia testa sono miei e allo stesso modo questo cuore spirituale è veramente mio cuore. È veramente mio e io possiedo il mio cuore con Gesù» {Vigna mistica, c. 3). Possiamo dire allo stesso modo del Cuore di Maria. Una madre è tutta di suo figlio e gli appartiene con i suoi beni, il suo amore, la sua vita stessa. – Un figlio può sempre contare sul cuore della madre. – Noi tutti siamo figli della Santa Vergine, che ci accolse con Gesù nel suo seno nel giorno dell’Incarnazione. Ci generò nel dolore sul Calvario e ci ama in proporzione di quanto a Lei siamo costati. – Essa ha offerto al Padre, per noi, quanto aveva di più caro. Gesù, ha detto il suo fiat per l’immolazione, lo ha dato a noi e come l’ avrebbe dato senza dare se stessa?

Confidenza nel Cuore Immacolato.

Maria ridice a noi le parole di Gesù : Venite a me voi tutti e vi consolerò… Ci sorride e ci chiama come a Lourdes e nessuno, per la sua indegnità, ha motivo di starne lontano. Il Cuore di Maria fu sede della Sapienza, dimora per nove mesi del Verbo fatto carne, formò il Cuore stesso di Gesù e gli insegnò la misericordia verso gli uomini, pulsò all’unisono col Cuore di Gesù e per quel cuore fu ornato dei più preziosi doni di grazia. Cuore materno per eccellenza, resta il rifugio dei poveri peccatori. Per questo fu fatto immacolato e ne sgorgò soltanto sangue purissimo, il sangue dato a Gesù, perché lo versasse per la nostra salvezza. È il Cuore depositario e custode delle grazie meritate dal Signore con la sua vita e con la sua morte e sappiamo che Dio non distribuì mai, né distribuirà grazie ad alcuno se non per le mani e il Cuore di Colei, che è tesoriera e dispensatrice di tutti i doni. È il Cuore, infine, che ci è stato dato con quello di Gesù, « non solo per modello, ma perché sia il nostro, perché, essendo membra di Gesù e figli di Maria, dobbiamo avere con il nostro Capo e con la nostra Madre un solo cuore e dobbiamo compiere tutte le nostre azioni con il Cuore di Gesù e di Maria » (S. Giov. Eudes, Cuore ammirabile, 1. XI, c. 2).

Consacrazione al Cuore Immacolato.

Se la consacrazione individuale di un’anima a Maria le assicura le grazie più grandi, quali frutti non potremo attendere dalla consacrazione del genere umano fatta dal Sommo Pontefice? La Vergine stessa si degnò farci sapere che desiderava tale consacrazione e, rispondendo al desiderio della Madonna di Fatima, S. S. Pio XII, il giorno otto dicembre 1942, pieno di confidenza nell’intercessione della Regina della pace, solennemente consacrò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Le nazioni cattoliche si sono unite al supremo Pastore.





mercoledì 21 agosto 2024

Mons. Viganò INTERVISTA integrale CON FRANCA GIANSOLDATI





Mons. Carlo Maria Viganò

INTERVISTA DI FRANCA GIANSOLDATI

pubblicata su « Il Messaggero » il 20 Agosto 2024 (pag. 10)


1. Un passo indietro nel tempo: nel 2011 Papa Ratzinger la implorò di accettare la nomina a Nunzio negli USA, lasciando il ruolo del Governatorato dove Lei stava facendo pulizia interna. Ebbe scontri con il cardinal Bertone, allora segretario di Stato, il cui nome è legato allo scandalo della distrazione di fondi del Bambin Gesù anche se non fu mai indagato. Cosa Le disse Benedetto XVI? Come andarono le cose quel giorno e quali erano i principali motivi di dissidio con Bertone?

Parlare di “dissidio” mi sembra eufemistico. Assetato di potere, privo di scrupoli, manipolatore, contiguo ad ambienti massonici: questo è il ritratto del card. Bertone, del quale Benedetto XVI era purtroppo succube. Bertone fece di tutto per rimuovermi dalla Segreteria di Stato, perché nel mio delicatissimo ruolo gli impedivo di promuovere i “suoi” candidati, uomini della sua cordata, corrotti e spesso sessualmente pervertiti. Riuscì a trasferirmi al Governatorato il 16 luglio 2009, dove nella mia azione di contrasto alla vastissima rete di corruzione avevo scoperto il ruolo e le complicità dello stesso Segretario di Stato nel coprire, assecondare, promuovere il malaffare e nel trarne personale profitto. Benedetto XVI mi disse – nel corso dell’udienza privata concessami il 4 Aprile 2011 – che voleva nominarmi Presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, ma Bertone (con la complicità del card. Lajolo, Presidente Governatorato, anch’egli coinvolto nella rete di corruzione) si impose con forza sul Papa e ottenne che fossi cacciato dalla Curia Romana.

Consapevole di questa trama ordita ai danni della Santa Sede e dello stesso Benedetto, e sapendo che si stava prevaricando sulla volontà del Papa che continuassi a far “pulizia” (mentre la mia rimozione avrebbe vanificato il lavoro compiuto e lasciato impuniti i corrotti), cercai inizialmente di resistere non senza grosse difficoltà, essendomi precluso ogni accesso diretto al Papa.

Così, dopo un lungo travaglio interiore, una lettera personale di Benedetto XVI mi convinse ad accettare la nomina negli Stati Uniti. Mi scrisse: «Vorrei comunicarLe che ho riflettuto e pregato in riferimento alla Sua condizione dopo gli ultimi avvenimenti. La dolorosa notizia della scomparsa di Sua Eccellenza Mons. Pietro Sambi mi ha confermato nella convinzione che la Sua posizione provvidenziale in questo momento sia la Nunziatura negli Stati Uniti d’America. D’altra parte, sono certo che la Sua conoscenza di questo grande Paese L’aiuterà a prendere in mano l’impegnativa sfida di questo lavoro, che in molti sensi risulta determinante per il futuro della Chiesa universale».

2. Bertone vive ancora nel “famoso” appartamento del Vaticano, mentre a Lei, quando terminò il mandato negli Usa, venne tolto l’appartamento in Curia. Una umiliazione ulteriore. Anche qui: come andarono le cose e come se lo spiega?

L’appartamento che mi fu assegnato era situato all’Ospizio Santa Marta, detto Santa Marta Vecchia (da non confondere con la Domus Sactæ Marthæ) dove erano ospitati i sacerdoti che lavoravano in Segreteria di Stato e dove avevo già vissuto per undici anni. Fu Giovanni Paolo II a mettermelo a disposizione quando rientrai dalla Nigeria. L’allora Segretario di Stato card. Sodano mi inviò una lettera in cui specificava che il motivo di tale assegnazione voluta dal Papa era «perché Ella abbia a risiedere permanentemente in Vaticano».

Lo stesso giorno del mio settantacinquesimo compleanno, nel gennaio 2016, ricevetti una lettera a firma dell’allora Sostituto Becciu in cui mi veniva comunicato che Bergoglio mi ordinava di lasciare immediatamente il mio appartamento, negandomi anche la possibilità di risiedere nella Casa San Benedetto predisposta da Benedetto XVI per i Nunzi in pensione. La giustificazione datami fu che c’era bisogno di quell’appartamento per i capi Dicastero; da quel che so, esso è rimasto sfitto almeno per i successivi sette anni e forse lo è ancora oggi. Questa fu chiaramente un’azione vendicativa, perché Bergoglio voleva togliersi di torno chi sapeva troppe cose e che, non essendo né ricattabile né corruttibile, non era dunque manovrabile. Bergoglio sapeva anche che non mi sarei lasciato trarre in inganno dalle sue menzogne, visto che ne ero ampiamente al corrente.

L’importante, comunque, era allontanarmi dal Vaticano, e questo avvenne. Con gli occhi di oggi, tuttavia, ringrazio la Provvidenza di questa cacciata: rimanendo dentro le Mura vaticane non penso avrei potuto godere della necessaria libertà di esprimermi e di denunciare Bergoglio e i suoi complici.

3. Recentemente il tribunale di Enna ha condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per tentata violenza sessuale aggravata ai danni di un minorenne il sacerdote don Rugolo, arrestato a Ferrara nell’Aprile 2021. Dalle indagini sono emerse inquietanti coperture: come si concilia questo atteggiamento con la “tolleranza zero” per i casi di abusi sessuali del clero affermata da papa Francesco?

Nel 2019 Bergoglio ha promulgato il Motu proprio Vos estis lux mundi, emendato poi nel 2023, in cui stabilisce che un Vescovo che insabbia un caso di molestie sessuali di un proprio sacerdote deve essere rimosso e processato. Questo documento doveva, nelle intenzioni di Bergoglio, accreditare la narrazione della “tolleranza zero”. La sequenza di scandali venuti alla luce anche di recente dimostrano che si tratta in realtà di una mera operazione di facciata, che ha anche come effetto immediato l’avocazione a Roma delle cause di questo tipo, consentendone il controllo e – appunto – l’insabbiamento.

Dinanzi alle circostanziate denunce del giovane Antonio Messina per fatti commessi tra il 2009 e il 2013 a Piazza Armerina da don Giuseppe Rugolo, ai tempi ancora seminarista, la Curia e i Dicasteri romani interpellati dalla vittima e dai suoi genitori nel 2016 non hanno adottato alcun provvedimento. Il Vescovo Rosario Gisana si è anzi mosso per insabbiare il caso e ha offerto 25mila euro alla vittima per mettere tutto a tacere. In un’intercettazione resa pubblica, il vescovo Gisana ha ammesso: «Il problema è anche mio perché io ho insabbiato questa storia… eh vabbè, pazienza, vedremo come poterne uscire». Don Vincenzo Murgano, il sacerdote che aveva suggerito ad Antonio Messina di dimenticare la violenza, è dal 2019 responsabile del servizio per la tutela dei minori della diocesi di Piazza Armerina.

Trasferito a Ferrara nel 2019 “per curarsi”, don Rugolo viene destinato dall’Arcivescovo mons. Giancarlo Perego alla cura pastorale dei fedeli, esponendo così i giovani al rischio che il sacerdote reiterasse i propri crimini. Perego, informato di «un procedimento a carico di don Giuseppe per un episodio precedente la sua ordinazione», ha dichiarato che «[Gisana] mi mostrò che tale vicenda era già stata valutata dalla Congregazione della dottrina della fede, e che non costituiva assolutamente una limitazione alla sua presenza da noi». Le responsabilità di Perego sono dunque le stesse di Gisana, dal momento che non poteva non essere al corrente delle motivazioni del trasferimento del sacerdote siciliano nella sua diocesi. Eppure nell’estate 2020, Perego consente a don Rugolo, nella parrocchia di Vigarano Mainarda, di organizzare addirittura un campo per adolescenti. Dagli atti processuali risulta che tra il Marzo 2020 e il Gennaio 2021 don Rugolo accedeva a siti pornografici con la chiave di ricerca “teen” a qualsiasi ora, con una media di almeno 60 al giorno, mentre si incontrava con giovani del luogo e ospitava in un hotel di Ravenna un suo ex allievo di Enna.

Lo scorso dicembre 2023, quando don Rugolo e altri complici venivano rinviati a giudizio nel corso del processo penale istruito dal Tribunale di Enna, Jorge Mario Bergoglio ha pubblicamente espresso il proprio apprezzamento per l’opera di mons. Gisana: «Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo vescovo». Con questo atto pubblico egli ha pesantemente interferito nell’autonomia e nell’indipendenza dei giudici italiani, usando l’autorevolezza e il prestigio del Papato – che Bergoglio usurpa – per coprire vergognosamente la corruzione dei suoi protetti.

Il Dicastero per la Dottrina della Fede, così solerte comminare scomuniche a chi denuncia il golpe modernista in atto nella Chiesa, ovviamente tace. Il suo Prefetto, Tucho Fernández, è un pornografo autore di osceni pamphlet eretici e erotici – tra cui La pasión mística e Sáname con tu boca – ed è evidente che un simile figuro non abbia alcuna intenzione di fare luce su scandali rispetto ai quali egli stesso e il suo Mandante hanno dimostrato una inquietante contiguità, proteggendone e addirittura promuovendone i colpevoli. Quante probabilità ci sono che mons. Gisana e mons. Perego siano processati da Fernández, quando Bergoglio dovrebbe essere il primo imputato in questa e altre analoghe cause penali? Cane non mangia cane!

La Chiesa Cattolica è nella stessa situazione di molti governi: essa è ostaggio di una cupola eversiva di corrotti e pervertiti, giunti sino ai vertici delle istituzioni e in grado di mettere a tacere tutti gli scandali di cui sono complici. Quando gli orrori specialmente contro i minori commessi da questa organizzazione criminale mondiale verranno alla luce, i responsabili non avranno un luogo in cui nascondersi.

4. Arriviamo allo scisma: come sta vivendo questo momento gravido di tensioni?

In questi giorni, in Gran Bretagna, i cittadini stanno protestando contro il governo, le cui politiche di sostituzione etnica mediante il flusso continuo di immigrati irregolari rendono impossibile la pacifica convivenza e provocano un aumento esponenziale della criminalità. La polizia ha l’ordine di reprimere ogni manifestazione e di proteggere le bande di violenti extra-comunitari per lo più islamici, pronti a instaurare manu militari la Sharia in Inghilterra. In pratica, il governo britannico, per far scomparire gli Inglesi secondo il piano dell’agenda globalista, promuove e finanzia l’immigrazione incontrollata, mentre reprime e vessa di tasse i propri cittadini.

La situazione nella Chiesa è molto simile. Anche a Roma vi è un governo che vuole sostituire la sua Gerarchia e il popolo dei fedeli facendo “sbarcare” – per così dire –in seno alla Chiesa una massa di persone che conduce stili di vita oggettivamente incompatibili con la Fede e la Morale cattolica, ma che la chiesa sinodale di Bergoglio considera come principali interlocutori e accoglie in nome dell’inclusività e del todos todos todos! Chi è ingenuo pensa che la Gerarchia agisca in questo modo per un forse eccessivo zelo di carità e umana pietà per i migranti. Chi osserva la realtà senza il paraocchi capisce che lo scopo ultimo dell’immigrazionismobergogliano è creare divisione nel corpo ecclesiale, sapendo quali sono i risultati anche dal precedente di quel che avviene nella società civile.

Questo progetto di sostituzione etnica (e in questo caso, religiosa) agisce su due fronti: su quello esterno, fa credere che per appartenere alla Chiesa non occorra nemmeno credere nel Figlio di Dio, Nostro Signore Gesù Cristo e che tutte le differenze dottrinali e morali possono essere superate in nome di una impossibile fratellanza (esattamente come i governi globalisti ci fanno credere che sia possibile accogliere orde di islamici in nazioni cristiane senza conseguenze devastanti sul tessuto sociale). L’insistenza di Bergoglio e della quasi totalità dei vescovi sull’accoglienza degli immigrati è parte di questa azione disgregatrice. Sul fronte interno, invece, Bergoglio abusa della forza del Papato (che usurpa) per allontanare dalla Chiesa i Cattolici rimasti fedeli, in modo da eliminare ogni opposizione interna al suo piano eversivo.

Chi denuncia il golpe bergogliano e più in generale il colpo di stato globalista deve essere messo a tacere. La scomunica nei miei confronti, anche se palesemente invalida e nulla, costituisce una forma di repressione del dissenso e dovrebbe servire come deterrente per gli altri. Sono persuaso che avrei mancato gravemente ai miei doveri di Vescovo e di Successore degli Apostoli, se avessi continuato a tacere come purtroppo fanno tutti i miei Confratelli.

5. Il Vaticano afferma che lo scisma si sia consumato perché in alcune Sue dichiarazioni Lei avrebbe negato l’autorità del Papa. Come stanno le cose?

Lo scisma è un peccato contro l’unità della Chiesa. Esso si consuma nel momento in cui un battezzato rifiuta di sottomettersi all’autorità del Romano Pontefice e di rimanere nella comunione di Fede e di Carità della Chiesa Cattolica. Ma cosa succede se al posto del Papa che difende e governa la Chiesa c’è un usurpatore che la demolisce sistematicamente, scelto e nominato con la frode dalla Mafia di San Gallo proprio per questo scopo? La Chiesa Cattolica è occupata da un corpo estraneo che le si sovrappone e la oscura come in un’eclissi: questo corpo estraneo non è la Chiesa, ma l’antichiesa del Falso Profeta, e come tale non è possibile essere in comunione con essa. I Cattolici appartengono alla Chiesa Cattolica, non alla sua contraffazione conciliare e sinodale di cui è capo Bergoglio. È Bergoglio ad essere in stato di scisma con la Chiesa di cui pretende di essere Papa, e in quanto eretico e scismatico costui non ha né può esercitare alcun potere, né richiedere alcuna obbedienza.

Ribadisco comunque che l’uso della magistratura per scopi politici cui assistiamo nella sfera civile, massimamente negli Stati Uniti d’America, è specularmente replicato nella sfera ecclesiastica mediante sanzioni canoniche strumentali e pretestuose. E so per certo che la scomunica contro di me è stata voluta direttamente da Bergoglio, il quale è talmente arrogante e sfrontato nella sua azione da premiare con una carica ecclesiastica il funzionario che ha istruito la causa, nominandolo arcivescovo: siamo ben oltre la simonia.

6. Dove abita? In Svizzera, negli Usa o vicino a Viterbo?

Dopo la mia memoria su McCarrick nell’agosto 2018 un mio contatto dagli Stati Uniti mi avvertì che la mia vita era in pericolo: per questo non risiedo in un luogo fisso. Non voglio fare la fine del Card. Pell, né del mio predecessore a Washington, il Nunzio apostolico Pietro Sambi (che fronteggiò strenuamente McCarrick tanto che si potevano sentire le sue urla per tutta la Nunziatura mentre rimproverava il Cardinale predatore). L’Arcivescovo Sambi morì in circostanze mai chiarite, dopo un banale intervento al John’s Hopkins Hospital di Baltimora (collegato alla Bill&Melinda Gates Fundation e al Wolrd Economic Forum di Davos). McCarrick sparì per un mese in concomitanza con la morte del Nunzio e non presenziò alle sue esequie. Il certificato di morte rilasciato a Mons. Jean-François Lanteaume, Incaricato d’Affari alla Nunziatura, non spiegava le cause del decesso del Nunzio, né a Mons. Sambi venne mai effettuata un’autopsia.

7. Quali sono le Sue considerazioni sull’accusa di aver rifiutato il Concilio Vaticano II?


L’accusa di aver «rifiutato il Concilio Vaticano II» non ha nulla a che vedere con lo scisma, perché casomai tocca questioni di Magistero e non di disciplina canonica. L’accusa è pretestuosa: ci sono cardinali e vescovi che negano verità di Fede solennemente definite, senza che Bergoglio muova un dito, anzi con il suo plauso.

Vorrei porre l’attenzione su un elemento fondamentale e importantissimo. Noi dobbiamo comprendere che “il colpo da maestro di Satana”, nemico giurato della Chiesa, è consistito nell’appropriarsi dell’autorità e nell’abusare del potere ad essa connesso, in modo che la sua azione disgregatrice avesse tutte le apparenze della legalità almeno formale. Il Concilio Vaticano II doveva essere lo strumento giuridico con cui posizionare l’esplosivo alle fondamenta della Chiesa, per poi farlo detonare successivamente. Doveva sembrare un Concilio, doveva dare l’idea di avere la stessa autorità del Concilio di Nicea o di Trento, ma allo stesso tempo non poteva definire come verità da credersi delle eresie che il Magistero aveva già condannato. Ecco allora che quegli errori sono stati insinuati con l’equivoco, con formulazioni volutamente imprecise, che al momento propizio potessero servire come base su cui attuare la rivoluzione. Noi continuiamo a parlare del Concilio, ma dovremmo avere l’onestà di riconoscere che per la “chiesa conciliare” nata con il Vaticano II c’è un solo “concilio”, che sorpassa per autorità e importanza tutti i venti Concili ecumenici della Chiesa Cattolica.

L’anomalia è rappresentata da questo Concilio, perché è stato usato per uno scopo eversivo, sotto le apparenze formali di un atto solenne della Chiesa e con l’autorevolezza (oltre che l’autorità) del Papa e dei Padri conciliari. Lo scopo del Vaticano II era di creare le premesse dottrinali – non necessariamente esplicite ed anzi spesso nascoste in formulazioni equivoche – per rivoluzionare la Chiesa, protestantizzandola e secolarizzandola, in modo da poterla traghettare verso l’unione sincretistica di tutte le religioni. Ed è questo il progetto della Massoneria: la Religione dell’Umanità ecumenica e inclusiva.

Il Concilio Vaticano II si è diffuso nella Chiesa come un cancro. Esso ha impegnato l’intero corpo ecclesiale – in ogni ordine e grado, nelle sue istituzioni e strutture – al sovvertimento della sua divina costituzione. Il nuovo Catechismo, il nuovo Codice di Diritto Canonico, la nuova Messa, i nuovi Sacramenti, l’insegnamento nei Seminari e nelle Università, la predicazione nelle parrocchie, l’azione dell’associazionismo cattolico, la vita religiosa nei Conventi e nei Monasteri: tutto è stato manomesso e rimodellato secondo il paradigma conciliare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Per questo motivo, come l’autorità del Papa non può essere usata per distruggere il Papato, così l’autorità magisteriale di un Concilio non può essere dolosamente usata per distruggere la Chiesa. Esso perde ipso facto la propria autorità, dal momento che ne capovolge la ratio, ossia il fine ultimo. Il mio rifiuto del Concilio è dunque motivato proprio dal fatto che questo Concilio contraddice il Magistero infallibile e tutti i precedenti venti Concili ecumenici.

8. Si dice che Lei voglia realizzare una Chiesa parallela, un po’ come fece monsignor Lefebvre. Che programmi ha per il futuro?

Mons. Lefebvre non ha mai voluto realizzare una chiesa parallela, ma anzi egli ha sempre testimoniato la propria fedeltà all’unica Chiesa di Cristo e al Papato. L’Arcivescovo Lefebvre ha continuato a fare ciò che come Vescovo faceva fino a prima del Concilio: è la “chiesa conciliare” che ha cambiato la dottrina, la morale, la liturgia, la disciplina. Egli ha continuato a ordinare sacerdoti, a dare loro una formazione tradizionale, ad assicurare la celebrazione della Messa apostolica.

Oggi, cinquant’anni dopo, il piano eversivo denunciato da Lefebvre è ancora più evidente e le risposte che erano valide allora oggi richiedono un nuovo approccio. Nonostante fosse evidente che i Papi come Paolo VI o Giovanni Paolo II erano modernisti, era impensabile ipotizzare una loro volontà esplicita di distruggere la Chiesa. Oggi Bergoglio ha dissipato ogni dubbio e si mostra come un inimicusEcclesiæ ferocemente determinato a realizzare il compito assegnatogli e che egli stesso si era prefisso.

Sono persuaso che la mia azione – e quella di ogni pastore che abbia a cuore le anime che gli sono affidate – debba oggi essere più vasta e vada rivolta non solo alle giovani vocazioni, ma anche al “recupero” dei tanti buoni sacerdoti e religiosi – oltre beninteso che dei fedeli laici – che comprendono la gravissima crisi innescata dal Concilio. In tempi di guerra, per così dire, occorre unire e arruolare chiunque sia in grado di combattere, anche se non ha frequentato l’accademia militare. Tutte queste anime che amano il Signore possono essere accompagnate con carità a riabbracciare la Fede Cattolica nella sua integrità e a rifiutare consapevolmente la rivoluzione conciliare e le sue nefaste conseguenze.

Fondare una chiesa parallela è il sogno di tutti gli eresiarchi: un vero Cattolico, a maggior ragione se Vescovo, rimane nell’unica Chiesa e continua a servirla anche se fosse l’unico rimasto a farlo. Io cerco di fare e predicare quello che la Chiesa ha sempre fatto e insegnato, perché questo è ciò che ho giurato solennemente e che il Signore mi comanda. D’altra parte, oggi nessun Cattolico onesto può più negare che la Gerarchia si sia totalmente venduta ai potenti del mondo, e che il suo tradimento sia di scandalo anche a chi non è credente.

9. Quale può essere la risposta davanti a questa rottura?

Stiamo attraversando un periodo di gravissima crisi nella Chiesa e nella società. Le autorità di tutte le istituzioni sono oggi espressione dell’élite globalista e obbediscono a poteri sovranazionali. Assistiamo ad una spaccatura profonda e quasi incolmabile tra chi governa – lo Stato come la Chiesa – e i cittadini o i fedeli. Diciamo che è venuto meno da un lato il patto sociale che sta alla base del riconoscimento dell’autorità dello Stato, e dall’altro il vincolo di obbedienza a Cristo da parte di coloro che nella Chiesa esercitano l’autorità. In pratica, i governanti dello Stato si sono ribellati a Cristo Re e gli esponenti della Gerarchia cattolica si sono ribellati a Cristo Pontefice: la loro autorità è usurpata. Occorre risanare questa ferita restituendo a Cristo la Sua Signoria universale.

10. Papa Francesco in questi anni di tensioni ha mai alzato il telefono per chiamarla, oppure le ha mai mandato lettere o messaggi per interposta persona?

Non ho mai ricevuto comunicazioni private di alcun tipo da Bergoglio (né da alcuna autorità vaticana). In pubblico, il Gesuita Argentino non si è fatto scrupoli ad insultarmi e a calunniarmi. In un’intervista con Valentina Alazraki per l’emittente messicana Televisa (qui), Bergoglio ha pubblicamente mentito, negando il colloquio avuto con me il 23 giugno 2013. È giunto perfino ad affermare in modo ossessivo di non sapere nulla di McCarrick:

«Di McCarrick non sapevo nulla, naturalmente, nulla. L’ho detto diverse volte, non sapevo nulla, non ne avevo idea. E quando [Viganò] dice che mi ha parlato quel giorno, che è venuto… e io non mi ricordo se mi ha parlato di questo, se è vero o no. Non ne ho idea! Voi sapete che io di McCarrick non sapevo nulla, altrimenti non avrei taciuto.»

Non posso non menzionare il ricorso di Bergoglio alla calunnia, in un atteggiamento che tradisce un animo vile e disposto a screditare l’onestà dell’interlocutore anziché confutare le sue accuse.

Ciò avvenne dopo la pubblicazione della mia testimonianza di ritorno dal viaggio in Irlanda, quando Bergoglio disse ai giornalisti presenti:

«Leggete voi, attentamente, il comunicato [di Viganò] e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parla da sé stesso, e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni. È un atto di fiducia: quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò. Ma vorrei che la vostra maturità professionale faccia questo lavoro: vi farà bene, davvero. Va bene così».

Un anno dopo, rispondendo alla vaticanista messicana Alazraki, ritornò sull’argomento:

«Questo caso di Viganò, non avevo letto tutta la lettera, l’ho vista un po’ … e già so che cos’è, e ho preso una decisione: confido nell’onestà dei giornalisti. E vi ho detto: “Guardate, qui avete tutto, studiate e traete voi le conclusioni”. E questo avete fatto, perché il lavoro l’avete fatto voi, e in questo caso è stato fantastico. Ho fatto molta attenzione a non dire cose che non erano lì ma poi le ha dette, tre o quattro mesi dopo, un giudice di Milano quando lo ha condannato. […] Ho taciuto, perché avrei dovuto gettare fango. Che siano i giornalisti a scoprirlo. E voi l’avete scoperto, avete trovato tutto quel mondo. È stato un silenzio basato sulla fiducia in voi, giornalisti. Non solo, ma vi ho anche detto: “Tenete, studiatelo, è tutto”. E il risultato è stato buono, meglio che se mi fossi messo a spiegare, a difendermi. Voi giudicate prove alla mano».

Bergoglio cercò di farmi passare per disonesto e ladro, facendo riferimento alle mie dolorose e personali vicende famigliari, che vedevano coinvolto mio fratello sacerdote (colpito da un ictus e manipolato da avvocati spregiudicati), nei cui confronti non ho voluto infierire impugnando un’ingiusta sentenza, preferendo seguire il comando evangelico (Mt 5, 40). Le accuse contro di mefurono ampiamente sconfessate da tutti i miei fratelli e dall’evidenza dei fatti (qui ).

Com’è tipico della natura dei tiranni, Bergoglio nutre nei miei confronti un odio implacabile, non solo per quello che ho rivelato sul suo conto, ma anche e soprattutto per quello che posso ancora rivelare. Con la scomunica egli ha voluto in qualche modo condannarmi a morte, ma la verità non può essere uccisa.

Si è capito che Bergoglio non vuole risolvere la crisi di cui è artefice: vuole renderla irreversibile, perché il suo scopo è di creare divisione: divide et impera.

11. Lei ha accusato Papa Francesco di avere ignorato le voci relative all’omosessualità e agli abusi su minori del cardinale McCarrick, poi condannato per pedofilia, ridotto allo stato laicale ed espulso dal collegio cardinalizio. Il Vaticano si è mosso solo nel 2017 dopo una accusa ritenuta credibile. Perché prima non lo ha fatto? Che prove concrete c’erano?

Come Delegato per le Rappresentanze Pontificie trattai io stesso il caso McCarrick e sin da allora ne chiesi la destituzione dal Cardinalato. I miei diretti Superiori sono responsabili del non aver tenuto nel debito conto il mio giudizio basato su testimonianze incontrovertibili. Ovviamente a qualcuno in Segreteria di Stato l’operato di McCarrick faceva comodo, ad iniziare dalle somme ingentissime raccolte tramite la Papal Fundation che il Cardinale aveva costituito negli Stati Uniti. Ricordo bene un commento che mi fece l’allora mons. Sandri con il quale ho condiviso il medesimo ufficio per undici anni come segretari del Sostituto: «Ma questo McCarrick è sempre qui!» Divenuto poi Sostituto, fu proprio a mons. Sandri che consegnai il mio Appunto su McCarrick, ma l’ambizione e le prospettive di avanzamenti di carriera lo indussero a tacere e insabbiare gli scandali. Il fatto che mi abbia più volte espresso la sua pessima opinione su Bergoglio – «Quell’uomo è un pazzo!» – non gli ha impedito di rendersi comunque suo complice.

Bergoglio deve a McCarrick la sua “elezione”: lo dichiarò lo stesso McCarrick nel corso di una conferenza alla Villanova University dove l’11 Ottobre 2013 affermò d’aver favorito l’elezione di Jorge Mario Bergoglio durante le Congregazioni Generali previe al Conclave tenutesi pochi mesi prima, e di averne parlato con «a very influential Italian gentleman» (qui) che gli avrebbe confidato come nell’arco di un quinquennio il nuovo Papa avrebbe “riformato” – ossia rivoluzionato – la Chiesa.

McCarrick aveva anche forti entrature con esponenti del Partito Democratico e un’assidua frequentazione con la Casa Bianca durante l’Amministrazione Obama-Biden, ma anche con i precedenti Presidenti. McCarrick fu coinvolto, ad esempio, a nome del governo americano nelle trattative con gli Ayatollah iraniani per lo sviluppo delle armi nucleari.

Non basta: McCarrick collaborò strettamente con l’allora Chief of Staff della Casa Bianca, Denis McDonough, nella gestione della Alliance for Prosperity voluta dal presidente Obama, la quale nel solo 2014 – con la parvenza di un’azione umanitaria – favorì la tratta di 65mila bambini non accompagnati, trasferiti negli Stati Uniti attraverso la frontiera del Messico, come ha rivelato lo stenografo della Casa Bianca Mike McCormick.

Infine, Bergoglio si avvalse di McCarrick anche per l’Accordo segreto sino-vaticano, fortissimamente voluto tanto dai Gesuiti quanto dall’establishment democratico.

L’azione eclatante di Bergoglio con la degradazione dal Cardinalato e la dimissione dallo stato clericale sono servite a salvare la “reputazione” di Bergoglio. Ma queste sanzioni non furono decise dopo un giusto processo: ai testimoni non è stata data l’opportunità di fare i nomi dei complici e il giudice non ha potuto imporre alcun risarcimento per le vittime, perché Bergoglio si è arrogato il diritto di definire res judicata la causa, senza divulgare il decreto ufficiale, che pure è un atto pubblico. La misura amministrativa decisa da Bergoglio doveva nascondere la rete di complicità che lo vede coinvolto in prima persona, e così è stato.

Il motivo per cui il Vaticano si è mosso solo nel febbraio del 2019 (ossia sei mesi dopo la pubblicazione del mio Memoriale) è che lo scandalo non era più gestibile, nonostante i crimini di McCarrick fossero noti da decenni. Il paradosso si è avuto con la pubblicazione il 10 novembre 2020 di un corposo Report su McCarrick stilato dall’avvocato Jeffrey Lena e costato milioni alla Santa Sede, nel quale si giunge ad attribuire falsamente a me la responsabilità del mancato tempestivo avviamento di un procedimento canonico contro McCarrick (qui).

12. Come Vescovo e pastore di anime, vuole lasciare un messaggio ai nostri lettori?

La Sacra Scrittura ci mette in guardia sul regno dell’Anticristo che negli ultimi tempi verrà instaurato in tutto il mondo e sul ruolo del Falso Profeta nel manipolare le masse. È difficile non vedere la preparazione di tutto questo nell’ideologia globalista che incarna il progetto sinarchico della Massoneria e nel totale asservimento ad esso dei vertici della chiesa bergogliana. E qui non stiamo parlando di questioni astruse, ma dei fondamenti stessi della Fede cattolica: l’unicità della Chiesa come strumento di salvezza, la sua missione per la conversione delle anime a Dio, la necessità di restaurare la Regalità sociale di Cristo come unico presidio contro ogni tirannide, temporale e spirituale.

Prima della seconda venuta di Nostro Signore la Chiesa, che è il Suo Corpo Mistico, deve attraversare la sua Passio in una feroce persecuzione: ce lo dice chiaramente la Sacra Scrittura, in particolare il libro dell’Apocalisse di San Giovanni. Questo ci deve far comprendere l’importanza di rendere testimonianza a Cristo e di denunciare i falsi profeti che cercano di persuaderci a scendere a patti con il mondo.

fonte Exsurge Domine

13 Agosto 2024



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