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Tradizionalisti contro progressisti. Frà Leone




di Frà Leone da Bagnoregio
Si fa un gran parlare di due opposte fazioni che si contendono la scena ecclesiale. Come due tifoserie o due tribù l’una contro l’altra armata. Tradizionalisti contro progressisti. E debbo dirvi che ultimamente mi sento un po’ a disagio a discutere negli ambienti ecclesiastici, si sente strisciare un pensiero che sembra, quasi una specie di acquiescenza se non teologica, ma almeno pratica al modernismo. Se in ambienti della “chiesa conciliare” ci sono sacerdoti che aprono gli occhi, negli ambienti “tradizionalisti” pare il contrario, incomincia a diffondersi il pensiero che in fondo in fondo il modernismo sia, in effetti, un’eresia di secondo ordine.

Preso atto che le autorità della “chiesa conciliare” per la gran parte, pongono in essere apertis verbis dottrine, fatti ed atteggiamenti tipicamente modernisti o di sapore modernista, non si ha neppure più il coraggio di contrastare queste dottrine e questi fatti in modo specifico.


Si da assodato che il modernismo sia un po’ l’errore dei fratelli che si sbagliano o che esagerano su certe posizioni, ma che in fondo condividono la dottrina cattolica in molti punti.


Prima di analizzare cosa sia l’eresia modernista seguendo l’enciclica di San Pio X Pascendi e gli altri atti pontifici di sanzione e condanna, ci si consenta di formulare alcune considerazioni o aspetti che ci paiono attinenti e confacenti alla comprensione degli errori dottrinali del modernismo.


Per certi aspetti la dottrina modernista ha molte analogie con l’eresia giansenista. Ci vollero più condanne, più provvedimenti e bolle pontificie per distruggerla o perlomeno limitarla drasticamente, ma il suo spirito continuò ad aleggiare negli ambienti ecclesiastici per lungo tempo.


Il metodo comune in entrambe le eresie era quella di un “silenzio ossequioso” alle disposizioni pontificie. I modernisti chinavano il capo provvisoriamente, pronti a rialzarlo ogni qualvolta l’occasione era favorevole ai loro intenti. Così scriveva San Pio X: “E così essi operano scientemente e volentemente; sì perché è loro regola che l’autorità debba essere spinta, non rovesciata; si perché hanno bisogno di non uscire dalla cerchia della Chiesa per poter cangiare a poco a poco la coscienza collettiva”.
Il subdolo sotterfugio fu però smascherato dai pontefici con la Bolla Ad sacram beati Petri sedem, e Vineam Domini, almeno per i giansenisti perché lo palesarono apertamente.


Per il modernismo le cose andarono diversamente, non ci fu continuità sistematica nella condanna.
Il modernismo fu condannato solo da San Pio X e in modo più blando da Pio XII con l’enciclica Humani Generis. Questa poca assiduità da parte dei Sommi Pontefici permise il diffondersi dell’errore tra i sacerdoti che furono poi promossi alle alte cariche della Chiesa.


Il modernismo prima di essere un’eresia è un’anti ontologia, è un errore filosofico che attacca l’Ente, è la filosofia del sentimento, dell’immanenza e della fenomenologia, che distrugge o vuole distruggere il principio metafisico della realtà e della conoscenza. Se le scienze naturali sono ancelle della filosofia, per i modernisti le scienze devono essere anti filosofiche e anti teologiche. Secondo la filosofia tradizionale le scienze naturali non fanno altro che confortare gli assunti ontologici e l’esistenza di Dio, infatti, l’autore della natura è anche l’autore della vita.


Trasponendo il concetto in ambito teologico non ci può essere contraddizione tra teologia o Rivelazione e scienze naturali, perché l’autore di entrambi è sempre e solo Dio. L’autore della vita è pure l’autore della fede. Se un errore è grave in ambito filosofico diventa letale trasposto in ambito teologico. Per i modernisti ci può essere contraddizione, anzi quasi ci deve essere contraddizione, la religione è rilegata all’interno della coscienza umana.


San Pio X nella mirabile enciclica “Pascendi Dominici gregis” incomincia con l’analizzare i modernisti in abito filosofico. La conoscenza di Dio tramite la ragione punto di partenza di ogni metafisica, viene posta in disparte ed ecco apparire la conoscenza tramite il sentimento: “Dunque il sentimento religioso, che per vitale immanenza si sprigiona dai nascondigli della subcoscienza, è il germe di tutta la religione, ed è insieme la ragione di quanto fu e sarà per essere in qualsivoglia religione”.


La conoscenza che nella filosofia cristiana secondo il metodo tomista, prende origine dal rivelabile, cioè quei concetti che la ragione umana riesce a conoscere con la luce dell’intelletto, diventano un semplice sentimento e questo sentimento cerca di conoscere Dio.


La parte teologica non si discosta molto dalla parte filosofica, il credere si rifà nuovamente al sentimento religioso e all’esperienza individuale: “Nel sentimento religioso, si deve riconoscere quasi una certa intuizione del cuore, la quale mette l’uomo in contatto immediato con la realtà stessa di Dio e gli infonde una tale persuasione dell’esistenza di Lui e della sua azione sia dentro sia fuori dall’uomo, da sorpassare di gran lunga ogni convincimento scientifico”.


I dogmi diventano quindi solo dei simboli e a cui fare riferimento e che possono mutare con il passare dei tempi.


Veniamo, quindi, a cosa conduce questo nuovo ordine a cui fare riferimento: “Qui giova subito notare che, posta questa dottrina dell’esperienza unitamente all’altra del simbolismo, ogni religione, sia pure quella degli idolatri, deve ritenersi siccome vera. Perché, infatti, non sarà possibile che tali esperienze s’incontrino in ogni religione? E che si siano, di fatto, incontrate non pochi lo pretendono. E con qual diritto modernisti negheranno la verità ad un’esperienza affermata da un mussulmano? Con qual diritto rivendicheranno esperienze vere pei soli cattolici”?


E’ quello che ormai chiaramente si evince con il nuovo corso ecumenico scaturito dal Vaticano II!
Così continua San Pio X: “Ed, infatti i modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente altri apertissimamente, che tutte le religioni son vere. E che non possano sentire altrimenti, è cosa manifesta”.


Papa Sarto ha già visto le conseguenze: “Tutt’al più, nel conflitto fra diverse religioni, i modernisti potranno sostenere che la cattolica ha più di verità perché più vivente, e merita con più ragione il titolo di cristiana, perché risponde più pienamente alle origini del cristianesimo”.


Sembra di sentire riecheggiare le parole dei teologi conciliari e di chi dovrebbe detenere la suprema autorità della Chiesa.


Veniamo, quindi, al campo politico: “Ma non basta alla scuola dei modernisti che lo Stato sia separato dalla Chiesa. Come la fede, quanto agli elementi fenomenici, deve sottostare alla scienza, così nelle cose temporali la Chiesa ha da assoggettarsi allo Stato”.


Più avanti l’enciclica entra nel dettaglio sul pensiero modernista in capo politico: “Nei tempi che corrono il sentimento di libertà è giunto al suo pieno sviluppo. Nello stato civile la pubblica coscienza ha voluto un regime popolare. Ma la coscienza dell’uomo, come la vita, è una sola. Se dunque l‘autorità della Chiesa non vuol suscitare e mantenere una guerra intestina nelle coscienze umane, uopo è che si pieghi anch’essa a forme democratiche; tanto più che, a negarvisi, lo sfacelo sarebbe imminente. È da pazzo il credere che possa aversi un regresso nel sentimento di libertà quale domina al presente. Stretto e rinchiuso con violenza strariperà più potente, distruggendo insieme la religione e la Chiesa”.


Per quanto riguarda l’autorità ecclesiastica, questa deve piegarsi alle esigenze del mondo moderno: “In generale vogliono ammonita la Chiesa che, poiché il fine della potestà ecclesiastica è tutto spirituale, disdice ogni esterno apparato di magnificenza con che essa si circonda agli occhi delle moltitudini. Nel che non riflettono che se la religione è essenzialmente spirituale non è tuttavia ristretta al solo spirito; e che l’onore tributato all’autorità ridonda su Gesù Cristo che ne fu istitutore”.


Ed ecco il pauperismo che ora va in voga con Il nuovo corso dettato prima da Paolo VI e Giovanni Paolo II ed ora particolarmente da Francesco!


Il modernista vuole tutto riformare, si parla ora di cambiare ulteriormente le istituzioni ecclesiastiche ritenute ormai troppo obsolete, e tutto questo lo si è imposto e lo si vuole imporre perché questo cambiamento è voluto dallo Spirito Santo uno spirito “carismatico” pervade, infatti l’animo dei modernisti.


La Curia Romana e le varie istituzioni furono già sconvolte da Paolo VI e da Giovanni Paolo II, ora Francesco pretende di cambiare ancora di più, sempre più radicalmente verso un modello democratico e verso una “comunione ecclesiale” non ben definita, questi intenti erano già stati enucleati dai modernisti al tempo di San Pio X e il papa li riconobbe e riconobbe il loro intento: “Strepitano a gran voce perché il regime ecclesiastico debba essere rinnovato per ogni verso, ma specialmente pel disciplinare e il dogmatico. Perciò pretendono che dentro e fuori si debba accordare colla coscienza moderna, che tutta è volta a democrazia; perché dicono doversi nel governo dar la sua parte al clero inferiore e perfino al laicato, e decentrare, Ci si passi la parola, l’autorità troppo riunita e ristretta nel centro. Le Congregazioni romane si devono svecchiare … Chiedono che il clero ritorni all’antica umiltà e povertà, ma lo vogliono di mente e di opere consenziente coi precetti del modernismo”.


E’ evidente che queste dottrine ed il modo di comportarsi di queste persone permeati pervasi e completamente immersi nel modernismo, in un mondo oppresso dal consumismo e vittima del materialismo parlare del soprannaturale del trascendente, dei diritti di Dio e della sottomissione dell’uomo a Dio sono realtà fuori dalla umana comprensione della cultura contemporanea dove tutto è pervaso di democratismo e libertà individuale i modernisti hanno il plauso delle masse. Si veda oggi quanto successo riscuote Francesco con i suoi gesti e le sue esternazioni.


Veniamo ora alla definizione del modernismo in quanto eresia, papa San Pio X così afferma: “Ora, se quasi di un solo sguardo abbracciamo l’intero sistema, niuno si stupirà ove Noi lo definiamo, affermando esser esso la sintesi di tutte le eresie. Certo, se taluno si fosse proposto di concentrare quasi il succo ed il sangue di quanti errori circa la fede furono sinora asseriti, non avrebbe mai potuto riuscire a far meglio di quel che hanno fatto i modernisti. Questi anzi tanto più oltre si spinsero che, come già osservammo, non pure il cattolicesimo ma ogni qualsiasi religione hanno distrutta. Così si spiegano i plausi dei razionalisti: perciò coloro, che fra i razionalisti parlano più franco ed aperto, si rallegrano di non avere alleati più efficaci dei modernisti”.


Si comprendono, quindi, alla luce dell’enciclica che condanna il modernismo, certe affermazioni tipiche della “chiesa contemporanea”, come “il non abbiate paura” ora tanto in voga, circa certe adunate della gioventù, poste in essere per esaltare l’uomo, circa certi scritti di Giovanni Paolo II e ora di Francesco in cui si esprime il concetto che l’uomo porta a Dio, ecco cosa scriveva nella “Pascedi” San Pio X: “Dunque di legittima conseguenza inferiamo che Dio e l’uomo sono la stessa cosa; e perciò il panteismo. Finalmente pari è la conseguenza che si trae dalla loro decantata distinzione fra la scienza e la fede. L’oggetto della scienza lo pongono essi nella realtà del conoscibile; quel lo della fede nella realtà dell’inconoscibile. Orbene l’inconoscibile è tale per la totale mancanza di proporzione fra l’oggetto e la mente. Ma questa mancanza di proporzione, secondo gli stessi modernisti, non potrà mai esser tolta. Dunque l’inconoscibile resterà sempre inconoscibile tanto pel credente quanto pel filosofo. Dunque, se si avrà una religione, questa sarà della realtà dell’inconoscibile”.


Commentando gli errori del modernismo si è ricostruito passo passo il Vaticano II! Si sono ricostruiti ben cinque “pontificati”!


Come è possibile allora cercare un compromesso con questi nemici acerrimi della religione cattolica?
Come è possibile credere ancora che ci sia buona fede da chi è il sostenitore di tali errori ed eresie.
Se si trattasse di cercare il compromesso con il luteranesimo o il calvinismo da parte dei cosiddetti “tradizionalisti” ci si strapperebbe le vesti si farebbero barricate, non si comprende perché il modernismo è considerato un’eresia minore, forse perché con il suo “silenzio ossequioso” è riuscito ad impadronirsi dei Palazzi Apostolici, delle diocesi, delle università cattoliche e di ogni altra istituzione.
La Chiesa è occupata dai modernisti.


Jacques Ploncad d’Assac, lo aveva già scritto circa una trentina di anni or sono: si sono costruite speranze totalmente umane, ma non soprannaturali.


Questo articolo non è esauriente per comprendere la complessità e la struttura del modernismo, sia storico che ne è la radice, sia contemporaneo che ne è la conseguenza e la degenerazione, ma il fatto grave è che si continui anche oggi dopo i disastri a prendere sottogamba il problema, non ci si rende conto della gravità dell’eresia modernista.


Sembra quasi che non sia da considerarsi modernismo quanto fanno e dicono certe gerarchie conciliari, ma un errore passeggero.


Il Signore ci illumini.

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