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Scuola: africani spiegano ai bimbi come mettersi in contatto con gli spiriti dei defunti



Riceviamo e pubblichiamo

I quotidiani dei giorni scorsi hanno riportato la notizia che, nella Scuola primaria di Mocasina, le mamme degli alunni di una prima elementare hanno protestato perché tenute all’oscuro del progetto avviato nella classe. Presentandosi come Romilda, “la strega sincretica interculturale”, Ramona Parenzan ha fatto invocare gli spiriti e distribuito amuleti e pozioni magiche agli ignari allievi. I fatti sono emersi quando le mamme hanno cominciato a parlarsi scoprendo che come i loro anche gli altri bambini erano turbati dalle storie lette o dal fatto che erano stati invocati gli spiriti.

Gli effetti delle pratiche magiche non si sono fatte attendere. Nei giorni successivi le mamme hanno raccontato di fatti sconcertanti accaduti ai loro figli: epistassi nasali, agitazione e disturbi del sonno. Vale la pena ricordare che l’inquietante progetto “strega” rientra nei cosiddetti progetti extracurriculari della scuola primaria, vale a dire ad una sorta di offerta formativa “integrativa” non obbligatoria (durante queste lezioni bambini si possono infatti ritirare da scuola) dettata dalla sensibilità, o meglio, dalle propensioni delle insegnanti e del dirigente scolastico.

Non è un mistero che la stragrande maggioranza delle insegnanti e dei digirenti sia politicamente e ideologicamente orientato. La prova è insita nei medesimi progetti. La totalità dei progetti extracurriculari della scuola pubblica non vertono su argomenti di religiosità popolare o di identità e cultura italica, ma guarda caso si occupano unicamente di ecologismo, di multiculturalismo e come della scuola di Mocasina, di paganesimo.

Un altro caso di progetto (questa volta dal nome Olinda) travestito da offerta formativa è andato in scena presso la scuola primaria Vittorio Locchi di Dossobuono (Verona) dove a insaputa dei genitori, degli africani hanno spiegato ai bambini della terza i riti tribali per mettesi in contatto con gli spiriti dei defunti. Se questa è la scuola pubblica, la vigilanza da parte dei genitori è quanto meno doveroso.

Gianni Toffali – Verona

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