Entriamo in questo mese di Febbraio nel tempo di settuagesima Per noi che seguiamo la liturgia tradizionale il richiamo alla penitenza e a una preghiera sempre più profonda e sincera
inizierà già nel tempo di Settuagesima, con la Domenica 12 Febbraio.Che proseguirà col tempo sacro della Quaresima, il 1 Marzo, Mercoledì delle Ceneri.
Siamo chiamati alla conversione, ad una continua conversione, non riponendo più la speranza in noi stessi e nelle nostre opere, ma unicamente in Dio e nella Sua Grazia.
Proprio per questo siamo chiamati ad accogliere la Grazia di Dio. Il Tempo di Settuagesima abbraccia la durata delle tre settimane che precedono immediatamente la Quaresima e costituisce una delle parti principali dell'Anno Liturgico. È suddiviso in tre sezioni ebdomadarie, di cui solamente la prima porta il nome di Settuagesima; la seconda si chiama Sessagesima; la terza Quinquagesima.
È chiaro che questi nomi esprimono una relazione numerica come la parola Quadragesima, donde deriva la parola Quaresima. La parola Quadragesima sta ad indicare la serie dei quaranta giorni che dobbiamo attraversare per arrivare alla festa di Pasqua. Le parole Quinquagesima, Sessagesima e Settuagesima ci fanno quasi vedere tale solennità in un lontano ancora più prolungato; però non è meno importante il grande oggetto che comincia ad assillare la santa Chiesa, la quale lo propone ai suoi figli quale mèta verso cui devono ormai tendere tutti i loro desideri e tutti i loro sforzi.
Orbene, la festa di Pasqua esige per preparazione quaranta giorni di raccoglimento e di penitenza. È il tempo più propizio, il mezzo più potente che adopera la Chiesa per ravvivare nel cuore e nello spirito dei fedeli il sentimento della loro vocazione. Nel loro più alto interesse, essi non devono lasciar passare questo periodo di grazie, senz'averne approfittato per il rinnovamento dell'intera loro vita. Perciò conveniva disporli a questo tempo di salute, ch'è di per se stesso una preparazione, affinché, spegnendosi a poco a poco nei loro cuori i rumori del mondo, fossero più attenti al grave monito che la Chiesa farà loro, imponendo la cenere sul capo.
Nell’enciclica “Mediator Dei” sulla divina liturgia, Papa Pio XII, di cui si è appena ricordato il cinquantesimo della morte, così si esprime:
<>“Nei giorni della Settuagesima e della Quaresima, la Chiesa nostra Madre moltiplica le sue cure perché ognuno di noi si renda diligentemente conto delle sue miserie, sia attivamente incitato alla emendazione dei costumi, e detesti in modo particolare i peccati cancellandoli con la preghiera e la penitenza; giacché l’assidua preghiera e la penitenza dei peccati commessi ci ottengono l’aiuto divino, senza il quale è inutile e sterile ogni opera nostra.” (Mediator Dei, n. 132).
Un grande richiamo ad una vita interiore autentica.
Sarebbe un’illusione pericolosa, molto pericolosa, cercare una bella liturgia, una “bella” Messa, ben celebrata e ben cantata, una interessante predicazione... e poi fermarsi lì. Molti hanno fatto così, più attratti da un fatto estetico, che mossi da una vera ricerca di Dio, e si sono presto stancati.
C'è ben altro in gioco!
La nostra conversione, la nostra santificazione... ”attivamente” domandata e cercata.
Allora sì (se ci sono le giuste disposizioni, se c'è una vera domanda di Dio) che la liturgia tradizionale comunica tutta la sua vera, profonda, interiore bellezza.
Sempre Pio XII nella Mediator Dei, al n° 20 richiama a questa serietà:
<><>“Ma l’elemento essenziale del culto deve essere quello interno; è necessario, difatti, vivere sempre nel Cristo, tutto a Lui dedicarsi affinché in Lui, con Lui e per Lui si dia gloria al Padre. La sacra Liturgia richiede che questi due elementi(culto esterno e interno) siano intimamente congiunti; ciò che essa non si stanca mai di ripetere ogni qualvolta prescrive un atto esterno di culto. Così, per esempio, a proposito del digiuno ci esorta: “Affinché ciò che la nostra osservanza professa esteriormente, si operi di fatto nel nostro interno” (Missale Rom. Secreta, feriae V post Dom. II Quadrag.). Diversamente la religione diventa un formalismo senza fondamento e senza contenuto” (...).
<>
E al numero 22 così si esprime:
“Deve, quindi, essere ben noto a tutti che non si può degnamente onorare Dio se l’anima non si rivolge al conseguimento della perfezione della vita, e che il culto reso a Dio dalla Chiesa in unione col suo Capo divino ha la massima efficacia di santificazione”.
...meditiamo queste parole e Buona Quaresima!
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