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Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe Domenica 08 gennaio

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Lettura del Vangelo secondo Luca (2,42-52)
Quando Gesù ebbe dodici anni,essendo essi ascesi a Gerusalemme secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Da qualche ora la Chiesa ha rivissuto il grande mistero dell'incarnazione del Cristo venuto sulla terra per la salvezza di ogni uomo.Si è Manifestato ai Gentili, Gesù si è presentato a noi con la dolcezza e la tenerezza di un bimbo, nella semplicità e nella povertà. Il mondo si è fermato e si è inchinato ad adorarlo.La festa di questa domenica ci presenta la vita della Santa Famiglia di Nazaret, dalla quale ogni famiglia cristiana può e deve prendere esempio per vivere nell'amore, nella gioia e nella speranza di incontrare il Cristo.
la Sacra Famiglia di Nazareth composta da Maria, “la prescelta fra tutte le creature a diventare la corredentrice dell’umanità”; dal giusto Giuseppe che, avvisato dall’angelo della futura maternità voluta da Dio, non ripudiò la sua sposa; e da Gesù, il Divino Bambino.La Chiesa ci invita dunque a contemplare la Vergine Maria che accudisce amorevolmente Gesù Bambino nella loro casetta di Nazareth, San Giuseppe assorbito dal lavoro nella sua bottega, e i due genitori, insieme, intenti ad allevare il Redentore; figure certamente eccezionali, ma dotate di caratteristiche umane per cui alle prese, come ogni essere umano, con le problematiche di ogni famiglia.
Ricordando la Famiglia di Nazareth, famiglia santa per eccellenza perché in essa era presente Gesù, il Santo, come aveva detto l'arcangelo Gabriele a Maria nella annunciazione (Lc 1,35). La famiglia è un dono sacro di Dio; dono che risale alle origini della stessa stirpe umana. Ogni famiglia cristiana deve prendere esempio dalla Santa Famiglia per vivere nell'amore, nella fede e nella speranza.


In primo luogo il Vangelo annota che anche la Santa Famiglia ha dovuto affrontare delusioni e incomprensioni. L'incarnazione del Figlio di Dio non le ha risparmiato il difficile cammino dei rapporti umani. Giuseppe e Maria assomigliano a molti genitori che devono mettersi ansiosamente alla ricerca per i propri figli.
─ In un secondo momento il testo evangelico presenta Gesù che compiere passi decisivi verso la maturità umana. E nota che la sua maturità è integrale. Non si può, infatti, crescere in età senza avanzare nella crescita spirituale. La saggezza e la grazia non si sono opposti il lui. E non possono opporsi nello sviluppo evolutivo dei figli di questo tempo attuale.
─ Il racconto della perdita di Gesù nel tempio è strettamente legato al racconto della sua passione e morte. In entrambi i casi Gesù rimane "perduto" per tre giorni. In entrambi i casi è “ritrovato” mentre spiega la Scrittura: in primo luogo alla sua famiglia e poi ai discepoli di Emmaus. E così Gesù deve essere sempre incontrato.
Al momento dell'incontro di Gesù nel tempio il Vangelo riferisce alcune domande e risposte tra Maria e Gesù.
─ «Figlio, perché ci hai fatto questo?» Maria si pone un interrogativo serio. Non riesce a capire suo figlio. Questa è la domanda che molti credenti hanno spesso e spesso rivolgono a Dio. La preghiera è, tra le altre cose, cercare di conoscere i disegni del Signore sulla nostra vita.
─ «Perché mi cercavate?». Alla domanda i Maria Gesù risponde con questa prima domanda. La ricerca è un tipico atteggiamento dei credenti. Ma chi cerca Dio deve spesso prendere in considerazione le ragioni ultime della sua ricerca
─ «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Gesù svela la sua obbedienza senza riserve al Padre. L’espressione volutamente generica le «cose» del Padre mio» indicano la totalità. Casa, interessi, desideri, volontà, progetti; tutto è per Dio, con Lui e in Lui. Questa domanda retorica di Gesù è rivolta a tutti coloro che credono di conoscerlo. Gesù confessa che la legge di Dio è la sua casa e che la casa di Dio è la Sua legge. Questa è la sua vocazione e la sua missione. «Egli – scrive Origene – professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio»

Nazareth evoca la terra di Maria, la Madre di Gesù, la Vergine di Nazareth, la patria, il luogo di origine delle persone più amate di Dio.

Nazareth richiama il seno materno, il grembo verginale di Maria,il bacio del cielo.
Nazareth è stato il luogo dove il Verbo si fece carne nel silenzio della notte, della discrezione e del mistero.

Nazareth è stata la casa, il focolare, la scuola di Gesù, il Figlio di Maria, il Verbo fatto carne.

Nazareth fu il testimone dei giorni nascosti del tempo anonimo, degli anni intimi della vita di Gesù, di Maria e di Giuseppe.

Nazareth è stata la luce per non perire nella routine, o nel tedio della monotonia o dell’inerzia. E’ insegnamento per non affondare nel baratro di una vita grigia e quotidiana.
Nazareth è stata la scuola di semplicità e di umiltà.

A Nazareth Dio si lasciò allevare, allattare al seno, educare; e l’ha fatto proprio nel suo Figlio Gesù.
A Nazareth modellò il suo cuore di uomo al calore dell'amore di sua Madre.
A Nazareth Gesù ha imparato da sua Madre che non poteva essere spenta la luce perché sarebbe stato poi difficile accenderla di nuovo; che la lampada doveva esser messa sul candelabro per poter illuminare tutta la casa.
A Nazareth dalla propria Madre ha appreso che non si può mettere un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.
A Nazareth, alla scuola di Maria, Gesù imparò l'effetto del lievito, del sale, del fermento del vino nuovo in otri vecchi.
A Nazareth, Gesù, guardando a Maria e Giuseppe, ha imparato a essere un artigiano responsabile.
Nazareth ha dato identità al Figlio di Maria, la donna di Nazareth. Egli fu chiamato Gesù di Nazareth, il figlio di Giuseppe il carpentiere di Nazareth.
Nazareth deve essere il punto di riferimento dei cristiani, perché è il luogo dove ci viene insegnato come si vivere insieme in famiglia, in comunità; a crescere come persone, a maturare nelle relazioni, a progredire nella grazia e nella conoscenza delle realtà umane, dal punto di vista di coloro che hanno visto tutto in modo trascendente.
Nazareth ci insegna a valutare le cose secondo Dio, sull’esempio di Maria e Gesù, che hanno risposto, docili, al volere divino con parole simili: “Avvenga di me quello che hai detto”. “Si compia in me la tua parola”.

Nazareth è il segreto di giorni operosi, del tempo sociale, degli itinerari di solidarietà, della predicazione coerente, della sensibilità intima. Lì Gesù vide come la chioccia covava i suoi pulcini, o come il pastore guidava il suo gregge. Da Nazareth Gesù ha preso le immagini delle sue parabole.

Nazareth, piccolo villaggio della Galilea e luogo della vita della Santa Famiglia rappresenti l'intera vita di ogni discepolo per accoglie, custodisce e far crescere il Signore nel proprio cuore e nella propria esistenza.

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