Il Papa meno carismatico della storia umana - questo - ormai parla così tanto che non si sa neanche se riprendere le sue dichiarazioni. In giugno disse che, in Bolivia, avrebbe masticato foglie di cocaina: qualche giornale snobbò, ma lo disse davvero. Ieri invece dichiarava che i conventi che lavorano come alberghi dovrebbero pagare le tasse: immaginate se l'avesse detto quando nel 2013 ci si scannava sull'argomento. Però l'ha detto: «Se i conventi sono alberghi, allora paghino le tasse», a metà tra una rivoluzione e un'ovvietà. Come al solito non sarà né l'una né l'altra cosa: molti conventi - lo informiamo - sono alberghi e non pagano le tasse, stop: (Roma Ostello del Sacro Cuore una camera doppia Euro 98:00 camera singola 56:50 alla faccia di San Giovanni Bosco che lo volle per accogliere la gioventù bisognosa) vogliamo prenderne atto? La risposta è no. Da lustri si sciorinano asserzioni lapalissiane («se si viola la legge, bisogna intervenire») e poi si continua come prima, perché mancano strumenti, controlli, denunce, persino moduli. E se ne fregano tutti: anzi, a dire il vero - sondaggi alla mano - il popolino non se ne frega per niente, ma poi la diplomazia vaticana accomoda tutto e la classe politica non si sporca le mani. Non lo fece Berlusconi, non lo fece Prodi, non l'ha fatto Monti, mentre Renzi&Padoan hanno esteso anche alle scuole paritarie e alle cliniche convenzionate (della Chiesa) l'esenzione da Imu e Tasi. Intanto il Papa parla, dichiara. Oggi, forse, Bruno Vespa non piangerebbe più: se il Papa gli telefonasse a Porta a Porta, farebbe rispondere che è occupato.
di Filippo Facci
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