Carissimi amici e lettori,
noi tutti, anche se con sincero e onesto dispiacere, abbiamo la chiara
consapevolezza delle pesantezze e ferite che da 60 anni stanno
facendo soffrire la Chiesa, corpo mistico di Cristo. In essa, si sono susseguite tante, troppe liti e guerre; a volte le più assurde, che hanno portato a decisioni affrettate o peggio ancora degne di scandalo, come la rimozione dal loro servizio pastorale di vescovi buoni e di sacerdoti giusti.
E’ triste dover constatare che molte di queste azioni si sono concretizzate negli
ultimi dodici anni di vita della Chiesa, realizzando in modo negativo, quello che
mai nel tempo passato, era stato messo in atto in così breve lasso di tempo.
Il male peggiore, è stato detto spesso, è dentro la Chiesa, e non già nelle persecuzioni esterne, e noi tutti ne siamo un po’ complici.
Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che, come aveva preannunciato il Signore Gesù, non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Tuttavia, quelle prove, malgrado le sofferenze che hanno provocato o provocano al presente, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa.
Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l'integrità del corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto.
Ieri, il Santo Padre Leone XIV veniva da molti acclamato; oggi, dopo il discorso fatto ai rappresentanti di altre confessioni cristiane e di altre religioni, dove li esorta ad un impegno comune, libero da condizionamenti ideologici e politici, per la pace nel mondo, viene condannato da certi cattolici solo di facciata, che sono abbagliati da pizzi e merletti, e ormai da anni vivono fuori dalla stessa comunione
con la Chiesa e il romano pontefice. Dove si trovavano costoro negli immediati anni post-concilio? Oggi, costoro non vogliono rendersi conto che il Papa ha ereditato una situazione di Chiesa molto sofferente, con vaste “zone” di ristagno e
sotto certi profili, in una condizione di decadenza che non vorremmo definire irreversibile, perché altrimenti verrebbe vanificata la verità che la Chiesa è di Cristo, e lui può tutto, anche guarirla.
Tuttavia, nessuno, tantomeno il Papa, possono agire in modo violento e imprudente, semplicemente facendo una inversione a "U" in autostrada; sarebbe un macello!
Occorre prudenza, sapienza, buon senso e soprattutto fede, per non creare maggior danno di quanto ne sia già stato fatto.
La Chiesa carissimi amici, ha molti meccanismi inceppati da troppo tempo; ognuno fa ciò che vuole e sembra di vivere un interminabile incubo.
Le vipere, tenteranno di difendere la loro postazione, e già si sono messe all’opera, saltando nel giro di pochi giorni sul carro del nuovo pontefice.
Toccare o rimuovere in tempi brevi eserciti di prelati, che hanno spesso mutato la curia romana o gli ambienti di governo e guida della Chiesa in una associazione clericale a delinquere di stampo mafioso, sarebbe imprudente e pericoloso.
Quindi, qualsiasi cambiamento richiede attenta riflessione, prudenza e
tempo.
Il Santo Padre, che stiamo constatando essere uomo di Dio, pieno di fede e di Spirito Santo, cercherà di fare chiarezza e prenderà sicuramente le giuste decisioni.
Il suo predecessore, ha agito in base ai suoi princìpi e convinzioni, ma non possiamo tacere il fatto che molte di queste scelte si sono rivelate improvvide, con tanto di giudizio negativo che viene da dentro e da fuori la Chiesa. Spesso, quelle persone che stiamo ancora vedendo in certe postazioni, sono ricattabili e controllabili da un sistema ormai perverso e pervertitore, quindi gestibili e all’occorrenza utilizzabili per fare del male al prossimo e diffondere le metastasi del male in tutto il corpo ecclesiale.
Il livello della formazione dei sacerdoti si è abbassato negli ultimi anni
a livelli penosi.
Gli ordini religiosi si sono rilassati e se ne vedono di tutti i colori: sigarette, gel sui capelli, utilizzo di jeans, t-shirt e altri abiti secolari (persino quando s'amministrano i Sacramenti!); l'abito religioso utilizzato raramente e in modo sconveniente, discorsi mondani in refettorio, visione di programmi televisivi indecenti, lusso e sfarzo nell'arredamento di certi conventi, disobbedienza ai superiori, intere conferenze episcopali disobbedienti al Papa, accettazione di dottrine eretiche (come lo sono il negare la Risurrezione di Cristo, la presenza
reale, la perpetua verginità della Madonna, l'esistenza del purgatorio,
l'eternità dell'inferno, l'immoralità del divorzio e dell'aborto, ecc.),celebrazione della Santa Messa in maniera indecorosa, poca preghiera, poco spirito di penitenza e mortificazione, poca carità fraterna, ecc. Insomma, verrebbe da dire un fallimento praticamente totale!
Cari lettori, non lo nascondo; il discorso che Leone XIV ha rivolto ai rappresentanti di altre chiese mi ha un po’ rattristato. Anch’io speravo in un cambio di rotta immediato su certi pronunciamenti fatti in un passato recente, ma non si può voler tutto e subito; sarebbe contro producente.
In questo Anno Giubilare, la Chiesa ha un nuovo Pontefice che ci invita a cambiare sguardo, a vegliare su noi stessi, ad essere intelligenti, ad avere la sapienza del cuore e una fede cristiforme “che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6).
Ci invita ad essere veri discepoli del Signore, pietre vive della Chiesa, uomini e donne di silenzio interiore, di ascolto, di preghiera e di carità. Ci sta ben equipaggiando, e di conseguenza saremo in grado di riconoscere e camminare sulle vie del bene: essa – la via del bene – presuppone l’inversione di rotta prudente, fatta in sicurezza e con un cambiamento reale di stile di vita.
Ancora, presuppone l’abbandono dell’individualismo egoista e predatorio, dell’idolatria del denaro e del potere, e chiede la ricerca responsabile del primato del bene comune, del bene di tutti, a partire dai più poveri, dai più fragili.
Leone XIV non è un mago; lui tiene in mano la ferula, non la
bacchetta magica.
Cercherà di fare, e sicuramente farà bene, ma non potrà fare più di quello che è nelle sue possibilità per questa Chiesa, se noi non ci mettiamo a lavorare con lui anzitutto con la preghiera.
Il Santo vescovo e dottore della Chiesa Ambrogio, la definì «casta meretrix».
Dio benedica il Romano Pontefice, visto che in questa condizione di disastro sarà messo a dura prova.
Però, dinanzi a una situazione disperata come la nostra, averci provato anche senza riuscirci, costituirà già merito di grazia e salvezza.

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