Carissimi amici e lettori,
In questo articolo, che arriva direttamente dal covo di don Bastiano, cercherà di analizzare e condividere con voi alcune sue riflessioni su papato e politica. A voi tutti buona lettura e condivisione!
Si sente dire spesso che la Chiesa con i suoi papi ha sempre fatto politica. È vero non si può negare, ma nemmeno la trovo una cosa tanto negativa. Quello che oltremodo trovo divertente è il fatto di valutare l'elezione di un papa e il suo pontificato con le categorie politiche.
Questa riflessione, che già avevo fatto per conto mio, mi è stata sorprendentemente confermata da un personaggio politico appartenente ad uno schieramento molto lontano, e spesso anche in antitesi, alla Chiesa cattolica.
Nella trasmissione televisiva di Giovanni Floris "DiMartedì" andata in onda nei giorni scorsi, è stato ospite Fausto Bertinotti ex segretario del partito comunista, che ha detto esattamente quello su cui riflettevo anch'io, ecco le sue parole:
«secondo me la politica troppe volte trascura l'elemento spirituale, nel senso che tende a leggere la dinamica interna alla religione, in questo caso al cattolicesimo, secondo i canoni della politica, cioè quelli che lei conosce, e quindi applica [i concetti] "destra-sinistra", "conservatore-reazionario", che sono delle categorie non solo grossolane, [ma] fuorvianti, perché non consentono di andare alla radice del messaggio cristiano di cui la Chiesa è così fortemente portatrice.»
Il senso di queste parole, come dice lo stesso Bertinotti più avanti nell'intervista, è riferito alla decadenza e alla disgregazione della società e della politica, contrapposta alla solidità e alla potenza della Chiesa ad essere, o quantomeno ad apparire come "comunità" che unisce sotto un'unica bandiera (la fede) e aggrega schiere numerose di fedeli. A mio modesto parere ritengo questo discorso con i dovuti distinguo, perfettamente calzante.
Valutare ciò che accade nella Chiesa con i canoni o le procedure tipiche della politica depaupera la Chiesa e il messaggio stesso del vangelo di cui essa è promotrice. Questa operazione adombra la missione della Chiesa fino a farla sparire dietro le concezioni umane e i giochi di potere. E' vero che in tempi passati la Chiesa soprattutto in Europa, aveva un ruolo fortemente politico legato a giochi di potere, ma lo scacchiere geopolitico e le dinamiche internazionali dei tempi passati erano molto diverse rispetto ad oggi. Lo stato della Chiesa si muoveva in uno scenario che oggi è mutato, e il suo regno era spesso al pari di tanti altri regni, ma questo non deve influenzare la nostra visione su ciò che è oggi la Chiesa. Tutto questo appartiene ormai ai libri di storia e pur influenzando non identifica in tutto il ruolo profondo della Chiesa del terzo millennio.
Il fatto di aver eletto un papa statunitense viene riletto da molti giornalisti come un'operazione politica di contrasto nei confronti dell'attuale presidente USA Donald Trump. Ma la medesima cosa si diceva, con grandi similitudini, nei confronti di Giovanni Paolo II in relazione al comunismo, o di Francesco nei confronti delle politiche migratorie. Cosa si sarebbe detto se dalla loggia centrale fosse uscito il card. Pizzaballa? Probabilmente che era stato eletto il patriarca latino di Gerusalemme per dare un segno forte nel conflitto israelo-palestinese.
Ma forse questa volta la Chiesa ha pensato un po' più a sé stessa, scegliendo un nome che come al solito e come era prevedibile, non era stato preso in seria considerazione quasi da nessuno. Il fatto che sia statunitense alla fin dei conti può dire tutto o niente.
La Chiesa non sceglie in maniera democratica il suo capo, tantomeno lo sceglie secondo gli schieramenti destra-sinistra di cui giustamente parla Bertinotti. La Chiesa oltremodo non può essere divisa così alla spicciola in progressisti e conservatori perché, pur entrando nelle questioni politiche e sociali, non è affatto guidata da ideologie di stampo politico, semmai è guidata da ideologie teologiche che a volte possono essere rilette come ideologie politiche, ma che di politico hanno poco o nulla.
Emblematici in questo discorso furono le accuse mosse da una certa politica fra gli anni '90 e i gli anni 2000 nei confronti di Giovanni Paolo II, del card. Camillo Ruini e successivamente anche di Benedetto XVI in merito al caso del fine vita, dell'aborto e dell'approvazione dei "PACS" e dei "DICO" per il riconoscimento delle coppie omosessuali. Si accusava la Chiesa di far politica, quando invece non faceva altro che intervenire su argomenti che coinvolgono la morale cattolica di cui il papa e i suoi collaboratori sono chiamati per loro natura ad esserne difensori. Se difendere la vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica, se difendere la famiglia naturale significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica, se difendere la dignità umana o i diritti dei lavoratori significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica.
Cercare però di leggere le dinamiche interne della Chiesa e le sue relative scelte, in chiave sempre e solo politica rischia di portare fuori strada, e questo è dimostrato dal modo con cui i media hanno gestito la comunicazione intorno al conclave. Quasi la totalità dei giornalisti hanno fatto pronostici sui possibili papabili dando addirittura ipotetiche percentuali. Alcune testate giornalistiche hanno perfino dato dei titoli del tipo: "Parolin sale, Zuppi scende" come se ci fossero dei sondaggi fra il popolo elettore. Peccato però che a questi "giornalai" sfugge un particolare di non poco conto, ovvero che non è il popolo a scegliere il proprio capo spirituale. Un atteggiamento questo che fa ridere i polli e che tradisce la volontà di ricevere solo facili "click" sui loro titoli.
Il Vaticano è si uno stato, ma non si può ridurre l'opera di tutta la Chiesa al governo del singolo stato Vaticano, perché la Chiesa è tutt'altro, è un opera spirituale, ha delle logiche spirituali che si possono condividere o no, ma soprattutto la sua influenza non è circoscritta a dei confini nazionali. Se non consideriamo questo aspetto non si comprenderà mai il potere della Chiesa, che trascende il potere politico. Tale potere infatti rimarrebbe anche nel caso in cui (ed è già avvenuto) la Chiesa venisse privata totalmente del potere temporale come avvenuto dopo la presa di Roma del 1870. In quel periodo la Chiesa aveva perduto il potere temporale, ma non certo quello spirituale che continuava ad esercitare pienamente sulle coscienze dei fedeli cattolici.
La Chiesa va guardata da un'altra prospettiva, che è quella soprannaturale, come organo non solo di un governo inserito nello scacchiere politico internazionale, ma come promotrice di valori religiosi prima ancora che culturali. Valori che hanno dimostrato la loro efficacia sia in ambito sociale che in ambito politico, valori che spesso sono stati accolti e inseriti nei piani politici degli stati.
La Chiesa è questo: un faro nella notte che irradia una luce non propria ma divina, che non può essere spenta nemmeno dagli scandali provenienti dai suoi stessi membri. A questo proposito sant'Ambrogio definiva la Chiesa "casta meretrix" ovvero una casta prostituta, o come interpretano altri "santa e meretrice", ma questo non significa che il suo messaggio non sia valido, al contrario, è valido proprio perché i suoi primi destinatari sono coloro che ne fanno parte in quanto battezzati.
Quando la Chiesa parla di difesa della vita, di diritti dei lavoratori, di giustizia o di verità, lo fa in riferimento al vangelo, e non ad una vaga ideologia umana o politica, e se questo è interpretato come un'ingerenza della Chiesa nella vita politica di uno stato, significa non conoscere o non aver capito nulla del vangelo di Cristo.
In conclusione sembra evidente che pur trattando temi di carattere politico, il modo di agire della Chiesa non può essere in alcun modo interpretato e circoscritto all'interno dei canoni della politica, perché questo come ampiamente dimostrato, porta fuori strada e pone in una condizione nella quale ci si inganna. In un epoca e in un occidente in cui la spiritualità è stata accantonata, a favore di un fuorviante culto dell'uomo, sembra strano pensare ad un'organizzazione che non sia solo umana e politica. Recuperare la visione di Chiesa come riferimento spirituale aiuterebbe a non cadere in errori di valutazione così grossolani, oltre che a riscoprire la vita interiore come fondamento su cui costruire una società di vera pace e concordia.
In questo articolo, che arriva direttamente dal covo di don Bastiano, cercherà di analizzare e condividere con voi alcune sue riflessioni su papato e politica. A voi tutti buona lettura e condivisione!
Si sente dire spesso che la Chiesa con i suoi papi ha sempre fatto politica. È vero non si può negare, ma nemmeno la trovo una cosa tanto negativa. Quello che oltremodo trovo divertente è il fatto di valutare l'elezione di un papa e il suo pontificato con le categorie politiche.
Questa riflessione, che già avevo fatto per conto mio, mi è stata sorprendentemente confermata da un personaggio politico appartenente ad uno schieramento molto lontano, e spesso anche in antitesi, alla Chiesa cattolica.
Nella trasmissione televisiva di Giovanni Floris "DiMartedì" andata in onda nei giorni scorsi, è stato ospite Fausto Bertinotti ex segretario del partito comunista, che ha detto esattamente quello su cui riflettevo anch'io, ecco le sue parole:
«secondo me la politica troppe volte trascura l'elemento spirituale, nel senso che tende a leggere la dinamica interna alla religione, in questo caso al cattolicesimo, secondo i canoni della politica, cioè quelli che lei conosce, e quindi applica [i concetti] "destra-sinistra", "conservatore-reazionario", che sono delle categorie non solo grossolane, [ma] fuorvianti, perché non consentono di andare alla radice del messaggio cristiano di cui la Chiesa è così fortemente portatrice.»
Il senso di queste parole, come dice lo stesso Bertinotti più avanti nell'intervista, è riferito alla decadenza e alla disgregazione della società e della politica, contrapposta alla solidità e alla potenza della Chiesa ad essere, o quantomeno ad apparire come "comunità" che unisce sotto un'unica bandiera (la fede) e aggrega schiere numerose di fedeli. A mio modesto parere ritengo questo discorso con i dovuti distinguo, perfettamente calzante.
Valutare ciò che accade nella Chiesa con i canoni o le procedure tipiche della politica depaupera la Chiesa e il messaggio stesso del vangelo di cui essa è promotrice. Questa operazione adombra la missione della Chiesa fino a farla sparire dietro le concezioni umane e i giochi di potere. E' vero che in tempi passati la Chiesa soprattutto in Europa, aveva un ruolo fortemente politico legato a giochi di potere, ma lo scacchiere geopolitico e le dinamiche internazionali dei tempi passati erano molto diverse rispetto ad oggi. Lo stato della Chiesa si muoveva in uno scenario che oggi è mutato, e il suo regno era spesso al pari di tanti altri regni, ma questo non deve influenzare la nostra visione su ciò che è oggi la Chiesa. Tutto questo appartiene ormai ai libri di storia e pur influenzando non identifica in tutto il ruolo profondo della Chiesa del terzo millennio.
Il fatto di aver eletto un papa statunitense viene riletto da molti giornalisti come un'operazione politica di contrasto nei confronti dell'attuale presidente USA Donald Trump. Ma la medesima cosa si diceva, con grandi similitudini, nei confronti di Giovanni Paolo II in relazione al comunismo, o di Francesco nei confronti delle politiche migratorie. Cosa si sarebbe detto se dalla loggia centrale fosse uscito il card. Pizzaballa? Probabilmente che era stato eletto il patriarca latino di Gerusalemme per dare un segno forte nel conflitto israelo-palestinese.
Ma forse questa volta la Chiesa ha pensato un po' più a sé stessa, scegliendo un nome che come al solito e come era prevedibile, non era stato preso in seria considerazione quasi da nessuno. Il fatto che sia statunitense alla fin dei conti può dire tutto o niente.
La Chiesa non sceglie in maniera democratica il suo capo, tantomeno lo sceglie secondo gli schieramenti destra-sinistra di cui giustamente parla Bertinotti. La Chiesa oltremodo non può essere divisa così alla spicciola in progressisti e conservatori perché, pur entrando nelle questioni politiche e sociali, non è affatto guidata da ideologie di stampo politico, semmai è guidata da ideologie teologiche che a volte possono essere rilette come ideologie politiche, ma che di politico hanno poco o nulla.
Emblematici in questo discorso furono le accuse mosse da una certa politica fra gli anni '90 e i gli anni 2000 nei confronti di Giovanni Paolo II, del card. Camillo Ruini e successivamente anche di Benedetto XVI in merito al caso del fine vita, dell'aborto e dell'approvazione dei "PACS" e dei "DICO" per il riconoscimento delle coppie omosessuali. Si accusava la Chiesa di far politica, quando invece non faceva altro che intervenire su argomenti che coinvolgono la morale cattolica di cui il papa e i suoi collaboratori sono chiamati per loro natura ad esserne difensori. Se difendere la vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica, se difendere la famiglia naturale significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica, se difendere la dignità umana o i diritti dei lavoratori significa far politica, allora si, la Chiesa fa politica.
Cercare però di leggere le dinamiche interne della Chiesa e le sue relative scelte, in chiave sempre e solo politica rischia di portare fuori strada, e questo è dimostrato dal modo con cui i media hanno gestito la comunicazione intorno al conclave. Quasi la totalità dei giornalisti hanno fatto pronostici sui possibili papabili dando addirittura ipotetiche percentuali. Alcune testate giornalistiche hanno perfino dato dei titoli del tipo: "Parolin sale, Zuppi scende" come se ci fossero dei sondaggi fra il popolo elettore. Peccato però che a questi "giornalai" sfugge un particolare di non poco conto, ovvero che non è il popolo a scegliere il proprio capo spirituale. Un atteggiamento questo che fa ridere i polli e che tradisce la volontà di ricevere solo facili "click" sui loro titoli.
Il Vaticano è si uno stato, ma non si può ridurre l'opera di tutta la Chiesa al governo del singolo stato Vaticano, perché la Chiesa è tutt'altro, è un opera spirituale, ha delle logiche spirituali che si possono condividere o no, ma soprattutto la sua influenza non è circoscritta a dei confini nazionali. Se non consideriamo questo aspetto non si comprenderà mai il potere della Chiesa, che trascende il potere politico. Tale potere infatti rimarrebbe anche nel caso in cui (ed è già avvenuto) la Chiesa venisse privata totalmente del potere temporale come avvenuto dopo la presa di Roma del 1870. In quel periodo la Chiesa aveva perduto il potere temporale, ma non certo quello spirituale che continuava ad esercitare pienamente sulle coscienze dei fedeli cattolici.
La Chiesa va guardata da un'altra prospettiva, che è quella soprannaturale, come organo non solo di un governo inserito nello scacchiere politico internazionale, ma come promotrice di valori religiosi prima ancora che culturali. Valori che hanno dimostrato la loro efficacia sia in ambito sociale che in ambito politico, valori che spesso sono stati accolti e inseriti nei piani politici degli stati.
La Chiesa è questo: un faro nella notte che irradia una luce non propria ma divina, che non può essere spenta nemmeno dagli scandali provenienti dai suoi stessi membri. A questo proposito sant'Ambrogio definiva la Chiesa "casta meretrix" ovvero una casta prostituta, o come interpretano altri "santa e meretrice", ma questo non significa che il suo messaggio non sia valido, al contrario, è valido proprio perché i suoi primi destinatari sono coloro che ne fanno parte in quanto battezzati.
Faro del porto antico di Claudio ad Ostia
Campanile di S. Paolo fuori le mura
ispirato al faro del porto antico di Claudio ad Ostia.
L'idea dell'architetto Luigi Poletti era di associarlo
alla figura di S. Paolo definito "luce delle genti".
Quando la Chiesa parla di difesa della vita, di diritti dei lavoratori, di giustizia o di verità, lo fa in riferimento al vangelo, e non ad una vaga ideologia umana o politica, e se questo è interpretato come un'ingerenza della Chiesa nella vita politica di uno stato, significa non conoscere o non aver capito nulla del vangelo di Cristo.
In conclusione sembra evidente che pur trattando temi di carattere politico, il modo di agire della Chiesa non può essere in alcun modo interpretato e circoscritto all'interno dei canoni della politica, perché questo come ampiamente dimostrato, porta fuori strada e pone in una condizione nella quale ci si inganna. In un epoca e in un occidente in cui la spiritualità è stata accantonata, a favore di un fuorviante culto dell'uomo, sembra strano pensare ad un'organizzazione che non sia solo umana e politica. Recuperare la visione di Chiesa come riferimento spirituale aiuterebbe a non cadere in errori di valutazione così grossolani, oltre che a riscoprire la vita interiore come fondamento su cui costruire una società di vera pace e concordia.
don Bastiano del Grillo

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