Nell’Antico Testamento i Profeti erano inviati da Dio per annunziare sciagure e castighi quando Israele abbandonava il monoteismo. Quindi i santi Profeti vetero-testamentari erano “profeti di sventura” per volontà e ordine di Dio.
Carissimi amici e lettori,
purtroppo,una delle caratteristiche della crisi attuale della Chiesa è che diversi papi che si sono susseguiti sul soglio di Pietro hanno contribuito alla sua diffusione, e questo specialmente sostenendo dei teologi modernisti, difendendo essi stessi delle opinioni o compiendo delle azioni inconciliabili con la dottrina cattolica tradizionale, e ponendo degli ostacoli a chi invece cercava di opporsi alla crisi.
Giovanni XXIII(1959-1963) ha dato alla crisi - che già covava da diversi anni - l'occasione di manifestarsi in modo conclamato, convocando il concilio vaticano II. "L'aggiornamento" divenne la parola d'ordine di un sovvertimento senza limiti caratterizzato dall'introduzione dello "spirito del mondo" nella Chiesa. Nel discorso di apertura del Concilio, dopo aver ricordato che la Chiesa non ha mai trascurato di condannare gli errori, disse: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece che imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell'onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, sopratutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi riponendo troppa fiducia nei progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita ». Papa Roncalli diceva anche di opporsi ai « profeti di sventura » e pensava che gli errori sarebbero scomparsi da sé, « come nebbia dissipata dal sole ». L'idea che l'errore possa scomparire da sé, senza che si faccia nulla per reprimerlo, contrasta con la condizione della natura umana, decaduta dopo il peccato originale, e con l'esperienza stessa, come ognuno può constatare, nella società civile come nella Chiesa. Inoltre, è scorretto contrapporre la misericordia e la condanna dell'errore, infatti, se rettamente intesa e praticata in un'ottica medicinale tesa a ricondurre gli erranti sulla retta via e perseverare gli altri dalle deviazioni, è un'opera di misericordia. I fatti stessi, infine, dimostrano che dopo il Concilio Vaticano II gli errori non solo non sono scomparsi, ma si sono moltiplicati e diffusi in modo capillare.
Paolo VI (1963-1978), continuò il Concilio, sostenne nettamente i liberali. Nominò quattro cardinali- Dopfner, Suenens, Lercaro, e Agagianian - moderatori del Concilio. I primi tre erano notoriamente liberali, il quarto più conservatore, ma era una personalità poco incisiva.
Montini ha favorito i liberali moderati e tavolta a frenato i liberali estremisti. Il 7 Dicembre del 65 riassumeva così ciò che era avvenuto al Concilio: «La religione del Dio che si è fatto Uomo s'è incontrata con la religione (perché tale è) dell'uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere; ma non è avvenuto. l'antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani ( e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l'attenzione del nostro sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell'uomo ».
Che cosa c'è di male in questa dichiarazione ? La si paragoni con ciò che San Pio X diceva nella sua prima enciclica: «Occorre che con ogni mezzo e fatica facciamo sparire radicalmente l'enorme e detestabile scelleratezza, tutta proprietà del nostro tempo, la sostituzione cioè dell'uomo a Dio ».
Da dove proviene l'idea di essere «cultori dell'uomo »? La massoneria, che ha tra i suoi scopi la distruzione della Chiesa cattolica, del papato, ha sempre preconizzato il culto dell'uomo. Le parole di Paolo VI a chiusura del Vaticano II hanno favorito l'introduzione di questa ideologia nella Chiesa.
Giovanni Paolo II (1978-2005) Provvisto di un temperamento più forte di Paolo VI, è stato più fermo su alcuni punti. Ma, sotto altri aspetti, ha perseguito in modo ancora più deciso la via delle innovazioni, dicendo e facendo delle cose che fino al Vaticano II probabilmente sarebbero state qualificate come sospette di eresia.
Per esempio: il 29 maggio 1982, ha recitato il Credo con il fasullo arcivescovo anglicano, Runcie, nella cattedrale di Canterbury; poi ha dato la benedizione con lui. Per comprendere la gravità di questo gesto, bisogna tener presente che, oltre a essere un esponente di una confessione scismatica, questo prelato anglicano rivestito di tutti i paramenti pontificali non possiede ne la successione apostolica ne la validità degli ordini sacerdotali a causa dell'invalidità delle ordinazioni anglicane.
Ci sono altri esempi ancora peggiori:la cooperazione prestata a dei riti idolatrici. Agosto 1985, Giovanni Paolo II, ha partecipato ad un rito animista in un « bosco sacro » del Togo.Il 2 febbraio 1986, a Bombay, ha ricevuto sulla fronte il Tylak, che simboleggia il terzo occhio di Shiva. Il 5 febbraio, a Madras, ha ricevuto il Vibbuti (ceneri sacre), segno degli adoratori di Shiva e di Vishnu. La cooperazione di Giovanni Paolo II a dei culti idolatri non si è limitata a questi soli casi prosegue con la celebre riunione di Assisi il 27 ottobre 1986. Tutte le religioni del mondo vengono a pregare per la pace ad Assisi , ognuno secondo il proprio rito le chiese di Assisi messe a disposizione di Pagani, eretici e scismatici, addirittura nella Chiesa di San Pietro la statua di Budda fu fatta troneggiare sopra il tabernacolo. Dopo il 1986 questo movimento ecumenico sponsorizzato dalle conferenze episcopali e incoraggiato da Giovanni Paolo II è continuato con gesti spettacolari a sostegno delle false religioni, il 14 maggio 1999, ha pubblicamente baciato il Corano.
Benedetto XVI è stato senza dubbio più favorevole alla tradizione rispetto a Giovanni Paolo II. Ha dato, ad esempio maggiore libertà alla liturgia tradizionale con il suo motuproprio del 7 luglio 2007, nonostante l'opposizione di molti vescovi. Ma, se ha manifestato di avere una certa sensibilità tradizionale, bisogna comunque tener presente che ha ricevuto una formazione intellettuale modernista. Nei libri di teologia che ha scritto da giovane si trovano numerosi affermazioni che lo mostrano. Nel corso dei decenni ha cambiato idea su alcuni punti, evolvendo in senso conservatore, ma l'impianto teologico di fondo è rimasto lo stesso.Inoltre, il suo pontificato è stato caratterizzato dallo sforzo di « salvare » il Concilio, collocandolo nella continuità della tradizione, rispetto alla quale non rappresenterebbe una rottura; ma questa interpretazione non regge all'analisi dei testi e dei fatti.
Benedetto XVI ha compiuto dei gesti altrettanto scandalosi simile al suo predecessore anche se si è dimostrato generalmente più serio.
Alla messa esequiale di Giovanni Paolo II, undici giorni prima della sua ascesa al Santo soglio, il cardinale Ratzinger ha dato la comunione in mano a Roger Schutz, di Taizé, che sapeva essere protestante.
Nella sua prima omelia ha promesso di continuare e di proseguire il dialogo ecumenico di cui Giovanni Paolo II si era fatto promotore.
Quattro mesi dopo l'elezione ha visitato la Sinagoga a Colonia (19 agosto 2005), lasciando intendere, attraverso il gesto stesso e le parole che lo hanno accompagnato, che il culto che vi è tributato sia gradito a Dio .
Il 30 Novembre 2006 si è tolto le scarpe per entrare nella moschea di Istanbul dove, dopo essersi orientato verso La Mecca, si è raccolto alcuni istanti, con le mani incrociati sul ventre.Il suo atteggiamento, così ha lasciato intendere che il culto reso in quella moschea fosse legittimo e gradito a Dio.
Nel 2010 il 14 marzo ha partecipato attivamente al culto luterano domenicale nella comunità evangelica di Roma.
Il 1 maggio 2011 beatificando Giovanni Paolo II, manifesta con questa suo gesto la sua approvazione nell'operato del suo predecessore e proponendolo come modello da seguire a tutta la cristianità; sempre nello stesso anno il 27 ottobre ha celebrato una riunione ecumenica ad Assisi ( in memoria e sulla scia di quella voluta da Giovanni Paolo II nel 1986, 25 anni prima) presentata come la commemorazione e la sua continuazione.
Francesco supera di gran lunga Giovanni XXIII e Paolo VI. Infatti secondo lui il Concilio Vaticano II si è fermato a mezza strada nel dialogo con la modernità e post-modernità. Quindi afferma che sarà lui ad arrivare alle conclusioni estreme. E lo si è visto! Il modernismo ha rivoluzionato la dottrina cristiana anche in campo morale: sì alla comunione ai divorziati risposati (cfr. Esortazione Amoris laetitia,19 marzo 2106), la quale, come ha detto il cardinal Müller, intacca tre sacramenti: il matrimonio, perché praticamente si accetta il divorzio, eliminando l’indissolubilità del matrimonio; la confessione, perché si dovrebbe assolvere sacramentalmente chi non è pentito e continua a vivere in stato di peccato grave; l’Eucarestia, perché si potrebbe dare la Comunione anche ai divorziati cosiddetti risposati che non sono in grazia di Dio.E poi arriva Fiducia Supplicans è l'ennesimo tentativo di riformare la dottrina “Le idee espresse nella dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ rappresentano un allontanamento significativo dall’insegnamento morale cristiano”. “L’amore di Dio per l’uomo non può essere la base per benedire le coppie in convivenza peccaminosa. Dio ama l’uomo, ma lo chiama anche alla perfezione: ‘Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’ (Mt 5,48). L’amore di Dio per l’uomo lo chiama ad allontanarsi dal peccato che distrugge la sua vita. Di conseguenza, la sollecitudine pastorale deve combinare armoniosamente una chiara indicazione dell’inammissibilità di uno stile di vita peccaminoso con l’amore che porta al pentimento”.
Per quanto riguarda le “diaconesse”, la proposta di Francesco lede il sacramento dell’Ordine sacro.
CONCLUSIONE
Da Giovanni XXIII sino a Francesco I ci si è aperti al mondo. Francesco non è l’unico né il primo ad averlo fatto. Le frasi citate sopra ci fanno capire che vi è un filo conduttore, il quale unisce i Papi del Concilio Vaticano II e del post-concilio. L’unica differenza tra di loro è la velocità, che in Francesco I è arrivata al culmine, ma l’apertura alla modernità è comune a tutti i Papi del Concilio e post-concilio.
Tutto ciò ci fa pensare che oramai solo un intervento speciale divino potrà rimettere le cose a posto. Infatti il morbo modernista non solo è penetrato nella Chiesa ma è giunto fino al suo vertice. Ora al di sopra del Papa c’è soltanto Dio e siccome gli artefici della teologia neo-modernista sono stati cinque Papi: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II Benedetto XVI,e Francesco I, solo Dio può fermare la valanga di errori che si è abbattuta sul mondo ecclesiale a partire dal 1959.
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