Alla fine del nostro battesimo il sacerdote ci ha consegnato, nella persona del nostro padrino, una candela accesa dicendo: «Prendi la lampada ardente e custodisci irreprensibile il tuo battesimo: osserva i comandamenti di Dio, affinché quando il Signore verrà alle nozze, tu possa andargli incontro insieme con tutti i Santi nell’aula celeste ed ottenere la vita eterna e vivere nei secoli dei secoli».
Il battesimo caccia via le tenebre del peccato: «Ti esorcizzo, spirito immondo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, perché esca e ti allontani da questo servo di Dio». Da schiavo del demonio a causa del Peccato Originale il bambino rigenerato dal sacramento diventa figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo. Cosa ha operato questa trasformazione? L’infusione della grazia con il suo corteo di virtù infuse e di doni dello Spirito Santo.
«Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore» (Ef 5,8). Questa luce che illumina le tenebre e le caccia via è la fede in Gesù Cristo. La fede è la prima di tutte le virtù perché è lei che ci mostra, che ci rivela, che ci fa conoscere il Dio verso il quale dobbiamo camminare in questa vita e che vuole essere la nostra beatitudine eterna.
San Tommaso nella sua Somma Teologica dopo aver parlato di Dio in se stesso e poi della Creazione passa al ritorno dell’uomo a Dio. Con quale virtù inizia il dettaglio di questo ritorno? Con la virtù di fede.
Che noi vogliamo aprire gli occhi alla fede o chiuderli come lo struzzo, Dio è! E noi, volenti o nolenti, siamo le Sue creature. È un fatto oggettivo. Ecco perché l’Angelico inizia con il primo articolo della prima questione: Utrum objectum fidei sit veritas prima? – L’oggetto della fede è la verità prima?
Notiamo questa parola: Verità prima. Parliamo di causa prima quando consideriamo la Creazione; nominiamo quando all’ordine del mondo, la Sapienza; quando al suo governo, la Provvidenza. Quando consideriamo la fede parliamo di Verità prima ma con un senso molto più profondo, perché non si tratta più delle opere create da Dio, ma del Dio increato nella Sua natura stessa, nella Sua deità. Mistero insondabile offerto dalla fede alle nostre povere intelligenze.
«Niente rientra nella fede, se non in ordine a Dio» prosegue il santo. Per farlo capire prende un paragone: «cioè come la salute è oggetto della medicina, poiché niente è considerato dalla medicina, se non in ordine alla salute». Oggi magari faremo più fatica a capire questo ragionamento, perché così come gli uomini di Chiesa hanno perso il primato esclusivo di Dio nella fede, allo stesso modo chi si occupa di medicina ha perso il primato della salute.
Ma torniamo alla nostra virtù teologale: «La fede di cui parliamo non accetta verità alcuna, se non in quanto è rivelata da Dio; perciò si appoggia alla verità divina come al suo fondamento». E ciò che chiamiamo oggetto formale della fede, cioè la luce sotto la quale guardiamo gli articoli di fede. Li scopriamo sotto l’illuminazione delle verità prima. Ciò che non è rivelato da Dio non entra a far parte della fede.
«Se invece consideriamo materialmente le cose accettate dalla fede, oggetto di questo non è soltanto Dio, ma molte altre cose. Queste però non vengono accettate dalla fede, se non in ordine a Dio: cioè solo in quanto l’uomo viene aiutato nel cammino verso la fruizione di Dio dalle opere di Lui». Quanta sapienza in queste poche righe. Lo scopo della nostra vita, la ragione per la quale Dio Trinità ci ha creato, è per poter fruire di Lui, della sua Vita. Questo sarà la nostra eternità. Ma quest’eternità inizia già quaggiù con la vita di fede: «Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è» (1 Gv 3,2). Ma da adesso, grazie alle virtù teologali, «diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina» (2 Pt 4,4).
Questa contemplazione era l’opera dei certosini come viene descritto in questo articolo. Ma era anche ciò che faceva il vecchio parrocchiano del Curato d’Ars che passava ora davanti al Tabernacolo senza dire niente: «Lui mi guarda e io Lo guardo». Il disprezzo di chi occupa la Sede di Pietro per ogni tipo di vita contemplativa è ora palese. Non è neanche necessario descrivere la sua voglia di distruggere ciò che rimane della Chiesa cattolica tramite il camino sinodale. Eppure l’uomo propone e Dio dispone. Noi rimaniamo aggrappati all’ancora della fede nel Dio Trinità. Approfondiamo l’oggetto della fede con san Tommaso durante quest’anno in modo di farla trionfare nella nostra vita ed intorno a noi. Stat Crux dum volvitur orbis.
Ad Jesum per Mariam, ad maiorem Dei gloriam.
Il battesimo caccia via le tenebre del peccato: «Ti esorcizzo, spirito immondo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, perché esca e ti allontani da questo servo di Dio». Da schiavo del demonio a causa del Peccato Originale il bambino rigenerato dal sacramento diventa figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo. Cosa ha operato questa trasformazione? L’infusione della grazia con il suo corteo di virtù infuse e di doni dello Spirito Santo.
«Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore» (Ef 5,8). Questa luce che illumina le tenebre e le caccia via è la fede in Gesù Cristo. La fede è la prima di tutte le virtù perché è lei che ci mostra, che ci rivela, che ci fa conoscere il Dio verso il quale dobbiamo camminare in questa vita e che vuole essere la nostra beatitudine eterna.
San Tommaso nella sua Somma Teologica dopo aver parlato di Dio in se stesso e poi della Creazione passa al ritorno dell’uomo a Dio. Con quale virtù inizia il dettaglio di questo ritorno? Con la virtù di fede.
Che noi vogliamo aprire gli occhi alla fede o chiuderli come lo struzzo, Dio è! E noi, volenti o nolenti, siamo le Sue creature. È un fatto oggettivo. Ecco perché l’Angelico inizia con il primo articolo della prima questione: Utrum objectum fidei sit veritas prima? – L’oggetto della fede è la verità prima?
Notiamo questa parola: Verità prima. Parliamo di causa prima quando consideriamo la Creazione; nominiamo quando all’ordine del mondo, la Sapienza; quando al suo governo, la Provvidenza. Quando consideriamo la fede parliamo di Verità prima ma con un senso molto più profondo, perché non si tratta più delle opere create da Dio, ma del Dio increato nella Sua natura stessa, nella Sua deità. Mistero insondabile offerto dalla fede alle nostre povere intelligenze.
«Niente rientra nella fede, se non in ordine a Dio» prosegue il santo. Per farlo capire prende un paragone: «cioè come la salute è oggetto della medicina, poiché niente è considerato dalla medicina, se non in ordine alla salute». Oggi magari faremo più fatica a capire questo ragionamento, perché così come gli uomini di Chiesa hanno perso il primato esclusivo di Dio nella fede, allo stesso modo chi si occupa di medicina ha perso il primato della salute.
Ma torniamo alla nostra virtù teologale: «La fede di cui parliamo non accetta verità alcuna, se non in quanto è rivelata da Dio; perciò si appoggia alla verità divina come al suo fondamento». E ciò che chiamiamo oggetto formale della fede, cioè la luce sotto la quale guardiamo gli articoli di fede. Li scopriamo sotto l’illuminazione delle verità prima. Ciò che non è rivelato da Dio non entra a far parte della fede.
«Se invece consideriamo materialmente le cose accettate dalla fede, oggetto di questo non è soltanto Dio, ma molte altre cose. Queste però non vengono accettate dalla fede, se non in ordine a Dio: cioè solo in quanto l’uomo viene aiutato nel cammino verso la fruizione di Dio dalle opere di Lui». Quanta sapienza in queste poche righe. Lo scopo della nostra vita, la ragione per la quale Dio Trinità ci ha creato, è per poter fruire di Lui, della sua Vita. Questo sarà la nostra eternità. Ma quest’eternità inizia già quaggiù con la vita di fede: «Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è» (1 Gv 3,2). Ma da adesso, grazie alle virtù teologali, «diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina» (2 Pt 4,4).
Questa contemplazione era l’opera dei certosini come viene descritto in questo articolo. Ma era anche ciò che faceva il vecchio parrocchiano del Curato d’Ars che passava ora davanti al Tabernacolo senza dire niente: «Lui mi guarda e io Lo guardo». Il disprezzo di chi occupa la Sede di Pietro per ogni tipo di vita contemplativa è ora palese. Non è neanche necessario descrivere la sua voglia di distruggere ciò che rimane della Chiesa cattolica tramite il camino sinodale. Eppure l’uomo propone e Dio dispone. Noi rimaniamo aggrappati all’ancora della fede nel Dio Trinità. Approfondiamo l’oggetto della fede con san Tommaso durante quest’anno in modo di farla trionfare nella nostra vita ed intorno a noi. Stat Crux dum volvitur orbis.
Ad Jesum per Mariam, ad maiorem Dei gloriam.
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