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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Caterina Benincasa

Caterina nacque a Siena il 25 marzo 1347, penultima dei 25 figli di Iacopo di Benincasa, tintore e commerciante in stoffe, e di sua moglie Lapa de’ Piagenti. Fin dall’età di sei anni il suo incontro vitale con Cristo Pontefice si tradusse in un desiderio di unione totale, che le suggerì già a sette anni di formulare, in segreto, il voto di verginità: questa scelta si scontrò ben presto con i progetti matrimoniali che la famiglia pochi anni dopo, secondo l’uso del tempo, cominciò ad avanzare a suo riguardo. Per rendere stabile il proprio impegno di vita Caterina si associò alle Sorelle della Penitenza di san Domenico, ramo laicale dell’Ordine dei Predicatori, unendo alla vita di preghiera e al servizio in famiglia l’impegno di assistenza a poveri, ammalati e carcerati. I problemi della sua città sollecitarono così la sua sensibilità e la sua iniziativa, che si allargarono ben presto alle città vicine e alla complessa situazione della Chiesa del tempo. I conflitti tra famiglie, le fazios...

Il Santo del Giorno "San Pietro da Verona"

Carissimi amici e lettori, oggi la Santa Madre Chiesa, fa memoria di un grande Santo Pietro da Verona (c. 1205-1252)  nacque da genitori vicini al catarismo, cioè l’eresia che egli combatterà lungo tutta la sua vita, operando numerose conversioni. E tra i santi più raffigurati per le circostanze del suo martirio.Si convertì alla fede cattolica da bambino, imparando a recitare il Credo a sette anni, e in seguito studiò all’Università di Bologna. In questa città, ancora quindicenne, incontrò Domenico di Guzmán e secondo il Martirologio “ricevette l’abito dallo stesso san Domenico”, fondatore dell’Ordine dei Predicatori ( 8 agosto 1170, 6 agosto 1221). Pietro operò il suo ministero di predicazione in diverse città dell’Italia centro-settentrionale, da Roma a Milano, dove esercitò su mandato dei pontefici per debellare l’eresia catara che vi si era diffusa a macchia d’olio. Nel 1244 venne inviato a Firenze e anche qui riuscì a riportare alla vera fede molte anime che erano cadute nel...

Il Giubileo dei santi

Così fu chiamato l’Anno Santo del 1450 che vide il pellegrinaggio a Roma di personaggi come Rita da Cascia e Giovanni da Capestrano, ma che fu funestato da incidenti e pestilenze di Serena Ravaglioli L’avvenimento di spicco dell’Anno Santo 1450 fu, il 24 maggio, domenica di Pentecoste, la canonizzazione di san Bernardino da Siena, il riformatore francescano morto soltanto sei anni prima a L’Aquila. Alla solenne cerimonia, insieme a moltissimi altri fedeli, parteciparono anche più di tremila frati, venuti a Roma da ogni parte d’Europa, oltre che per la canonizzazione, anche per il capitolo generale dell’Ordine e l’elezione del nuovo vicario generale. I cronisti raccontano che quel giorno la processione dei frati fu così lunga che quando «i primi erano già entrati in San Pietro, gli ultimi non finivano di uscire dal convento sul Campidoglio», e dentro la Basilica la folla era così immensa che «nessuno poteva muoversi isolatamente, ma come l’onda del mare si dovevano muovere tutti insieme...

Papa Borgia e l’Anno Santo

Alessandro VI mise una particolare cura nell’organizzazione logistica e spirituale del Giubileo del 1500 di Serena Ravaglioli La fama di Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, Pontefice dal 1492 al 1503, è prevalentemente legata, in negativo, alla licenziosità dei costumi morali, all’avidità delle pratiche simoniache e alla spregiudicatezza con cui favorì, economicamente e politicamente, i suoi figli, soprattutto il pluriassassino Cesare, detto il Valentino, e la bionda Lucrezia, più volte disinvoltamente vedova. Molto meno rinomata è la sua opera di difensore dell’ortodossia, di riformatore di monasteri e di ordini religiosi, e di promotore di missioni nei Paesi orientali e nel Nuovo Mondo appena scoperto. E ancor meno nota è la sincera devozione con cui praticò e promosse varie forme di pietà e di preghiera. Così per esempio favorì largamente il culto di sant’Anna e della Madonna, facendo ripristinare, fra l’altro, il suono dell’Angelus. Ma è soprattutto l’impegno che profuse nella...

Mons. Carlo Maria Viganò FIRMAMENTUM MEUM

Carissimo lettore, Le Rogazioni - dette anche Litanie - sono giorni di preghiera pubblica per ottenere la fecondità della campagna, la tranquillità delle case, e la santità delle persone, insomma la benedizione di Dio in tutte quante le cose. Ricorrono due volte l’anno: il 25 aprile con nome di Litanie Maggiori e nei tre giorni precedenti l’Ascensione del Signore col nome di Litanie Minori. Durante la processione si cantano le Litanie dei Santi in cui si manifesta la carità della Comunione dei Santi che unisce la Chiesa trionfante, la Chiesa militante e la Chiesa purgante. (A.di J.) Omelia nelle Litanie Maggiori, o Rogazioni Pozzolatico (Firenze) 25 Aprile 2024 Dominus firmamentum meum, et refugium meum, et liberator meus. Il Signore è mia roccia, mia fortezza e mio liberatore. Ps 17, 3 Le Rogazioni riportano molti di noi a tempi remoti, nei quali il 25 Aprile era dedicato alla Benedizione dei campi. Ed era nelle campagne, un tempo nemmeno troppo distanti dalle città, che vedevamo proc...

Il rapporto tra croce e altare nell'antichità cristiana Testimonianze storiche ed archeologiche (II)

Segue;  QUI  la prima parte dell’articolo. Un elemento mobile Nel Vaticanus Reginensis 316, noto anche come Sacramentario Gelasiano, databile al 750 circa, nelle pagine che descrivono il rito del Venerdì Santo, si legge: “hora nona procedunt omnes ad ecclesiam; et ponitur crux super altare”; non è chiaro se sia un resto di riti gerosolimitani o il ritorno della croce, celata durante la quaresima, ma è certo che la croce è messa sull’altare subito dopo l’ingresso; dopo alcune orazioni “ ingrediuntur diaconi in sacrario. Procedunt cum corpore et sanguinis Domini quod ante die remansit, et ponunt super altare. Et venit sacerdos ante altare adorans crucem Domini et osculans” [47] . L’identificazione tra altare e Calvario è palese anche nei suoi aspetti di mistica e didattica eucaristica, non senza analogie col sermone di S. Agostino: “accostatevi a prendere da questo altare con timore e tremore; sappiate riconoscere nel pane ciò che pendette dalla croce e nel calice ciò che sgorgò...

Il rapporto tra croce e altare nell'antichità cristiana Testimonianze storiche ed archeologiche (I)

" da Disputationes Theologicae" Lo studio della liturgia antica, in particolare romana, si scontra fin dal suo delinearsi, con la difficoltà a ricostruire con precisione la disposizione dello spazio presbiterale dei primi otto secoli dell’era cristiana. Non è sempre facile ricostruire con precisione lo spazio absidale e la stessa posizione dell’altare con i relativi arredi pone ancor oggi dei problemi in parte irrisolti. Sappiamo con certezza che in epoca medievale e moderna la prescrizione della presenza della croce in corrispondenza della mensa è raccomandata come fondamentale dai messali e dalla tradizione dei diversi riti. Siamo anche certi che già a partire dai primi secoli del secondo millennio, nelle differenti famiglie liturgiche dell’orbe cristiano, la rappresentazione nello spazio d’altare della croce è ormai generalizzata: la sua presenza ricorda il sacrificio del Venerdì Santo e sottolinea il significato teologico della Messa. Più discussa fra gli studiosi è l’ep...