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La profanazione dell'eucarestia " segni dei tempi"


Carissimi lettori,
Oggi vi proponiamo una lettera ricevuta da un sacerdote italiano e che ben volentieri pubblichiamo.In questi giorni avrete notato quante notizie, si susseguono tramite i mezzi di comunicazione io aggiungerei anche, il tramonto della fede e di una civiltà.In questa pandemia, un silenzio mendace pare essere la caratteristica più dirompente dei nostri vescovi, salvo poche eccezioni, troppo timide e troppo tardive. Ma questo silenzio non è che una “fuga dell’anima”, che trasmuta i pastori in mercenari.
La Santa eucarestia oggi viene profanata  da fedeli  sacerdoti e vescovi senza fede.
(intuajustitia)

Gentilissima redazione di  intuaiustitia,
Mi domando se fino a che la Santa Comunione non si potrà amministrare con il dovuto rispetto, pur riprendendo l'assistenza pubblica alla Santa Messa, non sia necessario non distribuirla.

Se fossimo attenti ai segni dei tempi, come ammonisce il concilio, potremmo interrogarci se la situazione da qualche mese almeno permessa dalla Provvidenza, non sia un richiamo sull'uso e spesso l'abuso del Sacramento, così soventemente maltrattato, e che noi stessi pastori, teologi alla moda e catechisti improvvisati, diciamocelo in esplicita parenesi, non di rado abbiamo addirittura insegnato a maltrattare.

Dalla riforma le Comunioni sacrileghe si sono moltiplicate e non senza una nostra colpevole responsabilità; non solamente infatti abbiamo permesso di, accostarsi alla Comunione, che è e rimane un sacramento dei vivi, da ricevere in stato di grazia, senza premettere ogni volta la confessione sacramentale ma, ridicolizzando l'insegnamento contrario, addirittura abbiamo incoraggiato tale prassi, che, se in via di principio potrebbe anche essere praticabile, purché si perduri in stato di grazia, in pratica (e la teologia morale è una scienza pratica) risulta per lo meno una via pericolosa se non temeraria.

Esteriormente siamo passati dalla proibizione stretta di prendere con mani non consacrate il Corpo benedetto del Signore a tollerare la pretesa nata oltralpe, per chissà quale desiderio di emancipazione da una prassi comunemente accettata, a permetterla ovunque ed in breve persino ad insegnarla come preferibile, tollerando , e non sempre, la pia ricezione del Sacramento direttamente in bocca, quasi fosse un retaggio di visioni sbagliate.
Del pari è stato per la ricezione da fermi, raccolti, in ginocchio con gli altri fedeli ad attendere dal sacerdote l'Ospite divino. Picconate le balaustre si fa oggi come alla posta, e per una curiosa eterogenesi dei fini più individualista, fila indiana e le particole vengono assunte a guisa di una mentina: i più urbani portandola alla bocca tra il pollice e l'indice, molti assumendola direttamente dal palmo. 

Il digiuno eucaristico dalla mezzanotte in meno di una generazione è stato abolito, anzi no: farisaicamente ridotto ad una sola ora: praticamente il tempo di uscire di casa ed ascoltare la messa.

Ma è da ultimo che si è raggiunto il colmo proponendo di ammettere alla Mensa degli angeli anche i pubblici peccatori: "concubini, risposati e pederasti accostatevi senza timore, che l'Apostolo delle genti scherzava ammonendo di non mangiare la propria condanna, ma, si badi, avvicinatevi non dopo una buona confessione onde avere la forza di staccarsi dalle situazioni di peccato; ma per vivere appieno ogni disordine morale, che soddisfi il sentire e la voglia più astrusa".

Al posto di studiare pinze eucaristiche, sparaostie antisettici, e mascherine liturgiche oggi urgerebbe un'analisi seria sulla consapevolezza diffusa di chi si riceva nel Sacramento dell'altare, sul rispetto dovuto a tanto Augusto ospite dell'anima ed allora il virale flagello, che tarda ad allentare la sua dolorosa morsa, non sarà stato del tutto vano...

E.C

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