Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 18 maggio 2020

La Chiesa"una nave senza timoniere".


La storia della Chiesa è fatta di cambiamenti e opposizioni. Anche durante il Concilio Vaticano II, che molte novità introdusse nel mondo cristiano cattolico, come il liberalismo condannato esplicitamente dal pontefice Gregorio XVI e il modernismo - “la sintesi di tutte le eresie” - condannato da Papa san Pio X nella lettera enciclica Pascendi Dominici Gregis. Il cristianesimo liberale, o cattolicesimo liberale, è una corrente religiosa e politica, nata e sviluppatasi nell'Europa del XIX secolo, che mirava a conciliare il pensiero cristiano con i principi liberali di libertà civili e sociali. La corrente liberale ebbe una particolare rilevanza all'interno della Chiesa cattolica. I cattolici liberali furono favorevoli a un'affermazione della libertà di coscienza, di stampa e di associazione, della separazione fra Stato e Chiesa. Lo Stato, secondo Lamennais, doveva essere "indifferente in tema di religione". Le idee proposte non vennero giudicate bene dalla Santa Sede, tanto che nel 1832 papa Gregorio XVI condannò esplicitamente le idee di Lamennais con l'enciclica Mirari vos. Nel 1864 Pio IX riaffermò l'incompatibilità del liberalismo con la pubblicazione del Sillabo (cfr. SILLABO DEGLI ERRORI PUBBLICATO DAL PAPA PIO IX PRESENTAZIONE DI DON CURZIO NITOGLIA). Invece, riguardo all'eresia Modernista o meglio complesso di eresie sorte in seno alla Chiesa al principio del XX secolo sotto l’influsso della filosofia e della critica moderna, con la pretesa di elevare e di salvare la religione e la Chiesa cattolica attraverso un radicale rinnovamento, nella sua enciclica Pascendi, Papa san Pio X osserva che ci sono nella Chiesa molti laici e sacerdoti “i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa”. Il Papa evidenzia che i Modernisti “non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde” e che “nessuna parte risparmiano della cattolica verità, nessuna che non cerchino di contaminare”. Egli continua dicendo che essi “la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”; “posseggono, di regola, la fama di una condotta austera” e “adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione”. Il Modernismo è un ibrido di cattolicismo verbale con un reale razionalismo naturalistico, in base a tre falsi sistemi filosofici:

• Agnosticismo (dal Kantismo), che mette insieme soggettivismo, fenomenismo e relativismo, svalutando la cognizione razionale.

• Immanentismo, per cui la coscienza umana porta in sé virtualmente ogni verità, anche quella divina, che si sviluppa sotto lo stimolo del senso religioso (dalla dottrina di Kant e di Schleiermacher).

• Evoluzionismo radicale, per cui la vera realtà non è l’essere, ma il divenire dentro e fuori dell’uomo (da Hegel e più ancora da Bergson).

Ciò porta alle seguenti conseguenze d’indole religiosa: 

• Impossibilità di dimostrare un Dio personale, distinto dal mondo. 

• La religione e la rivelazione sono un prodotto naturale della nostra sub-coscienza e il dogma ne è l’espressione provvisoria, soggetta a perenne evoluzione. 

• La Bibbia non è un libro divinamente ispirato e però dev’essere studiato criticamente come libro umano, soggetto ad errori. 

• La scienza non ha nulla a che fare con la fede: il critico come tale può negare ciò che ammette come credente. 

• La divinità di Cristo non si ricava dagli Evangeli, ma è frutto della coscienza cristiana. 

• Il valore espiatorio e redentivo della morte di Cristo è opinione di S. Paolo. 

• Cristo non ha istituito la Chiesa né il primato di Pietro, passato poi ai Romani Pontefici: la odierna organizzazione ecclesiastica è la risultante di umane contingenze e può mutarsi continuamente. 

• I Sacramenti furono istituiti dagli Apostoli, che credevano così d’interpretare le istruzioni del Maestro. Questi Sacramenti servono soltanto a tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore sempre benefica. 

• Il dogmatismo rigido della Chiesa romana è inconciliabile con la vera scienza, che è legata all’evoluzione universale e ne segue le sorti.

S. Pio X conclude giustamente che il Modernismo, in forza di questi principi deleteri, conduce all’abolizione di ogni religione e quindi all’Ateismo. La Chiesa ha chiaramente definito nel suo magistero perenne la dottrina cattolica sulla salvezza delle anime. Uno stravolgimento, invece, avviene durante il Concilio Vaticano II, dove si verifica una svolta radicale sulla Chiesa ed il suo ruolo di evangelizzazione. La nuova base dottrinale su cui tali cambiamenti si fondano si può riassumere in una parola: ecumenismo. Il termine ecumenismo designa il movimento, nato in gruppi di non-cattolici nel XIX secolo, che ha per scopo la collaborazione e l’avvicinamento delle diverse confessioni cristiane. Questa corrente giunse nel 1948 alla fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese e gli stessi princìpi hanno condotto in seguito al dialogo interreligioso con le religioni non cristiane. La Chiesa ne prese subito le distanze e Papa Pio XI pubblicò, già nel 1928, l’enciclica Mortalium animos, in cui lo condannava, non soltanto perché inopportuno a causa delle circostanze, ma perché i princìpi a cui faceva appello sono contrari alla fede e alla buona dottrina, poiché inducono la confusione nelle anime ed il relativismo, lasciando credere che ogni religione possa contribuire alla salvezza. Questa enciclica è molto chiara e direi quasi profetica, perché con essa il magistero della Chiesa condanna in anticipo gli errori attuali. Il Concilio Vaticano II ci è stato presentato come una nuova Pentecoste, l’alba di un’espansione della Chiesa, un torrente di audacia e di energia proprio in linea con gli anni ’60. Come diceva Paolo VI chiudendo il Vaticano II il 7 dicembre 1965: “Il suo atteggiamento [del concilio] è stato molto e volutamente ottimista”. La realtà era meno brillante: gli uomini del Concilio avevano una mentalità da sconfitti, da vinti in anticipo. Erano in verità disfattisti, “losers” come si direbbe oggi. I passi da fare sembravano loro troppo grandi perché la loro fede era troppo debole. Avevano già rinunciato alla lotta, non credendo più nella vittoria di Cristo. Come sta avvenendo ancora oggi, perché non credendo più nella grazia, nella potenza di Cristo, nella forza della verità si sono arresi al potere del mondo. "Nel tentativo di soddisfare le esigenze dell'epoca, la Chiesa rischia il pericolo di perdere la sua coraggiosa voce profetica, una voce che il mondo ha bisogno di sentire". “Che Nostro Signore regni". Questo non è impossibile, o altrimenti bisogna dire che la grazia del Santo Sacrificio della Messa non è più la grazia, che Dio non è più Dio, che Nostro Signore Gesù Cristo non è più Nostro Signore Gesù Cristo. Bisogna confidare nella grazia di Nostro Signore, perché Nostro Signore è onnipotente.

Hyldegardis

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