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Il card. Burke: “Pio XII, il Papa della mia infanzia”

Video dei Funerali del Sommo Pontefice Pio XII
Eugenio Pacelli, nato a Roma il 2 marzo 1876, eletto Papa il 2 marzo del 1939 col nome di Pio XII, morto a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958
Eugenio Pacelli, nato a Roma il 2 marzo 1876, eletto Papa il 2 marzo del 1939 col nome di Pio XII, morto a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958
Omelia pronunciata dal Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, nella celebrazione della Santa Messa in memoria di Papa Pio XII, all’altare di San Pietro presso le Grotte Vaticane, sabato 4 ottobre 2014, in prossimità dell’anniversario della morte di Papa Pacelli – il 9 ottobre 1958. Al termine della celebrazione, si è proceduto all’omaggio alla tomba del Venerabile Papa, ove hanno potuto sostare in preghiera i più di cento fedeli presenti.




Sia lodato Gesù Cristo!

Il Venerabile Papa Pio XII è stato il Papa della mia infanzia. La memoria della venerazione che i miei genitori avevano verso la sua persona e il suo magistero è ancora viva. Nonostante che la mia famiglia abitava in una parte rurale e remota dello Stato del Wisconsin negli Stati Uniti, sentivamo la vicinanza del Papa Pio XII quale Pastore della Chiesa universale. Ricordo anche i racconti di soldati americani ricevuti in udienza dal Santo Padre dopo la liberazione di Roma e di un medico che ebbe il privilegio di partecipare all’udienza concessa ad un gruppo di chirurgi statunitensi, il 24 maggio 1956. Raccontando la loro esperienza tutti si commuovevano per il senso della premura personale per ciascuno di loro da parte del Sommo Pontefice, che irradiava la sua intensa comunione con Colui del quale egli era Vicario sulla terra. Il medico ricordava come il Pontefice parlava dell’ospedale quale “Hotel de Dieu” per ricevere, con fede e amore, tutti gli ammalati, e dimostrava con la sua grande presenza e tenerezza le stesse qualità che stava raccomandando ai medici.

In questo giorno, nel quale anticipiamo il cinquantaseiesimo anniversario della morte del Venerabile Pontefice, avvenuta il 9 ottobre 1958, ricordiamo le parole di Papa Paolo VI, in occasione del 25º anniversario dell’inizio del pontificato del Venerabile: “Dovremo ricordare una vita sacerdotale pura, pia, austera, laboriosa, spesso sofferente…. Fu eminentemente il Papa della pace, dei diritti della persona umana, dell’organizzazione ordinata e fraterna dei popoli e delle classi sociali…. E fu un amico del nostro tempo; il dialogo con tutte le forme della vita moderna, mediante il criterio risolutivo nella bontà e nella verità del Vangelo dei problemi presenti, fu da lui sistematicamente aperto ed iniziato” (Cf. Paolo VI, “La eletta figura e l’opera immortale del venerato Pontefice”, Insegnamenti di Paolo VI (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana), vol. 2 (1964), pp. 174-175).


Ispirati dalla santità della sua vita, continuiamo a pregare per la sua beatificazione e canonizzazione, implorando specialmente il Signore di dare il segno della sua volontà, concedendo un miracolo per l’intercessione del Venerabile Papa.

L’odierna celebrazione in memoria del Venerabile Papa Pio XII felicemente coincide con la Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Qualche giorno prima della sua morte il 3 ottobre 1226, San Francesco dettava quello che egli chiedeva ai frati di ricevere come “un ricordo, un’ammonizione, un’esortazione e il mio testamento”. Con poche parole egli descrive l’opera meravigliosa della grazia nella sua vita, che lo aveva convertito da una vita di peccato alla vita in Cristo. Egli racconta come Dio l’ha ispirato, portandolo in mezzo ai lebbrosi, che prima egli trovava tanto ributtanti, dando a lui la grazia di riconoscere il volto di Cristo nel volto dei lebbrosi.

Dal momento della sua conversione è stata sua prassi visitare Cristo nei tabernacoli delle chiese, offrendo la preghiera, che in forma abbreviata è diventata una delle nostre preghiere quotidiane: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, e in tutte le Tue chiese che sono nel mondo, e Ti benediciamo, perché per la Tua santa croce hai redento il mondo”. Con l’umiltà del cuore e con l’illimitata fiducia di chi è spiritualmente innocente, San Francesco è stato sempre più attratto a Cristo. Cristo ha rivelato Dio Padre a San Francesco e gli ha concesso il “riposo”, la pace dell’anima e del cuore con la quale egli ha assunto la croce con Cristo, il “giogo” che, per grazia dei Dio, diventa “dolce”, il “peso” che il Signore rende leggero.

San Francesco scriveva della riverenza che deve essere accordata a Cristo nei testi che contengono la Sua parola, nei luoghi, le chiese e le cappelle dove egli dimora per noi, nei calici e nei lini utilizzati per la celebrazione della Santissima Eucaristia, e infine nel Santissimo Sacramento stesso: “Vorrei sopra ogni altra cosa – scrive San Francesco – che questo santo Sacramento sia onorato e venerato e riservato in posti preziosi riservati. Ogni volta che trovo il Suo santissimo nome o scritti contenenti le Sue parole in un posto inappropriato, mi sforzo di prenderli, ed io chiedo che siano presi e messi in un posto degno”. San Francesco descrive un modo di comportarsi che deve essere naturale per noi che crediamo in Cristo e nella Sua Presenza Reale.

San Francesco si è così avvicinato a Cristo che gli fu concesso il privilegio di portare nel suo proprio corpo “le stigmate di Cristo”, i segni della Presenza di Cristo in mezzo a noi, le ferite gloriose della Sua Passione e Morte. Contemplando le stigmate di San Francesco, siamo riempiti dal desiderio di conoscere e amare di più Cristo nella nostra vita, riconoscendo il volto di Cristo in quelli che sono per noi i lebbrosi, visitando Cristo nel Santissimo Sacramento, e curando tutte le cose associate alla Sua Presenza Eucaristica. Non abbiamo ricevuto la grazia di portare nel nostro corpo le stigmate di Cristo, ma preghiamo che Dio Padre, vedendo il nostro volto, voglia riconoscere il volto del Suo Figlio, il Signore Nostro Gesù Cristo.

È questa totale identificazione di se stesso con Cristo vivo per noi nella Chiesa che contempliamo nella vita e nel ministero apostolico di Papa Pio XII. Era così palpabile nella vita del Venerabile Papa che è stato chiamato con tanta stima ed affetto Pastor Angelicus.

Leviamo adesso i nostri cuori al Cuore glorioso trafitto di Gesù, cosicché l’amore divino che profluisce dalle Sue gloriose ferite e soprattutto dal Suo Cuore riempia i nostri cuori, e dai nostri cuori possano emanare, come sono emanati dal cuore di San Francesco d’Assisi e dal cuore del Venerabile Papa Pio XII, “fiumi di acqua viva” per la salvezza di molti. Preghiamo insieme con San Francesco d’Assisi: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, e in tutte le Tue chiese che sono nel mondo, e Ti benediciamo, perché per la Tua santa croce hai redento il mondo”.

© Chiesa e post-concilio (9 ottobre 2014)

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