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Ciò che vuole Dio, non ciò che concederebbe il Papa



Editoriale "Radicati nella fede" . Anno VIII n° 10 - Ottobre 2015

Lo scrivevamo il mese scorso, la nuova messa post-conciliare culla l'agnosticismo, culla il dubbio di fede e l'incertezza perenne, perché intrattiene in un dialogo estenuante tra prete e assemblea e non abitua più a porsi difronte a Dio solo. Per assurdo nella nuova messa, così umana e comunitaria, ci può stare anche chi non crede quasi più o continua a custodire i propri dubbi di fede. Ci può stare chi, non essendo credente, cerca dei motivi più umani per frequentare ancora la chiesa, magari pensando al bene psicologico o sociale che in essa si può ancora trovare. È un agnosticismo a metà, l'agnosticismo di chi, pur non stando difronte a Dio, non si decide ad abbandonare la Chiesa.

Passateci il termine, è una sorta di “agnosticismo cattolico”.

Questo “agnosticismo cattolico”, cullato nella nuova messa, non si ferma al rito, ma investe tutti gli aspetti dell'appartenenza cattolica, come tutto l'affronto della vita. È un agnosticismo universale, che coinvolge tutto, è “cattolico” appunto.

L'agnosticismo cattolico non fa decidere se stare con Dio oppure no, ed è per questo pericolosissimo, illude. Ti illude, ti fa pensare ancora cattolico mentre non lo sei più; e illudendoti rende impossibile il pianto e il dolore che ti porterebbero alla conversione.

L'agnostico cattolico ha seri dubbi di fede, ma vuole ancora appartenere alla Chiesa.

Perché fa così? Semplicemente perché il peccato non è ragionevole, è contraddittorio, non ha logica. Il peccato si nutre di sentimento, non di ragione. Non credi più o quasi, ma ci tieni ancora alla Chiesa. Ci tieni forse per una nostalgia delle tue radici o forse perché, in un mondo tutto sociale, occorre appartenere ancora a qualche cosa; un club deve pur esserci ancora per te.

E come fa un simile fedele ad appartenere ancora alla Chiesa? Deve domandare che la Chiesa si adegui all'agnosticismo moderno. Deve domandare, pretendere, che la Chiesa si “umanizzi”, perché sia ancora interessante per quelli che, come lui, non sanno più come Dio sia e cosa voglia; per quelli che, come lui, fanno della loro ricerca di Dio il tutto, rifiutando la Rivelazione. Se credono ancora nell'esistenza di Dio, ci tengono a dire che su di Lui c'è libera ricerca e libero pensiero, perché la Rivelazione, Tradizione e Scrittura, è in fondo un' espressione umana da reinterpretare nel continuo cammino dell'uomo.

In sostanza chiedono una chiesa “latitudinarista”, quella di anglicana memoria: nell' Inghilterra anglicana, accanto alla chiesa alta e alla chiesa bassa, nel XIX secolo si instaurò sempre più una “Chiesa Larga”, cioè “scettica, beata nel suo scetticismo dogmatico, appena limitato da una certa convenienza esteriore, adattabile a qualunque dottrina” (C. Lovera di Catiglione, Il movimento di Oxford, Morcelliana 1935, p.42).

Siamo ormai anche noi alla Chiesa larga, alla chiesa senza dogma, senza morale assoluta, che salva solo qualche convenienza esteriore, e per questo con la necessità di adattarsi continuamente a quello che la società le chiede di mano in mano.

Solo che questi agnostici di casa nostra, sentendosi ancora cattolici, a chi chiedono questa chiesa larga? La chiedono al Papa, certo!

Assistiamo ai giorni nostri proprio a questa tragica assurdità: i cattolici latitudinaristi, agnostici ma desiderosi di appartenere ancora alla Chiesa, chiedono che il Papa allarghi su tutto, dottrina e morale. Chiedono che il Papa faccia una casa grande dove tutti, proprio tutti, possano stare dentro; tutti eccetto i non-latitudinaristi, i tradizionali.

E siccome sono agnostici, non si chiedono se Dio lo vuole, ma se il Papa lo concede! Siamo ormai alla follia.

I mesi che verranno saranno il teatro di questi latitudinaristi di ogni ordine e grado, fedeli-preti-vescovi-cardinali. Battaglieranno per ottenere dal Papa più concessioni possibili, ma tutte quelle che otterranno non avranno alcun valore, perché non si domandano cosa Dio voglia.

La Chiesa è di Dio, suo unico Signore è Gesù Cristo, e vi appartiene solo chi domanda la verità di Dio e la volontà di Dio. Le concessioni degli ecclesiastici, più o meno larghe, più o meno alla moda con l'immoralità del mondo, non valgono nulla. Non valgono nulla perché gli ecclesiastici hanno l'unico potere di ripetere la volontà di Dio e di aiutare le anime a compierla.

Dio ha parlato, si è rivelato, non è rimasto un Dio sconosciuto; non è un Dio per gli agnostici. Se fosse così non ci sarebbe la Chiesa, né il Papa, né i vescovi né i preti.

Il Papa c'è per custodire ciò che c'è già, ciò che è di Dio. Il Papa non costruisce un Dio per gli agnostici del momento, questo sarebbe mostruoso, sarebbe di fatto l'ateismo.

Il Papa non è un sorta di “ Re Mida”, che toccando trasforma in buono ciò che non lo è. Il Papa ha l'unico potere di ricordare ciò che Dio ha rivelato e chiesto, punto.

Per questo, nei mesi che verranno, dovremo chiedere la grazia di non scandalizzarci, cioè di non inciampare nella fede, vedendo i tanti, i troppi cattolici agnostici inneggiare alle possibili concessioni della gerarchia allo spirito del mondo, nella dottrina e nella morale.

E non ci scandalizzeremo se ci terremo fermi nella domanda: ma tutto questo Dio lo vuole? Tutto questo allargare le maglie sulle religioni non cristiane, sul matrimonio e sui divorziati risposati, sulla disciplina dei sacramenti, Dio lo vuole? Tutte le parole tenere sulle immoralità alla moda, Dio le vuole? Dio ha parlato così? Cosa dice la Sacra Scrittura e l'insegnamento bimillenario della Chiesa che le fa eco?

Non ciò che il Papa concederà, ma ciò che Dio vuole: questo dobbiamo domandarci.

Solo così sarà al sicuro la nostra anima, solo così sarà salva la Chiesa stessa, Papa, cardinali, vescovi, preti e fedeli insieme.

Alla fine della vita compariremo difronte a Dio, e saremo giudicati se avremo fatto la sua volontà, e non su quanto avremo ottenuto dal Papa.

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