Il titolo di questo articolo si pone come atteggiamento da assumere davanti al nuovo Successore di Pietro che é stato elevato al Sacro Soglio l’8 maggio scorso.
Desolante é il paesaggio di certo mondo apparentemente cattolico, e ancor più apparentemente tradizionalista, che si posiziona sulla cima di un palazzo e punta il cecchino contro un papa eletto da soli due mesi in attesa che tiri fuori la testa dall’autovettura scelta per gli spostamenti.
Questo appena descritto é l’atteggiamento di chi, come certuni, sembra quasi godere delle storture di un papato che sembra porsi in perfetta continuità con quello recentemente concluso.
Ma questa continuità é reale? Ma soprattutto, la possiamo decretare ora? Non sarà forse che é passato troppo poco tempo per poter formulare un giudizio più o meno completo?
Da giorni, se non settimane, sento affermare con certezza che “Leone XIV é in perfetta continuità con Francesco, fatta eccezione per alcuni segni accidentali”…
Ma é davvero così?
Non possiamo ridurre le differenze tra Francesco e Leone alla sola apparenza esteriore, al solo indossare mozzetta e stola pontificale con croce bagnata in oro… questa analisi sarebbe riduttiva e quindi superficiale.
In questi ultimi giorni si fa un gran parlare della “Missa pro custodia creationis” approvata dal Santo Padre Leone XIV, ma che cos’è veramente? Era in cantiere già precedentemente? Ma soprattutto, la finalità di detta messa può essere cattolicamente intesa senza scendere in furbizie di vario tipo?
Andiamo per gradi:
La “Missa pro custodia "creationis” é una nuova forma di celebrazione liturgica introdotta nel Messale Romano il cui scopo spirituale e sociale é incentivare al riconoscimento della somma importanza della Creazione, con consequenziale prendersene cura. Cosa per altro assolutamente radicata nella S. Scrittura, basti leggere i libri vetero-testamentari del Levitico e del Deuteronomio per apprendere di come la Scrittura stessa ci fornisca persino dettagli sul come l’uomo, creatura intelligente di Dio, debba prendersi cura della Creazione.
É alquanto evidente che, una nuova forma di celebrazione liturgica da introdursi nel Messale Romano non può essere elaborata in due giorni, con uno schiocco di dita, ma impiega lunghi mesi affinché sia strutturata nel modo più adeguato per la Sacra Liturgia, e cronologicamente parlando, se Leone XIV é stato eletto da appena 2 mesi, allora detta nuova forma era già in cantiere dapprima che fosse eletto, forse era in cantiere già dai tempi in cui Francesco ancora doveva gravemente ammalarsi… Quindi Leone altro non avrebbe ereditato che un qualcosa di già preesistente, cosa che non avrebbe mai potuto rifiutarsi di approvare, né tantomeno rifiutarsi di celebrare, essendo che é un “lascito” del predecessore la cui rottura netta non può certamente essere manifestata con un rifiuto tirannico di quanto era stato precedentemente elaborato dopo soli due mesi di pontificato. Ricordatevi che anche la rottura deve avere una sua gradualità, una rottura che magari in sé é anche caratterizzata dalla bonarietà, però é rottura, il che é ciò che conta davvero.
La “Messa pro custodia creationis”, se praticata in modo rettamente e integralmente cattolica, non ha alcuna problematica, poiché ripeto che l’incitamento alla cura del Creato viene persino dettagliatamente descritta dai libri del Levitico e del Deuteronomio, nonché grandemente predicata dal santo poverello d’Assisi, uomo innamorato tanto del Creato quanto del Creatore, innamorato a tal punto da definire la Terra Madre. Notiamo inoltre che il Decreto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti su detta forma di celebrazione liturgica inizia citando le Confessioni di Sant’Agostino, oltre che i libri dell’Antico Testamento in cui si dice quanto segue: “Le tue opere ti lodano (cf. Pr 31,31; Dn 3,57), affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere (Agostino, Le Confessioni, 13,33). Si precisa inoltre nei paragrafi successivi che detta forma di celebrazione liturgica rientra nel grande canone della Missae “pro variis necessitatibus vel ad diversa” del Messale Romano, ciò significa che essa rientra in un canone in cui si celebra secondo le “varie necessità”. Verso la conclusione inoltre si cita l’omelia del Corpus Domini tenuta da Papa Benedetto XVI il 15 giugno del 2006, in cui cita quanto segue: “Nell’Eucaristia il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico ‘la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso”.
Dunque, in conclusione, si invitano anzitutto i gentili critici ad informarsi su ciò che si pone alla loro attenzione, e si invita gli stessi ad attendere i prossimi MOLTI mesi per poter cominciare a vedere dei veri e propri atti personali di Magistero di Leone XIV.
Il mio dunque é un invito a posare il cecchino nella custodia e vivere in pace, con sé stessi, con gli altri, e con il Successore di Pietro.
di M. Spencer

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