Carissimi amici e lettori,
il peccato può insinuarsi nell'anima senza che ce ne accorgiamo, proprio come il cancro può crescere senza dare sintomi evidenti inizialmente. Come il cancro richiede cure mediche, l'anima colpita dal peccato ha bisogno del perdono di Dio e della sua grazia per essere guarita. Quante volte abbiamo udito questa frase:
"Non ho ucciso e non ho rubato…quindi sono ok"!
Tante cose, tanti pensieri e ragionamenti umani che in passato erano visti e
considerati in una certa maniera, oggi sono recepiti in tutt’altro modo.
Ciò che un tempo era guardato con stupore e meraviglia positivi, oggi viene indicato come “fuori tempo e fuori luogo”. Altre cose che potevano risultare negative e sbagliate, vengono invece “salutate” come liberanti, buone e necessarie per il bene delle persone e dell’intera umanità.
In questa logica di pensiero, che coinvolge strettamente tutti, cristiani e non, credenti e persone dichiaratamente atee, ricade anche il tema del peccato.
Che cos’è il peccato?
Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola; fa parte del vocabolario
della lingua italiana e sicuramente di tante altre, almeno di quelle che hanno avuto la grazia di ricevere l’annuncio della fede cristiana nello scorrere dei secoli.
Se ci verifichiamo personalmente o accettiamo di venire interrogati sull’argomento,
sicuramente ognuno ha una sua spiegazione sul significato della parola “peccato” e su quelle che sono le conseguenze legate ad esso. Ci rendiamo conto un po’ tutti che il peccato, inteso come volontà di allontanarsi dall’amore di Dio, attraverso le nostre scelte che vanno a scontrarsi con gli insegnamenti della sua Parola, vacilla sempre di più.
Per quale motivo?
Perché la tentazione è quella di non verificarsi sulla base degli insegnamenti di Dio,
ma sulla propria sensibilità, sui propri princìpi e valori, sul nostro modo personale di vedere, interpretare e applicare le cose. “Nella vita, faccio quello che voglio!”…. “Con la mia vita, faccio come mi pare”…. se non si arriva addirittura a pensare e dire che anche con la vita degli altri, si fa come pare e piace. La cosa triste, è quando si sentono pronunciare questi ragionamenti dai cristiani e soprattutto da cristiani che vivono anche una vita di fede, per lo meno dal punto di vista formale. Il pensiero dominante, che si rivela essere però un pensiero debole, perché solamente umano e non elevato alla dignità del cielo, è quello di giustificarsi dietro al fatto che tutti o tanti fanno così, che bisogna aggiornarsi o peggio ancora, arrivare a dire che ci sono delle leggi umane che ti permettono di fare certe cose. Però, un cristiano, prima ancora delle leggi umane, quelle che tante volte prendono il via in forza di una maggioranza relativa o assoluta, dovrebbe avere nel cuore la legge di Dio, e ricordarsi che le leggi divine non sono state date per limitarci nel nostro essere, per umiliarci nella nostra dignità o per isolarci dagli altri. Nel suo infinito amore, Dio ci ha dato “norme giuste e sagge” per preservarci da una autodistruzione, dove i primi a farci del male possiamo essere proprio noi, prima degli altri. E’ vero che i comandamenti di Dio, iniziano tutti con la parola “non” e forse possono avere un impatto immediato limitante della nostra libertà, ma prima di tutto quel non, dovremmo interpretarlo come la mano paterna e materna di Dio che si allunga verso di noi per non lasciarci cadere nel baratro della tristezza eterna. Quanto sarebbe bello essere onesti intellettualmente a dire con sincerità cosa proviamo dentro, quando sappiamo di esserci “inginocchiati” davanti a persone e cose, trasformandoli in dio! Quanto sarebbe liberante se si arrivasse a dire che offendere Dio e disonorare i nostri genitori, fratelli e sorelle e ogni altra persona, lascia un macigno dentro di noi, che ci impedisce ci camminare a testa alta e con passo allegro! Quelle cose che Dio ci dice di “non farle”…. quando le facciamo, hanno sempre la complicità delle tenebre e ci fanno diventare cittadini del regno delle tenebre.
Anche le virtù, che un tempo erano spiegate nei nostri incontri di catechismo o
iniziazione cristiana, come si preferisce dire oggi, altro non erano che insegnamenti buoni, derivanti dalla corretta interpretazione della Parola di Dio, per assicurare una robusta solidità interiore, che potesse garantire non solo una forma esteriore cristiana, ma un buon funzionamento dello spirito.
Cosa vuol dire per un cristiano, non pensare a queste cose, ritenerle obsolete o superate?
Non vuol dire altro che dare un bacio a colui che è il divisore per eccellenza, il
demonio… colui che vive e lotta instancabilmente per portarci lontani dall’amore di
Dio! Il primo peccato, quello dentro al quale sono caduti Adamo ed Eva, è consistito nel farsi orgogliosi e superbi, per arrivare ad essere come Dio.
Ha loro permesso di realizzare la falsa promessa del demonio?
Certamente no!
Anzi…li ha gettati in una condizione di pesantezza eterna, loro e tutti i propri
discendenti, quindi anche noi, se non lottiamo quotidianamente non solo con le nostre forze, ma con la grande forza che ci viene da Dio.
Penso che questo lo possiamo ben definire il “tempo del peccato di orgoglio e di superbia”, che ha superato tante barriere e argini, un tempo robusti e solidi, perché diventati deboli e fragili. Proprio come gli argini dei nostri fiumi, che mancando di manutenzione, non sono più in grado di far fare un servizio positivo alla vita che scorre dentro di loro, e quindi la lasciano uscire, facendola diventare strumento di morte. Anche la Chiesa è stata ed è esposta a questo rischio, a questo risultato, se non si fermerà e non farà un “mea culpa”, allontanandosi da quel pensiero debole che tanto male le ha fatto e le sta facendo.
Ci auguriamo che il giubileo dei giovani, il quale si svolgerà a Roma nei prossimi
giorni, e le canonizzazioni dei Beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, possano
immettere nel cuore di tutti, soprattutto delle giovani generazioni, la volontà di
vedere le cose come realmente stanno, aiutandoli a dire i giusti SI e NO, per essere un segno per tanti loro amici che li guarderanno con stupore e meraviglia.
Non sono apposto solo se non uccido e non rubo….sono apposto soltanto se amo la
mia condizione di “figlio di Dio” e non voglio farmi come lui, perché mi piace quello che sono, in quanto pensato da Dio per me!
il peccato può insinuarsi nell'anima senza che ce ne accorgiamo, proprio come il cancro può crescere senza dare sintomi evidenti inizialmente. Come il cancro richiede cure mediche, l'anima colpita dal peccato ha bisogno del perdono di Dio e della sua grazia per essere guarita. Quante volte abbiamo udito questa frase:
"Non ho ucciso e non ho rubato…quindi sono ok"!
Tante cose, tanti pensieri e ragionamenti umani che in passato erano visti e
considerati in una certa maniera, oggi sono recepiti in tutt’altro modo.
Ciò che un tempo era guardato con stupore e meraviglia positivi, oggi viene indicato come “fuori tempo e fuori luogo”. Altre cose che potevano risultare negative e sbagliate, vengono invece “salutate” come liberanti, buone e necessarie per il bene delle persone e dell’intera umanità.
In questa logica di pensiero, che coinvolge strettamente tutti, cristiani e non, credenti e persone dichiaratamente atee, ricade anche il tema del peccato.
Che cos’è il peccato?
Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola; fa parte del vocabolario
della lingua italiana e sicuramente di tante altre, almeno di quelle che hanno avuto la grazia di ricevere l’annuncio della fede cristiana nello scorrere dei secoli.
Se ci verifichiamo personalmente o accettiamo di venire interrogati sull’argomento,
sicuramente ognuno ha una sua spiegazione sul significato della parola “peccato” e su quelle che sono le conseguenze legate ad esso. Ci rendiamo conto un po’ tutti che il peccato, inteso come volontà di allontanarsi dall’amore di Dio, attraverso le nostre scelte che vanno a scontrarsi con gli insegnamenti della sua Parola, vacilla sempre di più.
Per quale motivo?
Perché la tentazione è quella di non verificarsi sulla base degli insegnamenti di Dio,
ma sulla propria sensibilità, sui propri princìpi e valori, sul nostro modo personale di vedere, interpretare e applicare le cose. “Nella vita, faccio quello che voglio!”…. “Con la mia vita, faccio come mi pare”…. se non si arriva addirittura a pensare e dire che anche con la vita degli altri, si fa come pare e piace. La cosa triste, è quando si sentono pronunciare questi ragionamenti dai cristiani e soprattutto da cristiani che vivono anche una vita di fede, per lo meno dal punto di vista formale. Il pensiero dominante, che si rivela essere però un pensiero debole, perché solamente umano e non elevato alla dignità del cielo, è quello di giustificarsi dietro al fatto che tutti o tanti fanno così, che bisogna aggiornarsi o peggio ancora, arrivare a dire che ci sono delle leggi umane che ti permettono di fare certe cose. Però, un cristiano, prima ancora delle leggi umane, quelle che tante volte prendono il via in forza di una maggioranza relativa o assoluta, dovrebbe avere nel cuore la legge di Dio, e ricordarsi che le leggi divine non sono state date per limitarci nel nostro essere, per umiliarci nella nostra dignità o per isolarci dagli altri. Nel suo infinito amore, Dio ci ha dato “norme giuste e sagge” per preservarci da una autodistruzione, dove i primi a farci del male possiamo essere proprio noi, prima degli altri. E’ vero che i comandamenti di Dio, iniziano tutti con la parola “non” e forse possono avere un impatto immediato limitante della nostra libertà, ma prima di tutto quel non, dovremmo interpretarlo come la mano paterna e materna di Dio che si allunga verso di noi per non lasciarci cadere nel baratro della tristezza eterna. Quanto sarebbe bello essere onesti intellettualmente a dire con sincerità cosa proviamo dentro, quando sappiamo di esserci “inginocchiati” davanti a persone e cose, trasformandoli in dio! Quanto sarebbe liberante se si arrivasse a dire che offendere Dio e disonorare i nostri genitori, fratelli e sorelle e ogni altra persona, lascia un macigno dentro di noi, che ci impedisce ci camminare a testa alta e con passo allegro! Quelle cose che Dio ci dice di “non farle”…. quando le facciamo, hanno sempre la complicità delle tenebre e ci fanno diventare cittadini del regno delle tenebre.
Anche le virtù, che un tempo erano spiegate nei nostri incontri di catechismo o
iniziazione cristiana, come si preferisce dire oggi, altro non erano che insegnamenti buoni, derivanti dalla corretta interpretazione della Parola di Dio, per assicurare una robusta solidità interiore, che potesse garantire non solo una forma esteriore cristiana, ma un buon funzionamento dello spirito.
Cosa vuol dire per un cristiano, non pensare a queste cose, ritenerle obsolete o superate?
Non vuol dire altro che dare un bacio a colui che è il divisore per eccellenza, il
demonio… colui che vive e lotta instancabilmente per portarci lontani dall’amore di
Dio! Il primo peccato, quello dentro al quale sono caduti Adamo ed Eva, è consistito nel farsi orgogliosi e superbi, per arrivare ad essere come Dio.
Ha loro permesso di realizzare la falsa promessa del demonio?
Certamente no!
Anzi…li ha gettati in una condizione di pesantezza eterna, loro e tutti i propri
discendenti, quindi anche noi, se non lottiamo quotidianamente non solo con le nostre forze, ma con la grande forza che ci viene da Dio.
Penso che questo lo possiamo ben definire il “tempo del peccato di orgoglio e di superbia”, che ha superato tante barriere e argini, un tempo robusti e solidi, perché diventati deboli e fragili. Proprio come gli argini dei nostri fiumi, che mancando di manutenzione, non sono più in grado di far fare un servizio positivo alla vita che scorre dentro di loro, e quindi la lasciano uscire, facendola diventare strumento di morte. Anche la Chiesa è stata ed è esposta a questo rischio, a questo risultato, se non si fermerà e non farà un “mea culpa”, allontanandosi da quel pensiero debole che tanto male le ha fatto e le sta facendo.
Ci auguriamo che il giubileo dei giovani, il quale si svolgerà a Roma nei prossimi
giorni, e le canonizzazioni dei Beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, possano
immettere nel cuore di tutti, soprattutto delle giovani generazioni, la volontà di
vedere le cose come realmente stanno, aiutandoli a dire i giusti SI e NO, per essere un segno per tanti loro amici che li guarderanno con stupore e meraviglia.
Non sono apposto solo se non uccido e non rubo….sono apposto soltanto se amo la
mia condizione di “figlio di Dio” e non voglio farmi come lui, perché mi piace quello che sono, in quanto pensato da Dio per me!

Commenti
Posta un commento