Pronunciamenti Magisteriali
Condannato il liberalismo, il relativismo e l'indifferentismo con l'Enciclica Quanta cura ed il Sillabo da parte di Pio IX; condannato il modernismo con l'Enciclica Pascendi ed il decreto Lamentabili da parte di San Pio X; gli errori in materia di ecumenismo trovarono in Pio XI una ferma e risoluta condanna nell' Enciclica Mortalium animos.«I fautori di questa iniziativa van di continuo e quasi all'infinito ripetendo le parole di Cristo: " Che tutti siano una cosa sola...si farà un solo gregge ed un solo pastore..."con l'idea però di esprimere così un voto e una preghiera di Gesù Cristo tuttavia inesauditi. Per costoro l'unità di governo e di fede, che è la nota distintiva dell'unica e vera Chiesa di Cristo non è mai, si può dire, esistita nel passato né esiste al presente; è possibile si desiderarla e forse, una volta o l'altra, mediante la comune volontà dei fedeli potrebbe anche realizzarsi, ma rimane per adesso vaga utopia. Di più: la Chiesa, dicono, per sé, per sua natura è divisa in parti, consta cioè di molte singole Chiese e comunità e queste separate finora pur avendo in comune taluni punti dottrinali, tuttavia non sono d'accordo per altri i ma tutte godono e possono rivendicare gli stessi diritti; la Chiesa insomma fu unica al più dall'età apostolica fino ai primi concili ecumenici. Dunque, soggiungono, bisogna mettere da parte e superare ogni controversia e codeste antichissime divergenze che ancor oggi mantengono diviso il nome cristiano; e formare invece, dalle altre dottrine comuni, e proporre, una norma di fede nella cui professione prevalga piuttosto al sapersi il sentirsi fratelli; che infine se unite da un patto universale le varie comunità o chiese potranno opporre solida e fruttuosa resistenza ai progressi dell'empietà. »
«Ma se molti sono gli acattolici che predicano a gran voce la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne trova nemmeno uno cui venga in mente di obbedire all'insegnamento e sottoporsi al governo del Vicario di Gesù Cristo. E intanto sostengono che essi tratteranno ben volentieri con la chiesa romana ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e se così potessero fare ci vuol poco a supporre che agirebbero in modo che l'eventuale accordo non li costringesse al ripudio delle opinioni per cui vagano ancora erranti lontano dall'unico ovile di Cristo.»
«Stando così le cose, è evidente che non può la Sede Apostolica prendere parte a queste riunioni né è permesso in alcun modo ai cattolici aderire o prestar l'opera propria a tali iniziative; così facendo attribuirebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall'unica Chiesa di Cristo. Ma potremo noi tollerare l'iniquissimo tentativo che la verità, e di più divinamente rivelata sia oggetto di transazioni? Che qui si tratta proprio della difesa della verità rivelata. Dal momento che Gesù mandò per il mondo intero a diffondere tra tutti la buona novella gli apostoli, dopo aver loro tolto, per mezzo del preventivo insegnamento di tutta la verità da parte dello Spirito Santo, ogni possibilità di errore, forse che cotesta dottrina apostolica è mai venuta del tutto meno o fu talvolta alterata, in quella chiesa di cui Dio stesso è guida e custode? »
«Risulta quindi evidente, venerabili fratelli, il motivo del permanente divieto posto da questa Sede Apostolica ai fedeli di partecipare a riunioni degli acattolici. Che l'unico modo possibile di favorire l'unità dei cristiani si è di agevolare il ritorno dei dissidenti alla unica vera Chiesa di Cristo, a tutti ben nota e, per volontà del proprio fondatore, destinata a rimaner in eterno tale come Egli la istituì per la comune salvezza di tutti. Che mai nel volgere dei secoli la mistica Sposa di Cristo fu contaminata né mai potrà contaminarsi secondo le belle parole di Cipriano: "Non può adulterarsi la Sposa di Cristo; è incorrotta e pudica; una sola casa conosce, di una sola stanza custodisce con casto pudore: la santità". E il medesimo santo martire bene a ragione si meravigliava che ci fosse qualcuno capace di credere che "questa unità proveniente dalla divina stabilità e saldata per mezzo dei sacramenti celesti possa nella Chiesa infrangersi ed esser sciolta per il dissenso di volontà discordanti".»
É utile precisare che il contenuto di questa enciclica, in quanto espressione del Supremo Magistero ordinario della Chiesa, è da ritenersi come verità di fede e per ciò stesso irreformabile.
Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio
Istruzione «Ecclesia Catholica»
agli Ordinari diocesani,
sul «Movimento ecumenico»
20 dicembre 1949
La Chiesa Cattolica, pur non prendendo parte ai congressi ed alle altre riunioni ecumeniche, tuttavia non ha mai desistito - come molti documenti pontifici dimostrano - né mai in futuro desisterà di perseguire con particolare impegno e con assidue preghiere a Dio ciò che tanto sta a cuore a Cristo Signore, cioè che tutti coloro che credono in Lui «siano riuniti insieme» (Gv., XVII, 23).
Ed infatti con affetto materno essa abbraccia tutti coloro che tornano a lei come all’unica vera Chiesa di Cristo; non possono mai essere abbastanza approvati e promossi tutti gli sforzi e le iniziative che, con il consenso dell’Autorità Ecclesiastica, sono stati intrapresi e portati a termine nella giusta istruzione di quanti desiderano convertirsi e nella maggiore formazione di coloro che ad essa si sono convertiti.
In molte parti del mondo, infatti, sia da molti eventi esterni e per mutazioni degli animi, sia soprattutto per le comuni preghiere dei fedeli, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, nell’animo di molti dissidenti dalla Chiesa Cattolica è andato crescendo il desiderio di tornare all’unità di tutti coloro che credono in Cristo Signore. La qual cosa è senza dubbio motivo di santa letizia nel Signore per tutti i figli della Chiesa, ed insieme invito per aiutare coloro che cercano sinceramente la verità, invocando con la preghiera la luce e la forza su di essi.
I tentativi finora intrapresi da persone e gruppi diversi per la riconciliazione dei dissidenti cristiani con la Chiesa Cattolica, pur essendo ispirati da ottime intenzioni, non sempre sono informati a retti principi e, anche se questo avviene, nondimeno sono scevri dai pericoli, come l’esperienza dimostra.
Per la qual cosa a questa Suprema Sacra Congregazione, che ha la funzione di conservare integro e di proteggere il deposito della fede, è parso opportuno ricordare ed ordinare quanto segue:
1. Poiché la suddetta riunione è di pertinenza specialissima della funzione e dell’ufficio della Chiesa, è necessario che se ne interessino i Vescovi, che «lo Spirito Santo pose al reggere la Chiesa di Dio» (Atti, XX, 28). Essi dunque non solo dovranno sorvegliare con diligenza ed efficacia tutta questa attività, ma anche promuoverla e dirigerla con prudenza, sia per aiutare coloro che cercano la verità e la vera Chiesa, sia per allontanare dai fedeli i pericoli che possono facilmente seguire l'attività di questo Movimento.
Per la qual cosa essi dovranno essere continuamente aggiornati su tutto ciò che nelle loro diocesi viene realizzato e promosso per mezzo di detto Movimento. Essi designeranno a tal scopo Sacerdoti idonei che si attengano scrupolosamente alla dottrina ed alle norme prescritte dalla Santa Sede, cioè a quanto nelle Lettere Encicliche Satis cognitum, Mortalium animos e Mystici Corporis Christi riguarda il Movimento ecumenico e che vi facciano riferimento, nei modi e nei tempi stabiliti.
Con cura particolare controlleranno le pubblicazioni che su questo argomento in qualsiasi modo siano edite dai cattolici e si adopreranno perché vengano osservati i sacri canoni «Sulla previa censura dei libri e sulla loro proibizione» (can. 1384 sgg.). Non ometteranno parimenti di agire allo stesso modo per quanto concerne le pubblicazioni degli acattolici che su questo argomento siano destinate all’acquisto, alla lettura o alla vendita da parte dei cattolici.
Favoriranno poi diligentemente gli acattolici, che desiderano conoscere la fede cattolica, in tutto ciò che possa loro essere utile. Designeranno persone ed Uffici che possano essere di aiuto e consiglio agli acattolici e faranno in modo che chi si sia già convertito alla fede possa ricorrervi, perché sia istruito con maggior cura e profondità nella fede cattolica, perché partecipi attivamente alla vita religiosa, soprattutto per mezzo di riunioni e conferenze, Esercizi Spirituali ed altre opere di pietà.
2. Per quanto concerne il modo e il criterio di procedere in quest’opera, i Vescovi prescriveranno ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, ed esigeranno che le loro prescrizioni siano da tutti osservate. Parimenti vigileranno perché, col pretesto che si dovrebbe dare maggiore considerazione a quanto ci unisce che a quanto ci separa dagli acattolici, non venga favorito l’indifferentismo, sempre pericoloso, specialmente presso coloro che sono poco istruiti nelle materie teologiche e poco praticanti la religione.
Si deve infatti evitare che, per uno spirito, chiamato oggi «irenico», l’insegnamento cattolico (si tratti di dogma o di verità connesse col dogma) venga talmente conformato o accomodato con le dottrine dei dissidenti (e ciò col pretesto dello studio comparato e per il vano desiderio dell’assimilazione progressiva delle differenti professioni di fede) che ne abbia a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne venga oscurato il senso genuino e certo.
Si deve anche evitare quel modo di esprimersi da cui hanno origine opinioni false e speranze fallaci che non possono mai attuarsi; come per esempio, dicendo che non deve essere preso in tanta considerazione l’insegnamento dei Romani Pontefici, contenuto nelle encicliche, sul ritorno dei dissidenti alla Chiesa, sulla costituzione della Chiesa e sul Corpo Mistico di Cristo, perché non è tutto di fede, oppure (ancora peggio) perché in materia di dogmi nemmeno la Chiesa cattolica possiede più la pienezza del Cristo, ma essa può venire perfezionata dalle altre chiese.
Prenderanno diligenti precauzioni, e vi insisteranno con fermezza, perché nell’esporre la storia della Riforma o dei Riformatori, non siano così esagerati i difetti dei cattolici e invece così dissimulate le colpe dei riformati, oppure messi così in evidenza gli elementi piuttosto accidentali che a stento si riesca a scorgere e a sentire ciò che soprattutto è essenziale, cioè la definizione della fede cattolica.
Infine cureranno che, per zelo esagerato e falso o per imprudenza ed eccessivo ardore nell’azione, non si nuoccia invece di servire al fine proposto.
La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo.
Si insegni loro che essi, ritornando alla Chiesa, non rinunceranno a nessuna parte del bene che, per grazia di Dio, è finora nato in loro, ma che col loro ritorno questo bene sarà piuttosto completato e perfezionato. Non bisogna però parlare di questo argomento in modo tale che essi abbiano a credere di portare alla Chiesa, col loro ritorno, un elemento essenziale che ad essa sarebbe mancato fino al presente.
Queste cose devono essere dette chiaramente ed apertamente, sia perché essi cercano la verità, sia perché non si potrà ottenere una vera unione fuori della Chiesa. [...]
Data a Roma, dal Palazzo del Sant'Officio, il 20 Dicembre 1949
+ Francesco Card. Marchetti Selvaggiani, Segretario
+ Alfredo Ottaviani, Assessore
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