Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 16 settembre 2024

Guide cieche! che colate la zanzara, e inghiottite il cammello.



Guide cieche! che colate la zanzara, e inghiottite il cammello. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi nettate il difuori della coppa e del piatto; ma dentro quelli son pieni di rapina e d'intemperanza.

di A.di.J

Carissimi amici e lettori,
tra e le ultime esternazioni di Bergoglio abbiamo queste che sono gravissime parole pronunciate a Singapore, di cui hanno fatto il giro del mondo in un baleno: equipara tutte le religioni alla Chiesa cattolica mettendole sullo stesso piano. 
Una posizione duramente condannata dalla Chiesa e dal suo magistero,come «indifferentismo»

Sul suo account. X L'Arcivescovo Carlo Maria Viganò  dice: (Se l’unica vera religione “sussiste” nella Chiesa Cattolica, significa che essa può sussistere anche in altre entità, come l’umanità sussiste in più esseri umani. La scelta del verbo non è casuale, perché non indica volutamente un rapporto di identità ed esclusività. In realtà l’unica vera religione è la Chiesa Cattolica, e non ve ne sono altre.
Bergoglio non contraddice il Vaticano II: ne applica i principi sine glossa. Ma per i conservatori montinian-ratzingeriani, le parole della Sacra Scrittura e le condanne del Magistero infallibile valgono meno delle ambiguità del loro Concilio).

Questo pazzo e squilibrato mondo ecclesiastico di conservatori solo di facciata, ci lascia al quanto perplessi. Tra le ultime esternazioni di Bergoglio sulle religioni, e la Dichiarazione "Fiducia supplicans"partorita da quel fenomeno di Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla questione delle benedizioni alle “coppie irregolari e coppie dello stesso sesso” Tanto più che questo documento è stato firmato dal Papa se così vogliamo ancora considerarlo, ci lascia in un grave stato di turbamento e di depressione psichica, generale,causato da timori e preoccupazioni. 
Non tanto perché questi due soggetti,con dei "disagi mentali", hanno potuto produrre tale documento, ma per il silenzio assordante dei "Vescovi e dei Cardinali" e delle conferenze episcopali di mezzo mondo, eccetto alcune che timidamente campando scuse, chi per cultura, chi per rispettare le leggi dello stato, non ne tengono in considerazione e così a loro dire, si sono messi la coscienza a posto.
Queste dichiarazioni con i silenzi dei vescovi non evita né la confusione né lo scandalo, ma insegna che un ministro della Chiesa può invocare la benedizione di Dio su delle unioni immorali, a non evangelizzare più i popoli,e lasciare i pagani e gli infedeli al credo di provenienza privandoli della grazia. Così facendo si incoraggia di fatto da un lato una situazioni peccaminosa, e dall'altro il relativismo e l'indifferentismo religioso.
Guai a voi, possiamo dire noi oggi, a voi pastori della Chiesa, ipocriti, che trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge divina la giustizia, la misericordia e la fedeltà a Cristo che ordina di Battezzare tutte le genti, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. 
Con buona pace degli apostoli, dei martiri e dei missionari che hanno versato il loro sangue per esercitare la più alta forma di carità annunciare Cristo al mondo. Queste sono le cose da fare, senza tralasciarle siete delle guide cieche. Voi non seguite docilmente lo Spirito Santo ma seguite lo spirito naturalistico e disfattista che si allinea vilmente allo spirito del mondo, nemico di Dio. Questi diabolici documenti "Nostra aetate" "Fiducia supplicans" sono un'ulteriore resa e sottomissione al mondo da parte della gerarchia liberale e modernista, che a partire dal Concilio Vaticano II è al servizio della Rivoluzione dentro e fuori la Chiesa. Resta solo da capire fino a quando i cardinali e i vescovi successori degli apostoli, prenderanno quel coraggio apostolico e finissero tacere di fronte alla deriva che la Chiesa a preso, da quando il collegio cardinalizio, ha messo nelle mani di questo mercenario argentino, il timone della barca di Pietro, che non fa altro che incagliarla deliberatamente su fondali rocciosi lasciandola sugli scogli in balia delle onde.Il dramma principale del nostro tempo non è tuttavia l’aggressione alla Chiesa e al suo Corpo Mistico che viene dall’esterno, ma quel misterioso processo di autodemolizione della Chiesa che viene dal suo interno e che sta giungendo alle ultime conseguenze. L’autodemolizione non è un processo fisiologico. E’ un male che ha dei responsabili. E i responsabili sono in questo caso quegli uomini di Chiesa che sognano di sostituire il Corpo Mistico di Cristo con un nuovo organismo, soggetto a una perpetua evoluzione senza verità e senza dogmi.

A 22 anni della nascita al cielo del venerabile cardinale Van Thuan. 16 Settembre 2002-2024


Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân


Carissimi amici e lettori,

Il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân, è nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam).
Discendeva da una famiglia che può annoverare numerosi martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati nella chiesa parrocchiale, eccetto suo nonno, che in quel tempo studiava in Malesia. I suoi antenati paterni sono stati vittime di molte persecuzioni, tra il 1698 al 1885. Il suo bisnonno paterno, insieme con gli altri familiari, era stato forzatamente assegnato ad una famiglia non cristiana in modo che perdesse la fede. E raccontava questa vicenda al giovane François Xavier. Gli narrava che ogni giorno, all'età di 15 anni, faceva a piedi 30 chilometri per portare a suo padre, in prigione perché cristiano, un po' di riso e un po' di sale.

Sua nonna, ogni sera, dopo le preghiere della famiglia, recitava ancora il rosario per i sacerdoti. Non sapeva né leggere né scrivere. Sua mamma Elisabeth lo ha educato cristianamente fin da quando era in fasce. Ogni sera gli insegnava le storie della Bibbia e gli raccontava le testimonianze dei martiri, specialmente dei suoi antenati. Gli parlava tanto di santa Teresina di Gesù Bambino. Quando il figlio venne arrestato, la mamma continuava a pregare perché lui restasse sempre fedele alla Chiesa, pronto a compiere la volontà di Dio, perdonando i suoi aguzzini.

È stato ordinato sacerdote l'11 giugno 1953. Ha compiuto gli studi a Roma, laureandosi in Diritto Canonico nel 1959. Dopo aver conseguito la laurea a Roma, è tornato in Viêt Nam come professore e poi rettore del seminario, vicario generale e Vescovo di Nha Trang (eletto il 13 aprile 1967 e consacrato il 24 giugno successivo). Il suo impegno a Nha Trang è stato molto intenso. I seminaristi maggiori sono passati da 42 a 147 in 8 anni. Quelli minori da 200 a 500.
Sono già trascorsi ventidue anni dalla sua scomparsa avvenuta il 16 settembre 2002
a Roma,il 
porporato vietnamita  cardinale Van Thuan,  che era presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, dopo 13 anni trascorsi nelle carceri comuniste del suo Paese. Il postulatore: “Ha evangelizzato anche in prigione, aveva uno sguardo d’amore verso chiunque gli stesse accanto”. Un uomo che anche dalla Croce e dalla solitudine del carcere “ha sempre saputo trasmettere speranza al fratello” e sapeva che anche lì il Signore “lo chiamava ad essere testimone della fede”, così “ha evangelizzato, ha fatto amicizia, ha cantato, ha insegnato, ha cercato sempre di essere fedele alla chiamata ad essere sacerdote”. Così descrive il cardinale Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, scomparso il 16 settembre di 22 anni fa, il postulatore della causa di beatificazione Waldery Hilgeman.

Tredici anni in carcere, senza un giudizio

Il cardinale vietnamita, morto a 74 anni a Roma, quando era da 4 presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, ha passato 13 anni della sua vita nelle carceri del regime comunista, dal 1975 al 1988. Dopo essere stato per otto anni vescovo di Nhatrang, nel Vietnam centrale, il 23 aprile 1975, pochi giorni prima della caduta di Saigon, allora capitale del Vietnam del Sud, Paolo VI lo promuove arcivescovo coadiutore della stessa Saigon. Conclusa vittoriosamente la guerra, i comunisti del Vietnam del Nord, entrando a Saigon, dichiarano la nomina di Van Thuan “frutto di un complotto tra i Vaticano e gli imperialisti, per organizzare la lotta contro il regime comunista”, racconterà lo stesso arcivescovo nel libro “Cinque pani e due pesci”. E tre mesi dopo, il 15 agosto, lo arrestano.

L' amore verso i suoi persecutori, la messa dietro le sbarre

In prigione, realizza, con l’aiuto dei suoi carcerieri, la croce pettorale che porterà fino alla morte, simbolo dell’amicizia nata con loro: dei pezzetti di legno e una catenella di ferro. Appena arrestato, si fa mandare, con vestiti e dentifricio, una bottiglietta di vino per la messa con l’etichetta “medicina per lo stomaco” e alcune ostie nascoste in una fiaccola per l’umidità. In un’intervista del 2000, dopo aver predicato gli esercizi spirituali al papa Giovanni Paolo II e alla curia, ci raccontò così un dialogo coi i suoi carcerieri. “Loro mi domandano spesso: ‘Lei ci ama?’. Io rispondo ‘Io vi amo’. ‘Ma siamo suoi nemici, l’abbiamo messa in prigione, per più di 10 anni, e senza giudizio, e lei ci ama?’, ‘Io vi amo’. ‘Ma perché?’. ‘Perché Gesù me lo ha insegnato, e se io, come cristiano, non vi amo, non sono degno di portare il nome di cristiano’. E loro mi hanno detto: ‘E’ molto bello, ma è molto difficile da capire’. Ma questa è la risposta: l’amore cristiano può vincere tutto”.

Intevista al postulatore della causa, l'avvocato Waldery Hilgeman : un uomo felice, uno sguardo d'amore verso tutti


R. – Il cardinale Van Thuan era un uomo solare, una persona felice, realizzata e contenta della sua vocazione. Una persona sempre disponibile, nella semplicità, ad avere uno sguardo verso chiunque gli stesse accanto.

Forgiato dalla prova del carcere, è diventato testimone di speranza…

R. – La speranza è una delle virtù che più si addice al cardinale Van Thuan. È un termine ricorrente nei suoi scritti e nei suoi discorsi, e certamente la speranza per lui nasce da un profondo amore verso la Croce. Non può esserci speranza per un cristiano se non ancorata Cristo, appunto la Croce.

Lo scatto Van Thuan lo fa in carcere, quando decide di non vivere aspettando la fine della detenzione, ma di vivere il presente…

R. Fin dall’infanzia, Van Thuan è stato educato alla speranza cristiana. Certamente col passare degli anni e la crescita, prende una consapevolezza diversa, una maturità diversa. E’ evidente che nel periodo che lui ha trascorso in carcere, nella solitudine, è arrivato ad un colloquio più profondo con Dio e quindi ad una maturazione diversa.

Oggi qual è la testimonianza che porta il cardinale con la sua vita, e il col quale ha affrontato le sofferenze?

R. – Se penso all’esperienza che tutti abbiamo vissuto recentemente per via del coronavirus, penso che il cardinale Van Thuan abbia tanto da darci. Penso a quell'immagine della Basilica di San Pietro deserta , quella piazza vuota, con quel crocifisso sotto la pioggia… Van Thuan è una persona che dalla Croce, dalla solitudine, ha sempre saputo trasmettere la speranza al fratello. Lui stesso disse che non dobbiamo avere solo ed esclusivamente nella fede ma dobbiamo avere speranza anche nelle altre persone, nel senso che queste persone possono essere convertite da Dio e così cambiare il cuore e cambiare in bene.

Fratelli erano anche i suoi carcerieri, ai quali diceva: “Vi amo perché Gesù me lo ha insegnato”. E così li ha convertiti…

R.- Van Thuan amava tutti. Non faceva distinzione tra persecutori e amici: erano tutti i figli di Dio che era chiamato ad amare. E l'ha fatto senza esitazione.

Era quindi un uomo, mite, attento all’altro, riflessivo. Però prima di finire in carcere, come vescovo, chi lo conosceva lo descriveva come una persona molto dinamica…

R.- Lo era. In qualsiasi posto nel quale si trovava, era lì che Dio lo chiamava per essere testimone della fede, per essere apostolo, quindi non ha potuto smettere di esserlo neanche nelle condizioni di massima limitazione della sua libertà come appunto il contesto della prigione. Anche lì, lui continuò la sua opera di sacerdote e di vescovo. Ha evangelizzato, ha fatto amicizia, ha cantato, ha insegnato, ha cercato sempre di essere fedele alla chiamata che aveva ricevuto da Dio ad essere sacerdote.

Davanti a tutte queste evidenze, che cosa manca per poterlo chiamare beato?

R. – Mancherebbe un miracolo. Noi riceviamo presso l'ufficio della postulazione diverse segnalazioni, che vengono tutte prese in considerazione, approfondite e passate anche ad esperti per pareri tecnici. Quindi tecnicamente mancherebbe il miracolo così come richiesto dalla Chiesa con le sue specifiche caratteristiche.

C’è stato un caso a Buenos Aires...

R. – I casi sono tanti, vanno da un continente all'altro. Purtroppo ad oggi non sono ancora stati segnalati casi che rispettino i criteri richiesti dalla Chiesa per essere riconosciuti come miracoli. Ma certamente sono segni che il cardinale intercede per i nostri bisogni.

venerdì 13 settembre 2024

A Bergoglio fu chiesto di riformare la curia romana, non di “riformare” la Chiesa […]



Carissimi amici e lettori,
quando il generale Vannacci, scrisse il suo libro il "mondo al contrario," tanti intellettuali sinistroidi si sono risentiti, ma come dargli torto, non ha detto altro che la verità; questo mondo è proprio al contrario per non dire di peggio.
Ma come il mondo risulta oggi al contrario, abbiamo anche una Chiesa a guida Jorge Mario Bergoglio, che non si fonda più su una Verità eterna e rivelata insegnata dall'alto dall'autorità. La situazione nella Chiesa con la rinuncia di Benedetto XVI è stata tanto strana fino al dicembre 2022 con la sua morte. Si era venuta a creare una situazione atipica:con un pontefice regnante ed uno emerito che coabitavano all'interno delle stesse mura.
Con due tifoserie in lotta tra di loro, i bergogliani e gli orfanelli ratzingeriani, sotto lo sguardo amabile di Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger che non erano in lotta tra di loro, ma in perfetta sintonia. Vediamo bene, ad essere schietti ed onesti, Bergoglio è in perfetta continuità con i suoi predecessori: da Roncalli a Ratzinger, per quel che riguarda l'attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Per comprendere che l’attuale pontefice, in realtà, sia impegnato in una azione di attuazione dei capisaldi delle costituzioni e dei decreti nati dai lavori conciliari.

Certamente la Chiesa, con Bergoglio è in discontinuità, con la Chiesa che fu governata da papa Pio XII, che fu in continuità con i suoi predecessori, da San Pietro fino a lui.
Considerazioni riguardo il pontificato "rivoluzionario" di Bergoglio: ricordatevi che è stato Ratzinger fine teologo di Tubinga, che ne ha messo le fondamenta.
Ha avuto un notevole impatto sulla vita della Chiesa sulla tradizione intellettuale della chiesa dagli anni Cinquanta in poi. 
Ha cercato di rivisitare e correggere le traiettorie prese dopo il Concilio Vaticano II, sia da cardinale che da papa, senza riuscirci, ha sperimentato i limiti della sua visione. Non ha mai fatto un vero tentativo di riformare la curia. La Chiesa dai saldi principi si è svegliata a quella dai principi fluidi. Fra il teologo Ratzinger e Bergoglio si sono divisi i conservatori e i sostenitori dell'apertura al mondo.
Ma anche la politica grazie alle continue ingerenze e agli interventi di Bergoglio a sostegno del principio dello ius soli e dello ius culturae, che ha diviso l’opinione pubblica. Fra chi già sosteneva l’estensione dei diritti ai nuovi italiani e chi invece ritiene che le attuali regole per ottenere la cittadinanza siano sufficienti.
I conservatori, sostengono che Bergoglio stia tradendo la dottrina sociale della Chiesa, di cui invece a loro dire il suo predecessore sarebbe stato scrupoloso custode. Invece no, io parlerei di chi continua a condividere il pensiero del giovane Joseph Ratzinger,che del concilio fu perito. Bergoglio non intende, come  largamente richiesto, di ripulire la curia, ma a fatto di più si è inventato una nuova pastorale, che si lascia alle spalle «la solenne sciocchezza del proselitismo». Egli propone di «ripartire dal Concilio e aprirsi alla cultura moderna». Siamo solo di fronte a una Chiesa più mondana, aperta al cambiamento della dottrina e dei dogmi, contro una Chiesa con principi ancora cattolica ma eclissata dalle aperture del Concilio Vaticano II.
I conservatori devono rendersi conto, che a differenza di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno guidato la barca di Pietro su una linea prudenziale ma solo di facciata, che Francesco oggi attua i criteri già prestabiliti dai suoi predecessori con il concilio vaticano II. Possiamo ancora trovare pochi cardinali, e vescovi, e spesso giovani sacerdoti, e alcune conferenze episcopali come quelle dell’est europeo e africane, in buona parte quella statunitense che cercano di frenare la deriva di cui è stata travolta la Chiesa ma con scarso successo. Le conferenze episcopali europee come quella italiana nei suoi vertici oggi sono tutti bergogliani, come si evince giornalmente dalla lettura dell’Avvenire catto-fluido. La Chiesa che voleva essere di rottura e che Ratzinger sognava a Tubinga, è la stessa Chiesa oggi governata da Bergoglio aperta al mondo, pronta a rinnegare la fede e la dottrina cattolica che ci è stata tramandata dagli Apostoli.

giovedì 12 settembre 2024

Disobbedire per obbedire



di d.E.M.B

Carissimi amici e lettori,
sono aumentati, negli ultimi mesi, gli attacchi che i vescovi e membri della curia romana infliggono alla Chiesa cattolica e contro la sua Tradizione e i fedeli legati ad essa. Sempre più violenti, sempre più ideologici e, allo stesso tempo, sempre più sottilmente pervasivi. Ciò che mostra, inoltre, una recrudescenza, è l’ampiezza delle "bocche di fuoco"e degli ambiti da cui giungono tali attacchi: se prima erano frange rumorose ma minoritarie, scomposte, molto schierate politicamente ma poveri culturalmente a sinistra, ora vanno via via crescendo i veleni provenienti da voci e settori apparentemente "moderati", che, tuttavia, nella sostanza delle argomentazioni, mostrano una saldatura tra il "conservatorismo ecclesiale e il progressismo spaventato, acceso conservatorismo politico-sociale, strumentalizzazione evangelica".
Sono anni che Bergoglio fomenta con vigore una esplicita fronda anti-tradizione, fino a pronunciare anatemi e scomuniche per i cattivi "indietristi" come lui ama definirli. Oggi grazie alla stampa e alla televisione favorevoli a questo disastroso pontificato, il "carnefice" diviene così "vittima", l’incendiario diviene "pompiere": giochi verbali di inconsistente onestà intellettuale che, però, seminano discordia e odio. Ma ciò che stupisce riguarda anche alcuni teologi, storici del cristianesimo, giornalisti, che apparivano equilibrati nella critica o nell’apprezzamento, e che ora non perdono un istante nel sottolineare le mancanze di quegli istituti religiosi che si rifiutano ad aggiornarsi alle nuove dottrine, sto parlando dei "tradizionalisti" non dei "conservatoristi" che sono altra cosa, facendo passare sotto silenzio il bene che c’è e deformando la percezione della realtà. Oggi i conservatoristi lanciano accuse insieme ai progressisti contro i cattolici tradizionalisti,accusandoli di disobbedienza alle autorità romane.
Per noi cattolici l'obbedienza non è mai cieca ,significa obbedire a Dio prima che agli uomini anche se gli uomini siano presbiteri, vescovi o papi.“Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29)
La questione dell’obbedienza e della disobbedienza non è da considerarsi in modo moralistico, né da riferirsi a situazioni contingenti, anche se di fatto in esse si concretizzano le opzioni e le scelte di fondo della vita. L’obbedienza può esprimere adesione motivata e convinta oppure adattamento, conformismo e passività e la disobbedienza può esprimere opposizione motivata e ferma, con conseguenze per la persona o la comunità in determinate situazioni, fino al pericolo della vita stessa, o può conformarsi anche come distacco, svuotata dal significato profondo della libertà, della resistenza, della responsabilità dell’opposizione.

Si deve obbedienza cieca solo alla Parola di Dio e alle sue leggi, correttamente intesa e interpretata: quante volte Gesù dice ai discepoli, un pò preoccupato: state attenti a come ascoltate! E, naturalmente, si deve obbedienza ai suoi ministri solo se o quando la loro parola sia un fedele riflesso della parola divina.
Certamente si deve, obbedienza all’autorità, sia a quella civile come a quella religiosa, nei limiti in cui, quanto quelle civili come in quelle religiose, non ci inducano di obbedire a leggi o provvedimenti manifestamente contrari alle leggi di Dio, per cui obbedienza e disciplina non possono mai essere intese evangelicamente in senso assoluto se non unicamente in relazione ai contenuti originari e costitutivi degli insegnamenti divini.

L’obbedienza non è solo il voto cui devono sottostare i religiosi ma è innanzitutto una virtù morale, nel senso che è una specie di "habitus mentale" e spirituale della persona ad eseguire prontamente le disposizioni o gli ordini dei propri superiori nei vari ambiti in cui essa si trovi ad operare.
Ma, come detto, il presupposto che la rende valida e vincolante è che essa sia esercitata correttamente in ossequio al suo fondamento e principio sovrannaturale.
Non è un caso che san Tommaso, ben consapevole di quanto il valore dell’obbedienza sia soggetto a possibili usi strumentali e deteriori, abbia saggiamente escluso che essa sia dovuta sempre e comunque, e quindi in modo indiscriminato, ai propri “superiori”. L’obbedienza ai superiori è dovuta solo in quanto attraverso la loro volontà possa venire manifestandosi la volontà stessa di Dio, e non a prescindere da quest’ultima. Tutto ciò che, di fatto, sia comandato a disonore della divina volontà e per il danno delle anime, non solo non merita alcuna obbedienza ma reclama l’umile e ferma anche se non violenta disobbedienza del vero credente.

"Si deve obbedienza su cose lecite e non illecite, su cose quanto meno non incontrovertibilmente inique e disumane, né si può sperare di essere a posto con la coscienza se o quando, cedendo ad ordini manifestamente ingiusti, si ritenga di poter addurre a propria difesa l’obbligo morale di aver dovuto eseguire l’ordine di un proprio superiore, perché per ordini immorali non si possono dare obblighi di coscienza o spirituali di nessun genere. Se si tratti di obbedire a qualcosa di peccaminoso o di nocivo alla vita spirituale di singoli o di un’intera comunità, non sussiste alcun dovere di obbedienza ma piuttosto il dovere di disobbedienza e di resistenza
".

Naturalmente, per disobbedire in senso evangelico, è necessario essere o sentirsi certi della veridicità, della fondatezza spirituale ed evangelica delle ragioni che inducano a disobbedire, per cui in molti casi è esclusivamente di fronte a Dio che bisogna assumersi la responsabilità dei propri atti di insubordinazione: ciò che, peraltro, non può essere evitato tutte le volte che invece si decide di obbedire passivamente, anche se sotto l’approvazione ecclesiastica o sociale, a superiori e autorità di varia entità e natura. E’ stato giustamente osservato che «i martiri non obbedivano alle autorità dello Stato che imponevano loro di incensare gli idoli. E neppure ai genitori, ai figli, ai mariti e alle mogli, che chiedevano loro di fuggire il martirio in nome del bene familiare». Dunque, è evangelicamente non solo lecito ma necessario disobbedire se, nel disobbedire a norme e a esortazioni manifestamente ingiuste, altro non si faccia che obbedire a Dio. Per obbedienza a Dio, purché si abbiano buoni motivi di ritenere che la volontà di obbedire a Dio non sia un semplice travestimento di una volontà soggettiva di obbedire solo a se stessi, si può e si deve disobbedire: costi quel che costi! Dove però l’apparente disobbedienza si configura, in tal caso, come forma ancora più perfetta di obbedienza.

La disobbedienza, tuttavia, deve essere sempre mossa da un sentimento di carità cristiana, deve essere mite e benevola anche quando debba essere espressa in modi alquanto energici tanto per il bene di colui, si tratti pure di un vescovo o del papa stesso, che emana direttive dottrinarie o pastorali manifestamente difformi dalla retta fede evangelica, quanto per il bene dell’intera comunità cattolica. In altri termini, qui la disobbedienza prende la forma di quella correzione fraterna che, per il cristiano, non è una semplice opportunità di cooperare al bene della Chiesa ma un vero e proprio dovere che ogni battezzato ha il dovere di esercitare, se ne abbia la necessaria competenza, persino nei confronti dei suoi superiori gerarchici: al punto che i suoi eventuali rilievi, le sue critiche possano essere dirette alla stessa persona del pontefice in carica nel caso in cui questi incorra, in buona o cattiva fede, nel peccato di eresia. Come infatti prescrive anche sul piano giuridico il primo grande canonista cattolico, Graziano, il papa non può essere giudicato da nessuno se non nel caso in cui sia possibile dimostrare che egli stia deviando dalla retta fede. Solo in una circostanza così rara e deprecabile il seguace di Gesù può sentirsi autorizzato, senza correre il rischio di uscire dalla Chiesa, a disobbedire e ad opporre la sua umile ma tenace resistenza ad atti e comportamenti palesemente lesivi dell’autorevolezza e della inviolabile dignità della Parola stessa di Dio. Disobbedire per obbedire ancor più fedelmente alla volontà del Signore è, talvolta, non solo possibile ma necessario. Anche la disobbedienza per amore ha un prezzo, ma il prezzo è quello che sarà fissato da Dio, non dagli uomini.

Maria santissima la Vergine amata la «piena di grazia» cui nome dopo il nome di Gesù non v'è nome più dolce


Carissimi amici e lettori,

oggi festeggiamo con gioia il santissimo nome di Maria, dopo il nome di Gesù non v'è nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria santissima; nome dinanzi a cui s'inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l'inferno trema.La festa liturgica fu introdotta in tutta la Chiesa occidentale dal Beato Innocenzo XI dopo la vittoria sui Turchi a Vienna, avvenuta il 12 settembre 1683.

Già frequente nel mondo ebraico ii nome (Myriam), è senza dubbio il più diffuso tra i popoli cristiani: esso è attribuito anche a uomini come aggiuntivo: Carlo Maria, Alberto Maria, Giovanni Maria, ecc. Ad esso si intitolano molte chiese, associazioni e luoghi. Con lo tsunami della riforma liturgica postconciliare, questa festa tanto cara al popolo cristiano viene ha essere declassata a “memoria facoltativa”, in pratica depennandola dal calendario, ma nonostante gli sforzi dei detrattori del culto mariano, il nome di Maria viene ugualmente onorato quanto dai fedeli tanto da santi buoni sacerdoti, che continuano a celebrare nel maestoso "Rito Tridentino". La festa del Santissimo Nome di Maria,deve essere per ognuno di noi, un'occasione di devozione e riflessione che onora la madre di nostro Signore Gesù Cristo, celebra il suo ruolo di intermediaria di corredentrice e mediatrice misericordiosa di ogni uomo presso Dio e invita i fedeli a meditare sul significato profondo del suo nome sacro.

Concludiamo con chi più di tutti fu definito l'innamorato di Maria, che venne anche chiamato il “cantore di Maria” San Bernardo

“Se insorgono i venti delle tentazioni,
se incappi negli scogli delle tribolazioni,
guarda la stella, invoca Maria.

Se sei sballottato dalle onde della superbia,
della detrazione, dell'invidia: guarda la stella, invoca Maria.

Se l'ira, o l'avarizia, o l'allettamento della carne
scuotono la navicella dell'anima: guarda a Maria.

Se tu, conturbato per l'enormità del peccato,
pieno di confusione per la laidezza della coscienza,
intimorito per il tenore del giudizio,
incominci ad essere inghiottito dall'abisso della tristezza,
dalla voragine della disperazione: pensa a Maria.

Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze,
pensa a Maria, invoca Maria.

Ella non si parta mai dal tuo labbro,
non si parta mai dal tuo cuore;
e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera,
non dimenticare mai l'esempio della sua vita.

Se tu la segui, non puoi deviare;
se tu la preghi, non puoi disperare;
se tu pensi a lei, non puoi sbagliare.

Se ella ti sorregge, non cadi;
se ella ti protegge, non hai da temere;
se ella ti guida, non ti stanchi;
se ella ti è propizia, giungerai alla meta”.

mercoledì 11 settembre 2024

No al trattato ONU sul cybercrime che apre alla depenalizzazione della pedopornografia



Carissimi amici e lettori,

l'ONU sta promuovendo un trattato che potrebbe depenalizzare la pornografia minorile.Nella loro malsana idea sostengono che i bambini che condividono immagini esplicite di se stessi, anche con gli adulti, hanno il “diritto” di farlo e che ciò fa parte della loro “libertà sessuale”.

È una vera e propria follia, che mette i nostri figli direttamente in pericolo.

Questo trattato legalizzerebbe materiale esplicito che coinvolge i bambini purché considerato “privato” o “consensuale”.
Come educatori, genitori,dovremmo agire subito, perché questo pericoloso precedente eliminerà le protezioni che tengono al sicuro i nostri bambini. Non possiamo restare a guardare mentre questo incubo si avvera.

Ogni genitore dovrebbe urgentemente scrivere al presidente del consiglio Signora Giorgia Meloni e chiedergli che il Rappresentante Permanente presso l’ONU, Maurizio Massari, respinga questo trattato prima che sia troppo tardi.

Carissimi amici non siamo solo preoccupati, siamo terrorizzati. Le Nazioni Unite che dovrebbero lavorare per il benessere e la pace tra gli stati ,stanno per colpire i bambini.

Alle Nazioni Unite stanno avanzando questa odiosa proposta che potrebbe depenalizzare la pedopornografia.

Stanno spingendo per rendere legale la creazione e il possesso di materiale esplicito che coinvolga i bambini, purché sia mantenuto “privato”.

Sì, avete letto bene. Non potevamo crederci nemmeno noi, ma è così reale che abbiamo rapidamente voluto scrivervi per aggiornarvi e chiedervi il vostro aiuto per fermare questa follia, innanzitutto con la preghiera e la recita del santo rosario quotidiano.

Quando abbiamo  letto l'ultimo trattato delle Nazioni Unite sulla criminalità informatica, che potrebbe consentire ai predatori di sfruttare i bambini con la scusa dell'uso “consensuale” o “privato” di contenuti sessuali.

Immaginatevi questa: rappresentazioni generate dall'intelligenza artificiale di bambini in scenari inappropriati o minori che vengono manipolati per creare foto e video espliciti di se stessi e auto-gettarsi così nella trappola dello sfruttamento, il tutto potenzialmente depenalizzato.

L'idea stessa che le Nazioni Unite possano giustificare la protezione di coloro che consumano queste porcherie va oltre ogni comprensione. È una minaccia diretta alla sicurezza di ogni bambino, compresi i vostri e i nostri figli e nipoti... 

Si tratta del mondo in cui questi bambini stanno crescendo e della loro sicurezza, che dovrebbe essere sacra.

Se questo trattato verrà firmato, potrebbe aprire la strada alla normalizzazione delle forme più orribili di sfruttamento minorile.

Noi e voi non possiamo permettere che la sicurezza dei bambini sia compromessa da chi li vede come oggetti per i propri desideri perversi.

Ma c'è di più. Non si tratta solo di un astratto trattato ONU, ma di uno tsunami ideologico.

Ovunque guardiamo, c'è una sottile spinta a sessualizzare i bambini, a confondere i confini della pedofilia.

Workshop che insegnano agli adolescenti come fare "sexting" (ovvero mandare messaggi, foto o video a sfondo sessuale) "in sicurezza”, eventi pubblici in cui i bambini vengono fatti sfilare in costumi sessualizzati: non si tratta solo di incidenti isolati.

Fanno parte di un programma più ampio a cui questo trattato ONU darebbe legittimità globale.

Vuoi che tuo figlio cresca in un mondo in cui questa è la norma?

L'ONU non sta solo pensando di permetterlo, ma anche di avallarlo. Depenalizzando la pedopornografia “consensuale”, anche se generata dall'IA o autoprodotta dai minori stessi, si aprono le porte ai predatori.

Quale tipo di perversione si sta impossessando di questi burocrati delle Nazioni Unite? Che tipo di lobby depravate stanno servendo?

Non fraintendermi! Se permettiamo che questo accada, è solo questione di tempo prima che spingano per ottenere ancora di più: abbassare l'età del consenso, per difendere i “diritti” di coloro che predano i nostri bambini.

Mentre parliamo ci sono già organizzazioni che stanno lavorando proprio su questo.

È l'inizio di un incubo e non possiamo permetterci di svegliarci troppo tardi.

Ecco perché abbiamo bisogno di te per chiedere a Giorgia Meloni e a Maurizio Massari (Rappresentante Permanente presso l’ONU) di agire immediatamente per fermare questo trattato prima che distrugga il tessuto stesso della nostra società. Il futuro di tuo figlio è in gioco!

Non lo stanno nascondendo. La loro proposta è chiara:

Secondo l'articolo 14 di questa convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, “i Paesi possono scegliere di depenalizzare la produzione, la distribuzione e il possesso di contenuti che ritraggono bambini che vengono abusati sessualmente, purché questi non coinvolgano una persona ‘reale’ o mostrino esplicitamente un effettivo ‘abuso o sfruttamento sessuale di minori’”.

Verrebbe reso legale anche il materiale conservato per quello che viene definito “uso privato e consensuale delle persone coinvolte”.

Come si può prendere in considerazione una cosa del genere? È più che spaventoso: è un attacco diretto al concetto stesso di protezione dei minori.

Siamo sull'orlo di un precipizio. Se questo trattato verrà adottato, quelle protezioni che tengono al sicuro i nostri bambini verranno erose.

Cosa rimarrà?

Un mondo in cui i predatori sono protetti dalla legge, in cui il tuo diritto di salvaguardare il tuo bambino viene eliminato.

Questa non è solo una possibilità: è il futuro che i nostri figli erediteranno se non facciamo nulla. Siamo all'inizio di un terrificante pendio scivoloso, che potrebbe portare a conseguenze inimmaginabili.

I tuoi figli meritano un futuro in cui possano crescere sicuri, amati e liberi dagli orrori di qualsiasi tipo di sfruttamento.

Questa è la nostra battaglia, la nostra responsabilità nei confronti dei nostri preziosi bambini!

Dobbiamo sollevarci e fare in modo che le Nazioni Unite ci sentano forte, chiaro - deve essere per loro impossibili ignorarci.

Il trattato dovrebbe essere adottato formalmente dall'Assemblea Generale il in questo mese di settembre e sarà aperto alle firme dei vari Paesi.

lunedì 9 settembre 2024

GENUISTI QUI TE FECIT Vestizione e Sacra Tonsura nella festa della natività della B.V.Maria


Per noi, è nato questo fiore straordinario…
che non appassisce e profuma sempre.



Mons. Carlo Maria Viganò
GENUISTI QUI TE FECIT


Omelia nella Natività di Maria Santissima

Permettetemi di formulare il mio saluto ai cari genitori, ai parenti e agli amici di Claudio e Fabrizio, che oggi si consacrano al servizio dell’Altissimo: non nel giorno della Presentazione al Tempio, come usualmente avviene, ma in un’altra ricorrenza mariana non meno importante. Tu es qui restitues hereditatem meam mihi. Tu sei Colui che mi rende l’eredità che mi spetta (Sal 15, 5). Sono le parole che accompagnano il rito della Sacra Tonsura, a significare che l’abbandono del mondo rappresentato dal taglio dei capelli comporta una perdita di cose transeunti e mutevoli, per appropriarsi di quelle eterne e immutabili.

Come nella festa dell’Assunzione, così anche nella Natività di Maria Santissima troviamo confermato il parallelo tra la Vergine Madre e la Santa Chiesa: Ella ne è Regina e Signora come il Suo divin Figlio ne è Re e Pontefice. La Liturgia di questo giorno benedetto è incentrata sul Mistero dell’Incarnazione, in vista del quale la Santissima Trinità ha creato ab æterno (Prov 8, 23) Colei che – assimilata alla divina Sapienza – sarebbe stata l’Arca dell’Alleanza, la Torre di Davide, il Tabernacolo vivente dell’Altissimo. Sin dal primo istante della Sua Concezione, Nostro Signore ha consacrato l’integrità della Madre di Dio preservandoLa dal peccato originale e conservandoLa sempre Vergine: quæ et Unigenitum tuum Sancti Spiritus obumbratione concepit; et Virginitatis gloria permanente, lumen æternum mundo effudit, Jesum Christum Dominum nostrum. Ella concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore (Prefazio della B.V.M.).

San Bernardo chiama Maria Santissima acquedotto della Grazia, perché per mezzo di Lei tutte le grazie e le benedizioni di Cristo, divina Sorgente, giungono a noi. Anche la Santa Chiesa è canale della Grazia mediante i Sacramenti. Nel suo seno è formato misticamente il Corpo del Signore nel Santissimo Sacramento dell’Altare; grazie al Sacerdozio, il Sacrificio della Messa perpetua la presenza dell’Emmanuele, il Dio con noi.

La Vestizione clericale e la Sacra Tonsura che mi appresto a conferire in questa solenne celebrazione a Claudio e Fabrizio segnano il momento in cui essi liberamente scelgono di dedicarsi al Signore e di rinunciare al mondo. Il rito del Pontificale mostra questa separazione con i segni esteriori: la veste talare nera, il taglio dei capelli, la cotta che simboleggia l’uomo nuovo di cui rivestirsi in justitia, et sanctitate veritatis. Il chierico smette di vivere secondo le usanze mondane, pur lecite, per seguire l’esempio del divin Maestro: nel mondo, ma non del mondo. Infatti, ciò che è del mondo è profano, e come tale deve rimanere fuori dal tempio, che è appunto sacro e santo, ossia separato e inviolabile perché riservato al culto di Dio (sacer) e da Dio ratificato come Suo (sanctus).

Il chierico, con la sua veste austera che richiama silenziosamente ma eloquentemente la Croce di Cristo, la penitenza, la rinuncia, la mortificazione, è e deve essere “fuori dal mondo”. Per questo il mondo odia tutto ciò che richiama le realtà celesti, i segni esteriori della Religione, la Croce, le reliquie dei Santi, le immagini sacre e anche la talare che oggi voi indosserete per sempre, e di cui significativamente si spogliano proprio coloro che, pur essendo insigniti dell’Ordine Sacro, continuano ad appartenere al mondo.

Questa cerimonia costituisce il primo passo dell’itinerarium verso il Sacerdozio. Nella Liturgia della Natività di Maria Santissima, e in particolare nell’Epistola tratta dal Libro della Sapienza, troviamo uno spunto di meditazione spirituale: Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che camminano nelle mie vie. Udite l’insegnamento, siate saggi e non rigettatelo: Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all’ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salvezza dal Signore (Prov 8, 32-35).

Cari Claudio e Fabrizio, voi vi apprestate a camminare verso una meta, seguendo un ben preciso percorso. Siete chiamati a vegliare ogni giorno nella dimora del Signore, sul limitare del Santo dei Santi, per essere un giorno degni di offrire alla divina Maestà la Vittima pura, santa e immacolata, nata da Vergine pura, santa e immacolata. E per questo la vostra vita e tutto il vostro essere devono avere come modello Cristo, Vittima e Sacerdote, e la Sua Santissima Madre, che è Madre nostra e che nella Corredenzione si è unita alla Passione del Signore. Entrambi – la divina Sapienza e la Vergine Maria – parlano al cuore di ciascuno di voi: le mie delizie sono lo stare con i figli dell’uomo (Prov 8, 31). Anche la Chiesa ripete a voi queste parole, e voi stessi dovrete coniugare i vostri doveri verso Dio con la carità verso il prossimo, perché chi da oggi vi vedrà, vi ascolterà, si rivolgerà a voi, possa vedere in voi un Ministro di Cristo e ascoltare la Sua voce, la voce della Chiesa, stabilita da Dio in initio viarum suarum.

Il mondo vi è ostile, come fu ostile a Nostro Signore e come è ostile a tutto ciò che viene da Dio: se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20), ci ammonisce il divin Maestro. Se il mondo non vi deridesse, non vi emarginasse, non vi combattesse, vedrebbe in voi qualcosa di suo e saprebbe che non rappresentate minaccia. Voi siete invece come quei medici coscienziosi radiati durante la farsa pandemica perché curavano i pazienti anziché ucciderli con protocolli sciagurati; siete come quegli insegnanti sospesi perché non disposti a corrompere i bambini e i giovani con le perversioni del gender e dell’ideologia woke; siete come quei i magistrati allontanati perché amministrano la Giustizia invece di lasciar liberi i delinquenti. Siete estranei al mondo, e il mondo lo sa e vi teme per la forza del Vangelo di Cristo che predicate.

Oggi la Chiesa di Cristo è oscurata ed eclissata da eretici e corrotti che l’hanno occupata: la Gerarchia si è prostituita al mondo e ha fatto proprie le sue massime. Essa non riconosce più la Signoria di Nostro Signore, e proclama con il Sinedrio: Non abbiamo altro re che Cesare (Gv 19, 15). Sul Soglio di Pietro non siede il Vicario di Cristo, ma un usurpatore votato alla demolizione della Chiesa. L’ostracismo che subiscono i fedeli e i chierici per la loro fedeltà al Signore non è dunque voce della Chiesa, ma della sua contraffazione: ecco perché i falsi pastori temono e combattono chi denuncia il loro tradimento.

Vi diranno che siete una minoranza in via di estinzione; che volete distinguervi dagli altri per orgoglio; che la vostra rigidità e il vostro indietrismo sono contro il Vangelo; che la Fede che proclamate è obsoleta e intollerante; che la Liturgia che celebrate è incomprensibile e lontana. Vi diranno che siete pochi e soli, come sono pochi i buoni medici, i buoni maestri, i buoni giudici: pusillus grex. E mentre costoro si riempiono la bocca di inclusività e accoglienza, di tolleranza e di dialogo, sarà solo nei vostri confronti che si scatenerà la loro furia, solo contro di voi che si apriranno le loro prigioni. Le scomuniche per gli eretici e gli scismatici sono scagliate contro chi combatte l’errore e lo scisma, nel rovesciamento di ogni principio e nell’abuso dell’autorità civile e religiosa. Esattamente come le porte delle carceri si aprono per i criminali, in modo da rinchiudervi le persone oneste. Satana non è bipolare: la sua azione corruttrice – mentitore e omicida sin dal principio (Gv 8, 44) – rivela la lucidità nell’inganno e la coerenza perversa, proprie di una mente angelica ancorché decaduta, cioè diabolica. Ed è per questo che oggi la Chiesa attraversa la propria passio per mano dei suoi stessi vertici, come un tempo fu il Sinedrio a sobillare il popolo e a ricattare Pilato per mandare a morte Nostro Signore.

Eppure, nonostante l’efficienza dell’organizzazione delle forze del male e la disorganizzazione dei buoni, Satana sa di aver già perso, per questo fa di tutto per trascinare con sé nella dannazione quante più anime possibile, così da vanificare la Redenzione. Per questo vuole un mondo senza fede, senza speranza, senza amore. Per questo vuole un mondo senza sacerdoti, senza frati e monache, senza anime espiatrici. E per questo – come vediamo accadere – vuole che ogni Vocazione sia corrotta, pervertita o resa inutile. Per questo Satana pretende che la sua menzogna arrogante non sia solo tollerata, ma che venga accettata in quanto tale e che sia la Verità ad essere condannata. La sua impostura esige l’adesione consapevole e ostentata all’errore, assieme al rifiuto ostinato del Bene. Solo così si spiega l’abominazione della desolazione nel luogo santo: un uomo che usurpa il Soglio di Pietro e l’autorità sacra di Nostro Signore per imporre l’apostasia e distruggere la Chiesa.

Cari Claudio e Fabrizio, non lasciatevi scoraggiare! La Chiesa è da sempre considerata estranea dal mondo, come lo è Nostra Signora, Maria Santissima. Siamo exsules filii Hevæ, figli della vecchia Eva nel peccato, figli della nuova Eva nella Grazia. Il nostro esilio costituisce il tempo della prova e del combattimento per meritare la cittadinanza della Gerusalemme celeste. La Sua Natività fa di Lei la più pura e santa di tutte le creature, associando la nostra povera umanità alle Sue perfezioni. E con l’Assunzione al Cielo in anima e corpo, Ella ci mostra la nostra patria celeste. Le Sue virtù – prime fra tutte l’umiltà e la purezza – siano il cardine della vostra vita spirituale, perché tutti i mali che oggi affliggono il corpo ecclesiale derivano dall’orgoglio e dalla fornicazione: ne abbiamo un desolante esempio negli scandali della setta bergogliana. Siate umili nell’accogliere il tesoro che la Santa Chiesa custodisce, consegnandolo ai posteri senza aggiungervi né togliergli alcunché. Siate puri nell’immolazione quotidiana del vostro corpo e della vostra anima, sapendo di trovarvi sempre alla presenza di Dio e della Vergine Maria.

Rendiamoci dunque degni, con la Grazia di Dio e con il patrocino di Maria Santissima, di raggiungere la meta additata dalla Stella matutina che annuncia il Sole della Giustizia, ripetendo con filiale fiducia l’antifona mariana: Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exilium, ostende. E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

8 Settembre MMXXIV a. D.ñi
In Nativitate B.M.V.

I commenti contenenti linguaggio sgradito, insulti , con contenuti a sfondo razzista , sessista ed intolleranti saranno cestinati dall'amministratore del blog che si riserva il diritto di scegliere quali commenti possono essere pubblicati.

Questo sito internet è un blog personale e non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001


Realizzazione siti web - www.webrex2000.com