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“Tempo di Passione”.


"Con la quinta domenica di Quaresima si entra nel “Tempo di Passione“, caratterizzato da una marcata attenzione al mistero della Passione e Morte del Signore Gesù.

Con la Domenica di passione secondo il calendario liturgico del Messale Romano del 1962 e secondo le edizioni precedenti.

È detta anche domenica Iudica dalla prima parola dell'introito nella messa di questo giorno: Iudica me, Deus (Salmo 43,1).Altre particolarità liturgiche prevedono l'omissione della dossologia minore (Gloria Patri) al termine dei salmi che si recitano durante la messa.

Nella revisione di papa Giovanni XXIII del rito romano (1960) a tale domenica fu dato il nome di "prima domenica di passione", mentre alla Domenica delle palme è stato dato il nome di "seconda domenica di passione oppure della palme".In tale revisione, con la I domenica di passione si inizia quindi il Tempo di Passione, distinto dal Tempo di Quaresima in senso stretto.

Si prevede in questa domenica l'inizio, di velare la croce e le statue dei santi. Questo rito, che prevede la “velatura” dei Crocifissi nelle due settimane che precedono la Pasqua, è regolamentata fin dai tempi del Concilio di Trento. Per quanto non più diffusa come un tempo, è ancora praticata in diverse parrocchie e in varie parti del mondo. La Congregazione per il Culto Divino, difende l’opportunità di conservare e recuperare questa usanza, per il forte significato simbolico che racchiude.La pratica, che un tempo era molto diffusa, ora è molto meno frequente, ma alcuni parroci ancora la praticano, rinnovando un’antichissima tradizione. È la tradizione della Velatio, ovvero la “velatura” del Cristo nel Tempo di Passione, dal Vespro del Sabato che precede la prima  Domenica di Passione fino al Venerdì Santo. Come i crocifissi, così anche le immagini e le statue dei Santi e di Maria santissima vengono velate o incappucciate, né gli si possono accendere lumini e candele, mentre restano scoperte le sole tavole della Via Crucis.

Celare i simulacri dei Santi e di Cristo, mettendone in risalto la loro “assenza”, è un incentivo ad alimentare l’attesa del giorno di Pasqua, giorno in cui i loro volti tornano ad offrirsi allo sguardo dei fedeli. La Velatio delle croci, sottolinea dunque la privazione fisica di Cristo: la sera del Giovedì Santo, Gesù veniva rapito dalle guardie del tempio, privando della sua luce i suoi discepoli e l’umanità intera, lasciata in balia delle tenebre.
Il Venerdì Santo, il Crocifisso dell’altare viene nuovamente svelato ai fedeli, mentre per la svelatura delle immagini dei Santi e di Maria santissima, occorre attendere il “Gloria” del Sabato Santo.

Svelare, cioè rivelare nuovamente l’immagine del Cristo, richiama la lacerazione del velo del Tempio, che si squarciò nel momento preciso in cui Gesù morì. Quel velo delimitava dal resto del Tempio il Sancta Sanctorum, ovvero la parte più sacra dell’edificio religioso, alla quale si poteva accedere una sola volta nel corso dell’anno. La lacerazione del velo rappresenta la ritrovata unione tra terra e Cielo, che rende quest’ultimo accessibile ad ogni uomo. Allo stesso modo, lo svelarsi della Croce, il Venerdì Santo, è il modo in cui Cristo si porge solennemente ai fedeli, nel suo trionfo sulla Morte.
E dopo di lui, a partire dal Sabato Santo e all’annuncio della Risurrezione di Cristo, si sveleranno e si riveleranno anche i Santi, al canto del “Gloria in excelsis”, perché “in Lui risorto, tutta la vita risorge”, come recita il Prefazio pasquale. I veli che coprivano Gesù e i Santi, raccolti alla svelta sotto le croci e sotto le statue o i dipinti, ci ricordano la realtà “fisica” della Risurrezione: guardando quei veli, noi riviviamo l’emozione di Giovanni Apostolo, che per primo “vide i teli per terra”, ed entrato nel Sepolcro, “vide e credette” (Gv 20,13).

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