Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

mercoledì 1 marzo 2023

Il Crocifisso mistero d'Amore




"di don Ernesto Bellè"
Sul Calvario e sull’altare è il medesimo Sacrificio di Cristo, indispensabile alla nostra salvezza. Devo farlo mio, questo Sacrificio, devo unirmi a Gesù immolato, con la continua conversione a Lui, con l’offerta, la fedeltà e la santità della mia vita, che impegna tutto me stesso per Lui. “L’Eucaristia è il Sacramento della Passione di Cristo” (S. Tommaso, Summa Theol., III, 73, 3, 3).Il discorso si fa maestoso e affascinante. Ma per ora, ci fermiamo a contemplare estatici questa sublime Realtà con le parole di Enrico Medi (1911-1974), il grande scienziato dei nostri tempi, avviato alla gloria degli altari: “Quando il sacerdote alza l’Ostia consacrata per mostrarla ai fedeli, mostra loro il Crocifisso vivente. Il supremo Sacrificio della Croce, che continua nella sua realtà sostanziale e valore totale, è lì, sull’altare, in quel calice”.

“Gesù, credo, adoro e amo. Il tuo essere in me. Il tuo Sacrificio in me. La tua vita in me”.

“Nessuno mi toglie la vita, io la dono per amore di mio Padre e di tutti voi peccatori perché possiate sentire il suo amore e possiate convertirvi a Lui, il Padre dolcissimo e amabilissimo”. 

Purtroppo, sappiamo che, né loro – ossia i crocifissori di Gesù, i suoi accusatori – ma neanche gli uomini di tutti i tempi, come oggi, amano e accettano questo dono del Padre. Gesù dice che non c’è amore più grande di colui che dà la propria vita per la persona amata. Il Figlio ha dato la sua vita umana, sacrificata fino alla Passione e morte in croce per le persone amate che siamo tutte noi povere creature. È il Padre che lo ha mandato, allora mi chiedo: chi ci ha amati di più? Il Padre che ha mandato a noi Figlio sulla terra e lo ha immolato sulla Croce, fino al martirio, il suo unico Figlio l’Unigenito che ha dato la sua vita per noi? Qual è l’amore più grande? Tutti e due sono l’eterno sommo amore divino. Quando contempliamo il Crocifisso non possiamo dimenticarci del Padre che ce lo ha donato perché noi diventassimo figli suoi. Perché non ricordiamo questo Padre amorevolissimo, santissimo e generosissimo?

Tale è il Mistero di questo è Amore, è l’eterno Amore che genera il Figlio, e lo stringe tra le braccia del Padre nell’amore dello Spirito Santo. Quindi, sulla Croce, c’è anche lo Spirito Santo, perché questo amore che unisce il Padre e il Figlio, lì si è rivelato. Ecco quanto ci ha amato Dio! Ha dato il suo unico Figlio, la gioia eterna del suo cuore paterno e il Figlio ha dato sé stesso in quanto si è incarnato con il proprio essere umano e si è donato nella forza dello Spirito Santo, che è il loro eterno dono d’amore che li unisce in questo abbraccio infinito di comunione.
La Croce, dunque, è la massima e unica rivelazione dell’amore infinito di Dio. E nel Santo sacrificio della messa è Gesù stesso, l'Agnello immolato sulla croce per la nostra redenzione.


Quando Paolo dice nella Lettera ai Romani (8,32) che il Padre Celeste non ha risparmiato il proprio Figlio – l’unico che aveva – pensa ad Abramo, a cui Dio ha chiesto di sacrificare il suo unico figlio Isacco ed egli ha obbedito, portando il figliolo sul monte dove doveva essere immolato, però – alla fine – l’Angelo l’ha fermato e ha detto: 

“Non ucciderlo, Dio ha accolto la tua disponibilità generosa”.

Invece, il Padre Celeste, non si è fermato nel suo desiderio d’amore per noi, nel progetto di offrire il Figlio in riscatto per i nostri peccati, fino alla Croce. Non si è arrestato nemmeno al grido che il Figlio suo incarnato ha rivolto al Padre: “Passi da me questo calice. Tuttavia, sia fatta la Tua e non la mia volontà, io mi offro ugualmente come Tu vuoi perché vuoi la salvezza degli uomini ed io mi unisco alla Tua santa volontà”. Quindi, il Padre conduce il Figlio fino al compimento di questo progetto d’amore sconfinato per noi, fino al dono supremo del Figlio. A questo punto non possiamo restare indifferenti, non possiamo vedere il Crocifisso senza sentire un palpito profondo d’amore e gratitudine verso di Lui, verso il Padre e lo Spirito Santo, che li ha spinti a questo dono d’amore per noi piccole e misere creature peccatrici e ingrate. Oggi purtroppo anche Gesù è emarginato, in questa nostra società evoluta non se ne parla più ed anche il Padre è bestemmiato e oltraggiato. Allora, davanti a questo amore sconfinato, noi dobbiamo sentirne tutta l’effusione perché – quel gesto di offerta d’amore del Padre dell’unico Figlio per amore nei nostri confronti e quel gesto di amore del Figlio che dona se stesso fino all’ultima goccia di sangue per noi – affinché noi potessimo diventare Figli di Dio, non solo creature a sua immagine e somiglianza, ma creature trasformate nello stato dello stesso Figlio incarnato e questa generazione di Figli avviene nel giorno del nostro Battesimo. È lì che lo Spirito Santo imprime in noi l’immagine di Gesù, affinché il Padre guardando noi, vede il Figlio che ha dato la vita per noi e ci ama totalmente e incondizionatamente; purché riconosciamo i nostri peccati e ci abbandoniamo all’abbraccio del Cristo crocifisso. Gesù da Unigenito diventa primogenito di una moltitudine di figli, i quali siamo tutti noi che il Padre ha voluto abbracciare insieme al Figlio per dirci: “Vi voglio bene, lasciatevi avvolgere dal mio amore, lasciatevi condurre dalla mia grazia, siate figli miei, perché non mi amate? Perché mi emarginate? Perché mi invocate con paura, se mi invocate? Io ho dato mio Figlio per voi e mio Figlio ha dato sé stesso per voi”. Ci rendiamo conto di questo amore infinito di cui Gesù ci parla? Noi siamo povere creature ma per il suo amore infinito, la sua bontà, la sua grazia e per l’atto di generosità che il Padre ha compiuto nell’inviare il Figlio e donarlo a noi sulla Croce, siamo stati rigenerati, rinnovati, nobilitati, trasfigurati, resi figli suoi. Il Padre dice a noi come a suo Figlio: “Tu sei mio figlio, io ti ho generato sulla Croce quando ho sacrificato il Figlio mio” e noi possiamo dire: “Papà mio dolcissimo nelle tue braccia affido la mia vita”.

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