(fonte Vitis Vera ) di Matteo D'Amico
Non può essere sfuggito a nessuno, nemmeno a chi è del tutto convinto della bontà della narrativa dominante sulla pandemia, che il caos sembra regnare nel nostro paese: i Decreti Legge si succedono l’uno all’altro con inquietante frequenza; lo stato d’emergenza viene rinnovato sulla base di criteri arbitrari che lo stesso potere stabilisce o modifica in base alle sue esigenze (l’indice RT, i letti in terapia intensiva occupati rispetto ai posti totali, i contagiati sintomatici o asintomatici…); le norme vengono incessantemente modificate con palesi contraddizioni rispetto a quanto era valido fino a un istante prima.
Il cittadino medio è posto in uno stato di continua tensione e di attesa spasmodica del nuovo decreto, della nuova circolare con la quale un potere oscuro, e che ormai presenta se stesso come semi-divino, fa scendere dall’alto le nuove regole, sempre più oppressive, a cui dovrà sottoporsi.
Green-pass, poi super green-pass; quarantene lunghe o corte; diritti per guariti o vaccinati; mascherine al chiuso, poi mascherine anche all’aperto, assurde mascherine per bambini di sei anni, che hanno un bisogno estremo di un contatto pieno col volto della maestra e di parlare con la bocca libera per non avere carenze permanenti a livello di dizione; accesso al banco per il caffè, poi divieto di caffè al banco; coprifuoco inutili e vessatori; obbligo indiretto di vaccino, lavoro tolto a chi rifiuta il siero, minacce crescenti di coinvolgere altre categorie o tutti con obblighi sempre più vessatori.
La festa di Natale (che forse disturba la massoneria e le forze occulte che la dirigono perché col suo fascino e la sua dolcezza ha il potere di far sentire un po’ cristiano anche chi si è dimenticato di esserlo o non è praticante) profanata e sfigurata ormai come in un contro-rituale satanico, resa cupa e triste da divieti insensati, con gli “scienziati” che raccomandano di chiedere il tampone agli ospiti non vaccinati o di non invitare i “no-vax”.
Le persone sono così tenute in uno stato di continua incertezza e, come in una sindrome di Stoccolma di massa, sembrano chiedere al potere perverso del quale sono vittime di esercitare un controllo ancor più spietato sulle loro vite, di dirigerle con durezza crescente. Masse atomizzate di individui sempre più soli e scoraggiati si preoccupano solo di sé e di procurarsi faticosamente spazi sempre più limitati di libertà. Lentamente i diritti naturali sono fatti scomparire e al loro posto subentrano gentili concessioni “a tempo” di un potere grigio ed opaco, illegittimo e autoritario.
Le contraddizioni sono ormai così grandi, così numerose e così costanti che potremmo continuare a enumerarle ancora a lungo, ma ci interessa qui far notare un altro aspetto, ovvero che il caos ingestibile e imprevedibile nel quale le persone si trovano precipitate non è un caso o un effetto non voluto dell’azione del governo.
E’ vero piuttosto il contrario: il caos è intenzionalmente creato per mantenere in essere artificialmente uno stato d’emergenza altrimenti ingiustificabile. Lo stato d’emergenza, a sua volta, giustifica ogni nuova scelta oppressiva delle autorità. Si tratta di un circolo vizioso che precipita lo stato nel degrado economico, sociale, psicologico, con il risultato finale di paralizzare nella maggior parte delle persone ogni volontà di resistere o di opporsi.
Questa deriva autoritaria e sempre più oppressiva non è una novità: tutti i regimi totalitari del Novecento hanno adottato strategie simili.
I regimi totalitari perfetti, pensiamo essenzialmente al bolscevismo in Russia e al nazismo in Germania, rappresentavano il regno del “caos organizzato”: sovrapposizioni di funzioni fra ministeri diversi, duplicazione di organismi in lotta fra loro, continue lotte di corridoio per accelerare la propria carriera, il partito che si stende e affianca, come un fastidioso doppio ubiquo ed evanescente, ogni organo dello stato, controllandolo e, al tempo stesso, rendendone vischiosa l’azione. Nell’irrazionalità dilagante in questi regimi tutti gli uffici e le istituzioni erano perennemente in lotta con tutti, con l’esito ultimo di rafforzare il potere tirannico del leader carismatico, che diveniva l’unico decisore in grado di risolvere i conflitti. Per fare un esempio in U.R.S.S. si arrivarono ad avere 17 divisioni della C.E.K.A. (la polizia politica segreta di stato) che si sovrapponevano e si ostacolavano di continuo, agendo spesso senza alcun coordinamento fra loro e creando un caos permanente.
Hanna Arendt, nel grande classico Le origini del totalitarismo, nota come già durante l’imperialismo - che nella sua analisi è la premessa e la “palestra” dei successivi regimi totalitari - si governano i paesi colonizzati con la burocrazia e il terrore: il funzionario bianco che amministra il Congo, ad esempio, governa con semplici circolari amministrative, con ordinanze del capo della polizia, con indicazioni cioè vaghe e revocabili, incerte e cangianti. I bianchi che gestivano le colonie africane o asiatiche detestavano la legge con la sua stabilità, con la sua esattezza, con la sua natura pubblica e ufficiale.
La legge anche peggiore è stabile e impedisce una vera tirannia, limita in ogni caso l’arbitrio del sovrano. Il tiranno totalitario odia la legge e i parlamenti, odia la trasparenza e la pubblicità delle sue azioni, perché vive tutto ciò come un’intollerabile limitazione del suo potere. La burocrazia, il regolamento, la norma provvisoria e semplicemente amministrativa, ma di fatto vincolante, sono l’ideale di ogni regime totalitario perché di fatto possono essere revocati o cambiati in qualsiasi momento. Pensiamo qui alla congerie sempre più confusa di Decreti Legge emessi dal governo prima Conte, e poi Draghi, che variano continuamente le regole, le concessioni, gli obblighi, spaesando le persone e rendendole sempre più ansiosamente dipendenti dagli atti arbitrari del governo stesso.
Allo stesso modo lo stato totalitario ha un bisogno essenziale di mantenere vivo un continuo stato di emergenza perché esso autorizza le norme più tiranniche ed oppressive senza che nessuno possa opporsi. E in nome dell’emergenza (i nemici del popolo, la guerra, i terroristi, la carestia, i piani quinquennali, la collettivizzazione forzata dell’agricoltura, etc.) che diventa possibile rafforzare il regime e schiacciare sotto norme sempre più irrazionali i cittadini.
Allo stesso modo oggi, in nome dell’emergenza sanitaria artificialmente gonfiata, l’esecutivo sta prendendo il sopravvento su ogni altro organo o istituzione dello stato; il parlamento tace, reso ormai corpo morto ed inerte, insignificante agli occhi degli stessi cittadini; la magistratura è complice e produce sentenze che sovvertono ogni gerarchia fra le fonti del diritto; i mass-media parlano all’unisono, con un’unica voce stentorea e sempre più falsa e addomesticata, soffocando anche la più piccola ipotesi critica, anche il dubbio più lieve.
L’attuale regime totalitario transnazionale (perché ormai ramificato a livello mondiale, con tentacoli possenti, quanto poco visibili ovunque) è riuscito anche a moralizzare lo scontro fra chi accetta la narrativa del regime stesso, e chi si oppone ad essa e ne denuncia la falsità: lo scontro non è più fra posizioni diverse, ma fondate su dati e metodologie trasparenti e valutabili con oggettività, ma è divenuto uno scontro fra il bene (chi accetta il mito pandemico e si fa vaccinare gioiosamente) e il male (chi denuncia l’impostura e rifiuta l’iniezione del siero genico). Ogni regime totalitario ha sempre cercato di polarizzare la società nello stesso modo, dividendola in modo manicheo fra la maggioranza fedele all’ideologia del regime e la minoranza che la rifiuta e la tradisce.
Ora un regime totalitario ha un bisogno vitale di una unanimità assoluta: essendo fondato sulla menzogna, teme anche il più piccolo dissenso, il più piccolo baluginare della verità; per questo la sua abilità più spiccata è quella di creare termini o neologismi che stigmatizzino il nemico, l’empio che osa dissentire dall’ideologia ufficiale: pensiamo a termini come kulako o nemico del popolo nella Russia bolscevica, o a termini come fascista nel Sessantotto dominato dalla Sinistra.
Oggi nell’impostura costruita sul Covid il termine chiave è diventato No-vax, a volte accompagnato da quello, ripreso in analogia con la narrazione olocaustica, di negazionista. Chi è contro il vaccino è così immediatamente delegittimato, presentato come non degno di rispetto e privo di dignità, esposto all’odio di chi è conforme alla narrativa governativa e vi aderisce con fede cieca.
Dunque riassumendo: creazione artificiale di un’emergenza; voluto caos nella gestione della stessa; giustificazione di uno stato d’eccezione in virtù del caos e della crisi dilagante a ogni livello (ad esempio economico e sociale); instaurazione di un governo e di misure sempre più autoritarie sotto la minaccia di tornare al caos e all’emergenza; divisione moralistica del corpo sociale fra devoti e empi, credenti e resistenti alla narrativa; identificazione dei “no-vax” come capro espiatorio del prolungarsi dello stato di emergenza (“i non vaccinati alimentano i contagi!”); introduzione di misure coercitive sempre più draconiane che colpiscono in particolare chi rifiuta le scelte oppressive del governo.
Con questo schema lo stato totalitario ormai saldamente instaurato in Italia può perseguire i fini economici e sociali dettati dall’agenda mondialista del Great Reset senza che nessuno possa opporsi, essendo tutti immersi nella sfera onirica, o meglio allucinatoria, dell’emergenza pandemica infinita. Gli obiettivi veri dei poteri forti possono così essere raggiunti quasi segretamente, immergendo tutti lentamente in una nuova realtà che sorge in ogni suo aspetto sempre come risposta alla minaccia pandemica e alle sue sempre rinnovantesi e misteriose mutazioni.
I tiranni da cui siamo governati, proprio in quanto tiranni al servizio dei poteri che li pagano, ne governano le carriere e li controllano, non cercano la pace dell’ordine, che dovrebbe essere il fine dello stato, ma un caos crescente e programmato che impedisca e soffochi la vita e spenga ogni desiderio di libertà e di futuro, ogni speranza e ogni coraggioso slancio od entusiasmo, sprofondando tutti in un presente opaco ed immobile, che assomigli alla morte alla quale essi rendono culto. Non dimentichiamo mai che il loro vero Padrone è “menzognero e omicida fin dal principio”.
Non può essere sfuggito a nessuno, nemmeno a chi è del tutto convinto della bontà della narrativa dominante sulla pandemia, che il caos sembra regnare nel nostro paese: i Decreti Legge si succedono l’uno all’altro con inquietante frequenza; lo stato d’emergenza viene rinnovato sulla base di criteri arbitrari che lo stesso potere stabilisce o modifica in base alle sue esigenze (l’indice RT, i letti in terapia intensiva occupati rispetto ai posti totali, i contagiati sintomatici o asintomatici…); le norme vengono incessantemente modificate con palesi contraddizioni rispetto a quanto era valido fino a un istante prima.
Il cittadino medio è posto in uno stato di continua tensione e di attesa spasmodica del nuovo decreto, della nuova circolare con la quale un potere oscuro, e che ormai presenta se stesso come semi-divino, fa scendere dall’alto le nuove regole, sempre più oppressive, a cui dovrà sottoporsi.
Green-pass, poi super green-pass; quarantene lunghe o corte; diritti per guariti o vaccinati; mascherine al chiuso, poi mascherine anche all’aperto, assurde mascherine per bambini di sei anni, che hanno un bisogno estremo di un contatto pieno col volto della maestra e di parlare con la bocca libera per non avere carenze permanenti a livello di dizione; accesso al banco per il caffè, poi divieto di caffè al banco; coprifuoco inutili e vessatori; obbligo indiretto di vaccino, lavoro tolto a chi rifiuta il siero, minacce crescenti di coinvolgere altre categorie o tutti con obblighi sempre più vessatori.
La festa di Natale (che forse disturba la massoneria e le forze occulte che la dirigono perché col suo fascino e la sua dolcezza ha il potere di far sentire un po’ cristiano anche chi si è dimenticato di esserlo o non è praticante) profanata e sfigurata ormai come in un contro-rituale satanico, resa cupa e triste da divieti insensati, con gli “scienziati” che raccomandano di chiedere il tampone agli ospiti non vaccinati o di non invitare i “no-vax”.
Le persone sono così tenute in uno stato di continua incertezza e, come in una sindrome di Stoccolma di massa, sembrano chiedere al potere perverso del quale sono vittime di esercitare un controllo ancor più spietato sulle loro vite, di dirigerle con durezza crescente. Masse atomizzate di individui sempre più soli e scoraggiati si preoccupano solo di sé e di procurarsi faticosamente spazi sempre più limitati di libertà. Lentamente i diritti naturali sono fatti scomparire e al loro posto subentrano gentili concessioni “a tempo” di un potere grigio ed opaco, illegittimo e autoritario.
Le contraddizioni sono ormai così grandi, così numerose e così costanti che potremmo continuare a enumerarle ancora a lungo, ma ci interessa qui far notare un altro aspetto, ovvero che il caos ingestibile e imprevedibile nel quale le persone si trovano precipitate non è un caso o un effetto non voluto dell’azione del governo.
E’ vero piuttosto il contrario: il caos è intenzionalmente creato per mantenere in essere artificialmente uno stato d’emergenza altrimenti ingiustificabile. Lo stato d’emergenza, a sua volta, giustifica ogni nuova scelta oppressiva delle autorità. Si tratta di un circolo vizioso che precipita lo stato nel degrado economico, sociale, psicologico, con il risultato finale di paralizzare nella maggior parte delle persone ogni volontà di resistere o di opporsi.
Questa deriva autoritaria e sempre più oppressiva non è una novità: tutti i regimi totalitari del Novecento hanno adottato strategie simili.
I regimi totalitari perfetti, pensiamo essenzialmente al bolscevismo in Russia e al nazismo in Germania, rappresentavano il regno del “caos organizzato”: sovrapposizioni di funzioni fra ministeri diversi, duplicazione di organismi in lotta fra loro, continue lotte di corridoio per accelerare la propria carriera, il partito che si stende e affianca, come un fastidioso doppio ubiquo ed evanescente, ogni organo dello stato, controllandolo e, al tempo stesso, rendendone vischiosa l’azione. Nell’irrazionalità dilagante in questi regimi tutti gli uffici e le istituzioni erano perennemente in lotta con tutti, con l’esito ultimo di rafforzare il potere tirannico del leader carismatico, che diveniva l’unico decisore in grado di risolvere i conflitti. Per fare un esempio in U.R.S.S. si arrivarono ad avere 17 divisioni della C.E.K.A. (la polizia politica segreta di stato) che si sovrapponevano e si ostacolavano di continuo, agendo spesso senza alcun coordinamento fra loro e creando un caos permanente.
Hanna Arendt, nel grande classico Le origini del totalitarismo, nota come già durante l’imperialismo - che nella sua analisi è la premessa e la “palestra” dei successivi regimi totalitari - si governano i paesi colonizzati con la burocrazia e il terrore: il funzionario bianco che amministra il Congo, ad esempio, governa con semplici circolari amministrative, con ordinanze del capo della polizia, con indicazioni cioè vaghe e revocabili, incerte e cangianti. I bianchi che gestivano le colonie africane o asiatiche detestavano la legge con la sua stabilità, con la sua esattezza, con la sua natura pubblica e ufficiale.
La legge anche peggiore è stabile e impedisce una vera tirannia, limita in ogni caso l’arbitrio del sovrano. Il tiranno totalitario odia la legge e i parlamenti, odia la trasparenza e la pubblicità delle sue azioni, perché vive tutto ciò come un’intollerabile limitazione del suo potere. La burocrazia, il regolamento, la norma provvisoria e semplicemente amministrativa, ma di fatto vincolante, sono l’ideale di ogni regime totalitario perché di fatto possono essere revocati o cambiati in qualsiasi momento. Pensiamo qui alla congerie sempre più confusa di Decreti Legge emessi dal governo prima Conte, e poi Draghi, che variano continuamente le regole, le concessioni, gli obblighi, spaesando le persone e rendendole sempre più ansiosamente dipendenti dagli atti arbitrari del governo stesso.
Allo stesso modo lo stato totalitario ha un bisogno essenziale di mantenere vivo un continuo stato di emergenza perché esso autorizza le norme più tiranniche ed oppressive senza che nessuno possa opporsi. E in nome dell’emergenza (i nemici del popolo, la guerra, i terroristi, la carestia, i piani quinquennali, la collettivizzazione forzata dell’agricoltura, etc.) che diventa possibile rafforzare il regime e schiacciare sotto norme sempre più irrazionali i cittadini.
Allo stesso modo oggi, in nome dell’emergenza sanitaria artificialmente gonfiata, l’esecutivo sta prendendo il sopravvento su ogni altro organo o istituzione dello stato; il parlamento tace, reso ormai corpo morto ed inerte, insignificante agli occhi degli stessi cittadini; la magistratura è complice e produce sentenze che sovvertono ogni gerarchia fra le fonti del diritto; i mass-media parlano all’unisono, con un’unica voce stentorea e sempre più falsa e addomesticata, soffocando anche la più piccola ipotesi critica, anche il dubbio più lieve.
L’attuale regime totalitario transnazionale (perché ormai ramificato a livello mondiale, con tentacoli possenti, quanto poco visibili ovunque) è riuscito anche a moralizzare lo scontro fra chi accetta la narrativa del regime stesso, e chi si oppone ad essa e ne denuncia la falsità: lo scontro non è più fra posizioni diverse, ma fondate su dati e metodologie trasparenti e valutabili con oggettività, ma è divenuto uno scontro fra il bene (chi accetta il mito pandemico e si fa vaccinare gioiosamente) e il male (chi denuncia l’impostura e rifiuta l’iniezione del siero genico). Ogni regime totalitario ha sempre cercato di polarizzare la società nello stesso modo, dividendola in modo manicheo fra la maggioranza fedele all’ideologia del regime e la minoranza che la rifiuta e la tradisce.
Ora un regime totalitario ha un bisogno vitale di una unanimità assoluta: essendo fondato sulla menzogna, teme anche il più piccolo dissenso, il più piccolo baluginare della verità; per questo la sua abilità più spiccata è quella di creare termini o neologismi che stigmatizzino il nemico, l’empio che osa dissentire dall’ideologia ufficiale: pensiamo a termini come kulako o nemico del popolo nella Russia bolscevica, o a termini come fascista nel Sessantotto dominato dalla Sinistra.
Oggi nell’impostura costruita sul Covid il termine chiave è diventato No-vax, a volte accompagnato da quello, ripreso in analogia con la narrazione olocaustica, di negazionista. Chi è contro il vaccino è così immediatamente delegittimato, presentato come non degno di rispetto e privo di dignità, esposto all’odio di chi è conforme alla narrativa governativa e vi aderisce con fede cieca.
Dunque riassumendo: creazione artificiale di un’emergenza; voluto caos nella gestione della stessa; giustificazione di uno stato d’eccezione in virtù del caos e della crisi dilagante a ogni livello (ad esempio economico e sociale); instaurazione di un governo e di misure sempre più autoritarie sotto la minaccia di tornare al caos e all’emergenza; divisione moralistica del corpo sociale fra devoti e empi, credenti e resistenti alla narrativa; identificazione dei “no-vax” come capro espiatorio del prolungarsi dello stato di emergenza (“i non vaccinati alimentano i contagi!”); introduzione di misure coercitive sempre più draconiane che colpiscono in particolare chi rifiuta le scelte oppressive del governo.
Con questo schema lo stato totalitario ormai saldamente instaurato in Italia può perseguire i fini economici e sociali dettati dall’agenda mondialista del Great Reset senza che nessuno possa opporsi, essendo tutti immersi nella sfera onirica, o meglio allucinatoria, dell’emergenza pandemica infinita. Gli obiettivi veri dei poteri forti possono così essere raggiunti quasi segretamente, immergendo tutti lentamente in una nuova realtà che sorge in ogni suo aspetto sempre come risposta alla minaccia pandemica e alle sue sempre rinnovantesi e misteriose mutazioni.
I tiranni da cui siamo governati, proprio in quanto tiranni al servizio dei poteri che li pagano, ne governano le carriere e li controllano, non cercano la pace dell’ordine, che dovrebbe essere il fine dello stato, ma un caos crescente e programmato che impedisca e soffochi la vita e spenga ogni desiderio di libertà e di futuro, ogni speranza e ogni coraggioso slancio od entusiasmo, sprofondando tutti in un presente opaco ed immobile, che assomigli alla morte alla quale essi rendono culto. Non dimentichiamo mai che il loro vero Padrone è “menzognero e omicida fin dal principio”.
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