Meditazioni sui dolori di Maria santissima addolorata."nella morte di Gesù.e nel vedere la lancia squarciare il costato di Gesù"
[Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]
50. Maria nella morte di Gesù.
La Vittima divina già quasi dissanguata è in preda al parossismo della febbre traumatica che la crucia d'insopportabile dolore, e la stringe per istrapparne l'anima dalle viccere. Maria, che è sempre là in piedi, spettatrice dell'orribile agonia dell'amatissimo figlio, si sente anima e cuore stretta con l'anima e col Cuore di Gesù in un'amplesso, di dolore e d'amore tale, che la morte ormai vicina minaccia di fare due vittime. Appena si accorge che al grido di Gesù: Ho, sete! qualcuno è accorso con una spugna inzupata nell'aceto e raccomandata ad una canna, a porgergli alle labbra quell'acre bevanda! Gesù ne succhia alquanto. Indi pronunzia a voce più alta l'ultime parole della dolorosa insieme e trionfale preghiera: Dio ha compiuto l'opera sua: Consummatum est. L'opera massima di Dio, la Redenione del genere umano è compiuta con l'ultimo anelito della Vittima divina. Maria lo comprende e con un atto di sovrumano amore a Dio ed agli uomini tutti, fa la suprema offerta del Figlio suo e di tutta se stessa: e quest'atto ispiratole dalla carità più perfetta che pura creatura abbia avuto mai, le conferisce con ragione il titolo di Corredentrice degli uomini.
Ma oh quanto le costa quest'offerta, di quanto strappo alle fibbre del suo tenerissimo cuore è questo sacrificio! Ella è là in piedi come statua impietrita dal dolore: prega con Gesù pregante, soffre con Gesù paziente: vorrebbe porgere qualche soccorso al Figliolo privo di ogni conforto ed abbanbonato; ma deve soffrire l'amarezza della sua impotenza a giovargli in alcun modo. Oh se le fosse concesso di refrigerare quelle labbra riarse; astergere quel volto intriso di sangue e di sudore: aprir quelle palpebre quasi strette dal sangue raggrumato! Nulla può fare l'amantissima Madre, che la croce è troppo alta, e troppo ben guardata dai soldati. Almeno potesse sostenere quelle membra irrigidite, stirate, illividite! «Allenta la rigidità dei rami tuoi, o albero duro della croce! Concedi un po' di riposo a codeste sante membra stirate a tua misura: dimentica per un poco la tua naturale insensibile durezza!».
Ma ecco che Maria osserva nel crocifisso Figliolo un moto di tutte le membra che si scuotono quasi ad un supremo sforzo, ed eretto bene il capo che non era affisso, levar gli occhi in alto, ed esclamare a gran voce: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio!»; e ciò detto chinare il capo in atto di consenso al supremo sacrificio, e spirare!
Ecco come muore il Giusto sacrificato per tutti i peccatori! Chi bene intendesse questa morte, e mai la dimenticasse!
Maria si accorge dell'ultimo anelito del Figlio carissimo, e si sente misticamente strappar l'anima dalle viscere nel momento che Gesù lascia che l'anima sua si separi dal suo corpo veramente, per vera e propria morte.
Eccola la cara Madre nostra col capo abbassato in atto di consentire anche lei al sacrificio suo e del suo Unigenito: gli occhi non sono aperti che per lasciare scorrere il profluvio di lacrime che le fa scoppiare questo supremo dolore!... Heu Mater! heu Fili! Dolor ingrata frangat pectora! Oh Madre! Oh Figlio! Che il vostro dolore disciolga in lacrime i cuori nostri di pietra! Troppo dura ed ingrata saresti tu, anima mia, se non ti sentissi profondamente commossa alla considerazione di questa divina tragedia. Monti, sepolcri, lapidi si spezzano: campi, fiumi, rupi, pianure tremano, del Santo il velo cade!: e tu resterai freddo, insensibile? Se tu hai briciolo di amore a Gesù, se tu senti per Maria tua madre un po' d'affetto filiale, deh piangi a calde lacrime il crudele martirio che loro cagionarono i tuoi peccati!
Oh dolcissima madre mia Maria, ottenetemi la grazia di piangere con voi innocente la morte dell'innocentissimo Gesù; ma di piangere soprattutto per i miei peccati, per la durezza del mio cuore, per la poca sincerità della mia devozione verso di voi Addolorata!
La sincera devozione verso Maria Addolorata consiste principalmente nello studio d'imitarla nel piangere salutarmente la morte di Gesù: mi studierò di giungere a questa imitazione coltivando, in me lo spirito di santa compunzione, invece della mondana spensieratezza.
ESEMPIO. San Francesco Saverio dopo dieci anni di laboriosissimo apostolato nelle Indie e nel Giappone, anelando di recare il Vangelo anche alla Cina, era stato costretto a far sosta del fortunoso viaggio, intrapreso a tale scopo, nell'isola di Sanciano, perché già vessato dall'ultima malattia. Ivi quasi solo in una povera capanna vinto dalla febbre, con animo tranquillo, corpo dolorante, sguardo diviso tra il cielo e l'immagine del Crocifisso, ripetendo: O santissima Trinità! O buon Gesù! O Dio del mio cuore! Santissima Vergine, mostrati mia madre! spirò la sua bell'anima in un'ultima preghiera: In te, Signore, ho posto la mia speranza; non sarò confuso in eterno!
Ecco la santa morte di un imitatore di Gesù crocifisso !
PREGHIERA. O Madre mia, Maria Addolorata, che abbracciate con tanto affetto la croce sopra la quale è spirato il Figlio vostro Gesù, e ricoprendola di baci, la irrigate di lacrime: lasciate, ve ne prego, che anch'io mi attacchi con voi a quel legno salutifero, ché troppo più si appartiene a me che a voi il piangere la morte del mio Signore, spirato vittima per i miei peccati. Ma io resto freddo ed indifferente, né mi so che dire a colui che tanto mi amò, da subire la morte per me! Cara Madre mia, insegnatemi voi a riamare Gesù, fatemi comprendere tutta l'importanza del suo sacrificio per me, stampatemi nell'animo le sue piaghe, ed ottenetemi dallo Spirito Santo un amore vivo e costante per chi tanto mi amò. Così sia.
OSSEQUIO. Meditate per qualche tempo la vostra morte, ed accettatela con amorevole rassegnazione, come una prova d'amore a Gesù morto per voi.
51. Lanciata al Costato di Gesù.
Spirato Cristo fra gli strazi della croce, la scena del Calvario si muta. È l'ora nona, e le tenebre, persistite sino allora, si diradano alquanto, sicché un pallido sole illumina il morto Crocifisso di mezzo, e gli ancora spasimanti crocifissi ai lati.
Il Centuriore raccoglie il suo picchetto, ripetendo: «Veramente costui era Figlio di Dio!»: «Costui era veramente un giusto!»; e se ne torna coi suoi soldati al preside, per rendergli conto dell'accaduto. «E tutta la turba di coloro che si erano raccolti a questo spettacolo, ed avevano osservato quanto era avvenuto, percuotendosi il petto ritornavano in città». Gli Scribi ed i Farisei non avevano aspettato quel momento per ritornarsene dispettosi e sconcertati ai loro capi, e dir loro che quell'odiato Nazzareno diventa in morte per essi più terribile, che mai fosse stato in vita!
Maria con le compagne e Giovanni ora possono farsi più appresso alla croce, baciare i piedi trafitti di Gesù, abbracciarne gli arti inferiori, mescolare le loro lacrime al sangue raggrumato della Vittima divina. Per le altre Marie, e per Giovanni era quello il dolore senza speranza che bacia il cadavere della persona amata senza lusingarsi di rivederla mai più viva in questo mondo.
Non così per Maria che ne aspettava con assoluta certezza la prossima resurrezione: ma questa fede perfetta, questa speranza fermissima, non diminuiva il suo dolore, più che non lo diminuisse a Gesù la visione beatifica che sempre aveva.
Considera con questo sentimento la Madre di Dio, che immersa in profondo sublime dolore mistico, si tiene abbracciata come può al Figlio rimasto lì freddo, inerte cadavere; quanti baci imprime su quelle divine carni, ancora proprie personalmente di Dio; con quante lacrime le bagna, ripetendo con David: «Oh Figlio mio, Gesù, oh Gesù Figlio mio! Chi mi avesse concesso di morire io per te, Figliolo mio!».
Ma ecco un nuovo picchetto di soldati sopraggiunse a passo di marcia, armato di tutto punto, recando anche spranghe di ferro. Che vengono a fare? Quale nuova carneficina intendono compiere? Maria trema tutta e rabbrividisce al vederli.
Si stacca dall'amplesso del dilettissimo estinto, ché non ignora il barbaro costume del crurifragio applicato spesso ai crocefissi, che stentassero a morire, quando si avesse urgenza di torgli via. Trepida quindi pel suo Gesù, che gli si voglia fare quest'ultimo spregio. Quale raccapriccio al veder spezzate le gambe ai due ladroni ancora visibilmente vivi.., eccoli quei feroci soldati al Crocifisso di mezzo, l'osservano attentamente, lo palpano: è morto! Non occorre far la fatica di spezzargli le gambe. Ma uno di essi volendosi meglio assicurare che il Crocifisso fosse proprio morto, gl'immerge la punta della lancia nel costato tra costa e costa, ne fora la pleura giungendo sino al cuore: ed oh miracolo! quantunque il ferito non dia più alcun segno di vita, pur ritratta la lancia esce da quell'apertura sangue ed acqua: sangue vero e fluido, acqua naturale, non un umore prodottosi per malattia nella pleura. Colui che vide con i suoi occhi, Giovanni, sente il bisogno di corroborare la verità del fatto con la sua speciale testimonianza di Evangelista.
Questa volta non è più il Figlio che senta il taglio e la puntura della lancia, ché l'anima sua, vincitrice della morte e dell'inferno, è scesa laggiù nel limbo dei santi Padri, ove da secoli l'attendevano tutti coloro che speravano nella sua Venuta. Anche S. Giuseppe ivi lo aspettava, anche il buon Ladrone ebbe ivi con tutti gli altri eletti la visione beatifica. Mai voi, o Maria, sentiste allora l'acerbità di quella lancia penetrante sino all'anima vostra; ché non avrebbe potuto arrivare alle viscere esanimi del Figlio, se non trafiggendo l'anima vostra: e per fermo esalato che ebbe lo spirito il vostro Gesù, l'anima di lui non poté più sentire la ferita della lancia, mentre l'anima distaccarsi da là. Oh cara Madre mia, concedetemi la grazia che mai mi distacchi dal Cuore ferito di Gesù, per bere ivi l'acqua della salute, e soffrire anch'io per le tante offese che a lui ed a voi si fanno dagl'ingrati.
Raccolti tutti i miei sentimenti nel Sacro Cuore di Gesù, mi eserciterò in atti di amore per tanta sua bontà, e di dolore compassivo per le troppe offese che gli si fanno dai peccatori.
ESEMPIO. San Giovanni Eudes concepì fin da giovane una grandissima devozione a Maria Santissima, con la quale fece un patto di totale dedizione di se stesso a servizio di lei, e che scrisse interamente col suo sangue. Fedele nell'osservarlo si diede tutto a ricopiare in sé le sublimi virtù dei sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria. Il desiderio di trarre altri ad usufruire di questi tesori lo fece zelante propagatore del pubblico culto degli stessi sacri Cuori, e penetrato dalla loro carità fece grandissimo bene alle anime, e fondò due istituti religiosi, di sacerdoti l'uno, l'altro di suore, che ne perpetuano l'apostolato nel mondo. Imitiamo la devozione del Santo.
PREGHIERA. O Cuori sacratissimi di Gesù e di Maria, il primo dei quali ferito dalla lancia, divenne per noi fonte perenne di ogni grazia; e somigliante a sé rese il secondo per la partecipazione al dolore ed all'amore, a voi ricorriamo bisognosi di grazia e di misericordia, assetati di quell'acqua, da voi promessa, o Gesù, che sola può sedare la nostra sete di felicità. Voi, o Vergine santissima, che siete la Signora del Cuore di Gesù, per l'amore materno del vostro Cuore purissimo, apriteci quel santuario di grazia e di perdono, ed introdottivici una volta, fate che non ne usciamo mai più. Così sia.
OSSEQUIO. Accendetevi di seria devozione ai santissimi Cuori di Gesù e di Maria, ed onorateli ogni giorno con qualche atto di virtù cristiana.
Commenti
Posta un commento