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MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.



[Meditazioni sui Dolori della Madonna Addolorata. Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]

 Meditazione: Maria compagna di Gesù nelle persecuzioni.

Col progredire del pubblico ministero di Gesù, l'ostilità dei suoi avversari si faceva più palese ed ostinata. Lo si osservava in ogni sua azione, e si trovò modo di calunniarlo come disprezzatore della legge, perché non pigliava il riposo sabatico con quel rigore che pretendevano i Farisei; disprezzatore delle tradizioni dei padri, perché gli Apostoli non osservavano tutte le abluzioni imposte da quei puritani; si disprezzarono i suoi miracoli, perché li faceva in giorno di sabato; si arrivò persino ad attribuirli a satana: era il colmo! Eppure non bastava a quei ciechi superbi. 
Ecco la tragica notizia della decollazione del Battista, la cui testa veneranda fu consegnata a strazio ad una ballerina ed alla impudica sua madre! La congiura dei capi della Sinagoga stringe le sue fila, si delibera di disfarsi ad ogni costo dell'inviso banditore della verità. Cosicché Gesù non ebbe più un villaggio dove stare sicuro, e fu bisogno che passasse di regione in regione, secondo l'opportunità, per isfuggire tante insidie. 
Queste trame contro la vita dell'Uomo-Dio erano troppo bene conosciute da lui, ma per la maggior parte sfuggivano ai suoi discepoli ed alle turbe che lo applaudivano. C'era anche un'altra persona che tutto osservava, alla quale le dolorose notizie giungevano frequenti come i nunzi di Giobbe, accumulando nel suo tenero cuore amarezza ad amarezza, senza però alterare la invitta sua pazienza, né pezzarne la costanza. Quando in particolare fu recata a Gesù ed ai discepoli la funesta notizia della decapitazione del Battista, con Gesù pianse, anche Maria, che ricordava con quanto affetto avesse levato di terra quel suo nipotino appena nato. E Dio sa quante altre tristi nuove le fecero sanguinare il cuore e ne spremettero lacrime amare. 
Non era Maria una debole donna che inconsapevole dell'avvenire potesse farsi illusione di eventi lieti, di successi brillanti, di onori, agi, felicità. Non era di coloro che speravano il vero Messia essere per regnare alla maniera dei re di questo mondo: troppo bene conosceva il tragico termine a che sarebbero venute quelle feroci persecuzioni. Il Cristo doveva soffrire ogni strazio sino alla morte, e per questa via entrare in possesso della sua gloria. Non solo Maria sapeva tutto questo, e ne aveva la visione continua innanzi agli occhi, ma ne provava ogni giorno l'amarezza ognor crescente. 
Eppure non si lamentava né con Dio né con gli uomini; non dava in ismanie nè in impazienze, ma sempre più si confermava nel volenteroso proposito di partecipare ai patimenti di Cristo, perché questa era la parte che il suo ufficio di Corredentrice le riservava. Ripeteva le parole che Isaia aveva posto in bocca al Messia paziente: «Dio mi ha fatto conoscere il suo volere: non contradirò, non mi volterò indietro!» ed eccola pronta e perseverante nell'accompagnare il Figlio in tutte le persecuzioni.
Quanto dobbiamo imparare da Maria noi che ci stanchiamo tanto presto nella via della virtù; noi che messa la mano all'aratro guardiamo indietro, e ci rendiamo inetti al regno dei cieli. Se ci manca la consolazione, se incrudisce la prova, crescono le tentazioni, si dilegua l'ideale che ci eravamo proposti, siamo capaci di annoiarci del nostro stato abbracciato per vocazione divina. Siamo fiacchi, Ieggieri, mutevoli, non sappiamo perseverare nell'adempimento del dovere per puro amore di Dio. Che possiamo dire a nostra scusa? Il solito sofisma, Maria era santissima e confermata in grazia, noi miserabili peccatori! Forse che la conferma in grazia toglieva a Maria la libera volontà o il senso del dolore? Niente affatto! Forseché noi siamo miserabili e peccatori perché ci manca la grazia, o non piuttosto perché le resistiamo, la rifiutiamo? Su, via, raccomandiamoci alla Madre della divina grazia, alla ministra delle divine misericordie, perché ci assista con la sua materna intercessione, sicché noi diventiamo più saldi nei nei nostri propositi, più perseveranti nel bene. 
Il dono della perseveranza finale non si può meritare, ma Dio lo concede ordinariamente, a chi corrisponde fedelmente alla serie di grazie a sé preparate: mi studierò dunque di star sempre saldo nella vocazione in cui Dio mi ha posto.

ESEMPIO. San Benedetto Giuseppe Labre, pellegrino volontario per amor di Dio, nella prima gioventù assetato di desiderio della perfezione evangelica, aveva abbracciato reiteratamente la vita religiosa, ma per ragioni affatto indipendenti dalla sua volontà, era stato costretto a ritornare al secolo. Il Signore gli fece intendere che voleva da lui una vita povera, mortificata e santa pur vivendo nel mondo. Il Santo si arrende docile alla sua vocazione; lascia patria, famiglia, relazioni tutte, e comincia a pellegrinare elemosinando di santuario in santuario in Francia, in Ispagna, in Italia, ed in quel tenore di vita persevera sino alla morte, sempre unito a Dio, distaccato da tutto, vero ospite e straniero in ogni luogo, sempre alieno dai carnali desideri che avversano l'anima. Lo sosteneva una grande devozione a Maria santissima, che gli ottenne dal Signore il dono della perseveranza in tanta abiezione e povertà volontaria. Fu un vero amatore dell'obbrobrio di Cristo, e ne guadagnò la corona di gloria.

PREGHIERA. Vergine Santissima Addolorata, cui furono continua spada di dolore le persecuzioni incessanti mosse al vostro dilettissimo Figlio Gesù, mentre andava attorno facendo del bene a tutti, e sanando le infermità di quegli ingrati; ottenetemi dalla bontà di lui, che anch'io abbia un cuore sensibile alle persecuzioni che oggi si muovono alla Chiesa sua sposa; e non mi perda mai di coraggio, dovessi pur anch'io essere perseguitato ed anche ucciso per amore del mio Redentore. Così sia.

OSSEQUIO. Offrirò a Dio con gran devozione il Sangue di Gesù Cristo per il trionfo della santa Chiesa!


Meditazione sulla Predizioni della Passione.

La passione, la croce e la morte non furono per Gesù avvenimenti inaspettati, né sorprese indesiderate. Era venuto al mondo per questo, e tutto gli accadeva secondo il piano prestabilito dalla sua Provvidenza divina. Però gli Apostoli ed i discepoli non potevano ancora elevarsi sino a capire che l'apparente debolezza di Dio avrebbe vinto tutte le potenze umane e diaboliche; e l'apparente sua stoltezza fosse in realtà l'opera più sapiente che potesse escogitarsi. Era necessario preparare quelle menti deboli allo scandalo della croce, perché non riuscisse loro troppo funesto. Tre volte pertanto nel terzo anno del suo ministero pubblico Gesù predisse chiaramente e minutamente la sua passione. Una prima volta dopo la confessione di Pietro, dicendo, come bisognava che egli andasse a Gerusalemme, ed ivi soffrisse molte cose dai seniori e dagli scribi e dai principi dei sacerdoti, e fosse ucciso, e risuscitasse il terzo giorno. Riuscì ostica a Pietro questa predizione, e si fece lecito di scongiurare il Maestro, che ne impedisse la effettuazione; ma da Gesù ebbe un rimprovero. 
La seconda volta poco dopo la Trasfigurazione, quando disse anche più chiaramente: «Il Figliolo dell'uomo sarà dato nelle mani degli uomini, e lo metteranno a morte e ucciso risusciterà il terzo giorno». Questa volta gli Apostoli, restarono confusi e sgomenti, non capivano, né osavano interrogarlo. Una terza predizione avvenne poco prima di raggiungere Gerico per l'ultimo viaggio a Gerusalemme: «Ecco che andiamo a Gerusalemme, ed il Figliolo dell'uomo sarà dato nelle mani dei principi dei sacerdoti, e degli scribi, e dei seniori, e lo condanneranno a morte, e lo consegneranno ai Gentili, e lo scherniranno, e gli sputeranno addosso, e lo flagelleranno: ed egli risusciterà il terzo giorno». Questa volta oltre il solito stupore ed incomprensione degli Apostoli, succede una scenetta imprevista. Maria Salome che aveva due figli tra gli Apostoli, si stacca dalle sue compagne, si fa innanzi a Gesù e gli chiede istantemente: «Comanda, Maestro, che i due figli miei siedano uno alla tua destra, e l'altro alla tua sinistra nel regno tuo». Gesù guardati con compassione la madre ed i figli, che l'avevano istigata a quel passo, risponde: «Non sapete quel che vi chiedete! Potete bere il calice che io sto per bere? Lo possiamo, risposero. Ebbene, soggiunse Gesù: Il calice mio lo berrete; ma sedere alla mia destra o alla sinistra non tocca a me il concedervelo, ma (sarà) per quelli, ai quali è stato preparato dal Padre mio».
Si sa che la madre di Giacomo e Giovanni era una delle compagne di Maria Vergine nel seguire Gesù per assisterlo, specie in questi ultimi mesi: quindi si deve supporre che in questo viaggio anche la Vergine fosse presente ed udisse questa terza Predizione della passione del Figlio: le altre, se non da se stessa, certo le deve aver udite raccontare dagli Apostoli, specialmente dai due figli di Salome, che erano anche suoi nipoti. Quale impressione facevano nell'animo di lei? Non certo di meraviglia quasi le riuscissero nuove; nemmeno di quell'inconscio stupore che facevano negli Apostoli e nelle sue compagne: bensì le rinfrescavano l'interna ambascia movendo e spingendo la mistica spada che già teneva fitta nell'animo. Si ha un bel dire che meno feriscono le freccie che si prevedono; ciò può valere delle disgrazie umane alle quali l'animo presago può farsi superiore. Ma in questo caso si tratta dell'amarezza senza conforto, che angustiava anche l'animo di Gesù che la provedeva e prevedeva. Oh come dovevano straziare in antecedenza l'anima delicatissima di Maria! Anima di santa che pregusta le amarezze del Figlio di Dio; anima di madre straziata, angustiata e sconvolta per il Figlio suo, il frutto delle sue viscere verginali!
Impara però, anima mia, dalla Vergine Madre come la prova più bella dell'amore che si può dare a Gesù, sia quella di offrirsi volenterosi a lui a bere il calice delle sue amarezze, ad esser battezzati del suo battesimo di sangue. Fregala che ti faccia intendere praticamente che soltanto attraverso molte tribolazioni possiamo raggiungere una sede onorifica nel suo regno: e coloro ai quali l'ha preparato Iddio, sono quelli che più somiglieranno a Gesù nel patire. 
Ricercherò con diligenza quale sacrificio Dio voglia da me al presente, e proporrò di offrirglielo generosamente confidando nello aiuto della sua grazia.

ESEMPIO. Santa Teresa di Gesù, contemplando del continuo Gesù penante per noi, e Maria santissima tanto fedele nel soffrire con lui si accese di tanto desiderio di patire con Gesù suo sposo, che le sembrava intollerabile la vita senza sofferenze; Iaonde diceva: O patire, o morire. 
E Gesù saziava abbondantemente il desiderio della sua fedele sposa, non facendole mai mancare persecuzioni, travagli e malattie. E la virile Santa non era mai più lieta e festosa che quando più acri sentiva le punture del dolore. Questo spirito deve avere chi vuol essere vero devoto di Maria Addolorata.

PREGHIERA. O amabilissimo Redentore nostro Gesù, che riconoscete e premiate i vostri amici a misura della prontezza che hanno a bere con voi il calice della passione, temo grandemente, io miserabile peccatore, che voi non mi abbiate a tenere nel numero dei vostri amici, perché non mi piace altro che bere alla coppa del mondo. Abbiate compassione della mia miseria e per le preghiere che vi porge per me la vostra santissima Madre Maria, concedetemi un po' di quell'amore al patire, che concedete sempre ai veri vostri amici e seguaci.

OSSEQUIO. Per amore di Maria Addolorata occupatevi con più fervore di quei tra i vostri doveri che più vi ripugnano.

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