(Discorso di Padre Linus Clovis al Rome Life Forum il 18 maggio 18, 2017)
(LifeSiteNews) – Nell’affacciarsi alla loggia della Basilia di San Pietro il 16 ottobre 1978, giorno della sua elezione, Papa San Giovanni Paolo II pronunciò le parole: “Non abbiate paura”. Adesso, a distanza di 39 anni, e alla luce degli avvenimenti che hanno raggiunto il cattolicesimo contemporaneo, queste sembrano non solo parole profetiche, ma anche una chiamata a prepararsi alla battaglia (1).
Capita che, quando il pendolo della storia umana e della salvezza attraversa con l’oscillazione un periodo di tenebre e crescente scompiglio, spesso Dio ispira i profeti a gettare della luce sulle tenebre e attenuare lo scompiglio con la speranza. Questi profeti chiedevano una maggiore fiducia nella cura attiva e amorevole di Dio per il suo popolo (2). Così, ad esempio, gli appelli di Isaia ad avere fiducia nell’amorosa provvidenza di Dio (3), implorando il Re Ahaz di chiedere a Dio un segno prima di agire e gli ammonimenti di Geremia (4) che Dio avrebbe salvato Gerusalemme dalla distruzione totale solo se la città si fosse arresa ai babilonesi. La Chiesa stessa non è stata priva delle benedizioni della grazia profetica, come Dio ha ampiamente dimostrato nel suscitare santi quali Bernardo di Chiaravalle, Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Margherita Maria Alacoquee, in tempi più recenti, mandando la sua Santissima Madre a Lourdes, La Salette e Fatima.
Un secolo fa Dio mandò la Regina dei Profeti alla Cova da Iria a Fatima, Portogallo, con un messaggio a doppia punta per il mondo contemporaneo. Primo, avvertì che il mondo si trovava già al cospetto di un pericolo molto più distruttivo di quello che aveva affrontato Gerusalemme e, secondo, presentò una soluzione celeste, più saggia e più prudente di quella offerta ad Ahaz che si era rifiutato di chiedere a Dio un segno o “profondo come Sheol o alto come il cielo” (5). Tuttavia, con materna sollecitudine la Vergine chiarì la gravità e la veridicità del suo doppio messaggio con una visione e un segno.Il 13 luglio 1917 ‘profondo come Sheol’ fu illustrato da una visione inquietante dell’inferno. Quattro mesi dopo, il 13 ottobre, “alto come il cielo” fu confermato da un segno, il miracolo della “danza del sole”, da lasciare sgomenti, che fu visto da oltre settanta mila persone.
Il 13 ottobre 1884, esattamente 33 anni prima della apparizione della Madonna a Fatima, Papa Leone XIII ebbe un’esperienza spirituale straordinaria. Udì una conversazione fra Dio e Satana in cui Satana sfidava Dio, vantandosi che, se gli avesse dato maggiori poteri sui sacerdoti (6), nel giro di cento anni sarebbe riuscito a distruggere la Chiesa. Dio gli concesse quel tempo per mettere alla prova la Chiesa – in definitiva ad onore e gloria di Dio stesso (7) e anche per confermare che la sua Chiesa era veramente costruita sulla roccia e capace di sostenere gli attacchi degli inferi (8) con altrettanta fortitudine quanta quella mostrata dal patriarca Giobbe. In preparazione a questa prova, Papa Leone compose immediatamente le preghiere leonine, ivi compresa un’invocazione particolare a San Michele Arcangelo, per la difesa e la protezione del clero, e ordinò che fossero recitate dopo ogni Messa.
Consapevole di quanto sarebbero stati disperati i tempi moderni, con l’infuriare della battaglia, la Vergine propose una strategia che, se adottata, avrebbe ottenuto la salvezza di un gran numero di anime. Questa strategia, al fine di “placare Dio già così profondamente offeso”, poneva tre condizioni principali, cioè una riforma dei costumi con piena adesione alle leggi naturali e divine, la devozione dei cinque Primi Sabati e la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria. Poi, per sottolineare ulteriormente, quanto sarebbero stati pericolosi i tempi che si stavano avvicinando, la Vergine con materna sollecitudine avvertì delle conseguenze che si sarebbero prodotte se il suo messaggio fosse stato ignorato: guerre, la diffusione degli errori della Russia, la persecuzione della Chiesa e del Santo Padre. Ella ciononostante concluse il suo messaggio con un residuo di speranza: “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà e al mondo sarà dato un periodo di pace.”
Il 13 agosto 1917 i bambini furono rapiti e, senza loro colpa, non furono in grado di mantenere l’appuntamento con la Madonna. Questa apparve loro sei giorni dopo, invitandoli a ritornare alla Cova da Iria il 13 settembre, confermando che avrebbe fatto il miracolo promesso, anche se non sarebbe stato “così grande”. Questa vicenda illustra l’importanza di osservare con precisione ognuna delle istruzioni che vengono dal Cielo (9) dato che l’esecuzione parziale fa scemare le benedizioni offerte. Nel 1929 la Madonna promise specificamente un periodo di pace mondiale se il Papa, in unione con i vescovi del mondo, avesse consacrato la Russia al suo Cuore Immacolato. Questa specifica consacrazione non è ancora stata effettuata e credo che ciò abbia contribuito alla crisi attuale. Anche se molte benedizioni potranno scaturire da una parziale adesione alle richieste del Cielo, queste sono sicuramente conferite quale incoraggiamento a procedere verso l’adesione piena. Così, sia alla Spagna sia al Portogallo fu risparmiata la seconda guerra mondiale, dopo che i loro vescovi avevano consacrato questi Paesi al Cuore Immacolato di Maria. Allo stesso modo, la Seconda Guerra mondiale si accorciò dopo che Papa Pio XII, anche senza la partecipazione dei vescovi, consacrò il mondo al Cuore Immacolato e il comunismo crollò poco dopo che Papa Giovanni Paolo II, con la partecipazione dei vescovi ma senza alcuna menzione esplicita della Russia, consacrò il mondo al Cuore Immacolato.
Le incertezze sociali e politiche degli anni che seguirono alla prima Guerra Mondiale crearono le condizioni per la crescita dello spettro bifronte del nazismo e del comunismo fino alla notte fra il 25 e 26 gennaio 1938, la fatidica “notte della luce sconosciuta”. Questa “luce sconosciuta” significava l’imminente scoppio di una guerra peggiore che, come predisse la Madonna di Fatima nel luglio 1917, sarebbe avvenuto durante il pontificato di Pio XI. Questa seconda Guerra Mondiale terminò nel 1945 con la sconfitta del nazismo ma la pace non era assicurata dato che l’ormai affamato spettro del comunismo, avendo ingoiato mezza Europa, si riprometteva,infausto e minaccioso, un’ulteriore espansione territoriale.
La Chiesa
L’elezione di un cardinale proveniente dalla Polonia comunista al secondo Conclave del 1978 costituì una minaccia allo status quo tale che fu fatto un tentativo di eliminarlo il 13 maggio 1981. Due anni prima della sua elezione a Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, pronunciò un messaggio profetico, a Filadelfia, in occasione del bicentenario dell’Indipendenza americana.
“Ci troviamo oggi al cospetto del più grande scontro storico che l’umanità abbia mai dovuto attraversare. Non credo che le cerchie più ampie della società americana o le cerchie più ampie della comunità cristiana se ne rendano pienamente conto Stiamo per affrontare lo scontro finale fra la Chiesa e l’anti-Chiesa, del Vangelo contro l’anti-Vangelo.
Dobbiamo prepararci a subire grandi prove in un futuro non molto remoto; prove che ci chiederanno di essere disposti anche a donare la vita, e un dono totale di sé a Cristo e per Cristo. Attraverso le vostre preghiere e le mie, è possibile alleviare questa tribolazione, ma non è più possibile evitarla…. Quante volte il rinnovamento della Chiesa è stato compiuto nel sangue! Non andrà diversamente neanche questa volta.”
Oggi, a distanza di quarant’anni, questo discorso suona talmente minaccioso che, nell’attuale clima globale, è difficile non ricordare le parole del Signore stesso: gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra, poiché le potenze dei cieli saranno sconvolte (10). Attualmente stiamo facendo esperienza di afflizioni ricorrenti e incertezze che causano paura che possono essere attribuiti all’aver volutamente ignorato l’avvertimento della Vergine.
L’impressione crescente, anche fra i meno sofisticati, gli spiritualmente ignavi e gli storicamente ingenui, è che c’è qualcosa che non va, che qualcosa dovrà cedere o, come disse W.B.Yates con eleganza poetica:
Le cose cadono a pezzi; il centro non tiene;
Pura anarchia dilaga nel mondo,
La marea insanguinata s’innalza e dovunque
Si annega la cerimonia dell’innocenza;
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.(11)
Certamente, per quanto riguarda la Chiesa, sembra che il centro non riesca più a resistere. L’autorità petrina è stata furtivamente e progressivamenteassottigliata al punto che non sembra più possedere la supremazia del potere giudiziale ma piuttosto solo quello di primus inter pares. Basta pensare al divieto emanato da Paolo VI contro il ricevere la comunione nella mano e l’aperta disobbedienza, se non addirittura la sfida, di diverse gerarchie che lo costrinsero alla capitolazione o il clamore e la denuncia che seguirono alla sua pubblicazione di Humanae Vitae. Allo stesso modo la dichiarazione (12) di Giovanni Paolo II contro i chierichetti femmina fu presto rescisso da una interpretazione nuova e autentica del Canone 230§2 nel Codice di Diritto canonico. Come un’anatra zoppa, non è andata meglio neppure al Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
Forse ancor più grave è la sensazione che “le cose ecclesiastiche e cattoliche” stanno cadendo a pezzi e che si sia scatenata sulla Chiesa un’anarchia pastorale. Il frullato dei media presenta l’ufficio petrino come poco più di un’opinione, e anche delle più trascurabili, del papa di turno. Eppure anche in mezzo a questo imbroglio, sembra che sia al lavoro un esercizio nascosto del potere che può riformare la procedura di nullità dei matrimoni senza l’abituale consultazione dei competenti dicasteri romani; dar voce a una nota caustica di biasimo contro la Curia romana in un discorso di Natale; epurare il personale di un dicastero minando l’autorevolezza del suo Prefetto che si era opposto con decisione ad innovazioni che feriscono sia gli insegnamenti riguardanti il matrimonio e i canoni della liturgia; mutilare i Frati francescani dell’Immacolata; e chiudere il campus di Melbourne dell’Istituto Giovanni Paolo II. Viene spontaneo giudicare come Isacco,mutatis mutandis, che “Benché la voce sia di Giacobbe, le mani sono di Esaù” (13).
Con insegnamenti simili, aventi come base un potere incontrollato (14), non sorprende che “i migliori manchino di convinzione mentre i peggiori sono pieni di passionale intensità”. Anzi, il sensus catholicus è inquieto e le voci che dovrebbero alzarsi in sua difesa sono ammutolite, mentre lo spirito dei tempi non manca di voci che proclamano dai tetti (15)ciò che potrebbe essere l’anti-Vangelo di cui aveva parlato il Cardinal Wojtyla quarant’anni fa.Ciò diventa ancora più spaventoso se si pensa che il Cardinale aggiunse anche l’ammonimento di “prepararci a subire grandi prove nel futuro non troppo lontano; prove che richiederanno di essere disposti a rinunciare anche alla vita, e un dono totale di sé a Cristo e per Cristo”.
La preoccupazione del Cardinal Wojtyla ci dà ulteriori motivi di prendere sul serio il messaggio di Fatima. Nell’agosto 1931, il Signore stesso apparve a Suor Lucia e, riferendosi al suo comando per la consacrazione collegiale della Russia, le ordinò di “Far sapere ai miei ministri che dato che seguono l’esempio del Re di Francia nel rimandare l’esecuzione della mia richiesta, lo seguiranno pure nella disgrazia.” (16) Questo avvertimento, assieme alla dichiarazione del Cardinale secondo cui questa prova non può essere evitata, è forse il motivo per cui in tanti sono così impauriti. Come ogni passione, la paura, per essere moralmente buona, deve essere regolata dalla ragione.
La paura
Nel pensiero tomistico (17), la passione è il moto o la modifica subita da chi è oggetto di un’azione da parte di qualche agente. Nella natura umana, la passione è quel moto che sorge dai sensi e che può perfino avere effetti sul corpo quando uno si immagina o pensa a un bene o a un male. Una passione di questo genere è la paura che sgorga da una minaccia percepita di qualche male presente o futuro e il cui potere risiede nella convinzione di mancare della capacità di superare tale male. In termini semplici, la paura è uno sgomento dell’anima – un disturbo mentale che considera un male presente o futuro impossibile da evitare e in grado anzi di sconfiggere il bene. Può essere contrastato con la speranza, il cui obiettivo è un bene futuro, difficile ma possibile da raggiungere.
San Tommaso elenca le varie manifestazioni della paura come: la pigrizia, la paura di perdere la faccia, la vergogna, lo stupore e l’ansia. La causa della paura può essere intrinseca o estrinseca. Le prime tre sono intrinseche dato che provengono da azioni personali e si possono definire come segue.
La pigrizia è la risposta di chi si tira indietro dal lavoro per paura di sforzarsi. E’ esemplificata dal terzo servo nella parabola (18) dei talenti il quale, avendo nascosto il suo talento, avanza come scusante il fatto di aver avuto paura, ma viene punito per essere stato “malvagio e fannullone”.
La paura di perdere la faccia, una forma di imbarazzo, è quella che trattiene dal commettere un gesto vergognoso. Tale paura è illustrata nella parabola (19) dell’amministratore che aveva paura di mendicare. Adamo si nascose da Dio per la vergogna di aver disobbedito.
Lo sbalordimento, l’ottundimento e l’ansia sono estrinseche in quanto hanno la loro origine in fattori esterni troppo grandi da sconfiggere. Lo stupore è il timore che si prova quando la minaccia è così grande che non si è in grado di misurarne la dimensione, mentre davanti alla minaccia di un male senza precedenti si può cadere in un ottundimento della mente fino al punto di andare in catalessi. Infine, l’ansia è il tipo di paura prodotto da un avvenimento imprevisto che è il risultato di un evento inaspettato. Esempi di questi sarebbero la risurrezione del Signore dai morti, che fu fonte di stupore (20) per i discepoli, shock (21) per le guardie della tomba che erano come morti e ansia per chi si era reso responsabile (22) per la crocifissione del Signore.
Lo stupore e l’ottundimento paralizzano la comprensione proprio come la pigrizia è la paralisi prodotta dalla paura di fare sforzi. Ciò implica che lo stupore e l’ottundimento si tirano indietro di fronte alla difficoltà di venire alle prese con un avvenimento grande e imprevisto, proprio come la pigrizia si tira indietro dal intraprendere una fatica fisica. C’è una sottile differenza fra ottundimento e stupore nel fatto che chi si stupisce si tira indietro dal formulare un giudizio su ciò che al momento presente lo stupisce ma sarebbe disposto a farlo più avanti.L’ottundimento tuttavia ci mette in un coma apparentemente permanente. Lo stupore, pertanto, può essere l’inizio di una ricerca filosofica alla quale l’ottundimento è un impedimento dato che chi è intontito ha paura sia di giudicare al presente sia di indagare il futuro.
Ai fini nostri, bisogna considerare due tipi diversi di paura.
Primo, la paura può essere grave se influisce su una persona risoluta, ma leggera se riguarda solo una persona dalla volontà debole. Perché la paura sia grave,
deve essere grave in sé e non solamente nel giudizio della persona che teme,
deve basarsi su un fondamento di ragionevolezza,
la minaccia deve essere possibile da eseguire,
l’esecuzione della minaccia deve essere inevitabile.
La paura grave diminuisce la volontà ma non necessariamente l’annulla totalmente. Questo è esemplificato da quelli fra i discepoli che, dopo il loro panico di fronte all’arresto di Gesù, lo seguirono a distanza (23). Una paura leggera non si considera diminuire neppure la forza di volontà.
Secondo, la paura riverente è la disposizione che si ha verso i propri genitori o verso coloro che sono in posizioni di autorità e nasce primariamente dalla riluttanza a offenderli. Se una tale paura è usata come forza coercitiva, allora la sua giustezza o meno viene dalla validità per la quale è stata esercitata.
E’ importante ricordare che la paura non esisteva nella natura umana all’epoca della creazione, ma è piuttosto una delle conseguenze del peccato dei nostri progenitori. Nello stato di innocenza originale, Adamo conviveva con le bestie senza alcuna paura e anche il suo rapporto con Dio era privo di paura. Dopo aver peccato, però, divenne molto timoroso e si nascose fra gli alberi. Quando Dio lo chiamò egli rispose: “Ti ho sentito nel giardino e ho avuto paura perché ero nudo; e mi sono nascosto.” (24)
Questa paura non scaturì solo dalla voglia di sottrarsi alla punizione ma anche dalla vergogna di aver disobbedito a Dio. La paura umana aumentò e divenne terrore quando Caino dovette affrontare le conseguenze del suo fratricidio. “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”(25).Dal momento in cui Caino alzò la mano contro il fratello, la paura si è suddivisa in una gerarchia: costernazione, spavento, viltà, sgomento, terrore. Inoltre, la paura, che sgorga da molte fonti e si manifesta in molteplici modi, si è intronizzata nella psiche umana e, fatto ancor più angoscioso, il diavolo la usa come arma per schiavizzarci e opprimerci (26).
Nel riconoscere la realtà e anzi il potere della paura, Cristo ha distinto fra i due tipi di paura a cui siamo soggetti. “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima: temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. (27) Benché le minacce al nostro corpo potranno provocare vari gradi di paura, queste paure possono essere tutte sconfitte da una paura sacra e riverente: “Il timore del Signore è fonte di vita, per evitare i lacci della morte (28) Il timor di Dio conduce a soggezione e obbedienza a lui, cioè, a osservare i suoi comandamenti, ad amarlo e a condurre una vita di pentimento. “Fondamento della sapienza è il timore di Dio” (29)
Nel consiglio di Cristo di temere il nostro Creatore sopra ogni cosa c’è un semplice memento dell’esistenza di una gerarchia di paure. In particolare, dato che la morte, il più grande fra gli oggetti naturali della paura, è inevitabile, dovremmo avere ancor meno paura di perdere tutte le cose che appartengono a questo mondo, cioè tutti i beni materiali, tutti i vantaggi sociali e professionali, tutti i titoli e tutte le dignità che, alla nostra dipartita, devono, in ogni modo, essere lasciati indietro. “Dio gli disse, ‘Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita; e quello che hai preparato, di chi sarà?” (30) Inoltre, il Signore ha semplicemente confermato ciò che gli eroi del periodo dei Maccabei avevano già creduto, detto e zelantemente praticato. Il grande martire Elea’zar, che era deciso a non violare le leggi ancestrali mangiando carne di maiale, rigettò a gran voce lo stratagemma del suo amico che gli diceva di far finta di mangiarla.
“Non è affatto degno della nostra età fingere – egli disse – con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Elea’zar sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi”(31).
Questa narrazione illustra le due maggiori paure di Elea’zar. La prima era la sua incapacità di sfuggire alla mano di Dio e la seconda il timore di dare un cattivo esempio che avrebbe potuto far andare fuori strada i giovani. E’ interessante notare che ci si dice che “Coloro che ve lo trascinavano cambiarono la benevolenza di poco pria in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunciate fossero una pazzia.” (32).
Questa presunta follia di Elea’zar era condivisa anche dalla madre dei sette figli che esortò ognuno di loro di restare Fedele alle leggi di Dio e di accettare una morte crudelissima piuttosto che abbandonare il loro “modo ancestrale di vita” (33) ) dicendo loro “Non temere questo
Carnefice ma mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia.” (34).
Lo zelo e la visione chiara dei martiri maccabei dovrebbero esserci di ispirazione e incoraggiamento, particolarmente al momento attuale in cui ci troviamo davanti a delle politiche risolute che minacciano di minaree cambiare le nostre tradizioni ancestrali e fede tradizionale. Dobbiamo ricordarci che anche quando coloro che promuovono tali cambiamenti sembrano avere il sostegno (35) dell’autorità non ci troviamo davanti a niente di nuovo, dal momento che il Predicatore (36) una volta ebbe a dichiarare “Quello che è stato è quello che sarà, e quello che è stato fatto è quello che sarà fatto ; e non c’è niente di nuovo sotto il sole”.
Come discepoli di Cristo, come credenti e anzi, come leader consapevoli delle nostre responsabilità davanti a Dio, dobbiamo diventare “pieni di intensità appassionata” per le nostre convinzioni e proclamare, perfino “dai tetti”, il Vangelo non adulterato del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. È ora di fendere le tenebre che si vanno addensando con la luce della verità.
La Chiesa e l’anti-Chiesa
Papa Paolo VI (37) disse che il “fumo di Satana” era entrato nella Chiesa, e Suor Lucia disse che l’apostasia nella Chiesa sarebbe cominciata dai vertici. Per l’ultimo mezzo secolo c’è stata una crisi crescente nella Chiesa, derivante tanto dalla mancanza di un insegnamento chiaro e non ambiguo quanto dal clima di dissenso fra ipreti, i religiosi e i laici. All’interno della Chiesa contemporanea, la crisi è giunta al livello di guardia, se non al punto di rottura, a causa del rigetto del paradigma sì/no del Signore e l’erosione delle fondamenta delle posizioni dottrinali istituite per mezzo di pratiche pastorali proteiformi.
Un esempio recente è la dichiarazione eccentrica del vescovo Fernando Ocaris in difesa della proposta di Comunione per gli adulteri contenuta nell’Amoris Laetitia – testuale – “un nuovo impulso pastorale che richiede risposte concrete in continuità con la dottrina del Magistero” (39).
La marea insanguinata si innalza mentre emerge dalle tenebre e dalla confusione un conflitto reale e aperto fra coloro che restano leali e fedeli al Vangelo del Signore e il numero crescenti di non catechizzati che, aderendo alla prassi del “politicamente corretto” formulato dagli ideologhi LGBT, rigettano il Vangelo cristiano. L’imposizione aperta e unilaterale di questa ideologia politicamente corretta in molte parrocchie e diocesi sta convalidando una anti-Chiesa che si contrappone alla Chiesa cattolica, la vera Chiesa di Cristo.
L’anti-Vangelo dell’anti-Chiesa in molti casi non si distingue dall’ideologia secolare, che ha rovesciato sia la legge naturale sia i Dieci Comandamenti, le fonti che, da tempo immemore, hanno informato e protetto il benessere morale, spirituale e fisico dell’uomo. Questo anti-Vangelo, che cerca di elevare al di sopra della volontà di Dio la volontà dell’individuo al consumo, al piacere e al potere, fu rifiutato da Cristo quando fu tentato nel deserto (40).
Camuffato da “diritti umani”, è ricomparso, in tutta la sua hubris luciferina, per promulgare un atteggiamento narcisistico, edonistico che rigetta qualsiasi costrizione all’infuori di quella imposta dalle leggi fatte dall’uomo stesso. Così si avvicina al compimento la profezia di San Pio X sul “grande movimento di apostasia che si sta organizzando in ogni paese per l’istituzione di un’unica Chiesa Mondiale che non avrà né dogmi, né gerarchia, né disciplina per la mente, né freno alle passioni, e che, con il pretesto di libertà e dignità umana, riporterebbe nel monto (se una tale Chiesa fosse in grado di prevalere) il regno dell’astuzia e della forza legalizzate, e l’oppressione dei deboli e di tutti coloro che faticano e soffrono.” (41)
Il Cardinale Carlo Caffarra, presidente fondatore dell’Istituto Pontificio Giovanni Paolo II per gli Studi sul Matrimonio e la Famiglia, scrisse a Suor Lucia chiedendo preghiere per questa nuova iniziativa. Ella dichiarò, nella risposta firmata che gli mandò (42) ,che “la battaglia finale fra il Signore e il regno di Satana riguarderà il matrimonio e la famiglia. Non abbia paura (aggiunse) perché chiunque lavori per la santità del matrimonio e la famiglia sarà sempre combattuto e osteggiato in ogni modo, perché è questa la questione decisiva.” E poi concluse: “tuttavia, la Madonna gli ha già schiacciato la testa.”
Il Cardinale osservò che per Giovanni Paolo II era questo il punto cruciale, dato che tocca il pilastro fondante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna, e fra le generazioni. Si sa bene che mettere mano a una pietra fondante mette a rischio di crollo tutto l’edificio. La pietra fondante, la cellula di base della società, è il matrimonio e la famiglia. Con l’accettazione tacita della contraccezione e del divorzio, il recente abbraccio “misericordioso” ai divorziati e risposati e il benevolo cenno di assenso al “matrimonio” fra persone dello stesso sesso, si è andati a toccare la pietra fondante e si è raggiunto il punto omega. Su questo sfondo, si giunge naturalmente alla domanda se Amoris Laetitia vada trattato come un guanto di sfida o un cavallo di Troia.
Per quasi tre secoli i papi hanno affrontato l’oscura trinità di massoneria, liberalismo e modernismo, che nel nostro tempo, essendosi tramutati in secolarismo ateo, ha stretto in una morsa velenosa tutte le istituzioni di influenza globale, ma in particolare l’istruzione, le comunicazioni, la politica e il diritto. Il secolarismo ateo lavora per la morte della famiglia, trovando il suo spirito propulsore nell’ideologia LGBT; la sua faccia pubblica nel “politicamente corretto”; il suo vestito della domenica nell’“essere inclusivi e non giudicare”.
San Pio X fu il primo a identificare con chiarezza il Modernismo, quella ribellione sovversiva contro l’inamovibilità delle norme morali e della fede religiosa, come la sintesi di tutte le eresie e il nemico nascosto all’interno della Chiesa. Ma benché abbia smascherato il Modernismo con l’enciclica “Pascendi”, non riuscì a sradicarlo e, come la zizzania nel campo (43), questo ha continuato a crescere e sviluppare ideali, dottrine e scopi molto alieni, quando non diametralmente opposti, alla Chiesa Cattolica. Così il Modernismo, restando all’interno della Chiesa cattolica, è metastatizzato creando l’anti-Chiesa.
Va da sé che la Chiesa cattolica e l’anti-Chiesa attualmente coesistono nello stesso spazio sacramentale, liturgico e giuridico. Quest’ultima, essendosi rafforzata, adesso cerca di farsi passare come la vera Chiesa, al fine di indurre , o coercizzare, tanto meglio i fedeli a diventare aderenti, promotori e difensori di una ideologia secolare (44).
Se l’anti-Chiesa dovesse riuscire a requisire tutto lo spazio della vera Chiesa, i diritti dell’uomo soppianteranno i diritti di Dio attraverso la dissacrazione dei sacramenti, il sacrilegio del santuario e l’abuso del potere apostolico. Così, i politici che votano per l’aborto e il “matrimonio” omosessuale saranno i benvenuti alla balaustra della comunione; i mariti e le moglie che avranno abbandonati i loro sposi e i loro figli e iniziato relazioni adulterine saranno ammessi ai sacramenti; i preti e i teologi che rigettano le dottrine e la morale cattoliche avranno ancora il diritto di esercitare il loro ministero e diffondere il dissenso, mentre i cattolici fedeli saranno messi ai margini, calunniati e screditati a ogni passo. Così, l’anti-Chiesa riuscirebbe a raggiungere il suo scopo di detronizzare Dio come Creatore, Salvatore e Santificatore e rimpiazzarlo con l’uomo auto-creatore, auto-salvatore e auto-santificatore.
Per raggiungere i suoi obiettivil’anti-Chiesa, in collaborazione con i poteri secolari, usa la legge e I media per sottomettere la Chiesa con la prepotenza. Con un uso sapiente dei media, gli attivisti dell’anti-Chiesasono riusciti a intimidire i vescovi, il clero e la maggior parte della stampa cattolica fino a zittirli. Allo stesso modo anche i fedeli laici sono terrorizzati dalla paura dell’ostilità, della derisione e dell’odio di cui verrebbero fatti oggetto se dovessero fare obiezione all’imposizione dell’ideologia LGBT.
Ad esempio, nel 2015 la congregazione di St Nicholas of Myra nell’arcidiocesi di Dublino si è alzata in piedi ad applaudire il parroco quando ha dichiarato dal pulpito di essere gay esortandoli a votare a favore del “matrimonio” fra persone dello stesso sesso nel referendum irlandese. Non è difficile immaginare il tipo di trattamento che avrebbero riservato invece a un obiettore. Così, l’influenza oppressiva dell’anti-Chiesasi vede nel modo più chiaro quando si ha paura di sostenere apertamente la rivelazione di Dio sull’omosessualità, l’aborto o la contraccezione nella propria comunità parrocchiale.
Anzi, i fedeli cattolici, sia laici che clericali, sono sempre più soggetti alla paura legittima che il loro reddito e le loro carriere vengano messi a repentaglio nel caso dovessero prendere posizione contro l’anti-Chiesa (45).
I datori di lavoro sono particolarmente impauriti quando gli attivisti dei gruppi secolaristi lanciano accuse di “omofobia” o “transfobia” contro i loro dipendenti fedeli cattolici. Nel profondo timore della potenziale perdita di affari, i datori di lavoro in tutte queste situazioni si sentono spesso costretti al silenzio o perfino al licenziamento dei cattolici accusati. E se la cattiva pubblicità da parte della lobby dei LGBT può danneggiare gli affari, la maggior parte dei datori di lavoro hanno un timore ancora più grande dei giudizi legali avversi che i conflitti con tali gruppi possono arrecargli.
Ciononostante, non si deve ignorare la realtà che ci sono ancora altri datori di lavoro pronti ad accodarsi ai reclami contro un cattolico fedele perché, consapevoli o meno, sono in simpatia conl’anti-Chiesa. Come è risaputo da numerosi casi pilota, quando i datori di lavoro sono sotto pressione dagli attivisti LGBT, la libertà di parola e la libertà di coscienza dei loro dipendenti sono ignorate, quando non soppresse del tutto. La maggioranza dei cattolici fedeli, e in particolare quelli del settore pubblico, lo sanno, si sentono intimiditi, e quindi evitano di parlare della loro contrarietà all’ideologia secolarista.
I sacerdoti e I vescovi sono i leader più vicini e più naturali dei laici e sono i primi ad essere impigliati nello spettro di paura generata dall’Anti-Chiesa, che si va allargando sempre di più. In aggiunta, a causa del voto clericale di obbedienza e rispetto, la loro paura, essendo riverente, è assai esacerbata soprattutto quando si trovano a ranghi divisi; rotta l’unità; violate le discipline sacramentali di lungo corso, ignorata la legge canonica, sminuito il loro spirito evangelizzatore come proselitismo e solenne sciocchezza. Riguardo alle loro persone, si trovano etichettati come piccoli mostri che scagliano pietre contro i poveri peccatori, o che riducono il sacramento della riconciliazione a una stanza della tortura o che si nascondono dietro agli insegnamenti della Chiesa, seduti in giudizio sulla cattedra di Mosé talvolta con superiorità e superficialità.
Come figli chierici essi si vedono talvolta come meno meritevoli di un abbraccio papale dell’arci-abortista Emma Bonino e ancor meno degni di riabilitazione del rinomato falso profeta e propugnatore di aborti Paul Ehrlich. Come sacerdoti si dice loro che devono scusarsi con i gay e che la “grande maggioranza” dei matrimoni cattolici che essi avrebbero benedetto non sono validi; in aggiunta, sono chiamati dicitori di preghiere e, poiché considerano importante l’andare a Messa e le confessioni frequenti, sono marchiati come Pelagiani. Da cattolici, sapendo che i primi cinque sabati furono chiesti in riparazione per le blasfemie contro la Madonna, sentono come un’offesa personale le riflessioni scurrili (46) secondo cui, sul Calvario, dove divenne la Madre (47) di tutti i redenti da Cristo, forse la Santa Vergine desiderava in cuor suo dire al Signore “Menzogne” Menzogne! Sono stata ingannata.”
Come gli alberi della foresta tremano col vento (48), così I cuori dei chierici tremano di paura davanti alla possibilità che potrebbero trovarsi ad essere addirittura più cattolici del Papa (49)!
Alla fine …
L’avvento di Papa Francesco si è rivelato, nell’ordine divino delle cose, una benedizione grande e vera. E’ da oltre cent’anni che un conflitto nascosto infuria in seno alla Chiesa: un conflitto esplicitamente rivelato a Papa Leone XIII, parzialmente contenuto da San Pio X, scatenatosi al VaticanoII. Sotto Francesco, il primo papa gesuita, il primo papa dalle Americhe e il primo papa ordinato sacerdote con il Nuovo Rito, adesso è sbocciato per intero, con il potenziale di rendere la Chiesa più piccola ma più fedele. Di conseguenza sta germinando una paura fra i più astuti del clero che, a causa della loro formazione, educazione ed expertise nelle questioni ecclesiastiche, solitamente sono in grado di vedere più lontano e capire meglio del laico medio le conseguenze sia di un aperto conflitto sia del mantenimento della situazione esistente.
L’esortazione apostolica Amoris Laetitia è il catalizzatore che ha creato divisioni non solo fra i vescovi e le diverse conferenze episcopali, ma dividendo anche i sacerdoti dai loro vescovi e gli uni dagli altri, e i laici, ansiosi e confusi. Come un cavallo di Troia, l’Amoris Laetitia comporta la rovina spirituale dell’intera Chiesa, come guanto di sfida richiede il coraggio di superare la paura. In entrambi i casi, adesso è posizionata in modo tale da separare l’Anti-Chiesa di cui parlò Giovanni Paolo II dalla Chiesa fondata da Cristo. Mentre la separazione comincia ad attuarsi, ognuno di noi, come gli angeli, dovrà decidere se preferisce avere torto con Lucifero piuttosto che avere ragione senza di lui.
A questo punto, se si interpreta Amoris Laetitia “in continuità con la dottrina del Magistero” il conflitto continuerà in modo surrettizio dato che l’Anti-Chiesa non solo prospera meglio nel parlare doppio, nelle ambiguità e nelle incertezze, ma teme anche il sensus catholicus. D’altra parte, se dovesse essere interpretata come veramente contraria al Magistero perenne, è difficile concepire come si potrebbe evitare un’aperta rottura e ancora più difficile predirne le ricadute.
Sta a Papa Francesco, il cui carisma è quello di confermare i suoi fratelli, il compito di risolvere i dubbi sorti sulla scia di Amoris Laetitia e, finché non lo farà, stanno ingenerando una grande paura le incertezze che saranno precipitate dalla separazione. Se, tuttavia, si ricorda che si è chiamati a restare uniti prima di tutto a Cristo (50) e attraverso di lui a tutti coloro che sono suoi (51) allora questa paura sarà molto mitigata.
Per ridurre ulteriormente la nostra paura è necessario che affrontiamo con chiarezza la realtà della nostra situazione. Cioè, dato che l’ignoranza è una delle cause della paura, dobbiamo sia ammettere che un problema c’è sia identificare la natura di questo problema. Grazie a Dio, questo lavoro è già stato fatto per noi da San Pio X, che smascherò il Modernismo, il nemico interno; e da Papa Paolo VI, che nel 60° anniversario del Miracolo del sole descrisse la portata del successo del nemico interno “La coda del diavolo è all’opera nella disintegrazione del mondo cattolico. Le tenebre di Satana sono entrate e si sono sparse per tutta la Chiesa cattolica fino ai suoi vertici. L’apostasia, la perdita della fede, si sta diffondendo per tutto il mondo e fino ai più alti livelli della Chiesa.” (52) Alle prese con il pensiero che il male della grande apostasia di cui parlarono gli Apostoli (53) possa essere veramente imminente e sentendo parlare della sua origine, magnitudo, estensione e potere, è naturale che siamo sopraffatti dalla paura.
Per vincere la nostra paura dobbiamo prima identificare e superare le sue varie manifestazioni. Dato che amiamo i pastori che Cristo ha messo sopra di noi come i guardiani delle nostre anime(54), la nostra paura è riverente. La nostra paura si può anche considerare grave dato che il pensiero che la vera Chiesa possa scomparire o che l’insegnamento dell’errore possa esserle attribuito disturberebbe anche i più risoluti fra noi. Dobbiamo pertanto essere zelanti e pronti a difendere la Chiesa prima vivendo I suoi insegnamenti senza compromessi; secondo, predicando le sue verità coraggiosamente dai tetti (55); e terzo, restando disposti e pronti, come i martiri maccabei, a morire per lei. Così si sconfigge la prima manifestazione della paura, la pigrizia.
Considerare il fatto che non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via (56)dovrebbe bastare perché si superi l’imbarazzo, la seconda manifestazione della paura. La perdita dei nostri impieghi, posizioni, titoli, famiglia, amici, è di poca importanza purché si possa restare fedeli alla Chiesa di Cristo che è la luce (57) che Egli ha posto sul moggio per illuminare tutta la casa (58).
La gioiosa resistenza degli Apostoli dopo aver sofferto il disonore a causa del Nome (59), dimostra che la vergogna, la terza manifestazione della paura, può essere sconfitta quando ci si rende conto che non c’è assolutamente nulla da temere nell’essere derisi o maltrattati o puniti per aver fatto ciò che è giusto (60).
Siamo sopraffatti da una paura che è essenzialmente estrinseca dato che diventa improvvisamente possibile quello che era impensabile. E’ con stupore che osserviamo che la Chiesa che amiamo e che sappiamo essere la barca di Pietro, mentre è attaccata da tutti i lati, “sta andando perigliosamente alla deriva come una nave senza timone e anzi mostra sintomi di incipiente disintegrazione”. Traiamo incoraggiamento dal racconto evangelico degli Apostoli (61), i quali, mentre il Signore dormiva in fondo alla barca, furono catturati da una violenta tempesta notturna sul Mare di Galilea e, benché impauriti, lavorarono ancora più strenuamente a svuotare l’acqua. Anziché dunque impaurirci, dovremmo pertanto come loro sforcarci di lavorare ancora più intensamente, senza cessare di gridare al Signore, addormentato nella barca di Pietro, “Signore, non ti importa che stiamo affogando?” Così si superano lo stupore e l’ottundimento, la quarta e quinta manifestazione della paura.
La situazione attuale nella Chiesa e nel mondo è conseguenza delle nostre infedeltà e dei nostri peccati, come la Madonna ha abbondantemente chiarito cento anni fa a Fatima. I nostri peccati ci rendono ansiosi, in modo particolare quando ci rendiamo conto che siamo di nuovo responsabili della crocifissione di Cristo, seppure nel suo Corpo Mistico. Sapendo tuttavia che Dio è sempre pronto a perdonare ed essere misericordioso con il peccatore penitente, facciamo il mea culpa e diciamo “Signore, abbi pietà di noi peccatori” e così riuscire a superare l’ansia, il quarto modo di manifestarsi della paura.
Col battesimo siamo diventati membri della Chiesa militante e con la cresima soldati di Cristo; siamo pertanto stati reclutati e armati per il combattimento mortale contro i tre nemici implacabili delle nostre anime: il mondo, la carne e il diavolo.
Riconoscendo che “la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro I Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (62), combattiamo, come gli apostoli, prendendo a modello i martiri e Gesù Cristo stesso come nostra ricompensa. Dato che il Signore ci ha detto esplicitamente che non dobbiamo temere coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima, possiamo immediatamente scontare coloro la cui più grande ferita a noi è nel regno materiale. Cristo però ci mette in guardia dagli uccisori dell’anima, ovvero i “falsi profeti [che] sorgeranno e inganneranno molti” (63), especialmente quei profeti che “faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti.” (64) Inoltre, siccome il mondo dirà bene (65) di questi falsi profeti, saranno creduti prontamente poiché“non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole” (66). Sono questi dunque che dovremmo temere perché conducono i poveri peccatori alla dannazione eterna, tanto con un moltiplicarsi delle parole e degli scritti che diluiscono il rigore del Vangelo quanto con le loro affermazioni volutamente ambigue e confuse (67).
Mentre è vero che dobbiamo diffidare di coloro che, come gli amici di Elea’zar con i loro ragionamenti speciosi e compassione finta sembrano avere a cuore il nostro bene, alla fine, tuttavia, chi dobbiamo temere è il Creatore di ogni cosa, la cui legge è vita (68). Dio ci ha detto di ascoltare suo Figlio (69). Il rigore del Vangelo di suo Figlio, ovvero le cose che nelle parole di San Vincenzo di Lerins sono creduto “sempre, ovunque e da tutti”, è ciò che salverà le anime (70). Qualsiasi diluizione del rigore del Vangelo di Cristo (71), che sia fatto in nome degli studi moderni o che sia fatto alla luce di una comprensione nuova e più profonda o, per misericordia, non solo lo riduce a un vangelo umano (72) ma, proponendo solo una giustizia farisaica (73), arreca un grande danno spirituale alle anime.
La salvezza delle anime è la legge suprema (74). Fu questo il motivo per cui cento anni fa la Madonna venne a Fatima e convinse tre bambini ad abbracciare uno stile di vita austero e a praticare delle penitenze rigorose affinché le anime dei poveri peccatori non cadessero nell’inferno. Incoraggiati dalle prime parole di SanGiovanni Paolo IIe fiduciosi nella promessa della Madonna che “alla fine il Mio Cuore Immacolatotrionferà”, non dobbiamo avere paura. Piuttosto ascoltiamo il “Siate forti!” Non cederemo dove non dobbiamo cedere. Combatteremo senza esitazione ma con coraggio; non segretamente ma in pubblico; non dietro a porte chiuse ma all’aperto. Audemus fidem nostram defendere! Non timemus!
note 1 1Cor.14:8
2 Jn.3:16
3 Is.7:10-14
4 Jer. 38 – 40
5 Is.7:11
6 Job 1:6-2:10
7 wjpbr.com/leoxiii.html
8 Mt16:18
9 1Sam.15:22
10 Lk.21:26
11 Yates, W. B., The Second Coming
12 Giovanni Paolo II, Inaestimabiledonum, no.18
13 Gen.27:22
14 Lk.4:36
15 Lk.12:3
17 Aquinas, Summa Theologica, I-IIae, qq.22-48
18 Mt.25:14-28
19 Lk.16:1-8
20 Lk.24:41
21 Mt.28:4
22 Lk.23:48
23 Mt.27:56; Lk.22:54
24 Gen.3:10
25 Gen.4:13-14.
26 Heb.2:14-15
27 Mt.10:28; Lk.12:5
28 Prov.14:27
29 Prov.9:10
30 Lk.12:20, see also Lk.9:25
31 Macc.6:24-28
32 2Macc.6:29
33 2Macc.8:17
34 2Macc.7:29
35 1Macc.1:23
36 Eccles.1:9
37 On June 29, 1972, Pope Paul VI remarked that the smoke of Satan was seeping into the Church through the cracks in the wall. On October 13, 1977, he said: “The darkness of Satan has entered and spread throughout the Catholic Church even to its summit. Apostasy, the loss of faith, is spreading throughout the world and in to the highest levels within the Church.”
38 Mt.5:37
40 Mt.4:1-10
41 St. Pius X, Notre Charge Apostolique, 15 August, 1910
43 Mt.13:24-30
44 Cardinal Dolan led the 2015 St Patricks Day Parade, which included a gay activist component but excluded a pro-life group. https://www.lifesitenews.com/news/cardinal-dolan-marches-with-homosexual-activists-at-nyc-st.-patricks-parade
45 Priest reprimanded for denying Holy Communion to lesbian. https://www.lifesitenews.com/news/archdiocese-of-washington-reprimands-priest-for-denying-communion-to-a-lesb
46 Morning Meditation in Domus Sanctae Marthae, December 20, 2013
47 Jn.19:26-27
48 Is.7:2
49 2Pet.2:10-16
50 1Cor.1:12
51 Rom.1:6; 7:4, 1Cor.1:10, 2Cor.18:8
52 Pope Paul VI’s October 13, 1977 address on the Sixtieth Anniversary of the Fatima Apparitions
53 2Thess.2:3
54 1Pet.5:2
55 Lk.12:3
56 1Tim.6:7
57 Jn.1:9; 3:21; 8:12; 12:46
58 Mt.5:15
59 Acts.5:41
60 2Tim.2:9; Heb.11:36; 1Pet.2:20, 3:14-17, 4:12-19
61 Mk.4:38
62 Eph.6:12
63 Mt.24:11
64 Mk.13:22
65 Lk.6:26
66 2Tim.4:3-4, 1Tim.4:1, 2Pet.2:1
67 1Tim.4:1
68 Prov.19:16
69 Mt.17:5; Mt.9:7; Lk.9:35
70 Catholic is defined as “quod semper, ubique et ab omnibus”. That is, catholicity implies antiquity, universality and consent.
71 Gal.1:6-9; Heb.13:9
72 2Cor.11:4
73 Mt.5:19-20
74 Code of Canon Law, canon 1752
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