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LA CRISI NELLA CHIESA prima parte



raniero cantalamessa
A sinistra, Padre Raniero Cantalamessa o.f.m., predicatore ufficiale della Casa Pontificia dal 1980. A destra, il 13 ottobre 2012, lo stesso religioso ha riceuto una «benedizione» dai pentecostali protestanti a Buenos Aires
1)Esiste davvero oggi, una crisi nella Chiesa?
A meno di chiudersi gli occhi, non si può non riconoscere che la Chiesa cattolica soffre oggi di una grave crisi.Negli anni 60,in occasione del Concilio Vaticano II, si sperava in una nuova primavera della Chiesa, ma è successo il contrario.Migliaia di sacerdoti hanno abbandonato il proprio sacerdozio,migliaia di religiosi e religiose sono tornati alla vita secolare. In Europa ed in America del Nord le vocazioni si fanno rare e ormai non si contano più i seminari, i conventi e le case religiose che hanno dovuto chiudere.Molte Parrocchie restano senza sacerdoti e le congregazioni religiose devono abbandonare scuole, ospedali e case per anziani.si direbbe -così  si come lamentava Paolo VI il 29 Giugno 1972-"che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio".


Si conosce il numero dei sacerdoti che hanno abbandonato il sacerdozio negli anni 60?
Nella totalità della Chiesa cattolica, negli anni compresi tra il 1962 ed il 1972, sono stati ridotti allo stato laicale 21.320 sacerdoti e in questo numero non sono compresi quelli che hanno omesso di chiedere una riduzione ufficiale allo stato laicale.Tra il 1967 ed il 1974, tra trenta e quarantamila sacerdoti avrebbero abbandonato la vocazione. A paragone di questi dati catastrofici, quelli relativi alla riforma protestante del XVI secolo paiono ben poca cosa.
Anche nelle congregazioni religiose ci sono stati cali così vertiginosi?
Il Quebec, provincia francofona del Canada, agli inizi degli anni 60 era la regione che, in proporzione, contava più religiose al mondo. Il cardinale Ratzinger riferisce-precisando che si tratta solo di un esempio-che, tra abbandoni e decessi, dal 1961 al 1981 il numero delle suore è passato da 46.933 a 26.294. Un crollo del 44%, che sembra impossibile da arginare. Le nuove vocazioni, infatti, sono diminuite nello stesso periodo almeno del 98,5%. Inoltre, risulta che una buona parte di quell'1,5% rimanente sia costituito non da giovani, ma da vocazioni tardive, al punto che le semplici previsioni permettono a tutti i sociologi di concordare su questa conclusione brutale ma oggettiva :" Tra poco (a meno di rovesciamenti di tendenza del tutto improbabili, almeno a viste umane) la vita religiosa femminile come l'abbiamo conosciuta non sarà in Canada che un ricordo".
Questa  tendenza riguarda anche l'Italia e gli altri paesi europei tradizionalmente cattolici?
Secondo uno studio di Burgalassi, uno dei massimi esperti di sociologia religiosa, nel 1956 c'erano in Italia 63.936 sacerdoti, il che equivaleva ad un sacerdote ogni 743 abitanti, e si potevano contare circa mille ordinazioni all'anno. Secondo stime recenti, invece, la media delle ordinazioni in Italia è attualmente di circa 400 sacerdoti all'anno.
Negli anni 50 anche in Francia c'erano circa mille ordinazioni sacerdotali ogni anno; a partire dagli anni 90 ce ne sono solo un centinaio all'anno. Nel 1965 c'erano 41.000 sacerdoti diocesani, nel 2004 solo 16.859, di cui la maggioranza con più di 60 anni.In questo paese, poi, la crisi si manifesta con un calo vertiginoso anche nei  dati che riguardano i fedeli: 1985, il 35%dei francesi assisteva alla Messa ogni domenica;oggi sono meno del 5% a farlo, e spesso sono anziani. Nel 1950, più del 90% dei bambini veniva battezzato; oggi lo è meno del 50%.

Questi casi sono davvero sintomatici della situazione generale della Chiesa?
In Europa si riscontra lo stesso disinteresse per la Chiesa  sostanzialmente dappertutto. Tra il 1970 ed il 1993, ad esempio, 1,9 milioni di tedeschi ha ufficialmente lasciato la Chiesa cattolica. E i motivi più frequenti non sono l'ostilità o il risentimento verso la gerarchia ecclesiastica, ma semplicemente l'indifferenza: la Chiesa non dice più niente di profondo agli uomini, non ha più importanza nella loro vita; in Germania il cattolicesimo rischia di diventare la religione di  una piccola minoranza.
Non si può dire che questa grave crisi sia solo locale, visto che investe l'Europa occidentale e l'America del Nord, ma risparmia l'America latina, l'Africa e l'Asia, dove al contrario, il cattolicesimo sembra particolarmente dinamico?
Certe cifre potrebbero far credere  che la crisi sia solo locale.L'annuario pontificio, ad esempio, fa osservare che l'aumento dei seminaristi e delle congregazioni nei paesi del terzo mondo compensa abbondantemente la diminuzione constatata nei paesi occidentali. Ma in realtà la crisi è universale, anche se non si manifesta dappertutto allo stesso modo nei paesi poveri, certo, le vocazioni sono abbastanza numerose;ma, dove il sacerdozio rappresenta anche una promozione sociale, sembra legittimo domandarsi fino a che punto il criterio con cui si accoglie nei seminari sia esclusivamente la qualità dei candidati. Per citare un esempio, l'America latina, che passa per un bastione del cattolicesimo, attualmente sta passando al protestantesimo più rapidamente della Germania nel XVI secolo.
Ci sono dei dati per illustrare questa protestantizzazione dell'America latina?
Alla vigilia del Vaticano II, il 94%dei brasiliani era cattolico. Nel 1980 lo era solo 89% nel 1991, il 74 %nel 2000 meno del 60% nelle grandi città come San Paolo e Rio. I protestanti, che rappresentavano il 3 % della popolazione nel 1990, attualmente sono il 18% e il loro numero non fa che crescere.In media a Rio vengono create cinque chiese pentecostali alla settimana. Il cardinale Franc Rodè, allora segretario del consiglio pontificio per il dialogo con i non credenti, nel 1993 stimava che la Chiesa perdesse ogni anno 600.000 fedeli latino-americani.Altre fonti forniscono dati ancora più preoccupanti 8.000 cattolici passerebbero ogni giorno a confessioni protestanti.In Cile, ad esempio, dal 1960 il 20% della popolazione ha aderito a confessioni protestanti;in Guatemala il 30%.

fine prima parte


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