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IL PRESEPIO STORIA TRADIZIONE di Frà Mario O.P


Se ci immergiamo appieno nella descrizione della Natività da parte degli Evangelisti, specie in quella di Luca, che è molto dettagliata, riusciamo a cogliere l’intensità dell’atmosfera venutasi a determinare a Betlemme, duemila e più anni fa, quando Iddio si è fatto uomo, per venire a redimere l’intera Umanità… ed in più… avvertiamo che in quel momento vi era qualcosa di indescrivibile… di irripetibile… di assolutamente trascendente e di inafferrabile, che tuttavia si rivelava a noi: un batuffolo di carne ed ossa nasceva per noi… ci sorrideva in una notte incantata… ci insegnava l’amore… la purezza del cuore… il sacrificio… la bontà.

Forse è per rivivere questa pienezza di sentimenti, per appagare la sua sete di Assoluto, per immaginare la meravigliosa "Notte Santa", che ogni cristiano sente il desiderio di rievocare, attraverso la costruzione di un Presepe realizzato a modo proprio, quell’evento così decisivo e significativo per l’Umanità.

Forse, esso rappresenta il desiderio di sentirsi puri come Gesù, o, ancora, un bisogno catartico di rinnovamento interiore che ci faccia realizzare un mondo di bontà, di serenità e di fratellanza universale, privo di ogni forma di odio e di prevaricazione, che ci faccia, cioè, essere migliori, altrimenti il sacrificio di Dio sarebbe stato inutile.


Il Presepe è, quindi, un momento di concretizzazione del divino che è in noi, di quella gioia e di quello stupore che l’umanità tanto tempo fa ha provato ed ancora oggi prova di fronte all’avvenimento straordinario dell’incarnazione del Verbo di Dio.

Certamente altissimo è il messaggio che promana dal Presepe, le cui radici cattoliche si ritrovano nel Mediterraneo e di cui è necessario riscoprire il valore religioso,culturale e simbolico, specialmente nel mondo odierno, in cui, per festeggiare il Natale, predomina l’uso dell’albero,di origine nordica ed espressione di una società consumistica .

Il Presepe, che si richiama ad un evento storicamente avvenuto, con la sua rievocazione, ci fa riflettere sulla nascita di Gesù, sul Suo essersi incarnato per noi, sacrificato per la nostra salvezza, per esaltare l’uguaglianza e per capovolgere le ingiustizie sociali.

Il Presepe, allestito nelle nostre case con dedizione verso il Bambino Gesù, è un punto di incontro per tutti i membri della famiglia, che si soffermano a guardarlo, a formulare una preghiera, a rilevarne i particolari, a riflettere su quel Mistero Divino in esso racchiuso, a ricordare l’esempio lasciato da quella "Sacra Famiglia", in cui regnava l’amore,la comprensione ed il rispetto.

Proprio oggi, in cui la famiglia ed i suoi componenti sono abbagliati da falsi valori, quali l’egoismo ed il relativismo, il Presepe è un faro luminoso che indica, alle giovani generazioni, sani e giusti ideali da perseguire attraverso l’unità familiare, in cui il padre e la madre devono essere un incorruttibile esempio per i propri figli.

E’ importantissimo che i giovani sentano il calore della famiglia, che è il primo e principale nucleo sociale, il quale deve essere sano, affinché la Società possa risultare giusta ed equilibrata.Il Presepe,perciò,oltre che una rappresentazione sacra della Natività, è un punto di riferimento per le famiglie cattoliche dell’intero mondo. A mio avviso, anzi, è insito nell’uomo il senso di aggregazione e di appartenenza alla propria famiglia .
Le prime rappresentazioni della Natività si trovano negli affreschi delle catacombe di S .Priscilla (II sec. d.C.) e di S. Sebastiano (IV sec. d.C.) e successivamente, fino al VI secolo, in bassorilievi marmorei, in vetri dipinti, in mosaici, etc.( che non erano ancora, però, rappresentazioni tridimensionali del Presepe ).

Colui che, in effetti, ha introdotto il Presepe nelle festività natalizie è stato San Francesco di Assisi che, nella notte di Natale del 1223, sentì il bisogno di trasformare la grotta di Greccio in una nuova Betlemme, ponendo il bue e l’asino nei pressi di una mangiatoia, per esaltare il grande gesto di amore di Gesù che, con le sembianze umane, ha assunto la nostra miseria fisica e spirituale. Essa, tuttavia, fu più una sacra rappresentazione che un Presepe inteso nel significato acquisito successivamente, in quanto non vi erano Gesù, Maria, Giuseppe, i pastori ed i re Magi.

Gli studiosi, perciò, sono concordi nel ritenere che il primo e più antico presepe d’Italia è stato quello di Arnolfo di Cambio. Questi, sessanta anni dopo la rievocazione della Natività effettuata da San Francesco di Assisi a Greccio, ha realizzato nel 1283 delle statuine marmoree rappresentanti scene e personaggi del Presepe, ancora conservati nella cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore in Roma.

In seguito la tradizione di allestire nelle chiese nelle abitazioni e nei luoghi publici il Presepe si è diffuso rapidamente in Italia, in tutta l’Europa ed in tutto il mondo, presso i popoli di religione cattolica.
Essendo il Presepe un fenomeno culturale, è stato effettuato nei vari Paesi con aspetti differenti, a seconda delle caratteristiche etnico-ambientali, climatiche, etc..
Esso, anche se conserva invariata l’idea di base, cioè quella di ricreare la scena della nascita di Gesù, si serve, nella sua rievocazione, di stili, di ambientazioni e di materiali diversi.

Vi sono vari tipi di Presepi: dipinti su tela, marmorei, lignei, giganteschi, in miniatura, di ambiente classico-palestinese, di fantasia, meccanici o addirittura viventi, che utilizzano persone con abbigliamenti dell’epoca di Gesù .
Il Presepe, inoltre, poiché si è diffuso essenzialmente come rappresentazione scenografica, plastica e tridimensionale della nascita di Cristo, realizzata con personaggi spostabili, in ambienti riproducenti elementi reali del luogo, si può considerare una rappresentazione teatrale, in quanto anch’essa rievoca e rende attuale un avvenimento remoto nel tempo e nello spazio.

La parola Presepe deriva etimologicamente dal verbo latino "praesepire" che significa recingere con siepe e, quindi, in senso più lato, mangiatoia o greppia.

Il Presepe è una rappresentazione ricca di allegorie e di simboli, alcuni dei quali provengono direttamente dal racconto evangelico. Sono riconducibili, infatti, alle descrizioni di Luca e di Matteo la mangiatoia,l ’adorazione dei pastori e dei Re Magi, la presenza degli Angeli nel cielo.

Altri elementi si trovano nell’iconografia propria dell’arte sacra e nei Vangeli apocrifi. La grotta, ad esempio, non compare negli scritti dei quattro Evangelisti, ma nei Vangeli apocrifi; tuttavia la Basilica della Natività, in Betlemme, sorge su quella indicata dalla tradizione come la grotta in cui è nato Gesù.

Essa è simbolo di austerità e di umiltà, in quanto ospita il nostro Creatore, rifiutato dai propri simili ancora prima di nascere.

Anche il bue e l’asinello non si ritrovano negli scritti degli Evangelisti, ma, derivanti da un’antica profezia di Isaia, sono stati utilizzati come simboli tipici del Presepe.

La Natività si verifica in piena notte e la scenografia del buio, in questa sacra rappresentazione, raffigura le tenebre dell’errore e del peccato prima della nascita di Colui che redimerà l’umanità intera, sconfiggerà il buio e farà trionfare la vita sulla morte...

La parola Betlemme, in ebraico "Casa del Pane", simboleggia il Pane vivo sceso dal cielo, Pane di salvezza che oggi riceviamo nell’Eucarestia.

La presenza dei Re Magi, poi, è molto significativa. Essi fanno tanta strada per giungere ad adorare un Bimbo che sarà il Salvatore del mondo, dimostrando che persino i potenti della Terra riconoscono la grandezza di Dio e si umiliano inginocchiandosi dinanzi al Suo figliuolo. I Re Magi appaiono nello stesso tempo, grandi ed umili, nonché generosi per i loro ricchi doni, quali l’oro (che con il suo splendore rende omaggio alla regalità di Gesù), l’incenso (che, resina offerta alle divinità, simboleggia l’adorazione al Bimbo Divino) e la mirra (che, sostanza gommosa usata per i morti, onora l’umanità di Gesù).

Dalla presenza dei Re Magi si evince, ancora, l’esistenza di qualcosa di molto più appetibile e soddisfacente dei beni della terra, e cioè, l’incontenibile aspirazione dell’uomo a volersi ricongiungere al proprio Creatore.
Speriamo, quindi, che, come i santi Magi, tutti possiamo trovare la serenità e la pace adorando Gesù, nostro Dio "umiliato per nostro amore, quale uomo rivestito di fragile carne, per patire e morire per noi" (epist.IV,887,888).

Dopo l’allestimento marmoreo di Arnolfo di Cambio, sono stati realizzati molti altri Presepi, che, durante tutto il Quattrocento e Cinquecento, hanno conservato il loro carattere monumentale, già ricchi, però, di figure e di elementi paesistici, collocati prevalentemente nelle chiese e nei luoghi sacri .

Compaiono e si sviluppano nel corso del Seicento e, poi, anche in tutto il Settecento, quegli effetti scenografici che rivoluzioneranno il carattere del Presepe .

Questo diventa lo specchio della cultura che lo produce, riflettendo con intenso verismo gli aspetti più vivaci della società del tempo e della realtà, si arricchisce di elementi inusitati ed esotici e di accorgimenti scenici spettacolari, con uno sfoggio di inventiva propria del barocco.

Sia nel Seicento che nel Settecento esso viene allestito anche nelle case private, ricche o nobiliari, come soprammobili o cappelle in miniatura.

In tale periodo, la sua realizzazione, influenzata in gran parte dal Presepe napoletano, raggiunge, presso le nazioni di religione cattolica, altissimi vertici.

Ad esempio, i Presepi spagnoli dell’epoca della dominazione borbonica a Napoli, specie nella regione della Catalogna, sono famosi per la dovizia dei particolari, per la minuziosità dello sfondo e per la sfarzosità dei personaggi, realizzati quasi tutti dal celebre scultore dell’epoca Ramon Amadeu, che amava costruire pastori in creta.

Molto noti sono anche i Presepi della regione della Linguadoca e della Provenza, in Francia, ricchi di scene di vita religiosa e comunque, anch’essi influenzati dai tratti del barocco italiano.

I Presepi, invece, della Polonia e dell’Ungheria sono particolarissimi, perché realizzati in elaborate scatole a forma di chiesa in miniatura, portatili.
In Italia, il Presepe barocco settecentesco raggiunge il massimo splendore in quello napoletano, il quale impronta il Presepe siciliano, quello genovese, etc., nonché, come abbiamo visto precedentemente, quello di altre nazioni.

Il Presepe napoletano è frutto di una meravigliosa fioritura culturale ed artistica di cui l’arte presepiale costituirà una delle espressioni più alte, ad opera di Carlo III di Borbone.

Esso rappresenta una nuova forma di spettacolo, con vere e proprie scene della vita quotidiana. L’abbigliamento riproduce quello dell’epoca; ogni figura è munita di strumenti di svago o di lavoro, tipici delle attività e dei mestieri esercitati (fabbro, fornaio, vasaio, etc.) e tutto è riprodotto con scrupolosa esattezza sin nei minimi particolari.

Scultori, ebanisti, orafi, argentieri ed indoratori collaboravano tra di loro in quest’arte e ci hanno lasciato eccezionali opere conservate in musei napoletani e presso famiglie nobiliari, le quali facevano a gara nell’adornare, con stoffe preziose e con gioielli di valore, le statuine del Presepe.

Queste ultime erano costituite da manichini con la testa e le estremità in legno ed il corpo in paglia, mentre attualmente sono realizzate prevalentemente in terracotta.

Nelle altre regioni d’Italia, diversi erano i materiali adoperati come la cera, la porcellana, il metallo e, particolarmente, il legno in Genova, la cartapesta in Puglia, il corallo, la madreperla e l’alabastro in Sicilia .

Oggi, invece, si è diffuso l’uso di statuine meno costose, in materiale plastico, o in creta, o in gesso.

Il culto del Presepe, tanto profondamente sentito nel Meridione d’Italia, ha ispirato Sant’Alfonso de Liguori a comporre stupende melodie, tra cui "Tu scendi dalle stelle", conosciuta in tutto il mondo.

Tornando al Presepe napoletano, che è il più rinomato nell’arte presepiale italiana ed anche straniera, esso, per la complessità delle sue forme, riproduce un intreccio di natura e di mito, di realtà e di fantasia, tipico dell’animo napoletano.

E’ ricco di valori simbolici ed allegorici, i quali scaturiscono da temi, motivi e credenze che rispecchiano le tradizioni e la cultura della Napoli del tempo.

La sua caratteristica struttura a spirale indica allegoricamente la vita e la rinascita; in primo piano, è situata la grotta, a sua volta allegoria del passaggio dalle tenebre alla luce.

Tra gli elementi più ricorrenti nel Presepe napoletano, per non citarli tutti, dobbiamo menzionare in primo luogo la fontana ed il pozzo, che rappresentano, entrambi, il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee e che hanno dato allegoricamente luogo a numerose leggende magiche e fantastiche.

Altro elemento ricorrente è il ponte, che simboleggia il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti e che si riallaccia a vari miti e a racconti popolari.

Un altro elemento ricorrente è, ancora, il mulino che, macinando il grano, produce farina bianca, antica simbologia della morte; siccome, però, la farina diventa pane, essa è simbolo anche della vita: Gesù, infatti, come abbiamo già detto in precedenza, è il "Pane della vita ".

Tuttora, in Italia, è diffusa l’usanza durante il Natale di realizzare Presepi, anche stupendi, che si possono ammirare sia nelle chiese che nelle abitazioni private .

Soprattutto, poi, nell’Italia meridionale, vengono inseriti nei Presepi personaggi della vita quotidiana; addirittura, nella famosa zona di San Gregorio Armeno in Napoli, gli artigiani riproducono con l’argilla personalità e figure contemporanee di rilievo.
L’arte presepiale richiede, secondo me, talento, predisposizione e notevoli capacità manuali ed organizzative.

Anche in essa, come in tutte le creazioni artistiche, si colgono l’aspirazione alla perfezione, l’anelito al trascendente e l’ansia di infinito, che poi si traducono nei valori del Vero, del Bello e del Bene, tipici dell’arte. Nel Presepe questi valori sono più che mai presenti; anzi, la dimensione estetica è fusa perfettamente con un contenuto,il cui fine è l’esaltazione di Dio, Perfezione Assoluta, contenente in Sé tutti i valori.

In noi, esseri umani, è innato il desiderio di creare, in quanto siamo stati dotati di intelligenza creativa; ogni nostra azione si può considerare creazione, anche se non "dal nulla", come quella di Dio. Dobbiamo sempre operare e creare, sia perché altrimenti la vita si fermerebbe, sia per estrinsecare le nostre qualità a gloria di Colui che ci ha creato, sia perché, lavorando e prodigandoci per i nostri simili, ci avviciniamo a Dio Creatore, che ci ha fatto a Sua immagine e somiglianza.

Del resto, come ho sempre ritenuto, le attività lavorative e creative permettono di vincere l’ozio e la pigrizia, definiti "nemici dell’anima" dalla stupenda "Regola benedettina", la quale esalta sia la preghiera che il lavoro ( " Ora et labora ") .

Dio, Trascendenza e Rivelazione, si manifesta a chi attivamente ed amorosamente Lo cerca, illuminando, come dice Sant’Agostino, la sua ragione cui fornisce la norma di ogni giudizio e di ogni valutazione .

Anche il Papa Benedetto XVI ci ha invitato a riflettere sul Mistero della Incarnazione, rievocato dal Presepe, affinché riscopriamo il vero significato del Natale, che non consiste solo nei tradizionali scambi di doni e di auguri, ormai tipici di un mondo consumistico e materialistico, ma anche nel rinnovamento della nostra fede e del nostro operato .

Per me il Presepe ha avuto sempre un ruolo importantissimo ed ogni anno mi sono dedicato alla sua realizzazione con entusiasmo e con amore.






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