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Sollemnitas Sanctissimi Corporis et Sanguinis Christi



Carissimi amici e lettori,
oggi la Chiesa solennizza in ogni parte del mondo, una delle feste più belle in onore di Nostro Signore Gesù Cristo. Festum Ss.mi Corporis Christi, comunemente nota con l'espressione latina Corpus Domini ("Corpo del Signore"), è una delle principali solennità dell'anno liturgico della Chiesa cattolica. È una festa mobile: si celebra il giovedì dopo la Solennità della Santissima Trinità. Rievoca, in una circostanza liturgica meno carica, la liturgia della Messa nella Cena del Signore (Missa in cena Domini) del Giovedì santo. La solennità cristiana universale fu istituita ad Orvieto da papa Urbano IV, con la bolla emessa l'11 agosto 1264.Transiturus de hoc mundo ad Patrem

La festa fu stabilita in risposta alle eresie del tempo che mettevano in dubbio la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia.

La celebrazione ha le sue radici nella diocesi di Liegi, in Belgio, dove Santa Giuliana di Cornillon, una monaca agostiniana, promosse l'idea di una festa dedicata al Santissimo Sacramento al di fuori della Settimana Santa. Nel 1246, il vescovo Roberto di Thourotte approvò la celebrazione nella sua diocesi. Tuttavia, fu il miracolo eucaristico di Bolsena nel 1263, in cui un sacerdote dubitante vide sgorgare gocce di sangue dall'ostia consacrata, a spingere Papa Urbano IV a istituire la solennità per tutta la Chiesa cattolica.

Uno degli aspetti distintivi della solennità del Corpus Domini è la ricchezza dei testi liturgici, in particolare gli inni e la sequenza. San Tommaso d'Aquino, su richiesta di Papa Urbano IV, compose alcuni dei testi più belli e teologicamente profondi per questa festa. Tra questi, l'inno "Pange Lingua", che include il più noto "Tantum Ergo", è ampiamente utilizzato durante l’adorazione eucaristica. La sequenza "Lauda Sion", anch’essa scritta da San Tommaso d'Aquino, è una delle quattro sequenze rimaste nel Messale Romano dopo le riforme del Concilio di Trento. Questo poema liturgico esalta il mistero eucaristico con una serie di strofe che descrivono la dottrina della transustanziazione e la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.

La pietà popolare ha un ruolo fondamentale nella celebrazione del Corpus Domini. La processione con il Santissimo Sacramento è una delle espressioni più vivaci della devozione popolare. In molte località, le strade sono decorate con tappeti di fiori, altari improvvisati e ornamenti che trasformano le vie in un percorso festoso. In Italia, la città di Orvieto è famosa per la sua processione del Corpus Domini, legata al miracolo di Bolsena. In Spagna, città come Toledo e Siviglia celebrano con grandiose processioni che coinvolgono tutta la comunità, con confraternite, bande musicali e costumi tradizionali. Queste processioni non solo esprimono la fede e la devozione dei partecipanti, ma rafforzano anche il senso di comunità e di appartenenza alla Chiesa.

La solennità del Corpus Domini è una celebrazione che intreccia profondamente la storia, la liturgia e la tradizione popolare. Essa invita i fedeli a riflettere sul mistero eucaristico nella sua totalità, celebrando la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia e rafforzando la loro fede attraverso la partecipazione attiva e comunitaria. La processione eucaristica, gli inni solenni e le tradizioni popolari contribuiscono a fare di questa solennità un momento di intensa comunione e di testimonianza pubblica della fede cattolica.




PIUS XII


“Quella di oggi è una delle celebrazioni più importanti dell’anno liturgico, il suo scopo è dimostrarci la straordinaria potenza del dono d’amore di Cristo che immolatosi diventa il cibo della salvezza”

Il Dio dell'altare sta in mezzo a noi, invisibile, ma testimone fedele, primogenito tra i morti, principe dei re della terra, il quale ci ha amati e ci ha lavati dei nostri peccati col proprio sangue e ci ha fatti regno e sacerdoti a Dio suo Padre; il primo e l'ultimo, il vivente che fu morto ed è vivente pei secoli dei secoli (1). Ma è insieme in mezzo a noi, il Dio dell'arcano. Cadiamo ai suoi piedi, adoriamolo nel roveto ardente del suo amore per noi, se non ci è dato contemplarlo, come lo vide il rapito Evangelista. È il mistero della fede, centro dell'incruento divino sacrificio, geloso segreto della Sposa di Cristo, cui nei primi secoli della sua immutabile giovinezza amò celare sotto il velo dell'arcano anche i teneri suoi figli: arcano fatto mistero di un mistero, nascosto da secoli eterni in Dio e che nasconde un Dio. Davanti a questo mistero si chinarono nella polvere gli Apostoli e i martiri; nelle basiliche i pontefici; nei deserti e nei cenobi i monaci e gli anacoreti; nei chiostri le vergini; nei campi della lotta le schiere; nelle cattedre i dottori; nelle vie i popoli. Cristo era in mezzo a loro; ma chi lo vide? chi lo ravvisò? Beati quelli che non lo videro e credettero:  
« Beati qui non viderunt et crediderunt ».

Qui il testo integrale del discorso di Pio XII.



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