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La preghiera del Papa dinnanzi al Crocifisso miracoloso di San Marcello in piazza San Pietro

chiese di Roma-rione Trevi - Istanti di bellezza

Il crocifisso che liberò Roma dalla peste, venerato dal Papa due domeniche fa nella chiesa di San Marcello a Roma, campeggiava con l'icona della Salus populi romani in piazza San Pietro per la preghiera contro la pandemia del coronavirus che il Papa ha recitato sul sagrato della Basilica di San Pietro alle ore 18:00 di oggi 27 marzo 2020. Il crocifisso, miracoloso,é stato portato ieri dalla chiesa nel centro di Roma dove il Pontefice si era recato lo scorso 15 marzo per invocare la fine della pandemia davanti al crocifisso che rappresenta per la città di Roma la vittoria della fede sulla peste. Il crocifisso è oggetto della venerazione dei romani da più di cinquecento anni, da quando - nel 1519 - emerse miracolosamente intatto dall'incendio che devastò la chiesa che lo ospitava. Tre anni più tardi venne portato in processione per tutti i rioni della città, gesto cui venne attribuita la cessazione dell'epidemia di peste che aveva colpito Roma.

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Il Papa, nel corso della preghiera straordinaria anti-pandemia a piazza San Pietro, esorta i fedeli: «È il tempo del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni». «È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni - solitamente dimenticate - che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia». Il Pontefice invita a non abbandonare la speranza: «Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita». «Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire a Cristo e alla Sua Chiesa dove tutti possano sentirsi chiamati . Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza».


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