Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

martedì 17 luglio 2018

Joseph Ratzinger sul dialogo ebraico-cattolico,e torna sulle "Alleanze"

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Joseph Ratzinger rompe il silenzio del monastero Mater Ecclesiae dove vive ormai da cinque anni e mezzo. Sulla rivista Communio – da lui fondata assieme a Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac – esce un suo saggio dal titolo un po’ misterioso:
“Misericordia e vocazione senza rimpianti”, nel quale riflette sul dialogo ebraico-cattolico e in particolare si sofferma sulla cosiddetta “teoria della sostituzione”, e cioè che Israele non sarebbe sostituto dalla chiesa.
Lo apprendiamo da Il Foglio:
Ratzinger scrive che questa idea “non è mai esistita come tale”, precisando che l’ebraismo “non è una religione tra le altre” bensì “si trova in una condizione speciale e come tale deve essere riconosciuto dalla chiesa”

Da dopo il concilio certe affermazioni creano confusione circa l’Antica e la Nuova Alleanza. Nella preghiera del Venerdì Santo della nuova liturgia si prega perché gli ebrei rimangano fedeli all’alleanza. Nel caso di S. Paolo, dice il Papa Benedetto XVI, alcuni preferiscono in realtà "non usare il termine conversione, perché - dicono - egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo” (1).

Qual è la dottrina cattolica?

Tutto l’Antico Testamento è una preparazione alla venuta di Gesù. In Lui si compiono le promesse e la legge che doveva prepararne la venuta. La fedeltà all’Antica Alleanza consisteva quindi nell’accogliere il Messia promesso che doveva redimerci con il suo sangue versato in remissione dei nostri peccati per fondare la Nuova ed Eterna Alleanza. E’ quello che hanno fatto gli apostoli ed i discepoli, su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa, per trasmettere questa Nuova Alleanza a tutte le genti, fino alla fine del mondo, per la loro salvezza.
Coloro che, invece di ascoltare Gesù, lo condannano a morte, proprio a causa della sua dottrina, poiché lo considerano un bestemmiatore, non possono richiamarsi dell’Antica Alleanza che si compiva e terminava in Gesù Cristo.

San Giovanni

Molto significativo è il dialogo riportato fra Gesù ed i farisei nel capitolo 8° del Vangelo di S. Giovanni di cui trascrivo qualche passaggio:

(I farisei) Gli dissero allora: «Dov'è tuo Padre?». Gesù rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio», Perciò vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati»...
«Io so che siete progenie di Abramo, ma cercate di uccidermi, perché la mia parola non trova posto in voi. Io parlo di ciò che ho visto presso il Padre mio, e anche voi fate le cose che avete visto presso il padre vostro». Essi, rispondendo, gli dissero: «Il padre nostro è Abramo». Gesú disse loro: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo; ma ora cercate di uccidere me, uno che vi ha detto la verità che ho udito da Dio; Abramo non fece questo. Voi fate le opere del padre vostro». Perciò essi gli dissero: «Noi non siamo nati da fornicazione; noi abbiamo un solo Padre: Dio».
Allora Gesú disse loro: «Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e sono venuto da Dio; non sono venuto infatti da me stesso, ma è lui che mi ha mandato.
Perché non comprendete il mio parlare? Perché non potete ascoltare la mia parola.
Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna".

San Tommaso d’Aquino

Un altro testo importante è un articolo della Somma Teologica di S. Tommaso d’Aquino (2). San Tommaso si chiede se, dopo la Passione di Cristo, si possano osservare le cerimonie dell’antica legge senza commettere peccato.
Dopo aver dato, come suo solito gli argomenti a favore della risposta positiva, nel “sed contra” afferma:
L'Apostolo ammonisce: «Se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla». Ora, soltanto il peccato mortale impedisce il giovamento del Cristo. Dunque la pratica della circoncisione e delle altre cerimonie è peccato mortale, dopo la passione di Cristo.
Nel corpo dell’articolo, in seguito, San Tommaso sviluppa i suoi argomenti:
“Tutte le cerimonie sono altrettante professioni di quella fede, che costituisce il culto interiore di Dio. Ora, l'uomo puo professare la sua fede interiore con gli atti e con le parole: e in entrambi i casi, se professa della falsità, pecca mortalmente. E sebbene la fede che noi abbiamo del Cristo sia identica a quella che di lui avevano i Patriarchi, tuttavia poichè essi precedettero il Cristo, mentre noi siamo a lui posteriori, la medesima fede viene espressa con verbi differenti. Essi infatti dicevano : “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio”, usavano cioè verbi al futuro: invece noi ci serviamo del passato nell'esprimere la stessa cosa, dicendo che « concepì e partorì». Allo stesso modo, le cerimonie dell'antica legge indicavano il Cristo che doveva ancora nascere e patire: mentre i nostri sacramenti lo indicano già nato e immolato. Perciò, come peccherebbe mortalmente chi adesso, nel professare la fede, dicesse che Cristo deve nascere, cosa che gli antichi invece dicevano con tutta pietà e verità; cosi peccherebbe mortalmente chi osservasse ancora le cerimonie che gli antichi osservavano con pietà e con fede. Ciò corrisponde a quanto scrive S. Agostino : « Ormai non c' è più la promessa che Cristo deve nascere, patire e risorgere, come quei sacramenti in qualche modo ricordavano: ma c' è l'annunzio che egli è nato, ha patito ed è risorto, come dichiarano apertamente i sacramenti usati dai cristiani».
In seguito San Tommaso risponde alle obiezioni, approfondendo sempre di più i suoi argomenti. Nella risposta alla prima obiezione ci riporta una distinzione molto importante citando S. Agostino: "S. Agostino distinse tre epoche. La prima, precedente alla passione di Cristo, in cui le cerimonie legali non erano né mortifere, né morte. La seconda, posteriore alla promulgazione del Vangelo, in cui le cerimonie legali sono morte e mortifere. La terza è un'epoca intermedia, che va dalla passione di Cristo alla divulgazione del Vangelo, nella quale le cerimonie legali erano morte, poiché non avevano più alcun valore, e nessuno era più tenuto a osservarle; ma non erano mortifere, poichè i cristiani convertiti dal giudaismo potevano ossevarle lecitamente, purché non ponessero in esse la loro speranza, al punto da reputarle necessarie alla salvezza, come se la fede cristiana fosse stata incapace di giustificare senza di esse. Per quelli poi che si convertivano dal paganesimo non c'era nessun motivo di osservarle. Ecco perché S. Paolo circoncise Timoteo, che era nato da un'ebrea; mentre non volle circoncidere Tito, che era nato da genitori pagani.
Lo Spirito Santo non volle, in tal modo, che agli ebrei fosse proibita subito l'osservanza delle cerimonie legali, come invece erano interdetti ai convertiti dal paganesimo i loro riti, per mostrare la differenza esistente tra l'uno e l'altro rito. Infatti i riti pagani venivano ripudiati come assolutamente illeciti; mentre i riti della Legge Antica, istituiti da Dio a prefigurare il Cristo, venivano a cessare, perché adempiuti nella passione di Cristo ».
Nel rispondere alla 2° obiezione, S. Tommaso, facendo sua l’opinione di S. Agostino, dà la spiegazione teologica dell’episodio di Antiochia quando, essendo venute alcune persone, Pietro si ritirò e se ne stette in disparte dai Gentili, per non scandalizzare i giudaizzanti poiché l’Antica Legge vietava il contatto con essi. S. Paolo riprese S. Pietro e gli “resistette in faccia”, proprio perchè, con la sua attitudine lasciava credere che le prescrizioni dell’Antico Testamento conservavano il loro valore.
Compiendosi in Gesù l’Antica Alleanza, la pratica dei suoi precetti cerimoniali diviene quindi supertiziosa.

Una nuova religione

Con il rigetto di Cristo nasce una nuova religione fondata sullo spirito farisaico contro il quale Gesù più volte si è scagliato nel Vangelo. La sua referenza principale sarà il Talmud. Essa avrà caratteristica propria di negare che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, considerandolo quindi degno di morte come un bestemmiatore.
Perciò non si può dire in nessun modo che coloro che professano questa nuova religione, fondata sul rigetto del Messia, hanno in comune con noi l’Antica Alleanza o sono nostri “fratelli maggiori” nella fede. La vera carità consiste nel pregare, come si fa nella liturgia tradizionale del Venerdì Santo, per la loro conversione, perché “riconoscendo la luce della verità divina che è Cristo, siano strappati dalle loro tenebre”.

Don Pierpaolo Maria Petrucci
(fonte Fraternità Sacerdotale San Pio X)

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