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LEFEBVRE: UN NUOVO SEMINARIO IN USA. MENTRE ROMA CHIUDE CHIESE E PARROCCHIE. PERCHE’?


(Marco Tosatti)

La Fraternità Sacerdotale San Pio X – i lefebvriani, come li si definisce normalmente – hanno aperto e inaugurato un nuovo seminario negli Stati Uniti; il quarto, se non ci sbagliamo. Secondo le notizie date dal Distretto Usa della Fraternità, più di un migliaio di persone si sono trovate il 4 novembre per partecipare alla cerimonia con cui il Superiore generale, mons. Fellay, oltre ai superiori e a decine di preti hanno partecipato alla messa di inaugurazione.

E’ evidente che se la Fraternità apre un nuovo seminario – e non piccolo, guardate la galleria fotografica – ci sono giovani che vogliono studiare per diventare sacerdoti. E’ altrettanto chiaro che se lo fanno, vista la situazione, non è per far carriere ecclesiastiche o di altro tipo.

Leggendo la notizia e guardando le immagini mi è venuto spontaneo pensare alle diocesi che chiudono le chiese – in America e in Europa, come Buxelles – e alla guerra che sembra condotta contro le realtà, nella Chiesa di Roma, che invece conoscono un fiorire di vocazioni. Penso alla diocesi di Ciudad del Este, il cui vescovo, Rogelio Ricardo Livieres Plano, ora scomparso, è stato sollevato dall’incarico senza aver potuto parlare con il Papa; inviso ai vescovi colleghi, che lo giudicavano troppo all’antica, e il cui seminario era pieno, a differenza dei loro. Penso ai Francescani dell’Immacolata, non solo commissariati, ma oggetto di una “rieducazione” ecclesiale e ideologica che non ha nulla a che vedere con le eventuali – e ancora tutte da dimostrare – malefatte del fondatore, padre Manelli.

Penso alla Fraternità dei Santi Apostoli, a Bruxelles. Figlia di mons. Lèonard, creata e fiorente di vocazioni in quella che ormai sembra una città in partibus infidelium e cacciata con motivazioni che personalmente mi appaiono estremamente fragili dal suo successore e antagonista, mons. De Kesel, pupillo di quel card. Danneels che costituisce un grande punto interrogativo sull’attuale Pontificato.

E penso anche ai religiosi del Verbo Incarnato, più di mille in 26 Paesi, con 800 seminaristi, verso i quali si prodigano attenzioni e richieste di relazioni e chiarimenti da un Vaticano che pare assumere troppo spesso un volto arcigno verso i nuovi frutti dello Spirito, forse perché non abbastanza sensibili alle mode ecclesialmente politically correct. Da un punto di vista laico, tutto questo mi fa pensare a un desiderio di omologazione imposta che non ha niente da invidiare a quella che si sta cercando di far calare sulle società civili; e contro cui il Papa, a parole, protesta.

Fonte: http://www.marcotosatti.com/

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