Buona Pasqua
Di tutto cuore eleviamo l'inno di ringraziamento al Sommo Iddio, « che atterra e suscita » per avere a Noi dato di riabbracciarvi con lo sguardo e con lo spirito, diletti figli di Roma e del mondo, da questa Loggia, nel giorno solenne della Risurrezione e della letizia cristiana.
In voi e nella Chiesa intiera, dove fremente di apostoliche espansioni, e dove incatenata a suo onore, vediamo commossi la gloria del divino Risorto : « gloriam vidi Resurgentis » (Seq. Pasch.)
Il mistero della Pasqua vi predica, oggi come sempre, il mistero della vita che trionfa sulla morte, a condizione che la vita tragga da Dio norma e destino. Vissuta contro Dio, o ignara di Dio, qualsiasi vita, anche insigne per opere e potere, è lampo sterile, che nessuna postuma memoria vale a riaccendere; è destinata nell'al di là a risurrezione di condanna (Io. 5, 29). Ma ogni umile vita, se vissuta in Dio, è seme di eccelse cose; è sinfonia perenne, che la morte non stronca, ma sublima; e sulla terra, dove tutto tramonta, è messaggio di vita immortale.
Frattanto, in attesa della futura gloria, a voi si addicono al presente opere di vita, e non di morte. Spandete per ogni dove il flutto vitale che traeste da Cristo. Comunicatene la fresca vena ai fratelli, avvolti dalle tenebre dell'errore; riversatene fiumi sul mondo odierno, che tuttora langue su mortiferi sentieri di odio.
Sappiamo che voi volete essere fermento di vita; ma temiamo che abbia a prostrarvi nell'abbattimento il prolungarsi delle medesime lotte e il ripetersi degli stessi cimenti.
Lasciate che il vostro Padre e Pastore vi metta in guardia da tale minaccia. Vorremmo che la voce delle campane di Pasqua vi recasse, insieme con la letizia, la pace, l'amore fraterno, anche questo grave monito : il pericolo di oggi è la stanchezza dei buoni! Scuotete ogni torpore; riprendete l'usata virtù.
Vi sia di esempio il risorto Redentore, che vinse per sempre la morte (cfr. Rom. 6, 9). Così le vittorie, conquistate già con la vostra cooperazione alla fede, alla Chiesa, alla umanità, siano rese, per quanto è in voi, stabili e durature. Non riposate inerti sugli allori del passato; non arrestatevi a contemplare il solco una volta tracciato, ma, rinsaldando ciò che è stato felicemente acquisito, anelate a sempre nuovi incrementi.
Diletti figli! perseverate vigilanti nella fede e uniti nella concordia.
Voi, amatissimi sacerdoti e laici, che in vicine e lontane regioni soffrite per Cristo, senza che ancora si profilino all'orizzonte segni di veritiero mutamento, confidate in Colui che un giorno seppe aprire una strada al popolo che voleva liberare.
Voi tutti infine, che vi adoperate sinceramente per salvare la pace alla trepida umanità, non vi scoraggino le difficoltà dell'impresa; vi dia lena la bontà della causa, e vi sorregga il Principe stesso della pace: Gesù.
Sia questo il voto e l'augurio del Nostro cuore, mentre invochiamo su di voi, sulle vostre famiglie, particolarmente sui poveri, i malati, i sofferenti, e su tutti i diletti figli dell'Orbe, le celesti benedizioni.
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