Penso, che ne valga la pena soffermarsi un attimo su questo tema per riflettere un pò sul valore che diamo noi alla nostra fede.
Che significato hanno per noi, per la nostra vita quotidiana, quelle parole che innumerevoli volte avremo ripetuto:" Io credo in Dio"?
Rappresentano forse una realtà piuttosto astratta che nella vita pratica non impegna più di tanto la nostra persona...?
Oppure sono semplicemente parole che pronunciamo durante una preghiera, senza però neanche renderci conto del senso profondo di queste e quindi delle conseguenze, che ne dovremmo trarre per noi stessi e per la nostra condotta...?
Non accontentiamoci mai della superficie delle parole senza cercare di penetrare nel fondo della cosa! Noi crediamo in Dio - si, certo, e lo amiamo, sapendo che tutto ha creato e ch'Egli è il nostro unico fine e il nostro eterno riposo. Con viva gioia quindi a Lui rivolgiamo le parole di S.Agostino: " Ci hai fatto per te, o Dio, e il nostro cuore sarà inquieto finché non riposerà in te ".
La fede in Dio è una cosiddetta virtù teologale, per essere precisi: è la prima delle tre virtù teologali, che insieme alla grazia santificante vengono infuse nella nostra anima nel momento del battesimo.
La fede come tale dunque è soprannaturale: supera infinitamente ogni conoscenza naturale che possiamo avere del Creatore; per i sensi la fede manterrà quindi sempre un lato oscuro, proprio perchè il suo oggetto è Dio stesso e i suoi misteri. Essendo però contenuto della fede cattolica rivelato da Dio e in seguito trasmesso dalla Chiesa, questa fede è certa e costituisce la base della nostra speranza. Noi, che siamo stati battezzati, abbiamo quindi ricevuto quel seme, che secondo il Vangelo contiene un nuce quello che un giorno dovrà diventare la vita eterna in Paradiso, un albero enorme, sui rami del quale gli uccelli vi porranno i loro nidi. Avendo però ricevuto il principio, dovremmo trarne le conclusioni:
è necessario che noi mostriamo le nostre opere ( e non solo in queste, ma in tutta la nostra condotta) la nostra fede, sapendo che la fede senza le opere è morta "Gv 2,17 ".
Ricevuti i germi della fede, dobbiamo sentire in noi questo desiderio sincero di vivere questa fede, di divenirne testimoni!
Noi siamo stati creati per Dio, cioè, per la sua gloria; lo dobbiamo glorificare: ecco lo scopo della nostra vita. " La vita e un moto; essa s'agita, s'affanna, avanza, per giungere dove? Alla gloria di Dio; e se non giunge là, va a finire nella morte. Le azioni della vita sono molteplici quanto mai, ma il suo fine è uno: e se le sue azioni così molteplici non sono dirette a quell'unico fine, la si vuota".
Se volessimo dire come S. Luigi Maria Grignion de Montfort ha vissuto la sua fede, dovremmo considerare tutta la sua vita ! Grandet, il suo primo biografo, afferma che " tutte le sue azioni, i suoi pensieri, le sue parole e le sue sofferenze erano animate da una fede molto viva ed egli stesso viveva di fede. Justus ex fide vivit ".
In nessun momento della sua vita le difficili prove che dovrà affrontare, lo indurranno a dubitare, a perdere qualcosa della totale fiducia nella Provvidenza. Al contrario, lo condurranno a purificare e ad accrescere la sua fede.
S.Luigi Maria crede in un Dio che lo ama, in un Dio che ha cura di lui, un Dio che non gli può mancare. Solamente questa fede può spiegare l'attegiamento di semplice, filiale e inesauribile fiducia nella Divina Provvidenza. Dopo la morte del suo benefattore, il prete de la Barmondière, quando si trovò nella totale insicurezza per il suo avvenire, S.Luigi scrisse allo zio Alain Robert il 20 settembre 1694: " Ho nei cieli un Padre che non manca mai ".
Con una tale fiducia in Dio , Montfort sa che non deve preoccuparsi di nulla. nella sua preghiera infuocata il santo dà prova di questa ferma fede. Egli si rivolge a Cristo in questi termini " Che cosa Vi chiedo? Vi chiedo ciò che Voi potete, anzi - oso affermare - dovete concedermi ". Con audacia di santo, sembra quasi di porre in qualche modo Dio nella situazione di doverlo esaudire: " Signore, alzatevi ! Perchè fingete di dormire? Alzatevi con tutta la Vostra Onnipotenza, Misericordia e Giustizia ". Ma bisogna rendersi conto di cosa chiedere : " Nulla per me, tutto per la Vostra Gloria ".
La fede ferma del nostro santo, o meglio: tutta la sua vita in coerenza con questa fede, oltre ad essere ovviamente in primo luogo una grazia concessagli per l'intercessione della SS.ma Vergine, era frutto di una lotta continua contro soprattutto sè stesso, un morire continuo ai propi interessi, uno stradicamento radicale dell'amor proprio per far posto a Cristo e alla sua grazia. E il suo modello in questo combattimento era la Madre Celeste: " Bisogna agire guardando a Maria come modello perfetto di ogni virtù e santità, plasmato dallo Spirito Santo in una semplice creatura perchè lo imitassimo secondo le nostre povere capacità. A tale scopo dobbiamo studiare e meditare tutte le grandi virtù da Lei esercitate nel corso della Sua vita. In modo particolare la fede viva con la quale credette senza esitare alla parola dell'angelo. E credette fedelmente e con costanza fino ai piedi della croce sul Calvario ...."
Anche per noi Maria Santissima deve diventare modello sublime di tutte le virtù. la nostra Madre Celeste però non si limiterà a farci da modello, ma ci comunicherà la Sua stessa fede, poichè la SS.ma Vergine, beneplacido dell'Altissimo, non perse la fede entrando nella gloria, ma la mantenne per conservarla a favore dei Suoi più fedeli servi.
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