di A.di J
«Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia»
Carissimi amici e lettori,
Con queste parole dell’inno di ringraziamento proclamiamo la missione della Chiesa: confessare, in ogni luogo, la santissima Trinità, manifestare, fare in modo che sia conosciuta la sovranità ineffabile e la misericordia infinita del «Signore degli eserciti» . Al compimento di questa missione tende tutta l’attività della Chiesa: predicazione, orazioni, buone opere, e anche la sua unità organica, la sua struttura monarchica con la sua sacra gerarchia, che governa e santifica il popolo fedele; tutto mira alla gloria del Padre celeste e alla santificazione sempre più grande degli uomini, che è il modo in cui la creatura ragionevole dà gloria all’Altissimo.Padri della Chiesa (come San Giustino Martire, II secolo) descrivono una liturgia ordinata. La liturgia non è mai stata improvvisata né “adattata” al pubblico. Viviamo in un'epoca in cui la velocità, l'emozione e l'intrattenimento dettano le regole. I social media ci hanno abituato a cercare stimoli continui.
La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese "simpatiche"...
Il Sacrificio della Messa consiste, dunque, nell’oblazione del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, presenti sull’altare sotto le specie o apparenze del pane e del vino. L’essenza di questo sacrificio consiste nella consacrazione delle due specie, cioè del pane e del vino, separatamente; infatti, in questo modo la consacrazione rappresenta e misticamente ripete la morte di Gesù Cristo attuatasi nel Sacrificio della Croce. Da ciò si vede che il Sacrificio della Messa ha una relazione essenziale con il Sacrificio della Croce. Esso rappresenta e rinnova il Sacrificio della Croce, di cui applica agli uomini la virtù salutare. Senza il Sacrificio della Croce la Messa sarebbe incomprensibile. Rappresenterebbe qualche cosa di inesistente.
Pertanto, dalla sua relazione con il Sacrificio del Calvario a esso deriva la sua eccellenza e la sua efficacia. Di fatto, sostanzialmente, non vi è distinzione tra un sacrificio e l’altro. La vittima è la stessa: Gesù Cristo nella sua adorabile umanità. Anche il sacerdote che compie l’offerta è il medesimo: Gesù Cristo; sulla croce, in persona; ancora lui nella Messa, nella quale si serve però del ministero del sacerdote gerarchico, che gli presta le labbra e le mani, per rinnovare l’oblazione della Croce. La differenza consiste nel modo dell’oblazione, che avviene con spargimento di sangue sulla Croce, e in modo incruento nella Messa.
Concludiamo con il pensiero dell'allora Card. Ratzinger (Benedetto XVI)
"Personalmente ritengo che si dovrebbe essere più generosi nel consentire l'antico rito a coloro che lo desiderano. Non si vede proprio che cosa debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio.
Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive? Un ritorno all'antico sarebbe una soluzione alla crisi che c'è nella Chiesa e di conseguenza si ripercuote nella società.
Quello di cui abbiamo bisogno è di un ritorno a una educazione liturgica, soprattutto dei sacerdoti. Deve diventare nuovamente chiaro che la scienza liturgica non esiste per produrre continuamente nuovi modelli, come può valere per l'industria automobilistica. Esiste per introdurre l'uomo nelle feste e nella celebrazione, per disporre gli uomini ad accogliere il Mistero.
Ce lo insegnano le chiese orientali, che sanno come la liturgia sia qualcosa di diverso dall'invenzione di testi e riti e che essa vive proprio di ciò che non è manipolabile. I giovani ne hanno una profonda percezione. I luoghi dove la liturgia viene celebrata senza fronzoli e in modo riverente esercitano notevole forza di attrazione, anche se non si capisce ogni suo singolo elemento. Abbiamo bisogno di luoghi come questi, capaci di offrire dei modelli.
Purtroppo oggi nella Chiesa c'è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non ce n'è per l'antica liturgia. Cosi siamo sicuramente su una strada sbagliata".
Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive? Un ritorno all'antico sarebbe una soluzione alla crisi che c'è nella Chiesa e di conseguenza si ripercuote nella società.
Quello di cui abbiamo bisogno è di un ritorno a una educazione liturgica, soprattutto dei sacerdoti. Deve diventare nuovamente chiaro che la scienza liturgica non esiste per produrre continuamente nuovi modelli, come può valere per l'industria automobilistica. Esiste per introdurre l'uomo nelle feste e nella celebrazione, per disporre gli uomini ad accogliere il Mistero.
Ce lo insegnano le chiese orientali, che sanno come la liturgia sia qualcosa di diverso dall'invenzione di testi e riti e che essa vive proprio di ciò che non è manipolabile. I giovani ne hanno una profonda percezione. I luoghi dove la liturgia viene celebrata senza fronzoli e in modo riverente esercitano notevole forza di attrazione, anche se non si capisce ogni suo singolo elemento. Abbiamo bisogno di luoghi come questi, capaci di offrire dei modelli.
Purtroppo oggi nella Chiesa c'è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non ce n'è per l'antica liturgia. Cosi siamo sicuramente su una strada sbagliata".



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