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“Lauda Sion Salvatorem . . . Solennità Corpus Domini”.

Il dovere del Culto della SS. Eucaristia extra-Missam deve essere sempre tenuto in grande considerazione e costantemente alimentato perché «poggia su valida e solida base, soprattutto perché la fede nella presenza reale del Signore conduce naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di quella fede medesima» (Euch. Myst. n. 49). 



Oggi la Chiesa ringrazia per il dono dell’Eucaristia. Oggi la Chiesa adora il mistero eucaristico. Lo fa non soltanto oggi. Infatti l’Eucaristia decide della vita della Chiesa ogni giorno. Tuttavia la Chiesa desidera dedicare in modo particolare questo giorno al rendimento di grazie e all’adorazione pubblica.
Quanto si comprende, riflettendo sul mistero, l’amore geloso con cui la Chiesa custodisce questo tesoro di valore inestimabile! E come appare logico e naturale che i cristiani, nel corso della loro storia, abbiano sentito il bisogno di esprimere anche all’esterno la gioia e la gratitudine per la realtà di un così grande dono. Essi hanno preso coscienza del fatto che la celebrazione di questo divino mistero non poteva ridursi entro le mura di un tempio, per quanto ampio e artistico esso fosse, ma che bisognava portarlo sulle strade del mondo, perché Colui che le fragili specie dell’Ostia velavano era venuto sulla terra proprio per essere “la vita del mondo” (Gv 6, 51)


“E il Verbo si è fatto carne e ha preso dimora tra di noi”.



È il mistero che adoriamo, è il mistero che contempliamo amando. Dio ci ha così amati da venire in mezzo a noi ed è venuto in mezzo a noi per mezzo del sì di Maria Vergine e ha voluto, così, essere in tutto simile a noi, simile a noi perché voleva prendersi le nostre infermità, voleva addossarsi i nostri peccati e voleva dare all’uomo il senso della vita, voleva dare il perché della tribolazione, voleva dare, soprattutto, dare l’amore. Come si ama, gli uomini dovevano capirlo da Lui, dalla Sua parola e dal Suo esempio.

VERITÀ MIRACOLOSA


Ma è difficile capire? Sì, è difficile; perché si tratta d’un fatto reale e singolarissimo, compiuto dalla potenza divina, e che sorpassa la nostra normale e naturale capacità di comprendere. Bisogna credervi, sulla parola di Cristo; è il «mistero della fede» per eccellenza. Ma stiamo attenti. Il Signore ci si presenta, in questo Sacramento, non come Egli è, ma come Egli vuole che noi lo consideriamo; come Egli vuole che noi lo avviciniamo. Egli ci si presenta sotto l’aspetto di segni, di segni speciali, di segni espressivi, scelti da Lui, come se dicesse: guardatemi così, conoscetemi così; i segni del pane e del vino vi dicano ciò che Io voglio essere per voi. Egli ci parla per via di questi segni, e ci dice: così io ora sono tra voi.


PRESENZA REALE



Perciò, se noi non possiamo godere della presenza sensibile, noi possiamo e dobbiamo godere della sua reale presenza, ma sotto il suo aspetto intenzionale. Qual è l’intenzione di Gesù, che si dà a noi nell’Eucaristia? Oh! questa intenzione, se bene riflettiamo, ci è apertissima, e ci dice molte, molte cose di Gesù; ci dice soprattutto il suo amore. Ci dice che Egli, Gesù, mentre nell’Eucaristia si nasconde, nell’Eucaristia si rivela; si rivela in amore. Il «mistero di fede» si apre in «mistero di amore». Pensate: ecco la veste sacramentale, che al tempo stesso nasconde e presenta Gesù; pane e vino, dato per noi. Gesù si dà, si dona. Ora questo è il centro, il punto focale di tutto il Vangelo, dell’Incarnazione, della Redenzione: Nobis natus, nobis datus: nato per noi, dato per noi. Per ciascuno di noi? Sì, per ciascuno di noi. Gesù ha moltiplicato la sua presenza reale ma sacramentale, nel tempo e nel numero, per potere offrire a ciascuno di noi, diciamo proprio a ciascuno di noi, la fortuna, la gioia di avvicinarlo, di poter dire: è per me, è mio. «Mi amò, dice S. Paolo, e diede Se stesso - per me!» (Gal. 2. 20). E per tutti, anche? Sì, per tutti. Altro aspetto dell’amore di Gesù, espresso nell’Eucaristia. Conoscete le parole, con le quali Gesù istituì questo Sacramento, e che il Sacerdote ripete alla Messa, nella consacrazione: «. . . mangiatene tutti; . . . bevetene tutti». Tanto che questo stesso Sacramento è istituito durante una cena, modo e momento, familiare e ordinario, di incontro, di unione. L’Eucaristia è il sacramento che raffigura e produce l’unità dei cristiani; è questo un aspetto caratteristico della Eucaristia, molto caro alla Chiesa, «Noi formiamo un solo corpo, noi tutti che partecipiamo dello stesso pane» (1 Cor. 10, 17). Bisogna proprio esclamare, con S. Agostino: «O Sacramento di bontà! o segno di unità! o vincolo di carità!» (S. AUG., In Io. Tr., 26; PL 15, 1613). Ecco: dalla reale presenza, così simbolicamente espressa nell’Eucaristia un’infinita irradiazione si effonde, un’irradiazione d’amore. D’amore permanente. D’amore universale. Né tempo, né spazio gli impongono limiti. Ed ecco che noi in questo mistero dobbiamo sapere mettere tutta la nostra buona volontà, mettere cioè a disposizione della grazia del mistero tutta la nostra disponibilità. Mettere quanto per noi il Signore domanda e richiede, per la santificazione di ogni nostra anima, per la nostra santificazione, per il bene di tutto il mondo.

Noi, accogliendo la grazia del Signore, vogliamo farla fruttificare con l’intercessione della Madonna, della sua soave azione e protezione, in quella magnifica, meravigliosa realtà, per cui anche noi possiamo essere formati dalla Madonna ed essere anche noi degli altrettanti Gesù. Come la Madonna ha formato nel suo grembo Gesù, vuole formare ognuno di noi, perché abbia i lineamenti e la fisionomia del Cristo, perché possa essere una rinnovazione del Cristo, perché porti sempre quello che ha portato Cristo di vero amore a tutti, di vera salvezza per l’intero mondo.

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