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MONS. SCHNEIDER: CHIESA, CRISI SENZA PRECEDENTI. “DEINFALLIBILIZZARE” IL CONCILIO VATICANO II.


MARCO TOSATTI

Con colpevole ritardo – ma ci siamo imposti, salvo casi particolarissimi, di non fare più di un post al giorno – vi offriamo una riflessione del vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, in Kazakistan, una delle personalità più lucide e coraggiose di cui la Chiesa dispone oggi. E’ un editoriale che è apparso in Rorate Coeli, in inglese, e su un blog italiano, Ultimo Papa. Chi volesse leggerli integralmente è opportuno vada a queste due fonti. Noi presentiamo alcuni passaggi particolarmente interessanti. Scrive mons. Schneider:


“L’attuale situazione di crisi senza precedenti della Chiesa è paragonabile con la crisi generale del IV secolo, quando l’arianesimo aveva contaminato la stragrande maggioranza dell’episcopato, assumendo una posizione dominante nella vita della Chiesa. Dobbiamo cercare di affrontare questa attuale situazione da un lato con realismo e, dall’altro, con uno spirito soprannaturale, con un profondo amore per la Chiesa, nostra madre, che soffre la Passione di Cristo a causa di questa tremenda e generalizzata confusione dottrinale, liturgica e pastorale. Dobbiamo rinnovare la nostra fede nel credere che la Chiesa sia nelle mani sicure di Cristo e che Egli intervenga sempre per rinnovare la Chiesa nei momenti in cui la barca della Chiesa sembra che si stia per capovolgere, come è il caso evidente nei giorni nostri”.

Questa frase risuona come un richiamo alle parole che Benedetto XVI ha scritto parole che Benedetto XVI ha scritto nel suo ricordo in mortem del card. Meisner.
Continua il vescovo: “Per quanto riguarda l’atteggiamento verso il Concilio Vaticano II, dobbiamo evitare due estremi: un rifiuto completo (come i sedevacantisti e una parte della Società di San Pio X) o una “infallibilizzazione” di tutto ciò di cui il concilio ha parlato” scrive il vescovo, che ricorda come “Il Vaticano II fu una legittima assemblea presieduta dai Papi e dobbiamo mantenere verso questo Concilio un atteggiamento rispettoso. Tuttavia, ciò non significa che ci sia proibito esprimere fondati dubbi o rispettosi suggerimenti di miglioramento su alcuni elementi specifici, sempre basandoci su tutta la tradizione della Chiesa e sul suo costante Magistero”.

Infatti, è costante nella Chiesa una prassi: “Le dichiarazioni dottrinali tradizionali e costanti del Magistero durante un periodo secolare hanno precedenza e costituiscono un criterio di verifica sull’esigenza delle dichiarazioni magistrali posteriori. Le nuove affermazioni del Magistero devono, in linea di principio, essere più esatte e più chiare, ma non dovrebbero mai essere ambigue e apparentemente contrarie alle precedenti dichiarazioni magistrali”.

Ne consegue che eventuali dichiarazioni ambigue del Vaticano II devono essere lette e interpretate secondo le affermazioni di tutta la Tradizione e del costante Magistero della Chiesa.

“In caso di dubbio, le affermazioni del Magistero costante (i Concili precedenti e i documenti dei Papi, il cui contenuto dimostra di essere una tradizione sicura e ripetuta nei secoli sempre nello stesso senso) prevalgono su quelle dichiarazioni, oggettivamente ambigue o nuove del Vaticano II, che difficilmente concordano con specifiche affermazioni del magistero costante e precedente”.

Ne consegue che “Il Vaticano II deve essere visto e ricevuto come è e come veramente fu: un concilio prevalentemente pastorale. Questo concilio non aveva l’intenzione di proporre nuove dottrine o quantomeno di proporle in forma definitiva. Nelle sue dichiarazioni il concilio ha confermato in gran parte la dottrina tradizionale e costante della Chiesa”.

Mons. Schneider ribadisce allora che “Alcune delle nuove affermazioni del Vaticano II (ad esempio collegialità, libertà religiosa, dialogo ecumenico e interreligioso, atteggiamento verso il mondo) non hanno un carattere definitivo e dal momento che apparentemente o veramente non concordano con le dichiarazioni tradizionali e costanti del Magistero, devono essere completate da spiegazioni più esatte e da integrazioni più precise di carattere dottrinale”.

Mons. Schneider ricorda alcuni casi nella storia della Chiesa in cui dichiarazioni di alcuni concili ecumenici sono stati corretti successivamente grazie a un sereno dibattito teologico.

Di conseguenza “Bisogna creare nella Chiesa un clima sereno di discussione dottrinale su quelle affermazioni del Vaticano II, ambigue o che hanno causato interpretazioni erronee. In una discussione così dottrinale non c’è nulla di scandaloso, ma al contrario, può essere un contributo per mantenere e spiegare in modo più sicuro e integrale il deposito della fede immutabile della Chiesa.

Non si deve enfatizzare tanto un certo Concilio, assolutizzandolo o avvicinandolo alla realtà orale (Sacra Tradizione) o scritta (Sacra Scrittura) della Parola di Dio. Il Vaticano II stesso ha giustamente affermato (cfr Verbum Dei, 10) che il Magistero (Papa, Concilio, magistero ordinario e universale) non è al di sopra della Parola di Dio, ma sotto di essa, soggetto ad essa, essendo solo suo servitore (della parola orale di Dio=Tradizione Sacra e della Parola scritta di Dio=Sacra Scrittura).

Da un punto di vista oggettivo, le affermazioni del Magistero (papi e concili) di carattere definitivo hanno più valore e peso rispetto alle dichiarazioni di carattere pastorale, che hanno naturalmente una qualità variabile e temporanea a seconda delle circostanze storiche o che rispondono a Situazioni pastorali di un certo periodo di tempo, come avviene per la maggior parte delle affermazioni del Vaticano II”.

Mons. Schneider elenca i quattro punti fondamentali del Vaticano II: “Il contributo originale e prezioso del Vaticano II consiste nella chiamata universale alla santità di tutti i membri della Chiesa (cap. 5 di Lumen Gentium), nella dottrina sul ruolo centrale della Madonna nella vita della Chiesa (cap. 8 della Lumen Gentium), nell’importanza dei fedeli laici nel mantenere, difendere e promuovere la fede cattolica e nel loro dovere di evangelizzare e santificare le realtà temporali secondo il senso perenne della Chiesa (cap. 4 della Lumen Gentium), nel primato dell’adorazione di Dio nella vita della Chiesa e nella celebrazione della liturgia (Sacrosanctum Concilium , nn 2, 5-10). Il resto si può considerare in una certa misura secondario, temporaneo e, in futuro, probabilmente dimenticabile”.

Ma ecco che cosa è accaduto: “Invece di vivere questi quattro aspetti, una considerevole parte della nomenclatura teologica e amministrativa nella vita della Chiesa ha promosso, negli ultimi 50 anni e promuove ancora oggi ambigue dottrine, pastorali e liturgiche, distorcendo così l’intenzione originaria del Concilio o abusando delle dichiarazioni dottrinali meno chiare o ambigue per creare un’altra chiesa, una chiesa di tipo relativista o protestante”.

E continua: “Il problema della crisi attuale della Chiesa consiste in parte nel fatto che alcune affermazioni del concilio Vaticano II, oggettivamente ambigue o quelle poche dichiarazioni difficilmente concordanti con la costante tradizione magistrale della Chiesa, sono state “infallibilizzate”. In questo modo è stato bloccato un sano dibattito con una correzione necessariamente implicita o tacita. Allo stesso tempo si è dato l’incentivo a creare affermazioni teologiche in contrasto con la tradizione perenne”.

Conclude mons. Schneider: “Dobbiamo liberarci dalle catene dell’assolutizzazione e della totale “infallibilizzazione” del Vaticano II. Dobbiamo agire in un clima di sereno e rispettoso dibattito nel sincero amore per la Chiesa e per la fede immutabile della Chiesa”. Infatti “L’ambiguità nella dottrina della fede e nella sua applicazione concreta (nella liturgia e nella vita pastorale) minaccia l’eterna salvezza delle anime e sarebbe quindi anti-pastorale, poiché l’annuncio della chiarezza e dell’integrità della fede cattolica e la sua fedele applicazione concreta è la volontà esplicita di Dio”.

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