Il cardinale Müller, come Benedetto XVI nel 2012, mette fine al possibile accordo dottrinale con la Fraternità San Pio Xdi Christian LASSALE
La Casa Generalizia della Fraternità San Pio X ha comunicato a tutti i suoi membri il contenuto di una lettera del cardinale Gerhard Müller, la quale ha prodotto negli ingenui l’effetto di una doccia fredda, anzi gelata.
Ecco i principali e più saporiti estratti di questa lettera:
«Come sapete, Papa Francesco ha manifestato, a più riprese, la sua benevolenza nei confronti della vostra Fraternità, accordando in particolare a tutti i sacerdoti membri la facoltà di confessare in maniera valida i fedeli e autorizzando gli Ordinai dei luoghi a concedere delle licenze per la celebrazione dei matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale nella vostra Fraternità.
Per altro verso, proseguono le discussioni sulle questioni relative al pieno ristabilimento della comunione della vostra Fraternità con la Chiesa cattolica.
A questo proposito, con l’approvazione del Sommo Pontefice, ho ritenuto necessario sottoporre alla Sessione Ordinaria della nostra Congregazione, riunita lo scorso 10 maggio, il testo della Dichiarazione dottrinale che vi è stata trasmesso durante l’incontro del 23 giugno 2016, come condizione necessaria in vista del pieno ristabilimento della comunione.
Ecco, a questo proposito, le decisioni unanimi di tutti i membri del nostro Dicastero:
1) E’ necessario esigere dai membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X l’adesione alla nuova formula della Professio fidei del 1988. Di conseguenza, non è più sufficiente chiedere loro di emettere la Professio fidei del 1962.
2) Il nuovo testo della Dichiarazione dotrinale deve contenere un paragrafo nel quale i firmatari dichiarano, in maniera esplicita, la loro accettazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del periodo post conciliare, accordando alle dette affermazioni dottrinali il grado di adesione loro dovuto.
3) I membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X devono riconoscere, non solo la validità, ma anche la legittimità del rito della Santa Messa e dei Sacramenti. Secondo i libri liturgici promulgati dopo il Concilio Vaticano II.»
E il caro cardinale conclude, in cauda venenum, che «nel corso dell’udienza accordata al Cardinale Prefetto, il 20 maggio 2017, Il Sommo pontefice ha approvato queste decisioni.»
Nella sua lettera di accompagnamento, Don Thouvenot ricorda, molto «opportunamente», le parole del Monsignor Fellay alla riunione conclusiva dei Superiori maggiori ad Anzère il 28 giugno 2016:
«La Fraternità Sacerdotale San Pio X non ricerca prima di tutto un riconoscimento canonico al quale essa ha diritto perché è cattolica. La soluzione non è semplicemente giuridica. Essa è legata ad una posizione dottrinale che è imperativo manifestare. (…) La Divina Provvidenza non abbandona la Sua Chiesa il cui capo è il Papa, Vicario di Gesù Cristo. Per questo, un segno incontestabile di queste restaurazione sarà nella volontà manifestata dal Sommo Pontefice di dare i mezzi per ristabilire l’Ordine del sacerdozio, della fede e della Tradizione – segno che sarà, in più, la garanzia della necessaria unità della famiglia della Tradizione.»
Siamo ben lontani dal «timbro» che certuni avevano festeggiato con entusiasmo, e dobbiamo ringraziare la Divina Provvidenza perché continua a vegliare sull’opera di restaurazione intrapresa, cinquant’anni fa, da Mons. Lefebvre, che ha dimostrato lo stesso coraggio dei nostri sette decani e delle comunità amiche fedeli alla sua battaglia per l’unica verità.
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