(di Mauro Faverzani)
Dal 597 al 1558, quando morì il card. Pole, Canterbury è sempre stata un punto di riferimento per la Chiesa Cattolica. Fu la prima sede episcopale e poi divenne sede primaziale d’Inghilterra. Dal 1558 in poi, invece, fu trasformata nella sede dell’anglicanesimo. E, da allora, tutto è cambiato. Prima qui fu ospitato il sepolcro di san Tommaso Becket. Dopo, vi fu distrutto. Dall’adesione allo scisma ad oggi Canterbury non cessa di stupire. In negativo, purtroppo.
L’ultima trovata è stata consentire lo svolgersi qui di un cerimoniale massonico, presieduto dal Decano della Cattedrale, il reverendo Robert Willis, proprio nello stesso giorno, in cui il card. Nichols, nella cattedrale di Westminster, ha riconsacrato l’Inghilterra ed il Galles al Cuore Immacolato di Maria. Cosa è accaduto? Il 18 febbraio scorso la massoneria ha voluto festeggiare in pompa magna i 300 anni della sua fondazione con la costituzione della prima Gran Loggia di Londra. Ed ha scelto proprio Canterbury per la propria “festa di compleanno”.
L’antico edificio sacro per tre ore è stato “ostaggio” di grembiulini e compassi. Il dibattito sul rapporto tra anglicanesimo e massoneria è tuttora aperto ed acceso, ma tutt’altro che chiaro. Il Sinodo Generale della Chiesa inglese, svolto proprio su questo tema nel 1987, ha solo complicato le cose.
In casa cattolica, invece, le posizioni sono chiarissime e chiarissima è la condanna emessa anche contro le logge e contro i loro ammiccamenti al serpente della Genesi, a Satana, al diavolo ed a Lucifero, tutti reinterpretati e messi in buona luce. Per questi e molti altri motivi, chi vi aderisca è «in stato di peccato grave» e non può «accedere alla Santa Comunione», come specificato nella Dichiarazione emessa il 26 novembre 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con specifica approvazione di Giovanni Paolo II.
Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, la più antica obbedienza al mondo, è il duca di Kent, Edward, membro della Famiglia Reale e 34° in linea di successione al Trono. Il fatto che l’arcivescovo Welby abbia permesso questa “singolare” cerimonia non deve purtroppo stupire. Prima della sede di Canterbury fu vescovo a Durham. E, prima ancora, Decano della Cattedrale di Liverpool: è inquietante apprendere come qui molti tavoli in legno presentassero intagliato il simbolo massonico di squadra e compasso.
A scriverlo è il sito Virtue online-The Voice for Global Orthodox Anglicanism, quindi una voce da questo punto di vista quanto mai “attendibile”. Ed è lo stesso sito a rivelare come il sì dell’arcivescovo Welby alla cerimonia della massoneria sia giunto dopo una “generosa” donazione di 300 mila sterline pari a 373.983 euro, versati sull’unghia dai massoni «per il restauro del transetto nord-ovest della Cattedrale». Perché proprio il transetto nord-ovest? È molto semplice: perché è quello dove il 29 dicembre 1170 venne pugnalato a morte san Tommaso Becket.
Un caso? V’è da scommettere che non lo sia. Anzi, per la verità, il messaggio che in questo modo la Gran Loggia ha voluto implicitamente lanciare alla Chiesa – ed, in particolare, a quella Cattolica – è molto chiaro, dato che i santi non son certo “materia” che gli anglicani mastichino.
Welby non è nuovo a queste “concessioni”, né la massoneria è nuova a questi “doni”. Sempre secondo Virtue online, quando era Decano a Liverpool, ricevette 69 mila sterline, pari a 81.029 euro, dalla onlus della massoneria del West Lancashire, per installare un nuovo ascensore nella Lady Chapel della Cattedrale di Liverpool. Ovviamente, anche qui, col marchio della squadra e del compasso, autorizzati dal “solito” Welby.
Il restauro “interessato” al transetto di san Becket non è comunque l’unico avvertimento. La cerimonia si è svolta, come detto, lo stesso giorno in cui il card. Nichols ha riconsacrato l’Inghilterra ed il Galles al Cuore Immacolato di Maria, incoronando solennemente una statua della Vergine commissionata per l’occasione. Ha inaugurato così nella Cattedrale di Westminster le celebrazioni per il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, Madonna particolarmente “invisa” alla massoneria.
Artur Santos, giornalista, nel 1917 era sindaco della sua città natale, Vila Nova de Ourém, dove fondò una loggia massonica indipendente, dopo esser stato membro di quella di Leiria. Fu lui a perseguitare e torturare psicologicamente i tre pastorelli. La Loggia di Santarem, nei pressi di Fatima, divenne il punto di raccolta dell’attacco empio ed ateo, che i grembiulini cercarono di sferrare contro le apparizioni.
A maggior ragione, alla luce di questo episodio appare tutt’altro che una coincidenza quanto accaduto nella Cattedrale di Canterbury…
(fonte corrispondenza romana).
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