Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

domenica 1 maggio 2016

Apparizione alle Tre Fontane:della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola


Parliamo oggi di Bruno Cornacchiola, colui che ha avuto la visione della vergine della rivelazione alla grotta delle tre fontane a Roma 12 aprile 1947. Ma dobbiamo andare con ordine per capire bene la storia, innanzitutto chi era Bruno Cornacchiola? Vediamo ora una breve biografia del veggente ed il suo racconto dell’apparizione.


Infanzia - Incontro ed abbandono della Chiesa.


Bruno Cornacchiola è nato a Roma il 9 maggio 1913 presso Ponte Milvio. Il padre Antonio, violento e manesco, ha costretto i figli a scappare di casa onde evitare furiose bastonate ed a rifugiarsi nel cimitero del Verano e spesso dormivano nelle tombe vuote. Nel mese di marzo 1927, Bruno, all’età di 14 anni, è stato trovato addormentato fuori della Scala Santa nei pressi di San Giovanni in Laterano dalla Signora Maria Falzetti, di cui è in corso il processo di beatificazione. Questa andando alla Messa proprio in quel luogo santo, lo ha svegliato e gli ha chiesto cosa facesse. Bruno ha risposto di essere scappato di casa perché veniva malmenato. Maria Falzetti gli ha domandato se la mamma gli avesse fatto fare la Prima Comunione. Bruno ha detto: “qualche volta mi ha fatto la minestra, qualche altra volta la pastasciutta, ma la prima comunione non me l’ha mai preparata!”. Ha pensato infatti che era un piatto speciale. Maria Falzetti, compresa la situazione di estrema ignoranza religiosa in cui il ragazzo era vissuto fino ad all’ora, lo ha accompagnato dai Padri Trappisti e così, dopo una buona preparazione ed istruzione catechistica, è stato ammesso alla Prima Comunione e Cresima, senza alcun famigliare presente. Egli è tornato a casa ed ha mostrato alla mamma il Santo Rosario e il libro delle Massime Eterne. Nell’informarla con gioia ed entusiasmo di aver ricevuto la Prima Comunione le disse, come gli aveva insegnato il sacerdote: “ti chiedo scusa e perdono per tutti i dispiaceri che fino ad oggi ti ho procurato”, per tutta risposta, la mamma lo ha colpito con un calcio facendolo ruzzolare per le scale. Dopo questo avvenimento, ed anche a seguito della assoluta mancanza di una educazione religiosa, Bruno si è staccato da tutto ciò che poteva far riferimento alla Chiesa, ai Sacramenti, ed alla Religione.


L'incontro con un protestante.


È ritornato in Chiesa solo in occasione del suo matrimonio con Jolanda Lo Gatto; cerimonia che però si è svolta in sacrestia il 7 marzo del 1936, nella parrocchia di Sant’Elena, in Via Casilina, n° 205. É stato volontario nella guerra fratricida di Spagna nelle file dei Falangisti, anche se nel frattempo in Italia militava attivamente nel Partito d’Azione. Fra il 1936 ed il 1939, sempre in Spagna, ha avuto occasione di incontrare un soldato tedesco un certo Otto al quale, divenuto amico, ha confidato l’assoluta mancanza d’ideali religiosi. Questi, che apparteneva alla setta protestante degli “Avventisti del settimo giorno”, lo indottrinò, rinverdendo così in Bruno le nozioni religiose acquisite durante il catechismo per ricevere la Prima Comunione. Preso da un fervido entusiasmo per il passato, invitò l’amico tedesco a recarsi con lui presso il Santuario della Santa “Virgen del Pilar” (“Vergine del Pilastro” nella città di Saragozza), per confessarsi e prendere insieme la Santa Comunione.Il protestante, con fare scaltro e mellifluo ha convinto Bruno a schierarsi, invece, contro la Chiesa, contro i Sacramenti e contro il Papa, aggiungendo pensieri negativi nei confronti del Santo Padre, indicato come finanziatore della guerra che stavano combattendo e causa di tutti i mali dell’umanità.


Il proposito di uccidere il Papa.


Sconvolto da tali asserzioni, ritenute assolutamente vere, Bruno ha giurato allora che avrebbe ucciso il Papa e con questa intenzione, si è recato a Toledo, famosa per le sue lame, per acquistare un pugnale sulla cui lama ha inciso la scritta: “A morte il Papa!”; il pugnale che, dopo la conversione, consegnò di persona al Santo Padre Pio XII, Eugenio Pacelli. Nel 1939 è finita la guerra di Spagna. Bruno, tornato a casa, ha trovato la moglie ed una bimbetta Isola. Queste lo hanno accolto dicendo che nel frattempo avevano sempre pregato la Santa Vergine del Rosario. La reazione di Bruno è stata invece immediata e violenta. Manesco ha picchiato la moglie e la figlia, ha distrutto sia il quadro della Vergine di Pompei, sia il crocifisso, che era posto a capo del letto, gettando il tutto nella spazzatura. Egli ha voluto con ogni mezzo che la moglie si unisse a lui nella setta protestante. Questa ha detto che lo avrebbe accontentato, a condizione che lui prima avesse fatto la pia pratica dei primi nove venerdì del mese al Sacro Cuore di Gesù. Bruno ha acconsentito e dopo il nono primo venerdì, constatando la mancanza di qualsiasi evento straordinario, ha forzato la moglie a seguirlo nelle riunioni degli avventisti, in seno ai quali ha acquistato una certa importanza, divenendo direttore della Gioventù Missionaria Avventista di Roma e del Lazio. In tale veste, quel sabato del mese di aprile 1947, si stava preparando a tenere, il giorno 13 successivo (domenica) una conferenza in piazza della Croce Rossa a Roma, sul tema: “Maria Vergine, non più vergine”


L'Apparizione delle Tre Fontane: la Vergine della Rivelazione


12 aprile 1947, Bruno è contrariato perché ha perso il treno per Ostia. Decide allora di fermarsi lì, presso l'abbazia delle Tre Fontante nella periferia di Roma zona E.U.R., con i suoi tre bambini intenti ai loro giochi con il pallone. La giornata è stupenda. Isola, Carlo e Gianfranco rincorrono la palla che scivola giù per la scarpata. Il padre li tiene d'occhio. Vedendoli sgambettare sereni sui prati in fiore pensa alla figlia morta un anno prima ad undici mesi, che ora riposa in un cimitero protestante. Mentre seguita puntigliosamente a preparare la conferenza contro il dogma dell'Immacolata, proclamato da Pio IX, la palla scompare di nuovo. Stavolta è indispensabile il suo intervento.

A Gianfranco raccomanda di non muoversi. Carlo partecipa alle ricerche e Isola si mette a raccogliere fiori campestri per la mamma rimasta a casa. Ogni tanto Bruno chiama il figlio più piccolo. Ad un certo punto Gianfranco non risponde e il padre, preoccupato, risale la china e si porta, facendosi strada a stento tra la fitta vegetazione, verso la grotta. Trova il bimbo in ginocchio, con le mani giunte. 
Cornacchiola chiama gli altri due figli e anch'essi cadono in preghiera di fronte ad una immaginaria “bella signora”. I ragazzi sembrano di sale. Hanno lo sguardo fisso verso l'oscurità della grotta. Isola, Carlo e Gianfranco sono cadaverici. Il padre è impaurito. Prima pensa a qualche maleficio, alle streghe, al diavolo o, da buon mangiapreti, a qualche sacerdote che ha ipnotizzato i bambini. Poi invoca il Signore "Dio salvaci". Nella grotta, a questo punto, la luce vince sulle tenebre e lentamente prende consistenza la figura della “bella signora”.


Lasciamo parlare lo stesso Cornacchiola ora:
"Quand'ecco - egli dice - emessa l'invocazione, vidi improvvisamente due candidissime mani che si muovevano verso di me e sentii che mi sfioravano la faccia. Ebbi la sensazione che mi si strappasse qualcosa dagli occhi. In quell'istante provai un certo dolore e rimasi nell'oscurità più profonda...
A questo punto io non vedevo più né la cavità né ciò che vi stava dentro, ma fui invaso da un'insolita gioia".
In quell'istante è rapito dalla visione di una giovanile figura di donna, avvolta nello splendore di una luce d'oro, ferma e dolcemente statica. Bruno la fissa con trasporto, vinto dal fascino di tanta bellezza, attratto da quella luce che, pur intensissima, non offende la vista ma lo inonda di soavità sovrumana.
La donna veste una tunica bianca e luminosa, stretta ai fianchi da una fascia rosa. Ha capelli neri, un tantino sporgenti dal velo verde-prato che la copre dalle spalle ai piedi.
Da sotto la vesta escono i piedi nudi e verginali, fermi sopra un masso di tufo anch'esso circondato di luce.
Nella mano destra regge, appoggiandolo al petto, un libro di colore grigio, su cui tiene pure l'altra mano.
Soprattutto è affascinato dal volto di quella creatura, un volto in cui si fondono il candore innocente della puerizia, la vaghezza e la grazia della verginità, la gravità maestosa della sublime maternità.


Continua il veggente:
"Vidi che la bella Signora lentamente muoveva la mano sinistra ed indicava qualcosa ai suoi piedi. Guardai e vidi a terra un drappo nero sostenente una croce spezzata".
Cornacchiola pensa che quel drappo nero, simile a una veste stracciata, e la croce spezzata, volessero alludere all'abito talare, con ogni altro segno di distinzione, da molti religiosi e sacerdoti ormai messo da parte.
"Il mio primo impulso fu quello di lanciare un grido, ma la voce mi moriva in gola".
L'Apparizione, quasi offrendo il libro che teneva in mano, con tono ineffabilmente dolce disse:
- "Sono Colei che sono nella Trinità Divina".
- "Sono la VERGINE DELLA RIVELAZIONE".
- "Tu mi perseguiti, ora basta! Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra. Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore, che tu facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa prima di iniziare la via dell'errore, ti hanno salvato!".
Intanto un profumo misterioso e indefinibile inonda l'ambiente e sembra coprire la sporcizia del suolo, triste strascico di squallidi incontri.
Dopo essersi così presentata, la celestiale Signora tiene una prolungata allocuzione al figlio che sta per ritornare a Dio, parte della quale è rivolta a lui stesso e a tutti i fedeli, l'altra invece contiene un messaggio segreto per il Santo Padre. Poi continua:
- "Desidero darti una sicura prova della divina realtà che stai vivendo, perché tu possa escludere ogni altra motivazione del tuo incontro, compresa quella del nemico infernale. E questo è il segno: Quando incontrerai un sacerdote nella chiesa o per via, avvicinalo e rivolgigli questa espressione: "Padre, le devo parlare!". Se costui ti risponderà: "Ave Maria, figliolo, cosa vuoi?" pregalo di fermarsi perché è quello da me scelto. A lui manifesterai ciò che il cuore ti dirà e obbediscilo, ti indicherà infatti un altro sacerdote con queste parole: "Quello fa per il tuo caso".
- "Ti recherai poi dal Santo Padre, il supremo pastore della cristianità e gli consegnerai personalmente il mio messaggio. Ti condurrà dal Papa qualcuno che io ti indicherò".
- "Alcuni a cui tu narrerai questa visione non ti crederanno, ma non lasciarti deprimere...".
Poi, con atteggiamento di materna benignità e serena mestizia, l'incantevole Signora gira su se stessa e si allontana.


Nel messaggio dato a Bruno la Madonna chiede con insistenza a tutti la preghiera ed invita alla recita del Rosario:
- "Si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l'unità dei cristiani. Le Ave Maria che voi dite con fede e amore, sono tante frecce d'oro che raggiungono il Cuore di Gesù".
Ed ecco, quasi a premio di coloro che ascolteranno il suo materno messaggio, la Vergine promette celesti favori:
- "Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli".
Nella sua bontà Ella vuole anche svelare il Figlio nei misteri della sua vita intima, legata alla Augusta Trinità:
- "Il mio corpo non poteva marcire e non marcì. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso".

L'incontro con il Santo Padre.


Il 9 dicembre 1949 il Santo Padre Pio XII invitò i tranvieri di Roma, accompagnati da padre Rotondi, a recitare con lui il Rosario nella sua cappella privata. Lasciamone la descrizione a Cornacchiola:
"Tra i lavoratori c'ero anch'io; portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa è la morte della Chiesa Cattolica, col Papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia.
Finito il Rosario il Papa disse:
- "Qualcuno di voi mi vuol parlare?".
Io mi inginocchiai e dissi:
- "Santità, sono io!".
Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del Papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese:
- "Cosa c'è, figlio mio?".
- "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime".
Piangendo consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto "Morte al Papa" e sussurrai:
- "Chiedo perdono di aver osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!".
Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò:
- "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore"...

Altre apparizioni 



E' ormai il tramonto del 12 aprile 1947. Cornacchiola, aiutato dai figli, pulisce la grotta ed incide su un pezzo di tufo, con la chiave di casa, la data dell'apparizione. Poi va a pregare nella chiesa dei trappisti. E' la figlia Isola a suggerirgli l'Ave Maria. A casa cerca di mantenere il segreto, ma la moglie si insospettisce notando un insolito profumo. Cerca di chiedere spiegazioni al marito che, stranamente, è molto cortese. 
Bruno, prima di coricarsi si inginocchia con le lacrime agli occhi e chiede perdono per tutto il male che ha fatto alla consorte. Poi il racconto dell'apparizione. Per 16 giorni Cornacchiola è alla caccia del sacerdote al quale deve confidare il prodigio ed affidare il messaggio segreto per il Papa. Lo trova il 28 aprile nella chiesa di Ognissanti, sull'Appia Nuova, retta dai religiosi di Don Orione. E' don Gilberto che battezza il figlio minore di Cornacchiola e il 6 maggio riceve l'abiura dalla setta protestante del tranviere e della moglie. 
Quello stesso giorno la Vergine della rivelazione appare una seconda volta a Cornacchiola. La terza apparizione avviene a due settimane di distanza, il 23 maggio, presente don Mario che recita il rosario con Bruno. Il sacerdote avverte un dolce profumo, ha il cuore in gola e sente il sangue gelarsi nelle vene mentre l'amico, con un filo di voce, annuncia di vedere la “madre bellissima e sorridente”. 
La Vergine si fa vedere per l'ultima volta il 30 maggio chiedendo a Cornacchiola di recarsi dalle “dilette figlie” maestre pie Filippini per invitarle a pregare per gli increduli e l'incredulità della zona. Le suore hanno una scuola intitolata a San Giuseppe per i figli dei contadini aperta nel 1917 vicino alla trappa.

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