San Sotero resta oggi un Papa poco conosciuto, sebbene abbia fatto della misericordia un segno distintivo del suo pur poco documentato pontificato, tanto da essere ricordato dai posteri come “il papa della carità”. Figlio di Concordio e nativo di Fondi, nel Lazio, Sotero era originario della Grecia come si evince dal nome, che in greco significa “salvatore”.
Le notizie intorno a questo pontefice, il 12° vescovo di Roma, sono in effetti molto poche e ci sono state tramandate nel Liber Pontificalis, un elenco dei Papi risalente al IV secolo, fonte primaria per conoscere la storia della Chiesa delle origini: eletto al soglio petrino nel 167, guidò i cristiani di Roma durante un periodo reso difficile e turbolento dalle persecuzioni dell’imperatore Marco Aurelio (161-180) e dal diffondersi del Montanismo, un’eresia della Frigia, il cui diffusore, Montano, sosteneva di avere visioni profetiche dettate dallo “Spirito Santo”.
Operò diverse riforme nel Rito, proibendo alle donne di toccare patena e calice e dichiarando validi solo i matrimoni celebrati da un sacerdote. Ma l’atto più celebre e importante del suo pontificato fu la raccolta di fondi che indisse a favore della Chiesa di Corinto, allora retta dal vescovo Dionigi, la quale si trovava in grave necessità economica: la lettera di Sotero che accompagnava l’offerta è andata perduta, ma si è conservata quella di ringraziamento di San Dionigi, citata dallo storico Eusebio di Cesarea (265-340) nella sua Historia Ecclesiastica, altra opera fondamentale per conoscere l’epoca paleocristiana.
«Avete ereditato dagli avi l’usanza di prendervi cura in vario modo di tutti i fratelli, e di inviare aiuti a molte Chiese presenti in ogni città; avete alleviato così le sofferenze dei bisognosi e siete venuti incontro ai fratelli condannati ai lavori forzati nelle miniere con quei sussidi che voi, o Romani, inviate da sempre, secondo l’usanza dei vostri padri; E il vostro beato vescovo Sotero l’ha non solamente conservata, ma anche incrementata; egli li ha beneficiati con gli aiuti inviati ai santi ed esortando i fratelli con parole di beatitudine, come fa un padre affettuoso con i figli»: con queste parole, il vescovo di Corinto sottolinea sia la preminenza della Chiesa di Roma, che soccorre le Chiese figlie in un’epoca in cui non si era ancora affermato il primato della sede romana, sia la carità cristiana che ha profondamente segnato il pontificato di san Sotero, animato dall’amore di padre verso i fratelli sull’esempio del Vangelo.
Corrispondenza romana
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