Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

mercoledì 10 febbraio 2016

QUARESIMA, TEMPO DI PREGHIERA, DIGIUNO E CARITA’

Con il suggestivo rito dell’imposizione delle Ceneri prende avvio il tempo sacro della Quaresima, durante il quale la Chiesa rinnova ai credenti l'appello a una radicale conversione, confidando nella misericordia divina.

Iniziamo con fiducia l’itinerario quaresimale animati da più intensa preghiera, penitenza e attenzione verso i bisognosi. La Quaresima sia, in particolare, utile occasione per dedicare maggiore cura ai bambini, nel proprio ambiente familiare e sociale: essi sono il futuro dell’umanità.

La Quaresima è tempo di penitenza, di preghiera e di carità, realtà che non passano mai di moda. Per questo la Quaresima è una sorta di allenamento spirituale, di palestra dello spirito, per acquistare un dominio sempre più grande su noi stessi - e quindi essere più liberi - e per rafforzare le virtù cristiane. Nel mondo c'è chi digiuna per protesta e chi per necessità. Chi lo fa con una motivazione religiosa e chi con una laica. C'è chi muore di fame e chi fa la dieta. Per noi il digiuno significa riaffermare il primato dello spirito, disciplinare i nostri istinti, liberare il cuore e aprirlo al fratello che è nel bisogno. Penitenza è anche accettare le croci che la vita ci presenta e saper offrire le nostre sofferenze in unione a quelle di Cristo. La preghiera è il respiro dell'anima e proprio come l'aria è necessaria alla nostra sopravvivenza in questo mondo caotico e distratto. Solo dialogando con Dio possiamo leggere gli eventi alla luce della fede. Ritagliarci uno spazio di deserto anche nei ritmi ossessivi di questo nostro tempo è di vitale importanza. La carità è il nome stesso di Dio, come ci ricorda il Vangelo Deus Caritas est. Per noi cristiani la carità è la vita, perché siamo in comunione con un Dio che è amore. Come si fa allora a non amare i nostri fratelli? Come si fa a non perdonare, a non aiutare, a non ascoltare? Siamo chiamati ad essere per i nostri fratelli il volto sorridente di Dio.. La penitenza in senso evangelico significa soprattutto “conversione”. Sotto questo aspetto è molto significativo il brano del Vangelo del Mercoledì delle Ceneri. Gesù parla dell’adempimento degli atti di penitenza, noti e praticati dai suoi contemporanei, dal popolo dell’antica alleanza. In pari tempo però sottopone a critica il modo puramente “esterno” dell’adempimento di questi atti: elemosina, digiuno, preghiera, perché questo modo è contrario alla finalità propria degli atti stessi. Il fine degli atti di penitenza è il più profondo volgersi a Dio stesso per potersi incontrare con lui nell’intimo della umana entità, nel segreto del cuore. 

“Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti... per essere lodati dagli uomini...; non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti... per essere visti dagli uomini..., ma... entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 

“E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti... (ma) profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,2-6). Lo spirito di penitenza e la sua pratica ci stimolano a distaccarci sinceramente da tutto ciò che possediamo di superfluo, e talvolta anche di necessario, e che ci impedisce di essere veramente ciò che Dio vuole che noi siamo: «Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore» (Mt 6,21). Il nostro cuore è aggrappato alle ricchezze materiali? al potere sugli altri? ad egoistiche sottigliezze di dominio? Allora, abbiamo bisogno del Cristo liberatore che, se noi lo vogliamo, può scioglierci da questi legami di peccato che ci ostacolano.Prepariamoci a lasciarci arricchire dalla grazia della resurrezione liberandoci da ogni falso tesoro «Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai».  Ricordati, uomo, che sei chiamato ad altre cose rispetto a questi beni terreni e materiali, che rischiano di deviarti dall'essenziale. Ricordati, uomo, della tua vocazione fondamentale: tu vieni da Dio, e tu ritorni a Dio con la prospettiva della Risurrezione, che è la via tracciata da Cristo. «Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27).Il cristiano, infatti, chiamato dalla Chiesa alla preghiera, alla penitenza e al digiuno, allo spogliamento interiore ed esteriore di se stesso, si pone davanti a Dio e si riconosce per quello che e, si riscopre. La Quaresima è un tempo che fa riflettere sui rapporti col «Padre nostro» e ristabilisce l'ordine, che deve regnare tra fratelli e sorelle; è un tempo, che ci rende corresponsabili gli uni degli altri; ci libera dai nostri egoismi, dalle nostre piccolezze, dalle nostre meschinità, dal nostro orgoglio; è un tempo che ci illumina e ci fa comprendere maggiormente che, come Cristo, anche noi dobbiamo servire.
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34)." 

E' un tempo di verità che, come il Buon Samaritano, ci induce a fermarci sulla strada, a riconoscere il nostro fratello ed a mettere il nostro tempo ed i nostri beni al suo servizio in una condivisione quotidiana. Il Buon Samaritano è la Chiesa! Il Buon Samaritano e ciascuno di noi! Per vocazione! Per dovere! Il Buon Samaritano vive la carità.

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