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Caso Cordileone."L'obbiettivo non sono io ma ciò che rappresento"

Marzo 6, 2015 Benedetta Frigerio

cordileone

Attaccato perché ha chiesto di insegnare la morale cattolica nelle scuole cattoliche, 

l’arcivescovo

Salvatore Joseph Cordileone ci spiega perché è stato criticato dai media e lgbt Usa

«È dura per un pastore cercare di spiegare, andare incontro a chi non capisce», provare «a cambiare anche il modo di esprimermi per riuscire a portare a tutti l’insegnamento di Cristo e, tuttavia, essere dipinti come intolleranti». È questo il peso che l’arcivescovo della diocesi di San Francisco, Salvatore Cordileone, confessa a tempi.it di portare ormai da tre mesi. Quelli in cui è diventato uno dei simboli della “guerra alla libertà religiosa” che si sta consumando negli Stati Uniti.

IL PARADOSSO. Il “caso Cordileone” era montato il 3 febbraio scorso, in seguito al rinnovo dei contratti dei professori delle scuole cattoliche, a cui si ribadiva di insegnare secondo la dottrina anche nell’ambito della morale sessuale. «Una necessità – continua l’arcivescovo – dettata dalle circostante e dalla confusione crescente». Una confusione che, in nome di una malintesa tolleranza, ha portato alcuni istituti cattolici a insegnare secondo i dettami dell’ideologia gender. «I nuovi contratti, oltre a seguire i magistero cattolico, ricalcano le linee guida della Conferenza episcopale americana e devono essere applicate da ogni diocesi». Ma è stato in seguito a questa sua ferma presa di posizione che il vescovo è stato attaccato sui media, anche da altri cattolici. «Ognuno è libero di esprimere le sue opinioni, ma se il pensiero diventa imposizione si diventa intolleranti», spiega Cordileone.

L’ATTACCO DEI CATTOLICI. L’attacco non sarebbe riuscito così bene se a ribellarsi al vescovo non fossero stati alcuni membri pro choice della Chiesa stessa. Dopo aver assoldato Sam Singer, guru della comunicazione, che aveva già chiesto le dimissioni dell’arcivescovo via twitter, i “ribelli” hanno comprato una pagina del quotidiano The Chronicle per domandarne la rimozione direttamente a papa Francesco. Fra i cento firmatari dell’appello al pontefice appaiono i nomi influenti del cattolicesimo progressista, come quello di Brian Cahill, ex direttore delle Catholic Charities locali, da sempre voce ostile all’insegnamento della Chiesa riguardo alla sessualità, o di Vlint Reilly, uomo d’affari e consulente di politici come Nancy Pelosi. «Forse il problema non sono io, ma quello che rappresento», dice Cordileone. Un nuovo bersaglio è stato identificato in padre Joseph Illo, sacerdote di cui è nota la coinvolgente attività missionaria fra i giovani, ma ha commesso l’imperdonabile “errore” di ammettere sull’altare durante le funzioni religiose solo chierichetti maschi. Così anche lui è diventato, suo malgrado, un esponente della retriva Chiesa guidata da Cordileone.

«MAI CONTRO GESU’». «Ti accusano di usare un linguaggio duro. Anche se ribadisci quello che è normale chiedere: l’obbedienza alla Chiesa nelle scuole cattoliche», continua Cordileone. Nonostante il linciaggio a mezzo stampa, però, «sto provando a far capire agli insegnanti che la dottrina non è contro l’uomo, ma al suo servizio». Di più, «aiuta i giovani a diventare santi», aveva detto l’arcivescovo ai docenti all’inizio dell’anno scolastico suscitando grande interesse. Ma il 90 per cento di loro ora è schierato contro di lui. «La campagna è così martellante, che spaventa e confonde», ammette sconsolato.
In questi mesi l’arcivescovo ha provato a rispondere alle lamentele di chi sosteneva che nelle regole per l’assunzione dei docenti fosse citato solo parte del catechismo: «Stiamo elaborando delle linee guida nuove, che includano anche altre parti del catechismo e con un’attenzione pastorale maggiore. Cerco di spiegarmi meglio, ma non posso negare l’insegnamento della Chiesa, perché andrei contro quello di Gesù a discapito di tutti, anche di chi non capisce».
«Io voglio aiutare i ragazzi a diventare santi».




«C’è una grande confusione e una rinuncia a usare la ragione e a conoscere i fatti. Dicono che sono irremovibile, ma io non posso venire meno al mio compito di vescovo e pastore che deve difendere i più deboli dalla menzogna. Ho sempre ascoltato tutti. Ho spiegato di essere disposto ad aggiungere al regolamento altri punti della dottrina e ho sottolineato la differenza fra pubblico e privato, fra peccato e peccatore». Il “regolamento” di cui parla l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Joseph Cordileone con tempi.it è quel documento che lo ha fatto finire in queste settimane sui maggiori giornali statunitensi. Persino il New York Times ne ha parlato e non certo per mettere in buona luce l’alto prelato che porta nel suo cognome chiare origini italiane. Nominato il 27 luglio del 2012 da papa Benedetto XVI a capo di una delle diocesi più liberal d’America, Cordileone non ha mai nascosto le sue idee e non è la prima volta che si trova a difendere pubblicamente la morale cristiana. Questa, volta, però, il caso è del tutto particolare, anche perché ad attaccarlo non ci sono solo i media progressisti o gli attivisti delle associazioni gay, ma gli stessi cattolici.

LE PROTESTE: «SI DIMETTA». Tutto è cominciato il 3 febbraio scorso, quando Cordileone ha dovuto mettere mano al rinnovo dei contratti degli insegnanti delle scuole superiori cattoliche della diocesi. «Il contratto – spiega – deve essere revisionato ogni quattro anni e io ho deciso di inserire diversi punti dottrinali su cui oggi si fa molta confusione, chiedendo che i docenti non li contraddicessero in aula e nella loro vita pubblica». Niente di strano. «Ho semplicemente ribadito che occorre seguire il magistero cattolico». L’arcivescovo ha, infatti, ricordato quale sia la posizione della Chiesa e del catechismo in merito alla morale sessuale, la contraccezione, l’uso delle cellule staminali. È scoppiato un putiferio. Un gruppo di docenti, genitori e alunni ha accusato Cordileone di tradire il Vangelo e di alimentare la discriminazione e la paura. Il Mercoledì delle ceneri è stata organizzata una fiaccolata di protesta davanti alla cattedrale di St. Mary in cui è stata data voce a uno studente omosessuale che ha detto: «Siamo qui a pregare che il cuore del vescovo si converta». Il giorno prima, un gruppo di legislatori democratici gli ha inviato una lettera chiedendogli di dimettersi. Diverse associazioni Lgbt lo hanno attaccato e nella campagna mediatica si è persino fatto avanti Sam Singer, uno dei più maggiori strateghi della comunicazione statunitense: «Stiamo tutti pregando perché papa Francesco rimuova l’arcivescovo di San Francisco».

«PROPONGO LA SANTITA’». «Dicono che fomento l’odio – spiega Cordileone a tempi.it -, ma non capiscono che la condanna dell’errore non coincide con quella della persona. Anzi, come ho ribadito, si condanna il peccato per amore della nostra fragile umanità». Un’umanità sempre più soggetta «alle continue sollecitazioni della mentalità che spinge verso condotte contrarie alla dignità dell’essere umano: mi sono mosso solo per amore verso i nostri ragazzi perché possano vivere da santi».
C’è un antefatto poco conosciuto, ma che spiega quali siano le intenzioni pastorali dell’arcivescovo nei confronti degli studenti e dei docenti delle scuole cattoliche. All’inizio dell’anno accademico, Cordileone parlando ai professori spiegò che i giovani che ogni giorno si incontrano in aula non sono una generazione perduta, come spesso si è portati a credere, ma che anche loro possono raggiungere grandi mete, se solo qualcuno è disposto a indicare loro una via. «Dobbiamo aiutare i ragazzi a diventare santi. Siamo qui per questo. E come si comincia? Bisogna partire dalle virtù eroiche dei servi di Dio che sono l’umiltà e la castità, non come rinunce ma come frutto dello sguardo sul nostro prossimo, creatura di Dio e, dunque, non manipolabile ma degno di rispetto». Dopo quel discorso, ricorda l’arcivescovo, molti professori «chiesero di parlarmi. Incontrai tanta gente di buona volontà che voleva capire come presentare a tutti queste virtù con decisione e carità». Oggi, però, dove sono? «Non mi stupisco che abbiano paura a mostrarsi pubblicamente. In queste quattro settimane sono stato attaccato da tutti i maggiori media, si è creato un clima da caccia alle streghe che penso abbia intimidito la maggioranza».

IL SOSTEGNO. Lui, da par suo, non indietreggia di un millimetro. «Quei politici che mi hanno accusato di voler controllare la condotta privata degli insegnanti, mentono. A loro ho risposto così: “Assumeresti come leader della tua causa qualcuno che parli e agisca pubblicamente contro il partito democratico? Assumeresti un repubblicano che insegni e agisca pubblicamente contro il tuo proposito? Se la risposta alla prima domanda è ‘sì’ e alla seconda è ‘no’, siamo d’accordo”. Io rispetto il tuo diritto ad assumere chi vuoi per portare avanti la tua missione. Semplicemente chiedo lo stesso rispetto».
Oggi l’arcivescovo ammette di sentirsi «spesso solo», anche se sente il sostegno di tanti che gli scrivono. «Ricevo lettere di fedeli da tutti gli Stati Uniti, incontro molti parrocchiani che pregano per me e anche altri preti e vescovi. A non farmi indietreggiare sono la loro vicinanza e le loro preghiere».
(fonte i tempi.it)


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