Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

venerdì 24 settembre 2021

Mons.Marcel Lefebvre (omelia in occasione del 20° anniversario della FSSPX


Carissimi lettori, vi proponiamo questa meravigliosa omelia data da Mons. Lefebvre in occasione del XX° anniversario della fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X non era l’unico ministro di Nostro Signore a proseguire nella celebrazione della vera Messa, la “Messa di Sempre”, come amava definirla. Come leggerete nelle sue parole, tanti consacrati hanno rassegnato le dimissioni per proseguire in modo nascosto, altri hanno proseguito fino alla pensione senza lasciare i loro incarichi, altri invece sono letteralmente morti di dolore! Tuttavia, a parte Mons. Antonio de Castro Mayer che “continuò la Chiesa Cattolica” nella sua Diocesi in Brasile, e Mons. Lefebvre che è stato l’unico Vescovo a creare un’opera internazionale per trasmettere il vero sacerdozio senza compromessi.





Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Così sia.

Miei carissimi confratelli, miei carissimi seminaristi, miei carissimi fratelli,

Venti anni fa, in questo stesso giorno, mi recavo a Friburgo da Mons. Charrière, vescovo locale, per chiedergli il risultato dello studio e dell’indagine che aveva dovuto fare riguardo ai nostri statuti, alle nostre costituzioni che gli avevo sottoposto all’inizio del mese di luglio.

Nostra santa Madre Chiesa ci generava in questo I novembre 1970

Aveva dunque avuto quattro mesi per esaminare queste costituzioni, e ammetto che avevo un po’ di apprensione nel recarmi al vescovado. I tempi erano già molto sfavorevoli a qualsiasi opera della Tradizione, perciò mi domandavo proprio cosa mi avrebbe risposto Sua Eccellenza Mons. Charrière. Ora, con mio stupore e mia gioia, mi disse: «Ma certamente, li firmerò immediatamente». Fece chiamare il suo segretario, gli chiese i documenti; la lettera era pronta e Monsignore firmò davanti a me l’accettazione dei nostri statuti e delle nostre costituzioni. Ammetto che per me era un piccolo miracolo, e immaginavo la reazione dei nostri primi e più anziani seminaristi, di fronte a questa accettazione ufficiale della Fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X. In effetti, quando arrivai in Rue de la Vignettaz e lo annunciai ai cari confratelli che erano presenti – alcuni sono ancora qui – fu un’esplosione di gioia e di meraviglia: la Fraternità Sacerdotale San Pio X era riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa locale di Friburgo, da Sua Eccellenza Mons. Charrière.

Lettera di lode della Congregazione per il clero, del 18 febbraio 1971

Qualche tempo dopo, questi medesimi statuti mandati a Roma con l’appro vazione di Mons. Charrière, ricevevano anche l’approvazione ufficiale del cardinale Wright, Prefetto della Congregazione del clero, sottoscritta dal segretario della congregazione, Mons. Palazzini, oggi cardinale. Quindi, ufficialmente, il cardinale Wright ed il cardinale Palazzini riconoscevano la bontà di questi statuti e ci incoraggiavano a continuare l’opera già intrapresa. Che grazia per la Fraternità aver avuto questi riconoscimenti ufficiali! Penso che se i canonisti esaminassero il documento che ci è stato dato dal cardinale Wright, potrebbero concludere legittimamente, che siamo riconosciuti di diritto pontificio, perché in realtà si trattava di un decreto di lode dei nostri statuti e delle nostre costituzioni, ufficialmente riconosciuti da una congregazione romana.

Dei sacerdoti che comunichino la santità ai fedeli

Miei cari amici, non vedete anche voi, tra questo riconoscimento ufficiale della Fraternità e il giorno di Ognissanti, un legame mistico profondo, straordinario, che corrisponde perfettamente allo scopo della Fraternità Sacerdotale San Pio X ? È nella sua stessa essenza, direi, la ricerca della santità, e non solo la ricerca della santità ma anche fare cose sante. Miei cari amici, che cos’è dunque il prete? Sacerdos, sacra dans: colui che dona le cose sante. Sacrificium, sacrum faciens: colui che fa le cose sante. Ecco cosa fa il prete, e noi ricevevamo l’approvazione della nostra Fraternità sacerdotale proprio nel giorno della festa della santità! Cari amici, non dimentichiamo tali circostanze, la santa Provvidenza non fa niente per caso! Sono sicuro che i santi angeli, lassù, gioivano nel vedere la coincidenza tra il riconoscimento di questa Fraternità fondata per fare dei santi sacerdoti che avrebbero comunicato la santità ai fedeli, e il bel giorno della festa di Ognissanti.

Dispensatori del Verbo divino e sacrificatori dell’Agnello di Dio

Sarete d’accordo che dobbiamo trarne delle conseguenze. È dunque voluto dalla Provvidenza che i nostri sacerdoti siano santi. Che cos’è la santità? se non la santità sostanziale, se non il Verbo di Dio stesso. Verbum Dei, è l’Agnello designato nell’Apocalisse, circondato dai quattro vegliardi, e da una folla innumerevole di angeli e di eletti che cantano: «Santo, Santo, Santo è il Signore, nostro Dio» (Ap. 4,8). Si tratta proprio del Verbo, e del Verbo incarnato. Ora, cosa fanno i sacerdoti, se non comunicare il Verbo di Dio? Comunicare questo Verbo santo, comunicarlo con la parola, comunicarlo con la predicazione, farsi eco della Parola stessa di Dio, della Parola sostanziale di Dio e di tutte le parole che il Verbo incarnato ha pronunciato durante la sua permanenza quaggiù. Ecco il ruolo del sacerdote: essere l’eco del Profeta. Noi dobbiamo trasmettere, fedelmente, le sue parole a tutti i fedeli, a tutti quelli che vogliono davvero essere dei figli di Dio, che vogliono davvero approfittare della grazia di Nostro Signore Gesù Cristo. Noi quindi comunichiamo questo Verbo che è la Parola di Dio, ma comunichiamo anche il Verbo fatto carne: Et Verbum caro factum est. «Il Verbo di Dio si è fatto carne, ed ha abitato tra noi» (Giov. 1,14). E l’opera con cui ha comunicato la sua grazia, con cui ha comunicato la sua vita, l’opera essenziale, voi la conoscete bene, è il sacrifico della Croce. Comunicare il Verbo con la parola di Dio, comunicare il Verbo nel santo sacrificio della messa, il Verbo fatto carne, non è forse il ruolo del sacerdote? Comunicare Gesù nella santa Eucaristia, dopo aver riprodotto, riattualizzato il sacrificio della Croce e fatto venire Dio, sotto le specie del pane e del vino, per comunicarlo ai fedeli. Che magnifico esempio, che compito straordinario! Sì, il sacerdote è veramente fatto per le cose sante, allora deve essere santo egli stesso.

La nuova messa: una pugnalata al cuore dei buoni sacerdoti

Forse voi, o alcune persone, mi diranno: «Ma a che serve la Fraternità Sacerdotale San Pio X? Aveva davvero un’utilità in quel tempo, non c’erano ancora nel mondo dei santi vescovi e dei santi sacerdoti?» Ahimè, eravamo costretti a prendere atto della rivoluzione che si era verificata e che si compiva ogni giorno di più. Eravamo nel 1970, erano già cinque anni da che il Concilio aveva chiuso i battenti ed aveva intrapreso le sue disastrose riforme. Perché in definitiva, che è successo ai sacerdoti delle parrocchie, a quei poveri preti, molti dei quali, d’altronde, lo erano solo di nome? Lo hanno provato abbandonando il loro sacerdozio e unendosi al mondo… Ma molti di loro avevano ancora conservato la fede, con il desiderio di celebrare santamente il sacrificio della messa. Ebbene, hanno strappato dalle loro mani, in qualche modo, sia il santo sacrificio della messa sia il catechismo, quindi quella Parola di Dio che è inscritta nei nostri catechismi tradizionali, che non è altro che la Parola di Nostro Signore Gesù Cristo. Hanno falsificato loro il catechismo, hanno chiesto loro d’insegnare un’altra fede, che non è più la fede cattolica! Immaginate il dolore di quei sacerdoti… Ancora oggi, li costringono ad insegnare a tutti i bambini della loro parrocchia, cose contrarie alla loro fede, contrarie alla fede cattolica. Hanno così strappato loro il sacrificio della messa; lo hanno trasformato, lo hanno reso molto più vicino alla cena protestante che al vero sacrificio della messa cattolica. E’ evidente! Questa trasformazione, per molti di questi preti, è stata anche la causa di un profondo dolore. Molti d’altronde si sono ritirati: dei vescovi hanno dato le dimissioni per non essere costretti a mettere in pratica questa rivoluzione, e molti preti hanno abbandonato la propria parrocchia. Quelli che potevano hanno dato anch’essi le dimissioni. Ne ho visti parecchi, piangere di dolore, e sono convinto – l’ho detto spesso – che almeno due arcivescovi, quelli di Madrid e di Dublino, siano morti di dolore davanti a questa riforma spaventosa che cambiava la natura del sacerdote. Il prete non aveva più veramente da offrire il sacrificio ma semplicemente da fare una eucaristia, da fare una condivisione secondo il metodo protestante, e non aveva più da insegnare il vero catechismo come lo aveva imparato lui stesso da bambino, e questo era pugnalare al cuore i sacerdoti, e ancora di più i vescovi che sapevano di essere in qualche modo responsabili di quello che succedeva nella loro diocesi.

Ruolo provvidenziale della Fraternità: condurre la contro-rivoluzione nella Chiesa

Sì, questa terribile riforma è stata una rivoluzione, che continua, che non è finita… Allora ditemi voi, cari amici, carissimi confratelli, se l’istituzione della Fraternità Sacerdotale San Pio X era inutile, era vana… Essa è esattamente la controrivoluzione tramite l’affermazione della fede, della fede cattolica di sempre… È la controrivoluzione tramite l’offerta del vero sacrificio della messa che è la fonte della santità, la fonte della vita. Perché con il sacrificio della messa, bisogna vedere i sette sacramenti, che sono come l’irradiamento della messa, che ne sono o una preparazione o una conseguenza, ma che sono legati profondamente, essenzialmente, al santo sacrificio della messa. È tutta la vita di Gesù, la vita del Verbo di Dio che ci viene comunicata con la santa messa e con i santi sacramenti, a maggior ragione da Nostro Signore Gesù Cristo stesso nella Santa Eucaristia, centro della nostra religione. Sì, la nascita della Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata certamente voluta dalla Provvidenza, e ne sono tanto più convinto in quanto ne sono stato uno strumento forse un po’ indocile, dato che nel corso dell’anno 1969-1970 mi è capitato di chiedermi se non dovessi abbandonare quel progetto. E lo avrei abbandonato se non avessi avuto accanto i miei angeli custodi, che erano don Aulagnier e don Tissier de Mallerais, che mi hanno riconfortato e mi hanno incoraggiato come i santi angeli, credo, avevano confortato Nostro Signore nell’Orto degli Olivi ispirandogli la preghiera Fiat voluta tua (Mt. 26,42). Così, la Fraternità si è fatta e si è realizzata. E penso che dopo venti anni di esistenza tutti, anche quelli che, al di fuori della Fraternità, non sono d’accordo con lei, sono però costretti a riconoscere che essa è stata benedetta da Dio: a riprova quelli che sono venuti a visitarci ufficialmente da Roma e che hanno consegnato per scritto, sul libro d’oro del seminario, la propria ammirazione per l’opera che qui si realizza. Sì, la Fraternità è stata voluta dal Buon Dio, e sono state elargite innumerevoli grazie. Penso che questa sia la grande consolazione alle nostre immense prove, perché sentirci incompresi e perfino respinti dalle autorità ufficiali della Chiesa, da coloro che occupano attualmente i posti di comando, è un dolore immenso! Dolore per la vitalità della Chiesa, dolore perché vediamo le anime dirette all’inferno, in massa, a causa dell’apostasia che regna a Roma. È una vera e propria apostasia. Nostro Signore Gesù Cristo non è più onorato come dovrebbe esserlo, dato che è Dio e che deve regnare; solo lui deve regnare, solo lui ha diritto alla vera religione. Questa apostasia delle menti si vede dalla trasformazione della virtù di fede, che non è più una vera fede, ma un sentimento del subconscio che si sviluppa all’interno dell’uomo e che non ha niente a vedere con la vera fede; dalla disubbidienza della volontà, che sostituisce la Legge di Dio con la coscienza umana, dunque con l’uomo: Dio è sostituito dall’uomo tanto nell’intelligenza quanto nella volontà. E questo è un peccato grave, un peccato permanente che si esprime per esempio nella laicità dello Stato voluta dalla Santa Sede.

Le leggi laiche: far vivere gli uomini in stato permanente di peccato

La laicità è ateismo pubblico, ed è un peccato grave! Gli Stati che ormai professano questo ateismo ufficiale, basato sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, sono in uno stato di peccato mortale continuo. Legalizzano il peccato. Dato che hanno rifiutato la Legge divina, ora fanno delle leggi contrarie alla Legge divina e che mettono milioni di anime in stato di peccato permanente: la legge del divorzio pone in stato di peccato mortale permanente le persone che vi ricorrono, l’aborto pone in stato di peccato mortale tutti quelli che concorrono all’aborto, e così via … Potremmo continuare la lista delle leggi che mettono in stato di peccato abituale milioni di anime, e ciò nel mondo intero, ovunque nel mondo cristiano.

La laicità organizza la discesa delle anime all’inferno

Di conseguenza, possiamo dire in verità che queste masse si dirigono all’inferno. A meno che esse non ritrovino la grazia prima di morire, lo speriamo, vanno all’inferno. È proprio quello che mostrava la Madonna di Fatima ai bambini: queste folle che vanno all’inferno! E ciò è voluto, organizzato da tutta una rivoluzione, una rivoluzione cominciata in particolare nelle università, tra gli spiriti cosiddetti illuminati che hanno sostituito il pensiero di Dio e perfino l’essere di Dio con il loro pensiero personale, che hanno sostituito la Legge divina con la loro coscienza. È il peccato radicale: escludere Dio, dalla mente, dalle volontà e dalle anime. Questo peccato è iniziato nelle università, poi si è diffuso con la rivoluzione e costituzione dei diritti dell’uomo, che ora sono alla base delle nostre società socialiste e massoniche.

Un combattimento entusiasmante: sacerdoti per la verità, sacerdoti per la santità

Miei cari amici, voi vedete immediatamente l’importanza del vostro ruolo; perché voi qui siete come in un’università, e di conseguenza dovete prendere coscienza del peccato grave che è il peccato dell’umanità oggi, e della maggior parte dei pensatori, sfortunatamente. A voi spetta indicare la strada di Dio, a voi mostrare che le menti sono fatte per Dio, per l’essere, per il reale e non per il pensiero umano. A voi mostrare che la coscienza è fatta per la Legge, e non per se stessa. A voi mostrare che la Legge di Dio deve sostituire la costituzione basata sui diritti dell’uomo, che sono un insulto a Dio, etc. Che lavoro! Che opera avete da compiere, miei cari amici! Voi siete quel piccolo resto, che però tiene arditamente la fiamma. Non abbiate paura di bandirla! Non abbiate paura di mostrare che siete sacerdoti, sacerdoti tradizionali come la Chiesa ha sempre voluto fare, sacerdoti per la verità, sacerdoti per la santità. Che bel compito, che bella crociata avete davanti! Il Buon Dio vi ha fatto nascere in un’epoca della storia dell’umanità che è entusiasmante per dei giovani come voi, come lo erano i Maccabei quando hanno lasciato la società corrotta d’Israele: erano pochi. Giuda Maccabeo si è trovato con ottocento soldati di fronte ad un esercito di ventimila, e li ha battuti. Abbiate fiducia, miei cari amici: Dio è con voi, non vi abbandone rà, non più di quanto abbia fatto durante questi venti anni. Non vi abbandonerà neanche in futuro, perché Dio vuole se stesso. Dio non vuole scomparire. Egli è Dio, vuole restare Dio, non soltanto in Cielo ma anche quaggiù, ed è per questo che vuole dei soldati nel suo esercito.

Che le vostre parole e i vostri esempi edifichino la Casa di Dio

Per concludere, vorrei leggervi le poche parole che il vescovo rivolge ai futuri sacerdoti alla fine dell’ammonizione dell’ordinazione sacerdotale, parole così adatte al bilancio di questi venti anni e, al tempo stesso, a preparare gli anni futuri che il Buon Dio vorrà concedere alla Fraternità: «Apprezzate ciò che fate. Imitate ciò che operate, fino a che, con la celebrazione del mistero della morte di Nostro Signore Gesù Cristo, vi sforziate di far morire in voi tutti i vizi e tutte le concupiscenze. Che le vostre parole siano un rimedio spirituale per il popolo di Dio; che il buon odore della vostra vita sia la delizia della Chiesa di Gesù Cristo, che i vostri discorsi e i vostri esempi siano l’edificazione della casa di Dio; affinché il Signore, un giorno, non ci punisca, noi, per avervi ammessi a questo ministero, voi, per esservi stati elevati; ma piuttosto ce ne ricompensi. Che si degni di concederlo per la sua grazia. Così sia». Domandiamo alla Vergine Maria, madre del Padre eterno e nostra madre, di conservarci nella santità del nostro sacerdozio. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.

(Fonte La Tradizione Cattolica n.1/2020)





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