Mentre gli italiani saranno ancora sotto misure restrittive di mascherine e distanziamento sociale, i musulmani celebreranno la Festa dello Sgozzamento, sacrificando ad Allah migliaia di povere bestie. Uccise in modo brutale, tra atroci sofferenze.
In occasione di questa festività, i musulmani sacrificano un montone che viene ucciso per sgozzamento attraverso un preciso rituale. Il tutto, però, avviene senza lo stordimento preventivo dell'animale. La carne, poi, viene divisa preferibilmente in tre parti uguali, una delle quali va consumata subito tra i fedeli.
Il vescovo Francesco Beschi, e don Patrizio Rota Scalabrini, direttore dell'Ufficio del dialogo interreligioso, invitano parroci e fedeli della diocesi di Bergamo a sostenere questa festività islamica. Dato che essa consta in una pratica selvaggia, lontana dai principi della civiltà occidentale, ma diffusa nelle terre di tradizione islamica, alcuni esponenti parlamentari della Lega come anche fedeli hanno scritto al vescovo Beschi, esprimendo il proprio disappunto per l'invito che la curia ha fatto alla Chiesa bergamasca.
Ecco di seguito la lettara scritta dal parlamentare della Lega on.Belotti
Caro Vescovo Francesco,
come Lei ben sa la mia è una famiglia profondamente cattolica, soprattutto da parte paterna, anche se il sottoscritto non può certo considerarsi un praticante, ma nonostante questo penso di poter difendere l’identità cristiana e i valori di rispetto e parità che sono alla base della nostra società civile.
Fatta la premessa, mi ha sconcertato la lettera inviata nei giorni scorsi da don Patrizio Rota Scalabrini, direttore dell’Ufficio del dialogo interreligioso della sua Diocesi, in cui ha esortato tutti i parroci «ad offrire sostegno ai fratelli e alle sorelle musulmani nel trovare le modalità migliori per poter celebrare la Festa del Sacrificio». I motivi del mio sconcerto sono diversi.
La festa del Sacrificio, quella che vede milioni di pecore e montoni sgozzati secondo i brutali dettami della macellazione islamica, è una ricorrenza che, nel mondo occidentale, più che “sostenuta” dovrebbe essere “contenuta” visti i numerosissimi episodi di sgozzamenti fai da te per strada o nei cortili delle case. La nostra civiltà negli anni ha visto riconoscere sempre di più la sensibilità verso gli animali e il nostro sistema legislativo ha introdotto una serie di reati contro il loro maltrattamento. La festa islamica del Sacrificio (o dello sgozzamento) è un salto indietro nel tempo che non possiamo accettare e sconcerta che vi contribuiscano preti e parroci.
Alcune parrocchie, come ad esempio quella cittadina di San Francesco, hanno messo a disposizione spazi degli oratori per celebrare questa festa e in passato anche la fine del Ramadan. Il tutto secondo le disposizioni islamiche, per cui è previsto uno spazio distinto per le donne e uno per gli uomini. In tempi di pari opportunità, faticosamente conquistate, come può la Chiesa assecondare chi, invece, continua a discriminare le donne, considerandole un essere inferiore? Fa specie che il Comune di Bergamo e certe forze politiche che hanno fortemente voluto che gli spazi pubblici non possano essere concessi a coloro che «non garantiscano di rispettare i valori sanciti dalla Costituzione, professando e/o praticando comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti» (compresi movimenti politici che legittimamente si presentano alle elezioni) non dicano niente rispetto agli spazi (pubblici e/o religiosi) assegnati a chi discrimina le donne.
Ci aspettiamo quindi che prima di concedere, ad associazioni o realtà religiose non cristiane, oratori o sale parrocchiali (che ricordiamo sono giuridicamente beni privati, ma di fatto patrimonio della comunità locale), ci sia il rispetto dei valori fondamentali della nostra civiltà, tra cui le pari opportunità. Tradotto, vuoi uno spazio in parrocchia? Allora niente sale separate tra uomini e donne, altrimenti la tua preghiera la fai da un’altra parte.
Mi permetto di ricordarle che a Bergamo le organizzazioni islamiche hanno avuto diverse pericolose derive integraliste; vogliamo ricordare gli arresti per terrorismo a Spirano e Zingonia? Oppure i sermoni che alcuni anni fa fecero alla Celadina e in via Cenisio, su invito delle stesse realtà a cui oggi la Diocesi offre gli spazi nei nostri oratori, due tra i più pericolosi reclutatori di jihadisti al mondo, Bilal Bosnic e Musa Cerantonio?
Da cristiano non praticante, mi permetta un auspicio: vedere lo stesso impegno che la Sua Diocesi mostra verso gli islamici, anche per difendere i simboli della cristianità (dalla chiesa degli ex Ospedali Riuniti alla basilica di Santa Sofia a Istanbul) e i milioni di cristiani che vengono perseguitati e assassinati dagli stessi islamici in nome della lotta ai cani infedeli, ovvero noi.
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