"JORGE MARIO BERGOGLIO" Vicarius Christi il papa è dal momento che accetta l'elezione a Sommo Pontefice.
Vicarius Christi è un termine impiegato in diversi modi e con differenti connotazioni teologiche nel corso della storia. Un vicario è un dipendente che fa le veci del vero sovrano in alcune questioni di amministrazione di un regno, equivalente a «rappresentante» o «soprintendente». Il titolo è utilizzato nella Chiesa cattolica in riferimento al ruolo del Vescovo di Roma.
La prima traccia del concetto alla base della locuzione si ritrova nella Lettera ai Magnesiani (88 - 107 d. C.) di sant'Ignazio di Antiochia. In essa si recita: «Con la guida del vescovo al posto di Dio». Anche se sant'Ignazio non usa esplicitamente il termine in questione, ne esplicita l'idea.
Nel sinodo romano del 13 maggio 495 le connotazioni teologiche del titolo assumono un significato pastorale, evocando le parole del Cristo all'apostolo san Pietro in Gv 21:16-17: «Pasci le mie pecore... Pasci il mio gregge», con cui Cristo avrebbe fatto di san Pietro il suo Vicario e Pastore, affidandogli la responsabilità del suo gregge (cioè la Chiesa); ciò nella concezione che san Pietro fosse il primo Vescovo di Roma.
L'uso in riferimento ai papi nella Chiesa dei primi secoli era instabile; ne circolavano alcune varianti, come Vicario di Pietro, Vicario del Principe degli Apostoli o Vicario della Sede Apostolica. Questo titolo è utilizzato nel Messale Romano nelle preghiere di suffragio ai papi defunti e fu usato nel giuramento di obbedienza di san Bonifacio verso il papa Gregorio II. L'intitolazione come «Vicario di Cristo» per i papi divenne regolare solo dal XIII secolo, in seguito alle riforme del papa Innocenzo III, che reclamò la prerogativa di nominare i vescovi del Patriarcato latino. Nell'Annuario Pontificio, «Vicario di Gesù Cristo» è il terzo titolo ufficiale del Vescovo di Roma.Vorremmo a questo punto ricordare a Papa Francesco, se ancora Papa possiamo chiamarlo che il suo predecessore di venerata memoria il Papa Leone X condannò la tesi di Lutero, secondo cui il Papa «non è Vicario di Cristo» (n.25, Denz.1475). Chi è un vicario? Uno che agisce a nome di un superiore, in quanto, per incarico di questi, svolge tutte o in parte le sue funzioni, per cui fa le veci di un superiore e agisce al suo posto, in modo tale che ciò che decide il vicario, supponendo che svolga fedelmente l’incarico, viene con ciò stesso approvato e ratificato dal superiore; vale o ha vigore come se fosse deciso dal superiore. Il Papa è Vicario di Cristo solo per la Chiesa terrena; mentre in cielo il Capo è Cristo; e quando Cristo tornerà sulla terra alla fine del mondo, porrà termine alla serie dei suoi Vicari, non più necessari, perché Cristo governerà la Chiesa direttamente anche sulla terra. L’idea luterana ed ortodossa orientale di una Chiesa governata direttamente da Cristo mediante lo Spirito Santo, è un’ecclesiologia che dissolve la Chiesa terrena in quella celeste e con ciò stesso, per inevitabile ritorsione, a causa della confusione, riduce la celeste alla Chiesa terrena.
Queste eresie perdono di vista la saggezza, con la quale Cristo ha voluto organizzare la sua Chiesa su questa terra, tenendo conto del fatto che la debolezza umana conseguente al peccato originale richiede che l’organizzazione comunitaria della Chiesa non possa essere lasciata alla buona volontà dei singoli, sia pure sotto la guida dello Spirito Santo, ma debba essere conservata, se occorre, anche con la coercizione, o quanto meno con atti esterni, da un’autorità visibile ed efficace. E questa è l’autorità del Vicario di Cristo, che «lega e scioglie» (Mt 16,19).
La Chiesa «invisibile» di Lutero, con la sua apparente spiritualità e libertà, fu una sua utopia dei primi anni, dopo i quali dovette rendersi conto che un potere coercitivo o quanto meno esterno era necessario, solo che ne istituì uno arbitrario di suo conio, trascurando quello legittimo voluto da Cristo.
Altra osservazione. Un vicario umano ha un certo spazio di manovra, una volta che svolge correttamente il suo ufficio. Ugualmente il Papa, nei confronti di Cristo. Il Papa deve saper distinguere con chiarezza ciò che lo vincola assolutamente a Cristo come suo Vicario, da ciò che Cristo lascia alla sua iniziativa, e quindi anche al suo rischio, considerando soprattutto l’enorme differenza delle circostanze nelle quali visse Cristo dall’ambiente storico nel quale vive ogni Papa. Da come un Papa sa utilizzare quelle circostanze e da come sa muoversi in esse egli dimostra come sa svolgere il suo mandato di Vicario di Cristo. In conclusione Silvana De Mari su La Verità ha scritto quanto segue: "Se non è e non vuole essere il Vicario di Cristo, allora sarebbe corretto si trovasse un nuovo lavoro. E invece no. Bergoglio continua a farsi considerare papa. Il fatto che non sia più Vicario di Cristo permette alla parola Cristo di non comparire, cioè permette che Cristo sia lasciato fuori dalla scena, sia lasciato fuori dalla storia, una storia che Bergoglio preferisce scrivere da solo". Noi aggiungiamo che Bergoglio può abolire tutti i titoli che vuole, questo non fa altro che rafforzare la nostra idea su di lui, di un papa privo di fede e uomo iracondo che gli piaccia oppure no, come Vicario di Cristo verrà Giudicato da Nostro Signore sia che appaia sull'annuario pontificio, o che non appaia più.
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