Il comunismo inganna i lavoratori ella sua dottrina, il comunismo ha dunque qualche principio di verità, qualche elemento di bontà? Sì; il comunismo avrebbe una grande principio di verità ed uno scopo disquisita bontà, qualora lo professasse e lo attuasse sinceramente. Una verità che il cristianesimo insegna, una bontà che la chiesa cattolica ha sempre praticata; soccorrere, migliorare le sorti delle classi umili, degli operai, dei poveri; instaurare una migliore giustizia sociale tra i padroni e gli operai, tra capitale e lavoro; ripartire i beni e le ricchezze con maggior equità. Il che non è certo una novità molto meno un ritrovato del comunismo. È no dei principi fondamentali del cristianesimo, uno dei principali insegnamenti di Cristo, che la chiesa insegna e pratica da ben venti secoli. Il Vangelo è tutto ispirato al senso di giustizia e di carità verso del prossimo. Gesù ha proclamato “Beati i poveri”. “Se il tuo fratello è nella indigenza soccorrilo”. “Quel che ti sopravanza dallo ai poveri”.
“Se tuo fratello ha fame dagli da mangiare; se ha sete dagli da bere; se è nudo vestilo”. “Se la vostra giustizia non sarà migliore di quella degli scribi e dei farisei, non potrete entrar nel regno dei cieli”. “Guai ai ricchi”. “In verità vi dico che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli”. “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”. La parabola del ricco Epulone, che banchetta, e rifiuta un tozzo di pane al povero Lazzaro affamato, è una manifesta condanna dei ricchi e degli avari capitalisti, e duna apologia dei poveri. S. Giacomo ap. nella sua lettera cattolica dice: “O ricchi, la mercede che avete frodata agli operai, i quali hanno coltivati i vostri campi, grida contro di voi e la sua voce è ormai giunta all’orecchio di Dio”. Questo da venti secoli è l’insegnamento della chiesa, e l’opera che il cristianesimo svolge nel mondo. Quando nel secolo scorso il progresso dell’industria e della tecnica ha reso più attuale la questione operaia ed i problemi del lavoro; prima ancora che sorgesse il socialismo ed i comunismo, fu il grande Pontefice Pio IX e dopo di lui il Pontefice Maestro di sociologia Leone XIII, che diè al mondo la memoranda enciclica “Rerum novarum”, che fu ed è tuttora la magna carta della questione sociale e dei problemi del lavoro. Invece che cosa ha fatto in realtà il comunismo per i lavoratori, per le classi bisognose? Come ha attuato il suo programma di riabilitazione delle masse operaie, dei contadini? Come ha risolto i problemi del lavoro nei paesi dove governa? Quale è la condizione del popolo e dei lavoratori nei paesi d’oltre cortina? Gli avvenimenti ancora in pieno sviluppo, i fatti che tutti i giorni noi apprendiamo dai giornali e dalla radio, riguardo ai paesi sotto regime comunista, parlano con un’eloquenza ed una forza che nessun oratore può superare. Sono lezioni e fatti che più nessuno può negare, e gli stessi governanti debbono ammettere, pur sforzandosi di travisarli. Dopo dieci e più anni di dittatura, di sofferenze e di miseria, uno dopo l’altro i paesi governati dal comunismo insorgono, stanchi d’un giogo insopportabile, e chiedono di riavere libertà, di non essere condannati come bruti ai lavori forzati, di avere una sufficiente mercede per vivere e di potersi liberamente eleggere i propri governanti. Ed i moti insurrezionali partono proprio dalle masse dei lavoratori, da quegli operai che il comunismo ha promesso di riabilitare; poiché proprio gli operai ed i contadini sono i più maltrattati ed oppressi. Ha cominciato la Jugoslavia a ribellarsi alla dittatura moscovita; reclamando una comunismo nazionale, meno duro di quello russo. Nello scorso ottobre furono gli operai di Posnam in Polonia, a insorgere contro lo sfruttamento che li aveva sottoposti ad un lavoro inumano, ridotti alla miseria e alla fame. In novembre fu l’Ungheria che insorse contro il giogo bolscevico. E l’insurrezione, anche là, partì dagli operai e dai contadini, stanchi dello stato miserando cui erano ridotti. Ai contadini erano state tolte le loro terre, che dovevano ancora coltivare, ma non potevano raccogliere i frutti, confiscati dallo stato. Sono mesi ormai che l’eroica Ungheria lotta, sanguina e muore, per riavere pane e libertà. Centinaia di migliaia dei suoi abitanti son fuggiti in altri paesi, dispersi nel mondo, per non morire di miseria e non cadere sotto il piombo dei carri armati della Russia. Molti son caduti alla frontiera, colpiti dalle mitraglie dei poliziotti; perché colà non v’è neppure la libertà di fuggire e di sottrarsi alla morte. Agli operai ed ai contadini si sono uniti gli studenti e gli intellettuali, le stesse donne ed i fanciulli, tutto insomma un popolo, che lotta e muore per la libertà, per la patria e per la fede. Il mondo tutto si è commosso dinanzi ai fatti ed ai massacri del comunismo in Ungheria; meno naturalmente in Russia ed i suoi emissari, disseminati nel mondo, ed anche nella nostra Italia. Ma ormai anche in Russia il fermento della ribellione cova sotto la cenere; anche là gli studenti disertano le scuole per protesta, e non vogliono più saperne d’insegnamento marxista. Gli stessi operai, pur sotto la minaccia, tentano i primi scioperi; ed i governanti cominciano ad essere preoccupati degli eventi; mentre i paesi satelliti, più o meno apertamente, preparano l’insurrezione. L’inganno e la truffa, che il comunismo ha perpetrato a danno specialmente degli operai, dei contadini e delle classi povere, è ormai un fato di pubblico dominio, di notorietà mondiale, che non è più possibile dissimulare. L’opinione pubblica l’ha compreso; e le disastrose conseguenze incominciano a dilagare. Tra gli stessi comunisti è incominciato la discordia e il movimento di disgregazione; specie tra gli elementi più colti. Ma anche tra i figli del popolo e tra i lavoratori le diserzioni ed i ravvedimenti sono numerosi. “È stato un sogno; un sogno talora dorato, talora un incubo penoso; ma ormai sono sveglio e vedo chiaro”; diceva un operaio, che in buona fede aveva creduto al comunismo. Ma già prima di oggi il Maggiore dell’esercito Aldo Pescatori di Roma, medaglia d’oro e grande invalido di guerra, rinnegò il comunismo, disgustato di quanto aveva visto, dichiarando: “Sono ipocriti e in mala fede i comunisti, sempre pronti ad un accordo che vada contro l’interesse delle masse lavoratrici e delle classi deboli; pur di ottenere risultati contingenti e di valore propagandistico; onde conquistare i voti borghesi. La mia crisi è incominciata da sei mesi; da quando cioè mi sono definitivamente convinto che alla base dell’azione dei partito comunista c’è una fondamentale ipocrisia e un’assoluta noncuranza dei sentimenti e dei valori umani. L’interessamento per la classe operaia è soltanto un pretesto per ottenere voti. Sta di fatto che i comunisti stanno facendo attualmente una singolare politica di carattere pugiadista e qualunquista. Ed hanno una sola preoccupazione: raccogliere i voti dei piccoli borghesi scontenti, senza badare al fenomeno che ne segue di allontanare dal partito gli operai che credono di avere ormai sicuramente in loro balia. E Leone Troski – che aveva fatto parte dello stato maggiore comunista moscovita – nelle sue ultime memorie, confessava di credere “che in tutta la storia dell’umanità non si possa trovare qualche cosa che rassomigli anche lontanamente alla gigantesca fabbrica di menzogne, organizzata dal kremlino sotto la direzione di Stalin”. E il s. Padre Pio XII, nel suo messaggio natalizio del 1947, denunziava al mondo il sistema di falsità e di menzogna che caratterizza il comunismo, dicendo: “La mancanza di veracità nel comunismo apparisce ormai eretta a sistema di una strategia, in cui la menzogna, l’inganno, il travisamento delle parole e dei fatti, sono divenuti classiche armi di offesa. Tutti i cattolici devono aprire gli occhi sui pericoli che questo predominio della falsità fa correre alla chiesa, alla civiltà cristiana, a tutto il patrimonio religioso ed anche semplicemente umano. Una volta conquistato il potere, i comunisti lasciano a poco a poco cadere il velo e passano progressivamente all’oppressione della dignità e della libertà umana, alla soppressione di ogni sana attività religiosa. La chiesa non può mancare al dovere di denunziare l’errore, di togliere la maschera a questi fabbricatori di menzogne, che si presentano in veste di agnelli, come precursori di una nuova era felice; e sono invece lupi rapaci ed oppressori dei propri fratelli”. Il comunismo promuove la lotta di classe nel suo programma è di sopprimere tutte le classi sociali e d’instaurare il predominio della sola classe operaia. Programma utopistico ed inattuabile, perché contrario alla natura stessa dell’uomo ed al benessere della convivenza sociale. Gli uomini sono sì tutti eguali secondo la lor natura, composta di anima e di corpo. Tutti sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. Ma alla natura si aggiunge la persona, l’individualità di ciascuno; la quale è diversa di ognuno. È difficile, pressoché impossibile, trovare due persone in tutto perfettamente eguali, nella fisionomia, nella statura, nel timbro della voce, e più ancora nelle doti di intelligenza, di memoria, di fantasia, come nelle doti morali di bontà, e di volontà, di carattere, ecc. Anche tra fratelli e membri della stessa famiglia, vi potranno essere molte rassomiglianze, mai una perfetta identità. Come si può adunque ridurre tutti gli uomini ad una sola ed unica classe? Inoltre, la vita umana nel suo sviluppo, nelle sue esplicazioni, come la società nel suo ordinamento e nelle sue necessità morali, economiche, religiose, di famiglia, di lavoro, ecc. richiedono naturalmente persone di diverse capacità, qualità, possibilità, ecc. delle quali, chi è più o meno intelligente, chi più o meno forte, chi più o meno laborioso, chi lo studio, chi il lavoro manuale, chi vuol darsi al commercio, chi alla coltivazione della terra, chi vuole esercitare una professione, chi un’altra, chi vuol dedicar la sua vita al bene comune, chi vuol fare i suoi privati interessi. La società ha poi bisogno di uomini che la dirigano e la governino, ha bisogno di chi si disimpegni una data funzione, chi altre, secondo le esigenze del suo funzionamento e del bene comune. Il che importa necessariamente, per forza di cose, che vi siano categorie diverse di cittadini, classi distinte di lavoratori; quali l’esperienza di secoli ha costituite. Distruggere le classi sociali e tutto ridurre ad una sola classe, è voler fare della società un gregge indiscriminato di essere senza personalità e senza ragione. Se dopo secoli d’esperienza, di studio e di progresso, il comunismo è arrivato alla conclusione di voler un’unica classe sociale, bisogna dire che invece di essere progressista, come dice, dimostra di essere regressista e di volere ritornare all’epoca del ferro e della pietra. Cristo ha sì proclamato l’eguaglianza di tutti gli uomini; ma l’eguaglianza che viene dalla natura umana, e si perfeziona nella grazia, con la pratica della virtù, della fratellanza e della carità cristiana; in cui vi è posto per tutti e per ciascuno di esplicare pacificamente le proprie personali qualità e attività, a vantaggio proprio ed a servizio della comunità umana, ciascuno al posto che Dio gli ha assegnato e l’autorità dei suoi vicegerenti gli destina. Dottrina ben differente da quella del comunismo; perché questa viene da Dio, mentre quella viene dagli uomini senza Dio. Il comunismo contraddice la sociologia cristiana La quale si ispira ai principii della legge divina e della legge naturale. Ed una delle leggi, su cui reggesi la società, è la legge della proprietà, dicendo: “Non rubare; non usurpare i beni altrui; rispetta la roba del prossimo tuo”. Orbene, il comunismo abolisce la proprietà privata, e socializza tutti i beni per passarli in proprietà dello stato. Quando in Russia, il 2 marzo 1918, fu abolito il latifondo, e si divisero le terre, i contadini gridarono vittoria; credendo di essere passati dal servaggio alla padronanza. Ma allorché, maturato il raccolto, si videro lasciata una sola porzione del frutto, e il resto fu requisito dal governo, con amarezza si accorsero di aver solo cambiato padrone; e invece d’un piccolo, d’aver acquistato un grande, gigantesco padrone; lo stato. Compresero che la divisone della terra era una semplice divisione pel lavoro e la mano d’opera, non per averla e goderla in proprietà. E così che il proletariato che doveva essere emancipato dalla schiavitù borghese, si vide angariato da una tirannide mostruosa, che lo spoglia di ogni diritto di proprietà, gli misura il pane quotidiano e lo priva del frutto stesso del suo lavoro. L’uomo istintivamente vuol avere qualcosa di suo per vivere; sente in se una voce naturale che gli dice “questo è tuo; Iddio te lo ha dato”. Ai suoi beni rivolge la sue cure premurose, si sforza di farli fruttificare, di accrescerli, di migliorarli; e guai a chi glieli tocca. I beni altrui poco lo interessano; perché fruttano agli altri, non al suo patrimonio. Perciò nei paesi a regime socialitario e comunista, dove tutti i beni sono dello stato, i cittadini non s’interessano dei beni della comunità, e la produzione, tanto delle campagne che delle officine, è andata sempre diminuendo. Paesi che erano prima i granai dell’Europa, soffrono ora penuria di cereali; paesi che esportavano quantità di prodotti, sono ora tributari di importazione estera. Per questo si sono dovuti cerare campi di lavoro forzato, dove i lavoratori sono ridotti a masse di bruti, a strumenti di produzione materiale, a macchine senz’anima. È la grossa truffa comunista. Si era detto ai lavoratori della terra: “La terra ai contadini”; invece sono divenute proprietà dello stato. Nei paesi comunisti i contadini sono dei semplici giornalieri, dei salariati, o dei fittavoli. Gli operai, sono sempre operai, ma senza la partecipazione agli utili, senza speranza di divenire un giorno padroni. I contadini italiani hanno compresa la lezione; e perciò “La coltivatori diretti” va ogni giorno aumentando il numero dei suoi seguaci, e va affermandosi come una delle più sane forze economiche e sociali del nostro paese. Il regime comunista a come dottrina di governo la statolatria, per cui o stato è tutto. E come sempre, la statolatria porta all’assolutismo di governo, alla dittatura ed alla tirannide. Il comunismo parla d democrazia; ma la sua è una democrazia a rovescio; nella quale governa una ristretta aristocrazia di gerarchi; cui il popolo deve sottostare ed ubbidire ciecamente, pena la vita. L’Ungheria insegna! H La tirannia e la violenza sono i metodi di governo ed i sistemi della democrazia popolare. La storia della Russia, della Cina, della Corea e dei paesi satelliti, è insanguinata da milioni di vittime massacrate, disperse, soppresse non si sa dove e in che modo. Il capo della famigerata Ghepeù diceva già nel 1936: “Noi rappresentiamo la bandiera del potere del popolo; che è bandiera di vendetta spietata e di sterminio dei nostri nemici ed avversari” Come le dittature e le tirannie, anche il comunismo porta con se la oppressione e la miseria del popolo. Le rivolte polacche, ungheresi e quelle che covano nei paesi satelliti e nella stessa Russia, hanno la loro prima causa nella miseria materiale e nella schiavitù morale, cui il popolo è ridotto. Un testimone oculare, sfuggito ultimamente ai lavori forzati dell’Unione sovietica, ha dichiarato: “La condizione di vita sociale in Russia ha due aspetti diversi: quello di una minoranza privilegiata, che nuota nell’abbondanza, si diverte e sbaffa; quello di una sterminata maggioranza, che languisce e vegeta nella miseria. I prodotti destinati al consumo delle masse, nonostante il loro prezzo elevato, sono di pessima qualità, e più ci si allontana dal centro, più è difficile procurarseli. L’operaio lavora a serie, vivendo in un disagio profondo, privo di libertà e di movimento, sottoposto nella stessa officina ai rigori di un terribile regime poliziesco, talché la promessa eguaglianza del regime sovietico è ridotta alla comune miseria”. Non poteva essere altrimenti. Mancando lo stimolo dell’interesse, la produzione agraria scese a sei quintali per ettaro, e, per difendere la messe dai furti durante la maturazione, devono sorvegliarla, servendosi perfino di proiettori elettrici, per scoprire i ladri notturni. Ed è uno spettacolo doloroso vedere la folla, che sotto il vento e la pioggia, se ne sta, per ore ed ore, dinanzi agli spacci governativi ad attendere la porzione di pane e di cibarie che loro concede la tessera. Si direbbero folle di mendicanti che attendono l’elemosina alla porta di un grande signore, ed invece sono rispettabili cittadini, pazienti e rassegnati ala triste sorte che li ha incolti. A questa miseranda condizione è oggi ridotta una nazione, tre le più popolose d’Europa; alla quale il comunismo aveva promesso la felicità della terra, purché rinunziasse a quella del cielo. Quanto adunque gli illusi dal comunismo comprenderanno che questo è un’utopia, anzi il peggiore dei mali morali e sociali, che mai sia apparso nella storia, un errore colossale, che porta alla rovina individui, famiglia e società?! I popoli che lo hanno esperimentato fanno ormai macchina indietro e si sforzano di scuoterne il giogo. Ma vi sono ancora paesi, dove buon numero di cittadini si lasciano illudere dalle teorie comuniste. E tra questi vi è purtroppo anche l’Italia; dove il comunismo ha ancora numerosi seguaci, guidati da noti vicegerenti che di Mosca prima e da altri oscuri individui oggi aggregati alla massoneria , che prendono gli ordini e li eseguono fino all’assurdo ed al ridicolo. I doveri dell’ora presente a questa rapida, sintetica esposizione di quel che è il comunismo, dei mali che apporta alla religione, alla morale, alla famiglia, alla società, si comprende come la chiesa avversi decisamente il comunismo e lo abbia solennemente condannato. Si comprende come i Pontefici del XX secolo e del nostro tempo abbiano detto e ripetuto “che tra cattolicesimo e comunismo non vi potrà mai essere intesa né collaborazione alcuna; perché essi sono due poli antitetici, la negazione l’uno dell’altro”. Il Santo Padre Pio XII di venerata memoria non si stancava di ammonire quei cattolici i quali vorrebbero tentar un avvicinamento al comunismo; sia pure per condurlo a ravvedimento. E ha detto: “Costoro non comprendono la gravità e la imminenza del pericolo comunista e lavorano per facilitare l’avvento del più grave dei mali che potrebbe cadere sulla chiesa e sull’Italia; come già è avvenuto in altre parti d’Europa”. Nei secoli passati, quando fanatici eretici minacciavano d’invadere le nazioni d’Europa, i cristiani si raccoglievano al grido “Dio lo vuole” e sotto gli auspici della Regina del vittorie, legioni di volontari, con la preghiera e con la spada, ricacciavano debellati i nemici al di là dei loro paesi. Oggi lo spettro del comunismo si presenta più minaccioso ancora contro ogni civile consorzio e tanta penetrare e sconvolgere il centro dell’Europa civile e cristiana; dopo averne già soggiogate le contrade orientali. Sarebbe errato pensare che, per combatterlo, basti limitarsi a porre i dovuti argini nel campo politico ed economico. Lo sappiamo che bisogna anche tener agguerrite le frontiere ed avere pronta la difesa militare della nazione; e nel contempo si deve dare un assetto economico che assicuri a tutti il diritto al lavoro ed i mezzi necessari per una conveniente sussistenza, integrati da quelle provvidenze sociali atte a lenire le privazioni ed i dolori della crisi che travaglia soprattutto il mondo del lavoro. Opera cui i nostri governanti attendono con premura, in questi anni del dopo guerra, e con notevoli soddisfacenti risultati. Ma non basta l’opera del governo: È necessario che ad tutti si collabori al rifiorimento della fede e alla pratica della vita cristiana; che tutti contribuiscano al mantenimento dell’ordine nella vita sociale, con l’osservanza delle leggi, col rispetto dell’autorità, col mantenimento del bon costume cristiano e civile; perché il miglior baluardo contro il comunismo è la condotta religiosa, morale e civile, tanto degli individui che delle famiglie. Oggi più che mai si deve considerare la vita come una somma si doveri, talora anche duri e penosi, non quale una partita di piacere. Bando quindi alla sensualità snervante, alla corsa ai godimenti e divertimenti peccaminosi, alla vita frivola quale viene insegnata ed illustrata da certa stampa, dai rotocalchi, dai fumetti, dai cinema ed alla televisione; tutti veicoli che aprono la via al comunismo. Il tenori di vita odierno ha certo un livello più elevato che non trent’anni fa. Anche l’operaio gode oggi di un trattamento migliore e dispone di comodità, percepisce salari più equi, che in passato. Ma la sete insaziabile di sempre maggiori agi e godimenti offusca talora il senso della giusta misura. E allora ecco scioperi, disordini, dimostrazioni di piazza che turbano l’andamento della convivenza civile e minacciano la pubblica tranquillità. Fenomeni provocati per lo più da mestatori infeudati al comunismo, che, sotto le apparenze di rivendicazioni giuste, di migliorie economiche, tentano invece di raggiungere i loro scopi politici di partito; e sotto pretesto di favorire il popolo ed i lavoratori, ne compromettono gli interessi ed il credito. Un tenore di vita più cristiano e più civile sarà anche qui un valido baluardo contro il comunismo. L’amore disordinato dei beni materiali, la sete di ricchezze e di guadagno è un’altra delle cause che favoriscono il comunismo. Il danaro è un mezzo potente che apre tutte le porte e piega tutti i poteri, quando però si fa padrone di un cuore diviene il più crudele dei tiranni, soffoca ogni senso di giustizia, di carità verso il prossimo, porta alla tirannia ed ai crimini più detestabili. Chi è ricco molte volte è avaro, insensibile anche di fronte alle miserie più grandi. Di qui l’avversione e l’odio del povero contro il ricco. E il comunismo ha soffiato su questo fuoco ardente, per diffondere tra le masse popolari la lotta e l’odio di classe. Bisogna ricordare ai ricchi ed ai benestanti che la ricchezza ha, secondo la legge di Dio, anche una funzione sociale: il “quod superest date pauperibus” di Cristo è un insegnamento ed un comandamento, che noi dobbiamo praticare ed insegnare agli altri; anche per sfatare le ipocrite teorie, che il comunismo predica, ma non ha mai praticato. Valida difesa contro il comunismo è poi l’Azione cattolica; che è la armata apostolica della chiesa oggigiorno. Armata pacifica, soprattutto spirituale e morale, che deve sempre esercitare per la sua missione anche nel campo sociale. I sommi Pontefici del nostro tempo fanno grande assegnamento sull’Azione cattolica, per la diffusione della verità e la pratica del costume cristiano nel mondo. Il s. Padre Pio XII ad ogni occasione lo ripete nei suoi mirabili discorsi. Così, parlando ai giovani di Azione cattolica, il 4 novembre 1953 diceva: “Vorremmo approfittare della vostra cara presenza, o giovani, per dirvi quanto desideriamo che voi e tutti i giovani di A.c., possessori quindi della verità, sentiate il bisogno di esserne i diffusori e zelanti. Vorremmo che nell’atto di ricevere dalle nostre mani ‘il gagliardetto’, voi assumeste l’impegno di moltiplicare gli sforzi per portare fede e luce in tante anime strette nelle spire del dubbio e pericolanti nelle tenebre dell’errore … Noi insistiamo sulla necessità, urgenza ed efficacia del lavoro capillare da farsi su ‘base missionaria’ in collaborazione con i diversi rami dell’A.c. e con i militanti delle altre Opere cattoliche … Nella storia della chiesa, voi lo sapete, vi sono stati sempre periodi difficili; e quasi sempre si trattava di problemi che esigevano con urgenza un’adeguata soluzione. Anche oggi il mondo attraversa uno dei suoi periodi più gravi; e non è questa la prima volta che segnaliamo il fatto agli uomini allucinati davanti al contrasto fra le luci di un gigantesco progresso tecnico e le tenebre di un funesto decadimento morale, non solo per una sempre più audace immodestia di mode e di costumi, di spettacoli e di figure, ma anche la progressiva negazione delle verità fondamentali, su cui riposano il divino decalogo e la condotta cristiana della vita. Di fronte a tanto pericolo, la chiesa deve vegliare ed agire, con la cooperazione di tutti i suoi figli più fedeli. Volete, carissimi giovani, essere voi, con i cinquecentocinquantamila vostri compagni sparsi in tutta Italia, le avanguardie di un giovanile esercito costruttore? Siete pronti a mostrare il vostro amore alla chiesa e al Papa? Vi è chi muove loro una guerra terribile, con perfidia strategia e subdola tattica. Volete voi combattere per essa e con essa? Noi lo speriamo! Noi ne siamo certi!”. Il momento storico che attraversiamo è grave per la società e per la chiesa. Oggi più che mai Satana ha mobilitato i suoi eserciti contro il regno di Cristo. Ancora ultimamente uno dei capi dell’ateismo militante ha scritto: “Noi vogliamo incendiare in un vasto mare di fuoco tutte le chiese del mondo intero. Il nostro movimento è un’enorme potenza che deve estirpare ogni sentimento religioso. E questo movimento è una delle principali manifestazioni della nostra lotta di classe”. Questi sono i propositi ed i programmi dei nemici di Dio. Ma essi no ci sgomentano; perché Iddio è con noi, e le sorti del mondo come la vita della chiesa son nelle mani di Dio, il quale ci ha assicurati che le potenze dell’inferno non prevarranno giammai. La chiesa è nata per la lotta, ma è sicura sempre del trionfo. Da venti secoli essa combatte per la causa di Dio; ha visto tempi più tristi del presente, ha dovuto affrontare nemici più terribili del comunismo, ed oggi, come ieri, può cantare “Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat”. Passerà il comunismo, come sono tramontate altre eresie; e resterà ferma e inconcussa la grande verità “che Iddio esiste ed è il creatore e signore del mondo”. E in questa radiosa visione, con paterno affetto tutti vi benediciamo: nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo.
+ Giuseppe, Vescovo
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