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“Al peggio non c’è mai fine”

di A.diJ
Carissimi amici e lettori,

molti di noi si pongono da anni la stessa domanda: quale immagine di Basilica si sta costruendo sotto la guida di Gambetti? Sempre più spesso la Basilica di San Pietro, cuore pulsante della cristianità, sembra trasformarsi in un grande polo museale e turistico, più che in una chiesa viva. Non è un’impressione passeggera: la gestione affidata al cardinale Mauro Gambetti, il fraticello del sacro convento d'Assisi e terribile, dalle sedie di plastica trasparenti, ai terribili box "spazi di ascolto", vogliamo parlare del prestigioso presbiterio dell'altare della cattedra "vandalizzato" balaustra lignea e scranni del coro del capitolo rimossi altare sostituito. Gambetti si comporta da manager d’impresa piuttosto che 
di "pastore di cura anime". 
Nelle sue conferenze con la stampa non parla mai di preghiera, di liturgia, di cura spirituale. Parla soltanto di fondazioni, sponsor, soldi, progetti “culturali” e strategie mediatiche. Un linguaggio che suona più vicino a quello delle aziende che a quello della Chiesa. Però, se la sua famiglia lo ha tenuto lontano dall’azienda di origine, un motivo lo aveva… Non è il caso di giocare a fare il manager nel cuore della cristianità. Dalla Pagina Facebook di Francesco Capozza, che ringraziamo apprendiamo che sono stati istallati Degli orrendi box che chiamano “punti d’ascolto”…. Della serie “al peggio non c’è mai fine”: la Basilica di San Pietro diventa pure un centro di recupero psichiatrico. Ovviamente, anche per questo ennesimo abominio citofonare “GAMBETTI”. Nella Basilica di San Pietro non c’è più traccia di Gesù Cristo. Quando il segno della croce diventa un logo, la preghiera un sottofondo acustico e il pellegrino un ostacolo all’esperimento sociale, allora forse è il caso di alzare lo sguardo – e non verso la cupola, ma verso chi l’ha ridotta così e chi continua a non voler prendere seri provvedimenti. La Basilica oggi è il teatro di un esperimento sociale condotto sulla pelle dei fedeli. Mentre i pellegrini vengono trattati come flussi da ottimizzare e i turisti come portafogli semoventi. Il declino non è solo spirituale. È anche gestionale. Chi entra oggi nella Basilica di San Pietro non trova solo la bellezza artistica. Trova trascuratezza, disorganizzazione e degrado. Il clima di preghiera è del tutto inesistente e tutto è abbandonato al caso.

Da quando il cardinale Gambetti ha trasformato la Fabbrica di San Pietro in una sorta di azienda personalistica, gli addetti alla Basilica – i sampietrini, i veri custodi del luogo – sono stati ridotti di numero e promossi negli uffici. Al loro posto, giovani inesperti, reclutati per fedeltà più che per competenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sporcizia, caos, e una sicurezza ridicola dal momento che squilibrati riescono a salire fino all'altare della confessione chi lo usa da vespasiano
Tre episodi, tutti avvenuti sotto l’era Gambetti. Tre atti sacrileghi che prima del 2020 non si erano mai verificati nella storia della Basilica Vaticana. E questo dovrebbe bastare a mostrare la gravità di una gestione disastrosa, che ha smantellato la struttura di sicurezza e abbandonato la cura del luogo più sacro della cristianità.
sq



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