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La cristiana umiltà salva, l'orgoglio distrugge

di d.Ernesto Bellè 

Carissimi amici e lettori,
oggi vi parleremo del peccato che ci precluse il paradiso, e che aprì le porte alla morte S.Paolo ai Romani (6:23) dice: "il salario del peccato è la morte" in sintesi, il passo afferma che il peccato porta con sé la morte come conseguenza, mentre il dono di Dio, la vita eterna, che è offerta attraverso Gesù Cristo. L’orgoglio è un peccato che ha causato tanta miseria in tutta la storia dell’umanità. E tutte le persone, qualunque sia la loro storia, la loro educazione o cultura, sono per natura piene di orgoglio. Ma è possibile essere trasformati e, poco a poco, sconfiggere completamente l’orgoglio nella nostra vita!

La società contemporanea la società moderna sembra essere sempre più orientata verso la rivendicazione di diritti, sia individuali che collettivi. L'uomo di oggi, come anche quello di ieri si è sempre voluto sostituire a Dio, facendo si che il "peccato d'orgoglio" la radice di tutti i mali, si manifestasse negli individui così da porre il proprio ego, i propri desideri e la propria volontà al di sopra della volontà di Dio. Si parla di libertà di espressione, di manifestazione, di scelta, di movimento, di cure, di fine vita e così via. Parallelamente, sembra esserci una tendenza a trascurare i doveri che dovrebbero accompagnare tali diritti. I doveri possono essere di natura civica, come il rispetto della legge degli stati e delle regole, ma al di sopra di tutte queste regole esiste la legge naturale, quella legge che Dio stesso autore della vita, ha inserito nel nostro D.N.A. 
Chi professa la fede cattolica è tenuto a vivere con coerenza  i suoi insegnamenti religiosi, e viverli nella società, perché siamo chiamati alla responsabilità verso gli altri.
Non ci dobbiamo stupirci che i nemici della Chiesa abbiano in ogni tempo osteggiata la sua missione, negandole alcune – o anche tutte – le sue divine prerogative e i suoi poteri, non fa meraviglia.

L’impeto dell’assalto, con i suoi fallaci pretesti, proruppero già contro il divino Fondatore di questa bimillenaria e pur sempre giovane istituzione: contro di lui si gridò – come si grida tuttora «Nolumus hunc regnare super nos!»

Secondo l’opinione più comune il primo peccato di Lucifero è stato quello di orgoglio, volendo l’uguaglianza con Dio, mentre per il nostro teologo il primo peccato di Lucifero fu un forte desiderio di concupiscenza, nel senso che ha voluto in modo disordinato ed esagerato la propria beatitudine, cercando l’amore di sé fino all’odio contro Dio, ritenendosi non uguale ma superiore a Dio. Duns Scoto riduce tutto alla potenza della volontà o dell’amore, anche il peccato di orgoglio, che, secondo lui, non è atto dell’intelletto, è un peccato della volontà che desidera disordinatamente il proprio bene, in misura maggiore del suo essere. Da ciò segue l’accecamento dell’intelletto.
Qui vediamo l'essenza del peccato di Lucifero: l'orgoglio e il desiderio di essere pari a Dio. Egli non accettò la sua condizione di creatura e si rifiutò di servirlo la ribellione dell'orgoglio e il suo "Non Serviam".

Possiamo vincere l’orgoglio, prendendo coscienza di esso e dei suoi effetti, lavorandoci consapevolmente contro nei nostri pensieri, parole e azioni.

Nella lettera di San 
Giacomo 4:8 leggiamo: “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.“   Quando abbiamo a che fare con Dio nei nostri pensieri, vengono sottoposti al castigo e al giudizio. Vediamo le nostre carenze. Ci rendiamo conto di dove opera l’orgoglio. Capiamo dove è viva la nostra volontà, così possiamo umiliarci ubbidendo alle leggi di Dio. Ed è per questo che si continua a dire più avanti nello stesso capitolo, “Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà…” S.Giacomo 4:10. 
Ma cosa significa umiliarsi? Certamente non significa andare in giro scoraggiati dicendo a se stessi di essere inutili, senza speranza, di essere troppo cattivi per cambiare, ecc. Non ha nulla a che vedere con l’esternare qualche tipo di comportamento cosiddetto “umile”. Queste cose sono inutili nell’affrontare l’orgoglio. In ogni caso, sono in esatta contrapposizione alla Parola di Dio che dà speranza ad ogni essere umano, indipendentemente da quanto abbia peccato. Quindi, queste cose sono in realtà orgoglio mascherato!  Gesù “umiliò se stesso, facendosi ubbidiente.” (Filippesi 2:8.) Non è possibile umiliarmi senza essere disposto ad ubbidire ai comandamenti di Dio. «L’atteggiamento più pericoloso di ogni vita cristiana è l’orgoglio. È l’atteggiamento di chi si pone davanti a Dio pensando di avere sempre i conti in ordine con Lui: l’orgoglioso crede che ha tutto al suo posto. Come quel fariseo della parabola, che nel tempio pensa di pregare ma in realtà loda sé stesso davanti a Dio». Ci sono peccati che si vedono e peccati che non si vedono. Ci sono peccati eclatanti che fanno rumore, ma ci sono anche peccati subdoli, che si annidano nel cuore di ogni uomo senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Il peggiore di questi, «è l'orgoglio che  sboccia in superbia che può contagiare anche le persone che vivono una vita religiosa intensa. Questo è un  peccato che divide la fraternità, che ci fa presumere di essere migliori degli altri, ci fa credere che siamo simili a Dio». L’elemento principale dell’orgoglio è l’odio: l’odio verso Dio e verso il prossimo. Per odio si intende “inimicizia, ostilità, o stato di opposizione”. È il potere grazie al quale Satana vuole regnare su di noi.
L’orgoglio è per natura causa di competizione. Ci fa opporre la nostra volontà a quella di Dio. Provare orgoglio al cospetto di Dio significa anteporre la nostra volontà alla Sua. Come disse S.Paolo, coloro che lo fanno 
"tutti in realtà cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo.” (Filippesi 2:21).  L’orgoglio è un peccato che notiamo facilmente negli altri, ma raramente lo riconosciamo in noi stessi. La maggior parte di noi considera l’orgoglio un peccato degli “altolocati”, come ad esempio i ricchi e i dotti, che ci guardano dall’alto in basso . Tuttavia tra noi c’è una malattia molto più diffusa, ossia l’orgoglio di coloro che guardano dal basso in alto. Si manifesta sotto molte forme, come ad esempio criticare, chiacchierare, diffamare, mormorare, vivere al di là dei propri mezzi, invidiare, bramare, non mostrare gratitudine e non lodare gli altri per paura di innalzarli, non saper perdonare ed essere gelosi. La disobbedienza è in fondo una lotta orgogliosa contro chi ha autorità su di noi. Noi tutti dobbiamo imparare cos'è  l’umiltà il segreto di Maria. È l’umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio su di lei. L’occhio umano ricerca sempre la grandezza e si lascia abbagliare da ciò che è appariscente. Dio, invece, non guarda l’apparenza, Dio guarda il cuore (cfr 1 Sam 16,7) ed è incantato dall’umiltà: l’umiltà del cuore incanta Dio. Noi tutti dobbiamo guardare a Maria santissima, possiamo dire che l’umiltà è la via che porta in Cielo. La parola “umiltà” deriva dal termine latino humus, che significa “terra”. È paradossale: per arrivare in alto, in Cielo, bisogna restare bassi, come la terra! Gesù lo insegna: «chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). Dio non ci esalta per le nostre doti, per le ricchezze, per la bravura, ma per l’umiltà; Dio è innamorato dell’umiltà. Dio innalza chi si abbassa, chi serve. Maria, infatti, a sé stessa non attribuisce altro che il “titolo” di serva: «Ecce Ancilla Domini » la serva del Signore (Lc 1,38). Non dice altro di sé, non ricerca altro per sé. Oggi allora possiamo chiederci, ognuno di noi, nel nostro cuore: come sto a umiltà? Cerco di essere riconosciuto dagli altri, di affermarmi ed esser lodato oppure penso a servire? So ascoltare, come Maria, oppure voglio solo parlare e ricevere attenzioni? So fare silenzio, come Maria, oppure chiacchiero sempre? So fare un passo indietro, disinnescare litigi e discussioni oppure cerco sempre solo di primeggiare? Pensiamo a queste domande: come sto a umiltà?.... 
Maria, con la sua umiltà e nella sua piccolezza, ha conquistato il cuore di Dio, chiediamo a lei che è mediatrice di ogni grazia di intercedere per noi e di trasformarci in imitatori di Cristo,  cercando di vivere la nostra vita seguendo il suo esempio, sia spiritualmente che praticamente, nelle azioni quotidiane, per essere sale della terra, una luce che illumina.

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